
Bastasse il sole. Bastassero le montagne con la neve che si vedono laggiù. Bastasse quella luna bianchissima appiccicata sui palazzi in città, la mattina presto. Non basta niente. Si prosegue così, un passo dopo l'altro, funambola inesperta, trapezista senza rete, scema, per dirla con una parola sola. Infilata in un cunicolo che non porta da nessuna parte, non sbuca in un orto pieno di carote, un coniglio impacciato che non può nascondersi nemmeno dentro l'innaffiatoio come Peter, ma quante volte l'ho raccontata questa storia e a quanti figli, e in quanti viaggi in macchina e in quante sere di antibiotico e sciroppo per la tosse. Ora, vorrei qualcuno che la raccontasse a me. Si galleggia, in una mattina di riorganizzazione pressochè totale, di vicende da sbrigare, e di nessunissima anche lontana ispirazione per portare a termine le cose iniziate. Verrà da sola. Se fossi brava me la disegnerei da me, colorandola con i pastelli e mi scrollerei di dosso questa sensazione che non sopporto e che conosco così bene, cercando il sentiero nell'orto, fra cavoli e patate, e scaverei e scaverei, fino a trovarmi nel giardino del Signor McGregor. La mia giacca rimarrà impigliata nella rete del cancello, avrò perso un bottone e so che prima o poi qualcuno farà di me un pasticcio di coniglio. Ma forse, lo sono già.