10 maggio, 2006

Sospesi.


Si sta così. Indecisi, non definiti. Sospesi, appunto. Tanto per cominciare, Marini o Napolitano. E già lì. E poi, primavera o autunno inoltrato? Anche se qualcuno di folle sibila contro tutti che è già estate. Integrale o di semola. Fast food o giapponese. Fusilli o penne. Intero o bikini. A mano o tracolla. Sandalo o sneakers. Margherita o napoletana. Gucci o Chanel. Libellula o camelia. Aereo o traghetto. Lampada o lettino. Aquagym o PowerPlate. Bufala o fiordilatte. SUV o station wagon. Parigi o Londra. Modulo o tempo pieno. Classico o scientifico. Pomellato o Damiani. Fax o mail. Righe o quadretti. Jeans o tailleur. Pamplelune o Issey Miyake. Palpitant o Beige Naturel. Cavalli o Parasuco. Spremuta o succo. Caffè o marocco. Omnitel o Tim. Orzo o farro. A mano o in lavatrice. Pritt o Coccoina. Nokia o Samsung. Ordinaria o prioritaria. Biro o matita. Gomma o bianchetto. Coca o Pepsi. Ricotta o Jocca. Bianco o nero. Rai o Mediaset. Pesca o pera. Golf o tennis. Vitamine o lievito di birra. Normale o brasiliana. Tinta o hennè. Città o campagna. Diesel o benzina. Gasata o naturale. Carta o bancomat. Pinzatrice o graffetta. Mutanda o boxer. Bagno o doccia. Cinema o teatro. Normale o balsamico. Zenzero o curry. Decolletée o ballerina. Rolex o Swatch. Juve o Milan. Fotocopia o scanner. Sù o giù. Mah! Per me che non sono per le indecisioni, che il dover scegliere mi crea un'ansia sottile e un pò di batticuore, che nei negozi non provo mai, se non gli occhiali, a centinaia, per me che visto e piaciuto è una regola aurea, beh, diciamo che tutta questa sospensione un gran bene non mi fa. Proprio per niente, oserei dire.

09 maggio, 2006

Dimenticare.

"I giorni. I giorni e le notti che ho lasciato scorrere via, consumato, nel tentativo di dimenticare. Tutto per convincere me stessa che niente era successo o che, comunque, non aveva lasciato tracce visibili. La disperazione al femminile è così sottile, non si nutre di alcool, sigarette e notti assurde, è fatta di piccoli ricordi pungenti, nostalgie improvvise. Il tuo maglione azzurro, il tuo giocherellare con le chiavi, il suono della tua voce. Ho voluto dimenticare per il gusto fuori moda di sentirmi ancora una volta "donna dal cuore spezzato" al contrario di quello che sono, buffa sedicenne ferita per quanto lo posso essere e credo non molto, benchè il mio modo di soffrire sia così credibile e autentico. Quasi vero. Ma ci sono riuscita ad annullarti per quello che eri, così quando ti incontro sei sempre tu ma non così tu, e le tue mani non sono più tenere ma solo mani incerte di mezzo bambino. E ora litigo con me stessa perchè ho raggiunto il mio scopo, ho perso tanto di te e in poco tempo, sarebbe passato lo stesso ma per mesi ancora ti avrei guardato con dolcezza, magari solo per giorni, ma che bei giorni di amore finito sarebbero stati. Ancora una volta ho imparato qualcosa e soffro perchè non soffro più e forse la prossima volta sarò meno assurda e più pratica. Speriamo di no."
Beatrice Masini, Cormano, Milano.
Era il 1977. O 79, non ricordo. Le ragazze, all'epoca avevano le gonne a fiori, le camicie di Fiorucci e la cinghia per i libri, quella di elastico. Leggevano Doppiovù e l'edizione italiana di Glamour, che si chiamava Lei. L'ho comprato dal primo numero. Perchè fra le rubriche ce n'era una che raccoglieva gli scritti delle lettrici e pubblicava i più belli. Ne hanno pubblicato qualcuno anche a me. Molti però erano di questa ragazza. mia coetanea. Non la sopportavo molto, perchè un mese sì e uno no, gli scritti erano quasi sempre a firma sua. Il suo nome mi è rimasto in testa. Così come questo, il più bello, secondo me. che ho letto e riletto centinaia di volte, fatto mio e scritto sui diari delle mie compagne quando venivano mollate dal fidanzato di turno. Ma, benchè la rivista Lei sia sparita nel giro di due anni, devo riconoscere un discreto fiuto alla redazione.
Beatrice Masini, quella che come me mandava gli scritti alle riviste perchè era carino vederli pubblicati, per ritagliarli e incollarli da qualche parte, è diventata una scrittrice. Ed è lei la traduttrice di Harry Potter.
Non so se mi spiego.
E, a mille anni da quel Dimenticare, che forse neppure lei si ricorda più, complimenti. Complimenti vivissimi.
Qualcuno glieli faccia arrivare, per favore.

Aces in their places.


In fondo, è stata una mattinata avventurosa. Gli attacchi di Chinotto, il nascondersi nella stampante, la visita dal veterinario per le vaccinazioni, insomma, Philadelphia è sfinita. Quale posto migliore di una poltrona morbida e accogliente, per riprendersi?

Parlami.

Parlami.Non importa di cosa. Parlami col vento che sbatte sulle finestre, con il rumore delle foglie e il ronzio tranquillo della lavastoviglie giù in cucina. Parlami di quel che sai e che anche io, di quello che immagini, che vorresti. Dei sogni, quelli che svaniscono al mattino e quelli che invece si ritagliano e si conservano, piegati in quattro nel portafoglio, tra i soldi, la carta di credito e un biglietto del metrò di Londra. Parlami delle volte che hai paura e fai finta di no, che vorresti un pò piangere ma che non si deve, delle cose che ti fanno male e di quelle volte che invece sei così felice che non ti sembra vero che sia proprio tu, qui e adesso. Ti ascolto. Ti ascolto anche se ho sonno ed è già tardi, ti ascolto anche se piove, se devo andare, se sto facendo tre cose insieme e mi chiamano in dieci e ho la testa da mille altre parti diverse da qui, anche se non ho voglia di rispondere e forse rispondere non so, anche se devo pensare, anche se mi viene da urlarti di tutto, anche se. Tu, parlami.

Uno soltanto.


Bellissimi da vedere, tutti insieme. Le cioccolate Lindt Excellence. Un vero turbamento.La cosa che più sconvolge, in realtà, sono che te le compreresti proprio tutte. Quello al limone, all'arancia, al Grand Marnier, quello fondente e al latte insieme, mai visto, quello alla menta. E' buona norma astenersi. Guardare e non toccare, si sa, è un dogma da seguire, assolutamente. Però, a vederle così, tutte belle allineate, ordinate, educate, graziose, con il loro bel packaging sobrio e sottile, una certa voglia ti viene eccome. Ci si aggirerà per gli scaffali stracolmi di ovetti e di Lindor rossi e blù, si infileranno non viste le mani nel mucchio delle caramelle fondenti alla frutta, per poi tornare lì, davanti a loro e dirsi che sì, in fondo, un regalino per i bambini male non fa. Si comprerà quello all'arancia e mandorla, fondente al punto giusto, che piace a tutti. Quello alle menta per un Infante, quello alle nocciole per il tuo consorte. E poi, si penserà. Beh, in fondo, che male faccio? Si prenderà la tavoletta più bella, quella più cool, quella col disegno violetto e le scritte un pò inquietanti, Noir, Edition Limitée... Si penserà che lo sportello della credenza è arancione e che in fondo non ci sta nemmeno male all'interno. Viola e arancio sono da sempre una buona cosa. Si prometterà a se stesse e una mezza dozzine di santi e affini che se ne consumerà un quantitativo ragionevole, un quadrettino al giorno, così, senza pensarci tanto sù. Myrtille Intense, mai visto prima. Ci darà un piacere sottile, innocentissimo e paradisiaco.
E che il mio personal trainer non lo sappia mai.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...