12 ottobre, 2009

Vento dalla Siberia.




Meglio prepararsi con musica adeguata.

Ottobre, d'estate.

Che bell'aria che c'era. Forse non è proprio il modo giusto per dirlo, ma è stato proprio così, un'aria bella di sole caldo, inusuale, strano, forse nemmeno tanto giusto ma chissenefrega, noi col sole si sta già meglio a prescindere, e tutto sembra più lucido e luminoso, anche quello che non lo è. Invece, di un week end luminosissssssssimo si è trattato, sabato a conoscere un pò i cugini, i miei nipoti, suppongo, che anche io ce li ho, come tutti, e sono anche belli e quel che è magnifico hanno una casa tutta viola e due bambini così belli da farmi venir voglia di farne un altro, ma insomma. E poi ieri, la prima vera domenica tutti insieme, come noi si fa d'inverno, di solito, ma quale inverno se siamo in maglietta stravaccati sul prato, a far le foto con l'autoscatto, mentre il Regio Architetto, inforcati gli occhiali da architetto, ovvio, comincia ad immaginare quel progetto che diventerà una figata, sarà così, lo so che non si dice ma oggi vale tutto. Si attendono riunioni su riunioni, anche con l'Alter Ego, che mi sgrideranno, lo so, perchè io parto dai lampadari e loro pensano prima ai pavimenti, ma si sa, nasco barocca, me lo dicono da sempre, e allora, che farne di me? Un sole bello così da molto non si vedeva, o forse sì, ma che bei giorni di sole perfetto sono stati questi qui, perchè il sole va bene, è lassù, va bene che scalda e abbronza e secca i fiori se non li annaffi e ingiallisce il pratino e asciuga le lenzuola in un secondo, ma il sole, quello vero, lo fanno le persone che hai intorno, quelle che ami e che vorresti sempre con te, e che ci sono sempre in effetti, al pranzo della domenica con la tovaglia candida e i fiori, e alla merenda, quando la casa è tutta un tramestio di tazze e dolcetti e nutelle home made e chiacchiere. Mercoledì, si dice, perturbazione dalla Siberia. Che arrivi pure, se vuole, che di sole, noi qui, c'abbiamo il nostro privato. E scalda anche di più.

08 ottobre, 2009

Calma.

Un giorno quieto, di quelli che scivolano via piano piano, la mattina che erano le 8 e dopo un attimo già quasi mezzogiorno, ma come, non doveva essere lenta questa mattina qui? Si è rovesciato tutto così, come la bottiglia dello shampoo quando ti cade nella doccia, lento eppure veloce, quieto ma acceso, che bella frase questa qui, mi piace così tanto. Così, ho mischiato fusilli e penne, imbastito un pranzo veloce, riordinato magliette e pensieri, stirato camicie e progetti, idee e quelle dannate tende della cucina, che non ne voglion sapere. Ho la tastiera che non mi fa la o, devo premere forte e qualcuna la perdo, come l'orchidea sul tavolo che perde i fiori, un profumo di buono per tutta la casa, l'orecchino non l'ho trovato,e tre libri da leggere sul comodino. E' un giorno lento e meraviglioso, non si fa niente di speciale, che cosa avrà mai di speciale un giovedì qualunque, c'è un sole tiepido che scalda ancora e asciuga le lenzuola stese fuori, oggi si va in centro, si è trottato con grazia tutta la mattina per riuscire a ritagliare un pomeriggio così, in un bar del centro coi tavolini ancora fuori, più tardi forse, appena prima di cena, una passeggiata nelle clline rosse di foglie di vite e profumate di mosto e di umido, e che caldo strano che fa, nessuno lo dica che è già autunno o l'incantesimo svanirà.

07 ottobre, 2009

Pizzi e briciole.

Contro la malinconia. E' una giornata particolare questa qui, per me. I dolori, quelli grandi, quelli veri, non è che scompaiano col passare del tempo. Solo, ed è brutto a dirsi, un pò ti ci abitui, come una convivenza forzata, a dire, c'è, me lo tengo. A volte di più a volte di meno, ci sono giorni in cui nemmeno lo senti, altri invece che te lo trovi seduto lì, e fino a sera non và via, un ospite sgradito ma conosciuto, sai bene com'è fatto. E ogni anno è un anno in più, li conti, accidenti, ventinove, ventinove, è più di una vita, quanta ne è passata e passerà, ho avuto gli anni suoi quando è andato via, e spesso mi trovo ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se quel giorno non fosse arrivato mai, dove sarei, che farei, se le cose che ho sarebbero uguali, e se e se. Non posso dire di essere triste, oggi, non è la parola giusta. Un pò vuota, forse, come senza corrente, come se rivivessi un pò quel giorno, come se avessi ancora la gonna blù a pieghe e quel nastrino, e allora, per darmi forza, ho iniziato subito una sciarpa leggerissima, di un color malva che adoro, è un filo sottile e un punto difficile, bisogna stare concentrati, non ho neppure tolto la tovaglia della colazione, e il gomitolo si è riempito di briciole, ma ho voluto la mia mente impegnata per un pò a contare, prima di cominciare una giornata così, coi fiori freschi e il camposanto, nel pomeriggio. E' un giorno come tanti, ce ne son stati ventinove da allora, e quel dolore è seduto lì, in cucina, con le briciole e il thè che si è raffreddato nella tazza con le ortensie, e quel pizzo leggero che devi stare concentrata e contare, e lo so fare, l'ho fatto mille volte di già, eppure, stamattina non mi viene.

06 ottobre, 2009

Maleficio.


Si preannunciava una sera così tranquilla, di quelle come da molto tempo non, non so come dire, di cene così amene come stasera, tutti rilassati e ridanciani e anche allegri, và, che in questa casa si è allegri senza un motivo vero, che è l'allegria più bella se ci pensi bene. Già immaginavo quel bel divano un pò sfilacciato, in realtà, ma ha un'aria csì vissuta e pestata, e stropicciata e un pò trasandata che lo fa più bello di quello che è, a rifoderarlo ci sarà tempo. Immaginavo me e qualche abitante la casa in collina, forse la Princi se avesse finito in tempo di ripassare geografia, e forse il Giurisprudente, perchè no, sono giorni di grazia, sorride molto, non si imbizzarrisce come fa di solito, non massacra neppure tanto il Liceale, bah!, è così strano. Pensavo e immaginavo di iniziare qualcosa con la lana nuova di zecca arrivata da Stoccolma. Un bel niente. Ho guardato sul tavolo, ho perso una cosa, cioè, non che proprio l'ho persa, stamattina era lì e mi sono detta, ok, devo ritirarli, inutile che li lasci lì, e stasera, al loro posto, cioè al posto di due cose ce n'era una soltanto e l'altra, puff! sparita, polverizzata. Preziosa, certo, un pò. E mi piaceva anche tanto, accidenti. E adersso ne ho una sola, non che non la si possa portare anche così, certo che no, ma dove diavolo è finita l'altra, ho cercato sotto il tavolo, spostato tutto, non c'è mica Mago Merlino in questa casa e nemmeno il mago Silvan, Mistero Magia, Apparizioni e Sparizioni. Niente, perso, sparito, dissolto nel nulla. E adesso mi dico che ben mi sta, che non posso continuare ad essere così disordinata e dire, sì, le cose sono lì, le ritiro tra un momento, ma una punizione così mi sembra davvero troppo, insomma, vorrei ritrovare quel dannato coso che mi piaceva tanto, e allora e perciò, continuerò a cercare e cercare e rovinarmi questa bella sera che bella non è, stramaledettissimo orecchino ma dove diavolo sei accidenti a te.

05 ottobre, 2009

Thanks to.


Come si dice? Stanca ma felice? O forse, felice e basta. La maratona di Manualmente, anche quest'anno, ha tirato giù la serranda, si sono fatti scatoloni e scatolini, raccolto ferri, uncinetti, aghi, vezzose forbicine, presiosissimi ferri circolari di cristallo di Boemia, arrivati direttamente dagli States sotto forma di regalo di compleann per la scrivente. Si son radunati gomitoli e avanzi e ripiegato copertine e imbottito cappellini con la carta velina, pronti per l'operazione smistamento dei prossimi giorni: come al solito, il luogo deputato per tale delicatissima riunione è il nuziale talamo di Knitaly. Che dire, anche quest'anno è stato bello, forse più bello dello scorso anno, non so, perchè forse sapevamo tante cose in più e tante ne abbiamo ancora imparate. Divertente, anche, stimolante, emozionante. Cuore di Maglia piace, e tanto anche. E questo non può che renderci un pò più felici ogni volta. Perciò, ringrazio tutti quelli che sono passati da noi, a farci un saluto, a vedere un pò che faccia che avevamo, a toccare le cose che avevano visto solo in fotografia. Perciò, grazie. Alle fanciulle dei Gomitoli Rossi, perchè so che non le perderemo per strada. A Manuela che mi ha detto Sei proprio Tu, insieme a Simona, perchè sono certa che la conoscevo di già. A Tiziana che ha imparato i dishcloths, a Cristina, con gli occhi lucidi, Conoscete Una Certa Che Scrive? A Francesca, che ha lasciato un pò di figli a casa e un pò se li è portati, a Nadia, amica persa e spero ritrovata, a Lella lontana ma vicinissima, a Erre e Gemma, che mi hanno portato la torta e la loro allegria, a Cristina che ha imparato il "KillerLoop", alla delegazione di Albenga, nata lì e subito, ai curiosi, ai meravigliati, alle nonne con le nipoti, a chi c'era e anche a chi non c'era, grazie. E poi, di noi, grazie alle mie Amiche Galline che da qui sono venute fin a là a darci prezioso supporto, a Maya, Ewa, SilviaElisaTypesetter da Milano, Emma Stylist con deliziose bambine al seguito, Francesca e i treni di Matteo, insomma, a tutte proprio tutte. E alla fine, a lei, preziosa compagna d'avventure, Precisa Ingegnera, grazie mica lo dico,. Tanto sa già tutto.

02 ottobre, 2009

E grazie.

Quanti baci, quanti pacchettini, quanti abbracci, quanti tantiauguriateeee, quanti sms, quanti messaggi su Facebook, quante mail, quante telefonate. Rispondo a tutti, lo giuro, appena finito Manualmente.
Io vi aspetto lì, Stand F5, fino a domenica compresa...la festa, continua. E io, vi adoro.

01 ottobre, 2009

Che bello.

Come mi piace quando c'è la luna e ancora non è buio. E' una lampadina dimenticata accesa, non serve ad illuminare, solo, si fa guardare, vanitosa com'è. E che bella l'autostrada stasera, non c'era nessuno o quasi. E' stato così un bel pomeriggio, oggi a Manualmente, tante amiche ritrovate, tante nuove e curiose, che ci hanno dato del loro, insegnandoci a fare dei fermacapelli meravigliosi, con perline ed uncinetto, il loro personalissimo contributo a Cuore di Maglia. Che bello stasera, la Princi che suona con la finestra aperta, va bene, è ottobre, ma è un ottobre così bello che di castagne di polenta non ne parliamo ancora, tempo ci sarà, è ancora un pò estate, se la guardi bene, si è ancora leggerini, senza calze, coi golfini che portiamo appresso per pudore ma che non infiliamo mai. Che bello stasera, che bella sera, che bel buio che è arrivato in un momento, e che belle le rose sul tavolo, fioritissime, con qualche petalo caduto ma ancora così profumato che è quasi un peccato buttarlo via. Domani compio gli anni. Con un sera così, la festa è praticamente già iniziata.

30 settembre, 2009

Non si impara.


Non è che ci si può mettere lì e studiarli tutti, dal primo all'ultimo. O meglio, sì, si potrebbe anche fare, volendo e avendone il tempo e la voglia. Ma non si imparerebbe. Mai. E non c'entra che sia la cosa che più ti piace fare al mondo, perchè queste cose qua le hai volute così tanto, li disegnavi già a scuola, in fila, la bambina coi codini e il vestitino a pois e le manine larghe, impalata, statica, perchè no, non sono brava a disegnare. E i bambini coi calzoncini e la palla. Ho voluto questi figli con tutta l'anima, non si son nemmeno fatti aspettare, in realtà, deciso, voilà, eccoli in viaggio verso di me, verso di noi. Ma ancora non ho imparato. Ad avere la risposta giusta, a consolare, a dispensare consigli, a dire le cose che vorrebbero sentirsi dire per essere sollevati, leggeri. Non ho imparato. Per loro farei le cose più grandi, così grandi che non so nemmeno cosa, mi butterei nel fuoco, come si dice quando faresti di tutto, ma proprio di tutto. E quando li vedi così, impacciati, a disagio, che non sanno nemmeno da che parte cominciare a raccontare, che ti dicono Non So Quale è La Mia Strada, e tu che non vorresti essere lì ad ascoltare perchè non hai risposte da dare, nè parole adatte, nè ti vengono i verbi, lì per lì, e nemmeno sai che cosa dire, e ci provi, certo, e la prendi alla lontana, ma che cosa inventare, se non che li ami, li ami così tanto che non si può dire a voce, ma solo stringere e stringere, e fargli sentire il tuo cuore, vicino al loro, perchè son cuori che si conoscono bene, e per un pò hanno battuto insieme e allora, che dire e che fare, tu sei confuso e io con te, io che ti stringo e basta e sento il tuo respiro, io, tua mamma, che a fare la mamma ancora non ho imparato.

29 settembre, 2009

Il lusso.

Tornare a casa ha di certo i suoi bei vantaggi, se hai complice una stagione meravigliosa, come sa essere bello l'autunno quando non piove. Ci si è svegliati prestissimo, la finestra regalava un'immagine romantica, le colline avvolte da qualcosa di sofficissimo che sembra nebbia ma non è. Non ancora, almeno. Ci si tuffa con quiete accesa in un'altra giornata, le cose da fare sono almeno una quindicina, i pensieri sono morbidi e plasmabili, come di pongo, si può scegliere che forma dare loro, tutto è ancora lì, come in attesa. Ci si sente un pò privilegiati, a poter scegliere cosa fare per prima, se iniziare a riordinare, o godersi il prezioso tempo che va dall'uscita di casa dei ragazzi all'inizio vero della propria giornata. E in quei pochi minuti, una decina, non di più, si può decidere che piega avrà questo ventinove di settembre. Ci si risiede al tavolo della colazione, si leggono le notizie sorseggiando il thè che era rimasto ancora in fondo alla tazza, si guarda fuori senza un vero pensiero. Fra poco si inizia sul serio, ma questo impagabile silenzio, spezzato soltanto dal ronzio del frigo e dalle fusa del gatto, è un gioiello della corona, un momento di beatitudine pressochè perfetta, il vero lusso di questo autunno luminoso.

26 settembre, 2009

La leggenda dell'ippocastano.

Sono di una bellezza unica. A cominciare dall'albero, che ha l'aria così saggia, imponente, altissima, che a primavera si veste di fiorellini bianchi non troppo profumati, ma che sono un capolavoro di precisione architettonica, mai visti grappoli così perfetti. E' in autunno, però, che l'ippocastano dà il meglio di sè. Se cammini nel sentiero del bosco, lo senti?, ti accompagna questo suono di foglie calpestate, a metà fra un gracidìo e una risatina sommessa, e non ti fa sentire troppo sola, nè di sicuro ti perderai. E poi, quei frutti meravigliosi, che certo che non si mangiano, che scoperta, ma che servono a un'infinità di cose, mica solo per le vetrine d'autunno. Lucide e perfette, di quel marrone rasserenante che ti fa pensare a coperte e tazze di tisana fumante, alla nebbia, anche, e al fuoco del camino, il primo della stagione. Ma ora, ti svelo un segreto. Prendi uno di questi gioielli rotondi, uno che è appena caduto dall'albero con quel rumore sordo e che magari ha rotolato fino a te. Lo hai trovato lì, in mezzo ai resti di ricci schiacciati o ancora chiusi, scrigni inespugnabili a custodire un misterioso tesoro, e foglie e rametti. Ora, raccoglilo e portalo con te sempre. Ti salverà dal raffreddore, per cominciare. E dai ragni, dai funghi velenosi, dalla tosse e dalla malinconia. Ti racconterà storie fantastiche, ti svelerà i misteri del Bosco Incantato, degli elfi che vivono dentro ai tronchi degli alberi, le storie d'amore degli scoiattoli e mille e mille altre storie, che scoprirai da te. Conservalo, nella tasca del cappotto, in fondo alla borsa fra le monetine e le caramelle spiaccicate, dentro allo zaino, vicino al righello, le matite senza punta e le briciole di tante merende, sulla scrivania, accanto al piccolo cactus e alla foto delle vacanze. Il frutto dell'ippocastano è una miniera di mistero e di magia, un rito irrinunciabile di ogni autunno, un alleato prezioso, che tu ci creda o no. E guai a chiamarlo castagna amara.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...