02 luglio, 2009

Il tutto.

Non so più come chiamarlo. Se azzurro, turchese, celeste, cobalto o cos'altro. Folegandròs, questo è il nome dell'isolotto silenzioso dove siamo arrivati quest'oggi, è tutto così, salvo qualche spruzzo di viola, come le finestre e la porticina di quella casa da dove mi hanno trascinato via a forza, Sto Qui e Non Mi Muovo Di Un Millimetro, Mai Più. Noi si cammina sciallati e ciondolanti, tutti i figli, un Amico dei Figli, cane annesso. Una brigata di filibustieri che cammina col naso per aria in questi vicoli di sassi, che si meraviglia dei ficus come sequoie, delle bouganville candide, e chi le ha mai viste, dei pergolati di ederina e plumbago. I figlioli mansueti a tratti, da sopprimere in altri, come nelle più classiche delle sceneggiature. Li affogheresti, a volte, li attaccheresti al pennone più alto altre, salvo poi, un secondo dopo, struggerti di tenerezza per il Giurisprudente che raccatta con dolcezza un gattino rossiccio, Lo Porto Con Me, ma come, non sei tu che giochi a fare il duro e puro? Questa ciurma è un delirio, una bellezza, un incubo vero, un brutto quarto d'ora, la gioia, la follia. Tutto quello che possiedo è qui. I miei sogni, i miei progetti, le mie cose più grandi, sono qui. La mia vita, il mio destino, la mia fantasia. Il mio amore, il mio futuro, le cose che ho sempre desiderato, tutto il mio cuore e la mia vita. Tutta quanta. Che urlino e bistìccino, che discutano e si accapìglino. Sono il tutto, per me.






2 commenti:

pasisonemaglia ha detto...

Bellissima questa tua descrizione di ciò che si prova per i figli.
Mi ci riconosco in pieno

Erre54 ha detto...

ma la foto alla porticina e finestre viola l'hai fatta?

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...