15 febbraio, 2016

I pezzi della mia storia.



Ognuno ha la sua.
Ognuno la scrive con chi vuole, come vuole, a matita, a pennarello, anche con la stilografica.
Anche io ho la mia.

Ogni storia è fatta di tante storie, di qualcuno che ha condiviso con te tratti di sentiero più o meno lunghi, più o meno ripidi, più o meno complicati.
per qualche stranissimo gioco del destino, perchè il destino esiste, qualche volta le strade si dividono per un pò, con qualcuno, mentre con altri continui anni e anni a camminarci vicino,  ed è parte della tua storia, non come la tua famiglia, che quella ce l'hai sempre, ma sono gli amici, quelli che hai da sempre, quelli che sono cresciuti con te e si ricordano com'eri, e ti scelgono sempre e ancora, perchè quella che eri andava bene allora e quella che sei va bene ora. E lo stesso fai tu con loro.

Ho cambiato 4 città nella mia vita, e ad ogni città era una vita diversa, case diverse, situazioni diverse, qualche volta, un figlio in più.

Non qui.
Io qui, ci sono nata.
I pezzi più importanti della mia storia sono qui.
Io qui sono La Laura, con l'articolo.

Stamattina in chiesa, quante facce che mi sorridevano con gli occhi lucidi.
Stamattina in chiesa, quanto dolore, quanta rassegnazione impercettibile, quanta disperazione soffocata.
Eravamo lì per lei, quasi tutti, come quella volta che preparavamo la festa di capodanno e litigavamo come matti sulle cose da comprare.
Tutti, come sul muretto, dove ci ho passato le ore più belle e più tremende della mia vita.

Eravamo lì per lei, lei che i nostri compleanni sono vicini e facevamo la festa insieme, a casa sua, e abbiamo distrutto una siepe una volta, e impiastricciato di torta un divano.
E poi, i matrimoni, i bambini, e poi i ragazzi, e le cene, e le cose.

Qui mi preparano la tisana la sera, e mi danno una coperta in più per paura che io abbia freddo.
Qui mi dicono Se Vieni a Cena Non Dirlo Nemmeno, Basta che Suoni.

Lo diceva sempre anche lei.
Lei non c'è più.
Un altro pezzo della mia storia che va via, un altro dolore grandissimo, un altro pezzo di cuore che cade per terra, non so nemmeno come si fa a raccogliere, il cuore non è una tazzina, che se va in frantumi la raccogli. No, il cuore è fatto di luce e di piccolissime stelle, il cuore è fatto di minuscole schegge luminose che girano impazzite come su loro stesse, non le puoi fermare, non le puoi toccare.

Che cuore luminoso sei, amica che sei volata via senza nemmeno lasciarmi il tempo di  venire a dirti ancora una volta quanto era profondo il bene che ci volevamo, anche da lontano.
Non avevi mai scordato di quella volta che mi dicesti Devo Parlarti, Vieni Domani, No, Vengo Adesso, e avevo lasciato tutto, e avevo preso l'autostrada ed ero venuta da te, perchè la tua voce non era la stessa e avevo capito che c'era qualcosa di grave e che domani non andava bene.

Il tuo cuore luminoso vola ora nel cielo, e so che arriverà in un posto bellissimo, luminoso come te.
Il mio resta qui, per terra, l'ho trovato nel vialetto del camposanto, stamattina, fra la ghiaia e il muschio verdissimo.
A momenti lo schiacciavo, e forse nemmeno me ne sarei accorta, era già ammaccato di suo.
Ho provato a prenderlo, ma i cuori lo sai, non li puoi toccare, non li puoi fermare.
Tutti i cuori, tranne il tuo.
Che è qui, seduto a cavalcioni sul muretto, vicinissimo al mio.










11 febbraio, 2016

Il Prima e il Dopo.

                                   ph.HelenaWantsMore


Ci si ferma a pensare.
Si pensa spesso.
Ci si ritrova come stordite a fissare un punto nel cosmo e a pensare.
Come assenti.
magari al semaforo.
magari in fila da qualche parte
o prima di dormire.

E allora, ecco.
Prima di quello, prima di quella volta, dopo i bambini, dopo quel viaggio, prima di avere questa casa, prima di quella vacanza, prima di quel dolore, e subito dopo.
E dopo Natale, e prima di me, non era così prima, non fu più lo stesso dopo.
Cose così.

Regina dell'  E 'Possibile, Vestale del Chissà, Magari, Forse.

Ci si arrampica in ragionamenti complicati e nemmeno tanto piacevoli, collocarsi in spazi temporali, avere la presunzione di sapere, di capire sempre tutto, di avere la soluzione a tutto, lo sciroppo per la tosse, la polverina per le formiche, la candeggina per levare quella macchia.

Inutile
tutto assolutamente e completamente inutile
Non so come e non so perchè, anzi so perfettamente come e so perfettamente perchè.
ma non voglio più prima e non voglio più dopo.
Anche se ci si deve fare i conti, non li voglio più.

Voglio i Qui.
E gli Ora.
Voglio gli Adesso.
Voglio gli In questo momento
Nemmeno domani, adesso, ora, in questo istante.
E il Prima e il Dopo, non esistono più.

E' un bell'esercizio, forse ci si arriva col tempo, ma ci si allena con piacere e alla fine si conquista una serenità non comune, un'incoscienza sottile e meravigliosa, un pò vigliacca, forse, di quella vigliaccheria che ti salva la vita, in qualche modo, una sorta di incantesimo dal quale chissà se ci si sveglierà mai, e non è nemmeno importante quello, alla fine.
un egoismo morbido e lucente, che m'importa del mondo, che m'importa del resto, di ieri, di dopodomani, di fra un mese, financo di fra mezz'ora.


Qui, e adesso.
Senza soluzione, con un'alchimia perfetta fra desideri e ragionamenti, fra passione ed energia, giri di valzer che la testa fa col cuore, biglie colorate in un vaso trasparente, pastelli a cera per colorare tutto, ma non domani, non ieri, adesso e qui.

Ho una tovaglia pasticciata coi pastelli a cera, coi quali nemmeno la candeggina ha potuto nulla, la tosse non ce l'ho nonostante il gelo e le formiche, alla fine, che fastidio daranno mai.







08 febbraio, 2016

Stai attenta.

                                          ph.MissWallflower


Stai attenta.
Stai attenta a te.
Imperativo, stai attenta, non distrarti, concentrati, non fare scherzi, non perdere il controllo mai.

Sto attenta, sì.
Sto attenta alla strada, alla nebbia, alle pozzanghere, sto attenta al sole, quello che si vede e quello che invece no, anche lui può essere pericoloso se ti abbaglia e non ci vedi, sto attenta al marciapiede, al semaforo, sto attenta sempre.

Attenta alle cose che ho, alle cose che custodisco, alle persone che sono stata chiamata a proteggere, cullare, ascoltare, anche a urlarci dietro,qualche volta, non sempre.
Sto attenta alla mia casa, al mio disordine, ai vasi del davanzale che vogliono fiori nuovi e non so mai che fiori metterci di questa stagione, ci metterò le violette finte che non è vero che sembrano quelle dell'incrocio, come dicono i miei figli, ma vedere questa macchia di colore da lontano fa allegria, è solo da vicino che vedi che le violette sono finte, va bene così.

Sto attente ai miei libri, quelli che leggo d'un fiato e quelli che invece doso con sapienza, perchè mi piacciono così tanto che so già che mi mancheranno quando li avrò finiti, che scoperta, allora rileggili, leggere e rileggere non è mai la stessa cosa, mai, anche se in qualche libro ci ritrovi emozioni perfette e tue ogni volta che lo rileggi, fosse anche la centomiliardesima.

Sono due giorni di quasi vacanza nella Casa in Collina, la Maturanda dorme ancora un pò, io mi sveglio all'alba e leggo e scrivo e parlo anche da sola, parlo col gatto, parlo con me, passo il Folletto e parlo da sola, lo squilibrio vero, allora adesso faccio così, poi così, e pensa se succede questo o se non succede, e se, e se, e se.

Sto attenta.
Ai verbi, condizionali e futuri, ai verbi passati non ci voglio nemmeno pensare,passato e trapassato non fanno più per me, mi ci sono macerata anche troppo, basta, via, next.
Sto attenta a camminare sulla strada giusta, spalle drittissime e sguardo fiero, mi specchio nelle vetrine, mi piace quello che vedo, c'è un pò di felicità immotivata che esce fuori dalla borsa, insieme al cordino dell'auricolare, il centomiliardesimo, anche li, li pesto, li perdo, li fulmino, li compro bellissimi e non funzionanti, ma che bello è avere l'auricolare a forma di fragola comprato alla bancarella dei pakistani per euro 3 e fa niente se non funziona.

Sto attenta a me, a non farmi schiacciare da niente, a gestire anche le menate sorridendo, le mie pentole di fango, come si chiamano se no, le cose che non hai voglia e che invece devi fare.
Sto attenta a non inciampare, a scegliere con cura le cose che mi fanno felice, e a buttarmi nelle cose che non so nemmeno bene cose siano, ma per queste, vale la regola delle violette del vaso, che da lontano sembrano finte e che da vicino sono ancora più belle, inspiegabilmente.

Succede sempre il contrario.
Stavolta invece no.





01 febbraio, 2016

Che febbraio è.

che febbraio sarà
è sempre bello girare il calendario
dire Oggi è il Primo di
come se cominciasse qualcosa 
o qualcosa finisse

C'era una filastrocca inglese una volta,sul primo del mese, 
 la sapevo a memoria, non me la ricordo più e non la trovo.
Non trovo niente in questi giorni, non trovo una collana, non trovo le federe giuste per quelle lenzuola, non trovo nemmeno me, che mi sono persa, forse, che mi ritrovo e mi riperdo in 5 minuti netti, e qualche volta, nemmeno mi cerco, perchè non ho voglia di trovarmi e voglio restare dove sono.

Febbraio è un mese strano, vola così veloce che nemmeno te ne accorgi, ci ha provato ad avere un giorno in più, ogni tanto, ci proverà anche quest'anno, ma niente, va velocissimo, in un attimo e sarà marzo, e la primavera e il sole e i fiori e i profumi buoni,

E' un mese colorato, dove un pò ci si traveste per essere diversi da come si è nel resto dell'anno, non sopporto il carnevale da sempre, la trovo la festa più triste del mondo, odio i carri, i coriandoli, le trombette con loro rumore assurdo. Le stelle filanti invece no.

Mi piacciono le stelle filanti perchè ci soffi dentro e le fai andare dove vuoi, perchè disegnano nell'aria un a coreografia perfetta,tutto un giro di colore,  un ghirigoro  che dura pochissimo, ma finchè dura è una meraviglia.

Campionessa Mondiale di Lancio di Stelle Filanti, raccoglitrice di coriandoli da terra, dai marciapiedi e dalle pozzanghere, una volta ne ho incollati una manciata sul diario di scuola. a nascondere il nome di quello di terza che non mi piaceva più.

Non amo i coriandoli ma adesso li userei.
Li terrò pronti per cancellare le cose che non mi andranno di questi giorni di gelo e di nebbia, alternate a un sole rabbioso che nemmeno se lo merita il suo nome.
Cancellerò le cose pesanti, quelle che mi fanno stare male, è un proponimento di questo anno appena iniziato, voglio essere felice e lo sarò, non ci vuole mica tanto, la felicità è uno stato dell'anima, come la vacanza, come l'estate, come il mare.

Appiccico coriandoli per nascondere piccoli graffi, continuo la mia strada verso le cose belle, mi sto impegnando così tanto che non mi riconosco, che m'importa del freddo e della nebbia, avrò il febbraio che voglio, guarda per terra quante stelle filanti ho soffiato verso il niente.

ne ho altre mille.
le soffierò tutte.



22 gennaio, 2016

La Leggenda del Pesce Rosso.

Viveva un pesce rosso in una boccia di vetro.

Era stato vinto a una riffa di paese, quella con le palline da tirare nei barattoli, ed era stato portato a casa in un sacchettino di plastica. Bello non era, ma aveva quel suo sguardo fra lo stupito e il menefreghista che hanno tutti i pesci rossi.

Fu sistemato in una boccia di vetro sopra al mobiletto della cucina.
Fu chiamato Ettore.

Ettore guardava il mondo dalla boccia, non  si chiedeva nulla di nulla, nuotava, girellava avanti e indietro, ogni tanto dal cielo pioveva una briciolina di qualcosa, Ettore risaliva in superficie, sbocconava la briciolina e tornava a girellare.

Un giorno, accadde qualcosa di strano.
Accanto a lui, fu sistemato con cura un altro vaso pieno di acqua ma nessun pesciolino come lui all'interno.
Piuttosto una rosa.

Era una rosa bellissima, rossa, dal gambo lunghissimo ed elegante. In cima, un nastrino rosso con appiccicato il nome del fioraio dove era stata acquistata. 

Ettore, curioso come solo i pesci rossi sanno essere, riaffiorò e riaffiorò decine di volte per vederla bene. E riaffiorò così tante volte, e la vide così bene ma così bene, che alla fine se ne innamorò.
Di quei petali vellutati, di quell'ordine perfetto, di quel rosso intenso, di quelle foglie verde scuro, perfino dell'adesivo dorato con scritto CarloFioriTorino.

La rosa lo guardava. 
bella era bella, altezzosa forse un pò, ma quello sguardo dolce del pesciolino Ettore l'aveva conquistata.
Si guardarono per giorni da lontano, la Rosa nel suo vaso, Ettore dalla sua boccia.
Ma come tutti i pesci rossi degni di questo nome, Ettore era anche molto, molto coraggioso.
Così, un giorno, aspettò che venisse loro cambiata l'acqua e mise in atto il piano che aveva pensato tutta la notte.
Con un guizzo, Ettore saltò all'improvviso nel vaso di cristallo della Rosa.
Fu un pomeriggio bellissimo.
Si presentarono, piacere Ettore, piacere Rosa,  e iniziarono a raccontarsi, la vita nel negozio dorato dei fiori, la musica nel carrozzone dello Spettacolo Viaggiante,  e parlarparlareparlare e ridere così tanto, senza pensare a niente, come fanno gli innamorati, che può cadere il mondo che nemmeno se ne accorgono. 

Quel pomeriggio però, finì.
In casa, appena si accorsero che Ettore era finito nel vaso della Rosa non ne furono contenti.
Lo presero di malagrazia e lo deposero nella sua boccia.
Il vaso di Rosa fu portato in un'altra stanza.

Non si rividero mai più.


Non importa se sei Rosa o Pesce Rosso.
Ogni tanto, un salto lo devi fare.









20 gennaio, 2016

Se non lo sai.

                                                       ph. La Douluer Esquise


 Se non lo sai, lo devi imparare.
Devi imparare a fare tutto, devi essere tutto, se no, non la sfanghi, non ti muovi di un millimetro, mentre il resto va avanti e tu invece rimani lì.

Se non lo sai devi studiarlo, mandarlo a memoria, imparare a sorridere anche quando non ne hai voglia, imparare a parlare anche quando non hai parole, a stare zitta quando invece di parole ne hai una tonnellata e sono lì, prone ad uscire, tutte insieme, non importa se dal vivo e nel telefono.

Se non lo sai lo devi sapere, allora sàllo, SeNonSaiLeCoseAlloraSàlle, roba da manuale di grammatica italiana, quello che conservi, che ogni tanto sfogli per le gare di complementi, che cos'è d'agente o di causa efficiente, sono bravissima coi complementi. E in pochissimo altro.

Così studio.
Studio le cause e gli effetti, le ricette scritte nelle buste dei risi pronti, studio gli ingredienti del cioccolato bianco, che amo così tanto, le composizioni dei filati, studio me, che a volte mi sembra di sapermi cantando e invece mi devo ancora ripassare un pò, che non sono pronta.

Forse pronti non si è mai per niente, è solo il destino, se esiste, solo la storia che qualcuno ha scritto da qualche parte per te ma chissà chi l'ha scritto e chissà dove l'ha messo, il foglio con la tua storia, che magari uno sguardo glielo darei, così, per sapere.

Sono giorni confusi e fin troppo precisi, forse è l'inverno che non arriva che ci regala il privilegio di essere un pò frivoli e ancora niente calze con le ballerine, sacrilegio, e ancora nessun mal di gola, non c'ho mai niente, io.

Giorni che si srotolano velocissimi, mi piace il mio tempo che passa, se passa così, vuol dire che presto cambierà tutto o non cambierà niente ma la lentezza mi uccide e se va tutto più in fretta mi piace di più.

nel frattempo, studio
Situazioni, persone e complementi.
Ripasso un'altra volta la parte che riguarda me, la evidenzio col pennarello e me la ripeto sottovoce.
E speriamo che non mi chiedano proprio la parte che non so.



16 gennaio, 2016

Che male c'è.


A lasciare il letto sfatto ancora un pò.
A spalancare la finestra e fare entrare questo profumo di buono, questo gusto di inverno zuccherato col sole bello della collina, e questo odore di terra e di erba verdissima.

Che male c'è a lasciare le tazze della colazione ancora sul tavolo, a ciondolare e a guardare fuori, in realtà sono uscita anche sul terrazzo per un pò in pigiama, e scalza, che è da squilibrati, a gennaio, ma quando ti acchiappa la voglia di uscire e guardare il cielo, il sole, le ortensie quasi stecchite e il pratino, non è che si ha tempo di ragionare e di dire FaFreddoMiCopro, no, sarebbe come far svanire l'incantesimo, voglio uscire, esco, fine.

Programmi, nessuno o quasi, forse una corsa più tardi, vediamo se riesco a fare un giro in più e se non ci riesco, fa niente.
Ho sempre una faccia stravolta dopo che ho corso, non sono brava a resistere alla fatica, un pochino, forse, ma poi dico, ma che male c'è se mi fermo sotto il noce, se non arrivo fino a chissà dove, chemmimporta.

Un sabato indolente mi aspetta là fuori, o qui dentro, o chissà dove, voglio fare quasi nulla e quasi tutto, lo deciderò via via.

Voglio un giorno bello, mi organizzo per bene alla felicità, alla MIA felicità, alle cose che mi piacciono, a momenti solo per me, forse in città, o forse qui, qualche chiacchiera con un'amica ma anche il silenzio di questa casa, di sera forse meno, ma di giorno, questa casa silenziosa ha un fascino speciale, puoi chiudere gli occhi ed essere dove vuoi, se vuoi, puoi trovarti in un momento su una spiaggia, ad un check in o nella medina,  

Che male c'è a non fare niente, a scrivere elenchi di cose da fare e lasciarli lì con una sorta di compiacimento, lo farò domani, dopodomani, la settimana prossima.

Ascolto quel che ho da ascoltare, negli altri e in me, mi racconto delle cose belle per non sentirmi troppo sola, funziona sempre, faccio un giro intorno al tavolo della cucina a passo di danza, mi faccio un bagno coi brilli, mi sfondo di lettura e di film fino a domani, faccio la maglia, svuoto la lavastoviglie e finalmente rifaccio il letto,ci metto le lenzuola con le farfalle, così, mi sembrerà di dormire o non dormire in un giardino segreto e bellissimo, che soltanto io so dov'è.
Ma non adesso.
Adesso il letto resta così, che male c'è, alla fine.




13 gennaio, 2016

Guido fino al mare.




Stamattina non torno a casa.
non giro a destra, dopo la tange, come la chiamano i miei figli.Vado dritta.
Prendo l'autostrada.
E guido fino al mare.

Ci sarò in un'ora scarsa, e già al biiip del Telepass mi sentirò come libera, come già lì, non so.
Al mare, il mare è mosso.

E a me piace.

Ho passato ore a guardarlo dal molo di Varigotti, dai massi che non ci sono più, seduta lì con le gambe a penzoloni, a graffiarmi poi, per scendere giù.
Ci tornerei.
Oggi, domani, sempre.
Il mare mosso è per me l'energia, il cambiamento, le  cose che si scompaginano per un pò, e tutto poi torna come prima, ma in quel momento, che magnifica esplosione di schiuma e di sssshhhh delle onde che sbattono sulla riva, e poi dolecmente tornano indietro, per tornare di nuovo, più forti di prima.

Il mare in tempesta, se visto da terra e col sole, ma cusgodisce in sè il segreto del mondo, e a lui posso affidare anche i miei, qualora ne avessi.
E chi non ne ha, alla fine.
Oggi, una matttina di sole lucido, di un'alba rosa, di un freddo appena appena, nemmeno tanto, ho ballato in macchina in ritardo verso la scuola con mia figlia, è stato un bel risveglio anche per lei, non mi va che vada a scuola assonnata e in ansia per gli esami e facciamo sempre un pò le sceme.
 Più io che lei, stamattina. E Cindy Lauper era perfetta. Chissà cosa ho pensato l'omino del furgone, al semaforo.
E chemmimportammè.

Ho mille cose da fare e una bella sensazione. Hanno rubato l'inverno, la neve, il gelo, i vetri ghiacciati, i brividi e la tosse.
È una bugia, l'inverno quello vero arriverà ma io non ci voglio pensare, cercherò un muretto e mi metterò a contare le onde e a vedere quanta bellezza è stata preparata solo per me.
Per questo, guido fino al mare.





06 gennaio, 2016

Balla con me.

Balla.
Balla nel sole.
O sotto la pioggia.
Balla e basta.
Balla nel prato, balla nella collina dietro casa, balla sul sentiero dove si scivola, dove rischio di cadere ogni vola, sulle foglie umidissime che sembrano di vetro e che si appiccicano.
Balla come me, insieme a me, nel campo incolto che non si capisce nemmeno dove finisca, è un prato strano, un pò in discesa, e ha un boschetto di tre alberi tristi in inverni e opulenti in estate.
Come tutti gli alberi, a pensarci bene.

Ballo così, ballo in salone, dove si fanno esperimenti sulle casse della tv, e in un attimo c'è il volume a palla e dovrei dire Abbassate!!!! e invece no, non faccio una piega  e ballo da squilibrata i Coldplay, e salto e giro giro su me stessa, e ballo col gatto in braccio, e canto forte, non so tutte le parole ma non fa niente, è ballare che devo, non cantare. Mica viene Chris Martin a controllare. 

Ballo perchè sono contenta di me.
Ballo perchè è così bello far finta di essere da un'altra parte, su una spiaggia, magari, 
Ballo perchè c'è un sole timido e bellissimo, un sole che mi racconta delle belle storie, che mi promette un anno luminoso e trasparente, che mi fa bella, spettinata e bella, bella come ti fa la felicità, la consapevolezza, la voglia di fare delle cose, l'energia.

Ballo e sono felice, oggi e per sempre voglio pensare alle cose lucide, e ridere, ridere tanto, giocare a nascondino con la fatica e la malinconia, e non farmi trovare mai, mi faccio trovare solo da chi voglio, succedeva anche nel cortile della scuola, all'intervallo.

Ballo per me, ballo per le persone che mi guardano in salone e ridono con me, e scuotono la testa, ma che sono felici come me di vedermi così scema e leggera.

Non sarà così per sempre, e certo che lo so, e ci saranno giorni complicati e magoni infiniti e solitudini così grandi e delusioni e incazzature e urla e minuti così pesanti da sembrare secoli di polvere e veleno, ma adesso non mi importa, non me ne importa niente.

Ballo e rido, scema e leggera, va bene così.


29 dicembre, 2015

Vattene.





Vattene.
Vattene via.
E non tornare mai più.
Certo che non tornerai, ma te lo dico lo stesso, così da esserne sicura, vattene dove vuoi, e restaci, restaci per sempre.

Vattene da me, dalla mia famiglia, dai miei affetti più belli sinceri, vattene anche da quelli che mi hai portato via, all'improvviso, un pomeriggio di giugno, una certezza sempre, un pezzo della mia vita e tanto, tanto del mio cuore.

Vattene dalle mie lacrime, da tutte quelle che ho pianto, perchè ho pianto così tanto e così forte che mi facevano male gli occhi e la testa e le spalle e l'anima, anche quella, che male sordo e appuntito è il male che senti nell'anima, e perfino mi tremavano le mani, le gambe, i pensieri, e il cuore e tutta me, davanti a quel marmo che nasconde molte delle mie giornate più belle, e tutto il mare, molti dei miei anni migliori, molte delle mie risate e molto di me, così molto che a volte ho ancora voglia di raccontarle delle cose, di chiamarla e dirle Venite Domenica  Pranzo, No, Venite Voi.

Vattene dai miei giorni di solitudine assoluta, vattene dalla malinconia che si è fatta crema, minestra da mescolare, miele acido e appiccicoso, vattene da queste stanze sempre pienissime di gente e di cose, di musica e di risate e di urla, anche, che amore è se non si urla , se non si litiga un pochino, ma appena appena, e raramente, litigare con me non c'è soddisfa, lo so.

Vattene dalle volte che ho sbagliato, da quelle in cui mi sono sentita persa e sola e stupida, stupida così tanto da sentirne l'odore, so di stupida, non di buono, stupida così tanto da non rendermene nemmeno conto, gli stupidi sono come le farfalle, sono bruchi e nemmeno lo sanno.

Vattene dalle volte che mi sono fermata ad aspettare, dalle volte che mi sono convinta e da quelle che invece non sapevo cosa fare. Non ho fatto nulla e ho avuto ragione.

E' stato un anno pesante e faticoso.
E' stato un anno sciocco, e crudele, crudele da morire, bastardo che sei.
E' stato un anno da dimenticare, come molti.
Questo, un pò di più.

Ho inciampato in sbagli e consigli, mi sono coricata su prati di petali e spine, sentivo solo i petali, ma le spine erano lì, sempre.

Mi sono avvoltolata su me stessa, mi sono chiusa come dentro un barattolo, come dentro una capanna, quelle fatte per giocare, con le lenzuola tra il divano e le poltrone, lasciatemi qui, quando il carico era troppo anche per me, anche per me che non fa niente, anche per me che va bene uguale, anche per me.

Ho poche, pochissime cose belle e me le tengo strette, me le tengo per me, le nascondo sotto al maglione per paura che me le portino via, come al solito, come succede spesso, è così che funziona, no?

Aspetto il nuovo anno senza grandi concerti, senza musica e senza sonno. 
Ne rimarrei delusa, come quando lo aspettavo coi campanelli e le scintille, quei bastoncini che sembra che brucino e invece no,  Il contrario succede sempre, ci pensi mai?

Aspetto il nuovo anno.
Cerco un anno nuovo da amare.
Duemilasedici, non mi piaci.

Ma innamorati di me.
Vediamo quel che posso fare.







21 dicembre, 2015

Apposto.

A posto?
A posto.
Anzi, apposto?, tutto attaccato e con le doppie, come mi chiedono i miei figli e le mie amiche su whatsapp.

Apposto, si.
Mi piacciono questi giorni semplici, che piove appena appena, che finalmente fai spese per reggimenti, stili liste di cose da fare, regali per, e tanto altro.

Mi piace che tutto sia così, esattamente com'è, detesto i cambiamenti, e il cielo solo sa quanti ne ho fatti e quante case e quante situazioni, anche quando tutto sembrava consolidato e fermo e dire, aaaah, ok, adesso ci fermiamo, e invece no, zero, tutto da capo, si rifà.

Mi piace che tutto sia illuminato in casa mia, le candele, le cose, il Natale Decostruttivista, come lo ha chiamato l'Architetto ieri sera, che cosa vuol dire lo sa lui soltanto,  in una di quelle sere con le tavole sontuose, coi bicchieri belli e i tovaglioli con le renne, e le bollicine che ti fanno ridere, e dire cretinate ma così felice come lo sei stata poche volte, da qualche mese in qua.

Mi piace quello che ho, quello che ho vicino e quello che ho lontano.
Perchè ce l'ho.

In tutta questa perfezione, trova posto anche una malinconia, una mancanza che si mescola all'allegria, perchè di questa allegria ne faceva parte da sempre, in questo febbrile preparare, i pacchetti di Natale, Passa in Negozio e Stai Un Pò Con Me,  e non c'è giorno che non ci pensi, che non mi manchi così tanto da farmi piangere, da sola da qualche parte, all'improvviso.
Soprattutto in questi giorni di festa e di lucine.

Ho il mio modo personale di essere felice lo stesso, perchè nulla la porterà più indietro, nè a me nè a nessuno.
Sono felice dei miei giorni, piango se ci penso, rido con le bollicine, mi mangio di baci la mia famiglia e gli amori grandi della mia vita.

E il mio è un modo tutto strano, di piangere felice, o di ridere soffrendo un pò 

 C'è un piccolo albero di Natale vicino alla sua fotografia in cucina, nella cornice con l'uccellino che mi aveva regalato qualche Natale fa.

Adesso sì, è tutto a posto.
Apposto?
Apposto.






Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...