17 agosto, 2008

Io non so.

Non so i misteri dell'alba. L'avvicendarsi del buio e della luce, della luna e del sole, le stelle, poi, non me le spiego da sempre. Non capisco, le correnti, le maree, le eclissi, i meccanismi, giganteschi o infinitesimali, le formule dei numeri, l'infinito, l'immenso, le cose. Se prego non so, se sto zitta non so, se volessi dire e non dire, se pensassi chissà, se succedesse a me, a mio marito e a me. Ho parole confuse proprio lì, ho silenzi e tristezza, ho pensieri per sua moglie e per le sue figlie. Ho il rammarico di non poterle abbracciare, per quel che servirebbe, di non poter dire, coraggio, di non poter fare niente, da qui, col pensiero che nemmeno da lì qualcosa si può fare. Improvviso e irrimediabile, insondabile e incomprensibile, come la magia della vita e il mistero della morte. Che cosa fare non lo so. Non farò niente, infatti. Ma tu Gianni, morire così...

Diciotto.


16 agosto, 2008

La presona.

Personaggi ed interpreti, in ordine di apparizione. Nuvoloni grossi come case, wind of the forc, pioggia a secchi, freddo da felpa. Con la straordinaria partecipazione di un gomitolino di cotone di violabiancolillino e nessun progetto chiaro in mente. Si inizia in tondo e si và. Un ferragosto alternativo, tutti rintanati, ognuno preso dai fatti suoi, che alla spiaggia oggi, ma mi vuoi dire che cosa ci vai fare? Certo, il mare se piove ha il suo fascino, ma nessuno-ti giuro-nessuno vuole muoversi di qua. Così, attività varie. Nails painting, che la Bruna Fanciulla ha una manciata di brillantini da appiccicare allo smalto, coi quali, c'è da dirlo, ha conquistato la PrinciBiondissima, e anche la scrivente e ci conquista vieppiù, con cuoricini e fiorellini colorati. Perciò, una seduta di manicure improvvisata, le uniche tre femmine di questa magione vacanziera. E questa cosa qui, venuta fuori senza un vero progetto, nè un motivo, nè una necessità vera e propria. Troppo grossa per essere una presina, troppo piccola per essere una tovaglietta. Però, carina. Servirà per la colazione, un sottotazza vintage, che presto sarà sbrodolata di caffelatte, ma in fondo che importa, per una presona dalle origini confuse va bene anche così.

Selvatica.

Se dovessi proprio scegliere, in un cesto pieno zeppo di aggettivi, uno soltanto per definire questa estate zerootto, essendo in prima battuta indecisa tra chiassosa, disordinata, trasparente e tranquilla, alla fine la definerei con uno soltanto: selvatica. Sì, selvatica perchè quest'anno, io rifuggo. La confusione, lo scontato, il quello che fanno tutti. Non solo perchè logisticamente, qualche volta proprio un gioco da ragazzi non è, mettere a piombo tutti gli occupanti di questa casina: si hanno orari così differenti, qualche volta, al desco della colazione qualcuno si aggiunge intorno alle 7, latte, croissant, bacino e bacino, dice buonanotte e se ne va a dormire, dacchè riede testè dalla Costa. E capita anche che, a tuonare dalla cucina Chi Vuole La Pasta? si incontrino occhi smarriti e lievemente nauseati con un baffo di Nesquik, No Grazie, educati e compunti, svegli da 8 minuti eppure sono quasi le 2 del pomeriggio. Se vacanza deve essere, che vacanza sia. Ci si inventano perciò itinerari alternativi, il mio Capitano e io medesima stessa, che si scappa solinghi in una spiaggia deserta, lasciando il resto della truppa al suo destino. Che si sveglino quando vogliono, che facciano, nei limiti della decenza e del legale, un pò quello che vogliono, ancora per un pò. Tempo ci sarà per orari, esami di riparazione, iscrizioni all'Università, alla patente di guida, alla sveglia ogni santa mattina eccetera. Dal canto mio, rilassata ma vigile, riposata ma con cinquecento progetti autunnali, vivo serena, scanso temporali, nuvoloni e ventaccio della forca, non ho alcunissima (!) velleità mondana, se non un salto alla libreria di Santa Teresa e a quel negozio di vestitucci indiani, e rifletto. Ma come. Nemmeno una vetrina luccicante? Nemmeno un aperitivino in piazzetta della Casbah? Il nulla del nulla? Oh, yes. Mi accontento di questa vista, di andare a curiosare i lavori del G8 , la base americana di Maddalena metà in abbandono e metà in fermento, mi diverto a schivare con grazia i luoghi affollati e il chiasso, che ne ho già tanto qui, mi aiuti a dire, mi beo, voce del verbo bearsi, riflessivo, di tutte queste cose che ho qui, i miei ragazzi, i miei amici, la semplicità, il mirto, il pane, i miei pensieri, il basilico nel vaso, il mare laggiù, beata, selvatica. E felice.

13 agosto, 2008

Crochet à voile.

E no che non si perde mica tempo, sa? Nel prigro meriggiare al sole, che tutti si rosolano o leggono, o dormicchiano, o stanno a mollo, o guardano sotto con la maschera o girano in gommone e fanno gli scemi, ma nessuno, proprio nessuno ha voglia di andare via di qui, e allora stiamo pure, che un'acqua così turchese tutta per noi ma mi vuoi spiegare dove la troviamo, che sono tutti ammassati alle Isole questa settimana? La medesima trova ben il tempo di andare in soccorso della sua Amica della Pastiera, che la spinosa vicenda le ha affidato: confezionare a tempo record uno zuccottino rosa caramella, più fucsia, direi, meglio, geranio, per una nipotina di appena un anno. Che fare? Fai che lo fai, nel senso intrinseco della frase, ovunque tu ti possa trovare in questi giorni. Così, dopo averlo fatto e disfatto, che è pur sempre un lavorare, ecco che lo zuccottino per la picci prende forma. Il prossimo però, lo farò turchese. Sapesse come non si abbina il fucsia col turchese!

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...