19 novembre, 2007

Fuori giri.


Esistono calcoli perfetti e semplicissimi, per determinare con esattezza una simile sensazione. Si è fuori giri quando non si ha voglia di niente, quando le cose ti scivolano addosso come l'acqua sulle oche, quando fai la spesa alla rinfusa senza neanche guardare bene quello che metti nel carrello, sia fertilizzante o acqua di rose, è la stessa medesima. Si è fuori giri quando anche l'aspetto fisico non aiuta granchè, il colorito spento, opaco, color di niente, i capelli elettrici e imbizzarriti, l'occhio da triglia, spento anch'esso, nessuna voglia di apparecchiature, una maglia qualunque, un jeans qualunque, una sciarpa qualunque, tanto ne ho tonnellate. Si è fuori giri quando, nell'ora che si deve impiegare in qualche modo aspettando la PrinciPianista, si cammina ciondoloni, si guardano le vetrine distrattamente e senza alcun interesse ed entusiasmo, soffermandosi un quarto d'ora su una fila di orologi che nemmeno ti piacciono. Fa freddo e non ne hai voglia, scapperesti già ma dove, ti crogioli in questa condizione di seppia congelata, tanto, il colore è uguale e il mood lo stesso. Un totano senza direzione, un pesce rosso, ecco, con la stessa identica attività cerebrale. Se poi, l'omino sul Corso, per far atmosfera natalizia si mette a suonare l'Ave Maria di Schubert col clarinetto, beh, meglio è cambiare aria. Recuperare in fretta e furia la Princi, già che ci siamo pure la Biondina Lisciata che viene, malaticcia ella pure, al capezzale del suo bel Maturando, tossente e dolorante, e guadagnare in velocità la strada di casa. Passerà, lo so, già domani, forse, o dopodomani. Ma mi guarderò bene da passare dal Corso. Conosco un luogo dove se lo potrebbe mettere, quel clarinetto. Eh, signora mia, quando ci vuole ci vuole.

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