13 marzo, 2006

Lo scriverò.


Devo scriverlo questo libro.

E dico, libro, non appunti sparsi qua e là, né lettere mai spedite e stropicciate , cacciate in fondo a un cassetto, scritte sulle carte da lettera che prendo negli hotel. Lettere senza busta e senza indirizzo, lettere per nessuno. Lettere per me.
E frasi e descrizioni minuziose e un po’ infiorettate di cose e situazioni e persone, giochi di parole e di misteri. Segreti che volano via, chi ha mai provato a fermare un segreto. Un segreto è come il vento, te lo dico ma non dirlo a nessuno. Il timbro per farlo andare.Il più lontano che si può.
Sì, ecco, lo scrivo.
Ancora non ha titolo, o ne ha mille, ma esteta come sono , ci penserò ore prima di dargliene uno, inventando. Mi canterò una canzone che mi piace, non importa se a volte non ricorderò le parole e farò mmmmm, na na na , per poi ricominciare dallo stesso punto, l’unico che so. La musica aiuterà.
Esercizi di stile.
Non frasi soggetto, predicato e complemento. Cose . Rumori. Il rumore di una risata o un sospiro, a dirsi, non ce la faccio. E’ già tardi e sono in coda al supermercato, questa vita di corsa non mi dà il tempo di respirare e di pensarci un po’ su e dirmi, stasera, pollo o frittata, come su una pista di Formula Uno, un pacco al volo dentro al cestino, e via si và.
Non amo i carrelli dei supermercati, sono brutti e ingombranti, e sporchi perlopiù, pieni di cartacce, avanzi di liste della spesa lasciate da chissà chi, uova, burro, prosciutto, candeggina, e di guanti monouso per comprare la verdura. E di giornali con le offerte speciali. Ho comprato una borsa colorata di tela grezza. E tanto viola.Il problema si pone quando devo comprare l’acqua. Nella sporta non ci sta.
Le risate che ti vengono più belle, più dal cuore, sono quelle con le amiche, per qualcosa detto un po’ sottovoce,e di sbieco. Campanellini, dopo una cattiveria o un gossip innocentissimo e malignissimo, come solo le donne sanno fare. Le donne vere. Quelle che si mettono il burrocacao per uscire a buttare la spazzatura. E poi, all'occorrenza, sneakers e jeans. E se ne fregano. E fanno carte false per una Kelly vintage.
Ma sì.
Un libro in più su uno scaffale.
Avrà una copertina colorata. I libri si comprano per la copertina. Ricordo di aver comprato Chocolat folgorata da quei cioccolatini di mille fogge, un po’ in rilievo. Quasi veri. E per l'odore. Odore di stampa, di primo giorno di scuola, di Nessuno Mi Ha ancora Sfogliato e Allora, Comprami Tu. Di banco di legno, che peccato non ci sono più. Avevano le storie di mille calzoncini sfregati sopra e mille gambe di bimbette, freddissime di inverno, coi calzettoni bianchi traforati o blu pesanti.Non esistevano i collant. O meglio, sì, sono usciti a metà anni 70, quarta elementare, per me.Si chiamavano Serenella e dovetti faticare non poco per farmi comprare il primo paio. I collant, a una bambina? Giammai.
In fondo un libro è sempre un bel regalo.
Ti toglie da un sacco di impicci.
Si regalano romanzi .E libri che abbiamo amato.Che un po’ ci somigliano.Che un po’ abbiamo vissuto, leggendo a dire, ecco, io sono questa qua. U.gua.le! Si regalano libri che vorresti avere scritto tu. Ma in fondo, un pò tutte le vite sono libri mai stampati.. Qualche volta scopiazzati, con un finale prevedibile. A volte, invece, talmente inverosimile da fare paura. E rabbia anche.
Il libro che ognuno scrive ogni mattina, lavandosi i denti o facendo colazione o strisciando la macchina in un parcheggio.
Il mio sarà così.
Un altro libro di colori e suoni e chiacchiere e follie.
Un libro da toccare, da farci le orecchie nelle pagine per tenerci il segno, da tenere sul comodino per sapere cosa rispondere alla domanda di Marzullo, qualora ci fosse l’occasione.
Da tenere sull’asciugamano della spiaggia, da riempire di sabbia e di olio solare, e magari tenerci dentro lo stecco del ghiacciolo, a imperitura memoria, con scritto a pennarello, vicino a Sammontana, Primo Ghiacciolo Della Stagione.


E primo libro. Il mio.


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