19 dicembre, 2007

Il treno.


Mi piacciono, i treni. Lo so, sono sporchi e rotti e in ritardo, quasi sempre, e affollati e maleodoranti. Ci andavo a scuola, in treno. Ci ho letto, studiato, cantato, dormito, pianto, riso, pensato e pensato, dondolata dal vagone, come dice Guccini, a guardare fuori, gli alberi, gli orti, le luci nelle case, i panni stesi, le macchine ferme ai passaggi livello, i campi da calcio, le cose che sembrano essere di un altro mondo, non del tuo, che è tutto lì, nel vagone, appunto. Mi piace viaggiare in treno. Mi piace la gente che c'è, le storie che portano in giro, dentro la valigia che si mette sù, dentro le teste che appoggiano sulla stoffa lisa dei sedili, dentro i giornali che è un proprio un'impresa leggere in treno, meglio un libro. Ho viaggiato moltissimo, in treno. Ci viaggerei ancora. Oggi, soprattutto. Andrei alla stazione e prenderei un biglietto, qualunque, direi all'omino dello sportello Faccia Lei, Roma, Parigi, Cinisello Balsamo, Reggio Calabria. E partirei. Mi accomoderei in uno scompartimento semivuoto, aprendo a fatica la porta scorrevole, o in quei sedili tutti in fila, con scritto Trenitalia. Mi siederei e mi lascerei trasportare, guardando fuori, lasciando liberi i pensieri di andare dove vogliono, sui fili e sulle nuvole, al di là. Scapperei, insomma. Succede spesso a molti, di voler andare via, solo per poco, per un giorno o poche ore. Non si può. Per il momento, l'unico treno che sento è quello che mi passa dentro, velocissimo, che non si ferma a nessuna stazione, che fischia e sbuffa e sibila, proprio qui nello stomaco, un treno immaginario eppure così chiaro da ascoltare, che sfreccia così veloce che non riesci nemmeno a vedere le facce di chi ci sta sopra, dove vanno e chi sono e cosa fanno, e a cosa pensano, chissà.

18 dicembre, 2007

La molla.

Ci vorrebbe una molla. Anzi, due. Da fissare sotto le scarpe, e fare doing! doing! per uscire di casa. Per buttarsi nella centrifuga dei giorni che ci sono fuori. Per avere l'ispirazione anche solo per portare i ragazzi a scuola, fare le cose da fare, che ti piacciono o no. Qualcosa che ti faccia venire la voglia, insomma. Fuori, vento e gelo, dentro, un disordine appena accennato, la coperta con gli orsi che hai messo alla Princi ieri sera, quando si è addormentata stecchita sul divano, qualche foglio sparso, le tazze della colazione, la scatola delle vitamine. Allo specchio, una faccia color totano, capelli inanimati e sguardo vacuo, come a dire, ma che ci faccio qui. All'opera. Doccia sferzante, una nuvola di profumo di fiori, una passata di brilli dovunque. Scongiurando l'effetto stellacometa alle 8 del mattino, se proprio non si riesce a sentire niente di natalizio, almeno si sarà provato, luccicanti e sfavillanti, a trovarlo da qualche parte. Quanto allo sguardo, beh, ci si deve fare coraggio. Si prova a mettere in fila una serie di pensieri, vediamo quale ci farà sentire un pò meglio, ci si canticchia una canzoncina sottovoce, (noooooooooooo, LastChristmas, nooooooooooo), si sceglie dall'armadio qualcosa di non banale, non come quelle volte che si pesca a caso, una camicia, una maglia e chìssene. Così, coi capelli vaporosi, sberlucciche e profumate, si è pronte per un altro giro di giostra. Forse la voglia non ci sarà comunque, ma è l'intenzione quella che conta. Il pensiero, no? Ci si è già portati avanti: i pensieri cupi e torvi di poco prima, hanno lasciato il posto a quelli più frivoli, quelli che non sai nemmeno tu da che parte arrivano, che hai solo quando sei al semaforo, magari, e quando ti chiedono A Che Pensi, quasi ti vergogni a confessare. Le molle sotto alle scarpe forse non le avevi fissate molto bene, ma sei stata brava a cercare di pensare ad altro. Però, proprio niente male quel Sarkozy! Vale tutto, bellezza.

17 dicembre, 2007

Non è Natale se.


Se non senti per sette volte al giorno Last Christmas degli Wham!
E anche And so this is Christmas di John Lennon.
Se "Quest'anno non regalo niente a nessuno".
Se "Mi mancano ancora 11 regali e poi ho finito".
Se "Cosa fate a Capodanno?".
Se alla tv non c'è Telethon, e tutti con la sciarpa colorata.
Se i tg non fanno i servizi su cosa mangeranno gli italiani.
Se i tg non fanno i sondaggi Panettone o Pandoro.
Se i tg non comunicano che a gennaio tutto sarà molto più caro.
Se in giro non ci sono decine e decine di Babbi Natale.
Se la pasta sfoglia Buitoni non ha le palline disegnate sulla carta.
Se il Mulino Bianco e la Nutella non fanno le confezioni con le stelline.
Se da Ikea non vendono la casetta di Hansel e Gretel.
Se "Ah, guarda, quest'anno mi riposo".
Se "Figurati, siamo in ventidue al pranzo".
Se nei negozi non ti salutano con arrivederciauguri.
Ne ho un pò nausea, di già.
E manca ancora una settimana.

15 dicembre, 2007

Vento da nord.


Gelo. Gelo vero. Di quello che si vede, col vento persino, un vento rabbioso e sibilante, che sbatte di qua e di là i rami dell'abete, forse anche i tronco se guardi bene. Si vede stando a letto, in un sabato mattina un pò prima di Natale, guardi fuori, da sotto una coperta caldissima, con la princi che ci si è infilata stamattina presto, lo Sposo uscito nel gelo e nella brina coi figlioli grandi, che di sabato a scuola ci vanno eccome. Fai un check, delle cose che vorresti fare, di quelle che vorresti e non ne hai voglia, di quelle da fare e basta senza farsi troppe domande, forse, ma forse, ma sì. Di bello c'è che ci sarà il sole, che farà brillare le stelline appese alle finestre, che il vento ha scompigliato e arruffato, ma loro, regali, non si sono mica arrabbiate. e poi, che elegante è un addobbo un pò spettinato, una cascata di lucine che sembrano messe alla rinfusa, niente in questa casa è tradizional-natalizio, l'albero nero, la fascina con le palline tricot, e poi il presepe, ingegneristico, fatto con tutti i fiocchi e i controfiocchi, il piano regolatore, la cascata con l'acqua vera e il mulino che gira, la divisione tra ambulanti e lavoratori, l'arrotino non è mica vicino al pescivendolo. E i pastori, già i Re Magi, ma pazienza, non andiamo tanto per il sottile, il Gran Visir del Presepe così ha deciso. Questo vento freddo freddissimo farà bene a noi di casa. Piccole compere di Natale, le ultime, credo, regalo cose fatte da me e poco altro, come ogni anno, del resto. Le prove della recita della Princi, una sera tranquilla, dopo i tanti amici di ieri sera nella Casa nella Prateria nuova di zecca. Il vento gelido spazzerà, ripulirà, farà lucido e brillante il cielo e il prato davanti a casa, conforterà le anime buone che vivono sotto questo tetto, le ammanterà di speranza e di coraggio, regalerà loro una piccola, sorda tranquillità, una calma sottile dopo la tempesta, la voglia di sorridere e di stare al caldo, che di strada ancora ce n'è e di voglia anche e di vento quanto ne vuoi, forse, ma forse, ma sì.

14 dicembre, 2007

La bolla.


Si và così. Galleggiando, fluttuando, volando un pò. I pensieri, beh, quelli mica se ne vanno in un secondo. E hai un bel dire, sì certo, niente di nuovo, lo sapevamo già, lo sappiamo da sempre, lui, il figlio che viene da lontano, ha un mondo tutto suo, una vita tutta sua, fragile e complessa, una realtà dove non fa entrare nessuno di noi, nè l'Universitario, nè il Maturando, nè il Liceale, nè la Princi. Nè suo padre. Nè me, che non sono nessuno o quasi. E sua madre, poi. E' disarmante e candido, come lo sono i bambini che imparano a camminare, peccato che è il più grande di tutti e che sia così difficile. L'amore, certe volte, non basta. E' complicato, persino da spiegare, da capire dal di fuori, da comprendere fino in fondo, se non si vede, se non si sa. Noi qui siamo silenziosi, anche se niente di nuovo ci è stato svelato, è arrivato così, dal Paese della Samba e del Caffè. Lo amiamo così. E così siamo in pena per lui, che non ne vuole sapere di questa casa e di questa vita, che ha già la sua, semplice e difficilissima, e che si chiude in quel suo mondo fatto di insicurezze e di animali, che sa a memoria le bandiere del globo intero, e che ogni tanto si ferma e si eclissa, in una bolla invisibile, lì con noi eppure lontanissimo, come a seguire un richiamo impercettibile, un profumo di caffè e le note gioiose e assordanti di uno strano, indistinto, infinito carnevale.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...