23 luglio, 2009

Di isola in isola.

Ecco, alla fine. O all'inizio, chissà. Arrivata, approdata, finalmente giunta e da qui chi mai potrà smuovermi adesso. Ho fatto valigie un pò alla rinfusa, gomitoli e cose e libri e due lampade bianche comprate per un nulla all'Ikea, lì, dove ti vendono le cose un pò rotte, rimaste fuori, non perfette. Il Comitato di Accoglienza è stato impagabile. Quanti sono. Amici e amici di amici, qualche figlio, fidanzata di figlio, una soltanto, dacchè la Biondina è stata coercitivamente prelevata per soggiornare in un altro angolo dell'isola, insieme alla famiglia. Non contenta, pare, ma niente è, se, come è detto già alla di lei madre, Ella è graziosa pure col muso. Sono tanti, comunque. Ma rispettosi ed educatissimi e stralunati per essersi svegliti all'alba, le ragazze hanno tirato a lucido la casa per l'occasione, sotto la guida dell'Unica Fidanzata, la Bruna, per intenderci. Ho trovato i miei figli cresciuti, si può? dopo solo una decina di giorni, eppure così grandi, abbronzati, belli da togliere il respiro, per forza di cose. Ora sono qui, In questa casa che non è avventura, ma porto sicuro. Che accoglie e consola. Che culla e rincuora. Che accarezza e sorregge. Che ha quel profumo che riconosceresti fra mille e mille e mille ancora. Sono qui, al mio limone, ai tronchi recuperati un pò dovunque, ai sassolini, alle conchiglie, al rosario appeso sul letto, agli oleandri. Tutto che conosco e so a memoria, a curare un'anima provata ma non sconfitta, stanca ma non arresa, confusa ma serena, in fondo. Di meglio, non c'è.

20 luglio, 2009

Il sole immobile.

Piatto e fermo. E bellissimo. Le cicale, l'afa, l'immobilità di una tarda mattinata di luglio inoltrato. Strano luglio questo qua. Di una tranquillità pacata e silenziosa, ci sono pochi rumori in questa casa disabitata o quasi. I gesti sono un pò diversi di quando si è a pieno regime, si fa tutto con una flemma antica, tempo ce n'è, si stendono le tonnellate di cose lavate, delle cento lavatrici fatte ieri, che buonissimo profumo di sole hanno i panni stesi fuori d'estate, puoi indovinare se sono asciutti oppure o no, ci sono macchie di acqua ancora sulla camiciola turchese, si vede da qui. Altre valigie da fare dacchè la partenza è stata anticipata, dopoquesto fuori programma, di passare da qui proprio non si era pensato, abbiamo fatto e disdetto più biglietti noi che la Grandi Viaggi, uno doveva partire e invece torna, doveva tornare e invece parte, un pò prima, un pò dopo, così. Poi, si cucina qualcosa di poco impegnativo, ho i fagiolini che costano nulla al supermercato, ne ho comprati a sacchi, immaginando torte salate e insalate fantasiose, magari qualche amico da invitare a una cena improvvisata, è estate, spignattare non è permesso. Senza contare la famosa terapia della Pulitura Fagiolini, ho un'amica a Bologna che la sa lunga sull'argomento. In piedi, accanto al lavandino, è il luogo deputato a tale operazione. Si riempie un pentolone e si aggiunge così calore al calore, odore di verdura al profumo di ammorbidente che arriva dal terrazzo. I pensieri sgradevoli si allontanano nel gorgoglìo dell'acqua che va giù, l'ansia sottile la si getta nel secchio dell'umido con gli scarti, tutto senza far rumore, in punta di piedi, a non disturbare questo sole immobile e silente, questo fine luglio rivoluzionario e apparentemente uguale a mille altri, questa pace monastica, severa e serena, nonostante, questo modo contadino di affrontare la vita, il mondo, le cose.

18 luglio, 2009

Già oltre.


Massì, dai. Si fa un uso improprio,qualche volta, di questo intercalare. Come Stai? Bene, Dai. Ma dai che cosa. Stavolta va bene. Beh, proprio bene benissimo ottimo superlativo diciamo di no, ma insomma, ce la si fa bastare. Meglio. GIà un pò meglio, e anche se si sa bene che meglio non vuol dire bene, ma è un passo verso. Pensieri obnubilati di un mattino vinto, in fondo, a casa propria. Una sosta, un pit-stop, una cosa bella. Ci si è svegliati prestissimo, è bello alzarsi presto d'estate e poi scoprire che ha piovuto tanto questa notte e che tu hai dormito come un sasso e non ti sei accorta di nulla, e il bucato dimenticato fuori è fradicio ma che importa in fondo. Quando si viene dal sole a picco per giorni e giorni, non sarà un pò di pioggia a farmi male, anzi. C'è un cielo variegato come solo d'estate e solo qui, si è impegnati in una strana operazione, di disfacimento-rifacimento valigie, e ci si concentra su questo. I pensieri ci sono ancora, tutti lì in fila compatta e ordinata, a volte, e solo un minuto dopo sparpagliati e disordinati. La cosa importante è non farsi prendere dall'ansia, essere sul pezzo, come si dice, trovarne l'inizo e vederne la fine, mantenere un certo controllo di tutta la vicenda. Ci si può riuscire. O almeno ci si deve provare. Qualcuno mi ha detto che ho uno scudo fortissimo di energia positiva che respinge le cose brutte via da me. Io non so se questo sia vero, ma so che intanto prendo il Sidol e lo vado a lucidare. Combattere con lo scudo che brilla è tutta un'altra cosa. Mooooolto più chic.

17 luglio, 2009

Vengo dal cielo.

Non come quella volta. Stavolta, vengo dal cielo. Ho seguito il paesaggio che cambiava sotto di me, il mare mi ha accompagnato fin quasi a casa, come a non volersi separare da me, anche solo per un pò. Ho indovinato le isole, quelle viste e quelle no, ho galleggiato nell'Egeo da molto sopra, l'ho visto dall'alto, senza toccarlo, questa volta, senza che mi bagnasse. E da sopra ho visto le nuvole, morbidissime, panna appena montata, che da sempre mi affascinano e mi fanno venire voglia di tuffarmici dentro, che scema, tuffarsi nelle nuvole. Mi sono innnamorata dell'Italia stesa nel mare, coricata ed offerta, meravigliosa, là c'è Brindisi, indico col dito, e non è la cartina, è proprio vera. Torniamo a casa. C'è il guasto, certo e quel pezzo di ricambio che non arriva in tempo. E di guasto ce n'è un altro, molto più grave, forse, che mi fa paura, che risveglia in me un magone e un'ansia che non ricordavo di poter provare ancora. Mi viene da dire Houston, Abbiamo un Problema, per quella scellerata qualità o follia che mi viene da sorridere anche quando sono nei guai, quando mi sforzo a minimizzare, a dire che passerà e che passerà presto, e che forse sono stati i miei figli ad abituarmi così, a dire Non è Niente prima ancora di aver visto la sbucciatura, e a dirlo lo stesso mentre magari li accompagnavo a farli ricucire, una volta un mento, un ginocchio, una frattura al braccio destro il primo giorno di scuola, come dimenticarlo. Non è niente, passerà. Ma io ho paura lo stesso. Non è grave e c'è di peggio, certo che lo so, e quel che c'è è che stiamo bene e che si rimedierà in qualche modo. Ma io adesso, con le cartoline stropicciate in tasca, delle isole che ho visto, vissuto e portato con me, e che a stento adesso ricordo, sono qui, nella mia casa in disordine, che penso e ripenso e ho un nodo che mi soffoca, e che vorrei una nuvola per tuffarmici dentro e non uscirne più.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...