12 marzo, 2006

La partita.

Eccone un'altra. Ci sono sere in cui, fuori dalla mia porta, potrebbe esserci scritto Bar Mario, o Bar Sport. No, Bar Mario è più carino, se non altro perchè trovo Ligabue di un fascino da autotrasportatore, che così, alla bisogna, potrebbe avere il suo perchè.
Bar Mario, quindi, interno notte, o sera, 20,30 circa. La partita inizia. Considerando che vivo con uno stuolo di maschiacci, bellissimi, anzichenò, ma pur sempre maschi, l'evento calcistico non è mai da sottovalutare. Non sono mai soli. Invitano amici, compagni di scuola, vicini di casa e cugini dei vicini di casa degli amici. E' il delirio. Io e l'Infanta, meglio se smammiamo, ci fanno capire con un sorriso che è tra l'impaziente e l'assatanato. Così, due donne (!) si rintanano al piano superiore, a leggere, a chiacchierare, a giocare con gli smalti, tagliate fuori dai sorteggi FIFA, dalle Champions League, dalle Coppe e così via. Loro, stanno lì, come broccoli, ad ascoltare il Vangelo secondo Fabio Caressa, quello che manda, da sempre, le squadre a bere un thè caldo, tra un tempo e l'altro. Sì, perchè, in effetti, qualcosa ho imparato anche io. Per forza. Urlano come folli una sequela di aggettivi irripetibili, volgarissimi, da bar, appunto. E si incazzano e si esaltano e si deprimono e si incoraggiano. Devo proprio amarli tanto, mi sa.
Sono una strana tifosa. Non convenzionale.
Qualche volta, sono stata trascinata, mio malgrado, a vedere una partita, quelle di grande prestigio, perlopiù. Tanto che posso dire con orgoglio di aver assistito in diretta all'esecuzione dell'inno della Champions League, quello pomposo e bellissimo, a parer mio, ma che ancora non ho capito in che razza di lingua sia. Uno dei miei figli ce l'ha per suoneria nel telefono. C'è di peggio.
Allo stadio, sia al Parc au Prince o all'Olimpia Stadium, io, la partita non la guardo. Guardo il resto. Gli striscioni, le persone, ascolto i cori, che trovo geniali, guardo i gadget, le sciarpe, le scenografie, le manone, le banane. E' l'unica cosa che trovo divertente. E, com'è ovvio, i calciatori. Carini ce ne sono un mucchio. Ma tutti, rigorosamente, ugualissimi tra loro. Capello fluido o rasato, scarpini dorati, polpaccio in evidenza e bel sedere. E' già qualcosa. Sulla loro capacità di usare il congiuntivo o sapere le tabelline, glisserei.
Molte le cose che ignoro. Perchè mai ci si deve baciare la mano dopo un gol. O saltarsi uno sull'altro. Per capire meglio, una volta, con uno dei miei figli, avevamo fatto una specie di elenco di esultanze (si chiamano così). Cosa non si fa per le creature.
Non tengo per nessuna squadra. O forse sì. Per la Fiorentina. Il vero motivo non lo so. Forse perchè adoro il viola e mi piacciono le Hogan.
Il che, non è male.

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