21 agosto, 2008

Riflessi.


Di solito, mi piace questo periodo dell'anno. E' ancora estate piena, certamente, ma si annusa qui e là, spruzzata a caso da un flacone invisibile, un'aria strana di fine di qualcosa. Non amo i cambiamenti, mai, ma quello che accade alla fine di agosto suppergiù è l'unico che mi piaccia un pochino. C'è un pò della vita che sarà, tra qualche tempo, le mie non è che si possan dire vacanze, piuttosto che sposto la mia vita e i miei affetti e le mie più piccole cose da un'altra parte, per un pò. Vivo qui, insomma, in una girandola di figli e amici e chiasso e silenzi, e qualche lacrima quest'anno, di quei magoni improvvisi che ti cadono addosso come sassolini, pensieri, tristezze sconfinate, malinconie feroci, che stridono con il sole che c'è qui e l'azzurro che c'è qui e la vita che c'è qui. Semplice, in fondo, senza troppi orpelli e fronzoli ed inutili corbellerie. Una cosa naturale. Settembre è capodanno, i quaderni nuovi, i cappotti nelle vetrine, il chiudere l'estate in una scatola da riaprire dopo mesi. Rifletto e penso. Organizzo e penso. Programmo e penso. E i miei pensieri confusi sono sassi in fondo a un mare trasparente, sono conchiglie troppo profonde, stelle cadenti, schiuma e sabbia, erba seccata e scogli che graffiano, alghe che scivolano e nessun rumore, e rovine e abbandono e quella luna vanesia che fa la scema col mare, riflessa, anche lei, in un nero lucido di onde minuscole, appena appena, che non si vedono quasi.

17 agosto, 2008

Io non so.

Non so i misteri dell'alba. L'avvicendarsi del buio e della luce, della luna e del sole, le stelle, poi, non me le spiego da sempre. Non capisco, le correnti, le maree, le eclissi, i meccanismi, giganteschi o infinitesimali, le formule dei numeri, l'infinito, l'immenso, le cose. Se prego non so, se sto zitta non so, se volessi dire e non dire, se pensassi chissà, se succedesse a me, a mio marito e a me. Ho parole confuse proprio lì, ho silenzi e tristezza, ho pensieri per sua moglie e per le sue figlie. Ho il rammarico di non poterle abbracciare, per quel che servirebbe, di non poter dire, coraggio, di non poter fare niente, da qui, col pensiero che nemmeno da lì qualcosa si può fare. Improvviso e irrimediabile, insondabile e incomprensibile, come la magia della vita e il mistero della morte. Che cosa fare non lo so. Non farò niente, infatti. Ma tu Gianni, morire così...

Diciotto.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...