26 febbraio, 2011

Figlio.



E' da ieri che lo scruto. Quel poco che ho potuto, nel senso che la febbre e il mio andare a letto presto e tutto questo tossire e tossire non mi hanno dato granchè modo. Ma ho riconosciuto come smarriti quei suoi occhi di bosco, nel buio dietro la porta della mia stanza, ieri sera, Stai Bene? E ho riconosciuto quel suo indugiare in un abbraccio troppo stretto, come chi ha da dire molto ma non dice, e dice Chiedimi, Non Ti Risponderò, ma tu fàllo, mamma o non farlo, non so. Non ho capito, figlio, non ho compreso subito, mi sono data qualche risposta confusa, gli esami, la nuova vita a Torino, nuovi amici e nuove cose, sarà questo, ho pensato. Ma non  che fossi convinta, no, qualcosa mi sfuggiva, di solito è così ciarliero al venerdì, con tutti i fratelli a tavola, la sera, ma stasera invece no, stasera è silente e distante e ha gli occhi lontani, non so dove, non so. Io conosco le tue mappe, figlio, più di ogni altra persona al mondo ho la pianta del tuo cuore dentro al mio, ho i tuoi modi e i tuoi sentimenti, e ti sento, figlio, ti sento come un albero la foglia, come un tasto la sua nota, come il mare la sua onda. No che non ti chiedo, perchè so che non avrei risposta a questo tuo stare, so che non è una cosa da niente e allora sto zitta, ti penso e sto zitta, se avrai voglia e sentimento me lo dirai, sei uomo fatto e io, madre, ho solo modo di sedermi ed aspettare. Poi oggi. 
Devo andare, E' il Compleanno di. Ci Troviamo Tutti al Camposanto.
Amore grande mio, figlio del mattino e della luce, dimmi piano come posso alleviare questo tuo dolore, dimmi bene come fare anche a spiegarti che dolori come questo non vanno via mai, sono squarci che non rimarginano, sono tagli che non smettono di fare male, mai, la tua età ti può aiutare a far diventar tutto un pò più lieve ma il dolore è un brutto affare e se ne sta lì, in agguato, e ti rincorre e ti raggiunge. Figlio del Cielo, mia espressione più perfetta, mia vittoria, mia pienezza, cura questo dolore e impara a viverci, a riconoscerlo, a sentirlo, tasto e nota, onda e mare, nell'ineluttabile e spietato gioco della vita e della morte. Da lassù, nel giorno del suo compleanno,  c'è chi ti guarda e sa.

3 commenti:

giovanna ha detto...

Il tuo post mi ha commosso, come tanti altri, soprattutto quando parli del tuo ruolo di mamma, di figli adolescenti/grandi. Mi rivedo anch'io, ho 2 figli uomini, quasi uomini, e quante volte devo soffrire e guardare da lontano, soprattutto il "piccolo" 21 anni, lo devo osservare da lontano, apparentemente non sopporta interferenze ne smancerie, per cui raramente quando abbassa di 1 mm la corazza, cerco di avvicinarmi, vorrei tante volte invece che possano tornare piccoli dove li abbracciavo, li stringevo forte a me e li coccolavo. E va beh, crescono è giusto così, siamo cresciute anche noi, i ns, sentimenti li avranno provati anche le ns. mamme, è una ruota che gira, si dice dalle mie parti.
Li amiamo e li ameremo sempre.

colombina ha detto...

Un grande abbraccio da una mamma

gabriela ha detto...

Potersi prendere i dolori dei figli. Poterli consolare e rasserenare. Quando erano piccini sembrava possibile, a volte lo era veramente. Ora sono grandi,quasi uomini ed è già tanto se si lasciano avvicinare, specialmente i maschi. A volte è straziante, poi però penso anche che loro il nostro amore lo sanno, così come sanno che ci siamo, che siamo vicine e sempre pronte.
E poi penso anche che la vita è questa ed il saperla affrontare rende le persone migliori.
Un abbraccio.

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