24 febbraio, 2008

Che storia è.

Bizzarra, bislacca, in fondo, neanche tanto interessante. E' una storia come ce ne sono a tonnellate, che si intreccia con le storie degli altri, con le vite degli altri, con tutte le questioni degli altri. E' una storia che non si legge, che si inventa, qualche volta, perchè, è proprio così sbagliato cercare di colorare una cosa banale? perchè ci si può sentire a volte bene a volte male, e allora, che male c'è a raccontarlo, se uno ne ha voglia, e ne ha tempo e così. Così, la storia comincia e continua, è la storia di tutti, un pò la mia, sono i giorni che si vivono, uno in fila all'altro, sulle stelle o negli abissi, in Paradiso o negli inferi più infuocati. Ci si sente meglio a metterla giù, a rivederla scritte qui, rileggerla ogni tanto, mai correggerla, mai fare la brutta, che sfogo sarebbe se no. La storia non si fa con il c'era una volta, basta un niente e i pensieri sono già fuori, ben ordinati o confusi, non è importante, basta avere il coraggio di dipanarli, di districarli, come si fa coi nodi. Così, eccoli. Come la storia di oggi, c'era una volta, ma no, abbiamo detto, non serve. E allora, non si comincia, ma c'era lo stesso una famiglia normale, in una casa in collina, i tortellini e la torta di zucchine, il pane caldo e le partite, che noia, le regioni da ripassare, ginocchia sbucciate da curare, medicazioni a interventi da niente, cose e cose, e baci, e copertine sul divano, una nebbia della forca, là fuori, e noi qui, a coccolarci con gli sguardi, a ricamare un regalino per la Biondina che domani compie gli anni, che colpo per il mio squattrinato Maturando. Domenica. A consolare e progettare. La storia và avanti. Con la pizza della domenica sera, con le chiacchiere e il sentirsi come al sicuro, al riparo, ma al riparo da che cosa. La storia che racconto non finisce, nè adesso nè domani. Nessun c'era una volta, e sia. Ma felici e contenti, mi sa che ci sta bene.

22 febbraio, 2008

La pace.


Del cuore, suppongo. E dell'anima, anche. Pace e basta. Pace che inghiotte, che circonda e che annega, un pochino, pace e silenzio, ma anche no, se vogliamo, la pace non si misura dal rumore e dalla musica, la pace si sente, anche solo girando la chiave nella porta, sbirciando dalla finestra. La pace dei giorni, se vuoi, la pace che è dentro, di sotto e tutt'intorno, che ti fa crollare di peso su una poltrona e dire, ok, qual'è la prossima cosa da fare, ma intanto c'è pace, si sente di già, c'è un'ovatta invisibile, una specie di day after, di dopo la tempesta, che è quiete, lo sanno tutti, ma di quella quiete accesa che ci piace tanto, instancabile, che non si ferma, la quiete in una vita così complicata eppure così semplice, pensieri fermati, con l'illusione di colorarli un pochino. La pace, una musica di sottofondo, la caffettiera che gorgoglia e sibila e un pò sbuffa, i rumori di casa, che si conoscono a memoria, non troppo forte ma che si sente appena, un profumo di niente e di tranquillità, rosmarino e vaniglia, pane e borotalco, che non si spiega ma che c'è, un porto sicuro dopo una maestralata. E di scossoni e tempeste, buriane e burrasche, di onde e di raffiche, questa barca, per favore, basta così. Almeno per un pò.

21 febbraio, 2008

Brazil!


Alla fine è stata davvero una bellissima serata. No che non erano gli strascichi dei festeggiamenti dei centomila clic, certo che no, non sono mica così autocelebrativa e non me la tiro mica così tanto, in fondo! Solo, avevamo un compleanno da festeggiare, in questa famiglia così rutilante e multietnica e multitasking e multicolore. E non già un compleanno qualsiasi, ma quello del Figliolo del Brasile, proprio lui, che staziona in questa casa da un paio di mesi e che, forse, chissà, riederà alla casa materna tra qualche giorno. Spinosissima questione. Ma ieri sera di spinoso c'erano soltanto gli sguardi della figliolanza tutta e del mio Sposo esso pure, verso quella divina creatura, un insieme di tette e culo, e mi si perdoni l'accento francese, che ballava a pochi centimetri dal nostro tavolo. Vestita di nulla, responsabile della congiuntivite da sforzo di tutti i miei figli maschi, e anche della Princi Assonnatissima, abbagliata da tutti quei lustrini e quelle piume e quei tacchi 35 o giù di lì, e quella samba, e quell'uva sulla testa. Bella sera, menù do Brazil, farina di manioca, e quella specie di acqua tonica coi lime dentro, che buoooooooona!, che mi ha fatto ridereridereridere per tutta la sera, io che l'alcool proprio non lo reggo, cahipirina, signora, le devo proprio spiegare tutto, vabbè che è roba straniera, ma è meglio che stia al passo coi tempi, non crede? Bellobello. Un pò ciucchi tutti, di quelle ciuccherie che non sono vere, che insomma, sei ancora bello lucido ma sei contento di essere lì, con tuttitutti, il Giovane Holden arrivato in tram dalla casa di studio, il Maturando felice e ridanciano pur senza la Biondina, il mio Sposo che se li guardava, uno per uno, tutti qui a festeggiare questo strano, storneggiato fratello che viene da lontano e che è fratello uguale. Stamattina, alcune commissioni: il collirio per la congiuntivite, Citrosodina per il churrasco, e una ricerca sulle Pagine Gialle. L-L-L-ezioni di samba per la scrivente. Ma mi sa che il culo può andare, ma a tette, signora cara, sono messa non benissimo. E nemmeno in francese!

19 febbraio, 2008

Centomila.

Ma sì, facciamo festa. Speditemi dei fiori, regali a tonnellate, bigliettini e cotillons. mail, sms, mms, pqrs, SPQR, PPTT, BetaHCg (!) insomma, di tutto, lettere profumate su pergamena, piccioni viaggiatori, segnali di fumo ovunque voi siate. Chi porta da bere? Non occorre l'invito, nemmeno lo smocking o l'abito lungo e il guanto all'avambraccio. diademi e tacco 11, è una festa VengoCosìComeMiTrovo, faccio una torta salata, io il pane alle noci, io il tiramisù. Una festa a sorpresa, la sorpresa non me la faccio da sola, sono mica scema, me l'avete fatta voi. Centomila. CENTOMILA. Cen-to-mi-la!!!! Come, che cosa. Centomila clic, signora mia bella che torna dal mercato, centomila volte siete venuti in casa mia, in questo salotto, in questo bordello, in questa chiesetta, in questo divano, su questo scoglio, su questa spiaggia, su questo sgabello, su questa sedia girevole, su questa giostra, su questo inginocchiatoio, sotto questa doccia, al mio tavolo, in camera dei miei figlioli, nel mio studiolo, in lavanderia, a frugare nel mio Cassetto del Tutto, e nella mia borsa, e nelle mie tasche, nel disordine del mio armadio, fra i miei libri, i miei gomitoli, le mie ricette senza senso, i miei fili, le mie cose, i miei cestini con le collane, fra i miei briccialetti che tintinnano. Centomila. Le volte che mi avete sentito ridere e piagnucolare, e disperarmi e bearmi di cose semplici, le volte che ho comprato cazzate e frivolezze, le volte che mi sono persa, le volte che mi sono ritrovata, sentita sola, rinata, disubbidita, tradita, fraintesa, adorata, coccolata, maltrattata, inosservata, amata, invidiata, ignorata. Ma oggi, solo festeggiata. Coraggio, la banda da questa parte, voi con la grancassa di qua, il tappeto più in centro, i fiori con più garbo, voglio più tulipani, no che non è il mio compleanno, è molto di più. Ringraziare non basta, non sono brava nei ringraziamenti ufficiali, e nei dedicoquestavittoriaa, centomila, centomila, ai bambini centomila sembra un numero gigantesco, ma adesso anche a me che tanto bambina non sono, ma mi ripeto soltanto centomila, centomila, centomila, e quanti ce ne saranno ancora, se pubblicherò o non pubblicherò, ma cosa importa, scrivo questo libro ogni giorno e ogni giorno quattrocento di voi lo comprano e lo leggono e lo rileggono, e se lo stampano, pure, perciò, scusate tanto, ma devo andare a festeggiare, farmi una treccia, magari, e un trucco di quelli seri, cambiarmi d'abito, che la felpa coi sette nani non va tanto bene per una festa come si deve, anche se è del tipo VengoCosìComeMiTrovo, e poi gli invitati che cosa direbbero, che cosa direte voi tutti, coi vostri clic ben avvolti sotto il braccio, tutti i regali che mi farete e che io, arrossendo, scarterò e mi luccicheranno un pò gli occhi, e quanto di stucco ci rimarrò, a vedere la torta a centomila piani, con centomila fragole, e quanta fatica che farò a soffiare e soffiare su centomila candeline.



Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...