
Direi che è il momento giusto. Appartengo a quel plotone di persone che non aspetta la sera della Vigilia per assaggiare una fragrante fetta di questo prodigioso dolce natalizio. Anche perchè, è vero che la tradizione va rispettata, ma avere un panettone sul tavolo fa già Natale un mese prima e poi, diciamolo francamente, c'è qualcosa di più trasgressivo e paradisiaco e certamente caloricissimo ma assolutamente celestiale di una fetta di panettone intinta con abilità e mestiere in una fumante tazza di caffelatte? No che non c'è. E' stata la nostra colazione di questa mattina, infatti. Fuori una nebbia della forca, dentro, in casa, sul tavolo della colazione già vestito a festa, coi tazzoni a fiocchi di neve e i piatti rossi, la morbidezza sorniona di Messer Panettone. Un mutuo, praticamente. Si può consumare la propria porzione, una fetta sottile, per carità, che già sono a dieta e che è meglio non esagerare in vista di aperitivi, merende, cene e cenoni delle feste. Poi, però, si comincia a raschiare con indifferenza, chiacchierando, la parte della nostra fetta rimasta attaccata al corpo principale, si aggiunge un candito, si pizzica un pò di uvetta. Si continua a parlare, distratti e tranquilli, si raschia per bene la carta marroncina, si raddrizza la fetta, vorrai mica lasciarlo tagliato tutto storto, non sta bene. A piccole rate, a tasso variabile di pasta e canditi, di uvetta e crosticina, la nostra fettina diventerà una fettona, di quelle che potremmo stare digiune per tutta la giornata, e non saremmo comunque denutrite. Il Panettone, si sa, è un vero gentiluomo. Non lo dà a vedere. E sì, abbiamo accumulato 1350 chilocalorie, ma lui, morbido e incantato, profumato e festaiolo, continuerà a lasciarci credere che la nostra era solo una fettina, lasciandoci ignare e soddisfatte. Per un mutuo così, dove devo firmare?









