Non saprei dire se è un bell'inizio, una bella fine, o un bel niente del tutto, come diceva mia nonna.
Quel che so è che è il sette gennaio duemilaquindici. E fin qui, nulla da dire.
Quello che non so è come sarà.
Quello che so è come lo vorrei.
Quello che so a metà sono le cose che posso fare per dargli un indirizzo, per insegnargli, a lui, al DuemilaESpingi, come deve fare per essere buono con me.
Non come suo cugino.
Ma ho dei verbi, qui, stamattina tardi, che non mi sono fermata da stamattina presto, non ho avuto tempo di mettere ordine nei pensieri, tanto era l'ordine da fare in questa casa, una casa con dentro un'altra casa, da ieri, e altre posate, altre lenzuola e altri tutto, una casa in un'altra casa è un delirio di cose, di vestiti leggerissimi, di conchiglie e di libri, che hai letto in un altro posto e ti ricordi anche dove. I libri li ami proprio, se ti ricordi anche dove eri quando sei stata parte di essi, e scrittrice e correttore di bozze, perfino un pò protagonista, se proprio ti ci innamori.
Ho dei verbi.
Al presente, per ora.
Disfo l'albero, tolgo la scritta NOEL dall'ingresso, i barattoli luminosi dal camino, le tende di stelle che mi hanno incantato per mille sere, attaccate alle finestre.
Raccolgo palline rosse e agrifoglio secco, fili argentati e nastrini dimenticati, e i bigliettini, anche, io li conservo tutti, li infilo da qualche parte e poi li ritrovo, magari a maggio, Natale 2014, Tanti Auguri Mà, Buon Natale Amore, e ogni volta, mi piace sempre.
Cambio l'assetto della cucina, siamo stati in mille in questa casa sterminata, saremo un pò meno, ci si possono permettere piccoli cambiamenti, si sposta un tavolo, si gira il divano, sposto i mobili quando mi sento persa, sposto le stanze quando mi sento soffocare, funziona, certe volte, certe altre invece no.
Elimino cose superflue, barattoli senza coperchio, vasi di vetro ne ho una tonnellata, andrò alla campana fra poco e li butterò con forza, frantumandoli, fanno un bel rumore, una terapia, un calmante, ho bisogno di uno ancora più bravo, forse. Butto le ortensie secche, polaroid di un'estate che voglio dimenticarmi del tutto o quasi.
Cancello persone, numeri di telefono che non so nemmeno a chi e a chi cosa, riordino, faccio elenchi e ToDoList, buoni propositi nemmeno uno, riprendo a correre, questo sì, il ginocchio ha smesso di farmi male senza farci nulla o quasi, mi taglierò i capelli, forse no, farò un corso di cucito, nemmeno quello, qualcosa mi inventerò.
E aspetto.
Il freddo, la neve, il vento che ci vuole il burrocacao se no è un guaio, le giornate che si allungano, le viole, le rose, la bicicletta e il cestino nuovo, il sole del giardino, la pioggia sui vetri, le ciliegie, la lavanda del frutteto, il grano, il glicine, e il mare.
Ti ho aspettato DuemilaESpingi,
Ti ho preparato la camera degli ospiti, quella più bella che guarda la collina, dove ieri sera si vedeva una luna che toglieva il respiro.
Starai bene qui.
Starò bene anch'io
Promettilo.
Me lo prometto.