11 giugno, 2010

La leggenda del Prezzemolo Rinato.

Sembrava proprio morto. Secchissimo, una sfilza di steli giallognoli, tristissimo nella sua cassetta di terracotta, bella, vecchia, con tutti i ghirigori e le macchie bianche dell'acqua e del tempo, in certi punti un pò scrostata. Era un vaso trovato nella cantina della Sontuosa Casa, due case in collina fa. Ma al prezzemolo non gliene importava granchè di dove fosse stato piantato, e, data l'incuria della sua sua sgangherata padrona, aveva deciso di lasciarsi morire, così, una mattina qualunque di fine maggio. La Sgangherata, in realtà, si era alla fine messa una mano alla coscienza, Ma Come, si disse, Posso essere sempre e solo definirmi la Serial Killer delle erbe aromatiche e delle piante, io son zingara, non barbara, ho parenti slavi e macedoni, furbi contrabbandieri,  non ho Unni o Visigoti nel mio DNA, lo so per certo. 
Così, ci si applicò.
Lo potò con maestria, rasandolo fin quasi alla terra, applicando lo stesso principio dei capelli, se li tagli a zero, ricresceranno più forti. Se ne prese cura, innaffiandolo ogni mattina, in una specie di rito che si era inventata da sola, appena dopo l'uscita dei figlioli verso le patrie scolaresche, e appena prima della sarabanda. Innaffiava con cura, non una goccia e via per fare prima, ci stava un pò, col suo bell'innaffiatoio tutto specchi e pietre preziose.
Due giorni fa, il miracolo. Tra gli spuntoni degli steli ingialliti ecco far capolino un bottoncino verde, smeraldo in mezzo al nulla, due foglioline tenerissime di prezzemolo appenissima nato, è così che si dice.
La Sgangherata ci si appassionò così tanto, che ogni mattina, nel terrazzo sul pratino, controllava con solerzia e apprensione i nuovi progressi. Lui, il Prezzemolo, cresceva e cresceva, si faceva strada nel deserto del vaso di terracotta, che veniva ripulito con chirurgica precisione dalle foglie secche della precedente vita.
E crebbe e crebbe, accanto alle ortensie e alle viole del pensiero, alle rose bianchissime, alla menta, al timo.
Gli fu messo nome Lazzaro.

Non vissero tutti felici e contenti, non per il momento, almeno.  Nella casa in collina si ha a che fare con un volo cinematografico dallo scooter, da varie vicende di fine anno scolastico, da grane e grane, questioni scassamenti vari, malinconie improvvise, magoni e minchiate in francese.
Ma la storia di Lazzaro ha una morale tutta sua.
E la Sgangherata, lo sa. Oh, se lo sa.

10 giugno, 2010

Suona.

Sono giorni di studio e studio, lassù nella casa in collina, l'esame di pianoforte arriva come il profumo dei tigli nel viale che porta in città, passando dalla strada stretta, quella in campagna, che ci si deve fermare per far passare i trattori. E' una fine di scuola incerto, questo qua, vorrei che arrivasse e che non arrivasse mai, non so, è una strana sensazione di vuoto imminente, di vertigine, come un burrone, come in cima a un grattacielo, come non so. Lei suona. Suona veloce e senza incertezze, le note scivolano fuori dalla sua stanza, dalla finestra con le tende leggere che dànno sulle rose, dalla camera colorata e in disordine, pile di libri, bigliettini, fotografie e mucchi di scarpe, ha la stessa mia mania, le scarpe e il disordine, eppure era così ordinata da piccola. Ma piccola non lo è più da un pezzo, lo si capisce da quei suoi bronci, dai magoni, dai silenzi a tavola, dalle litigate feroci coi suoi fratelli, non sta più zitta, ribatte, tiene testa, un caratterino. Lei suona. Suona la sua vita, suona i giorni di questa età così bella e spietata, suona i suoi capelli che vorrebbe un giorno più lunghi e il giorno dopo più corti, suona i suoi pensieri segreti, le cose che non dice, i suoi spartiti serissimi accanto alle stringhe coi teschi, le mollettine coi fiori, la maglia I <3 NY. Suona e suona, Principessa della Rose, suona e raccontami la donna che diventerai, suona e sorridi, per niente al mondo mai vorrei vedere le lacrime che ti scendono giù, silenziose, gli occhi bassi sull'orlo del piatto, sono di un verde disarmante quando piangi, sono lucidi di pioggia preziosa, brillano smarriti e io non so nemmeno che strada dirti di fare, per uscire dal bosco. Suona, bambina, suona per gli altri abitanti di questa casa, che nemmeno respirano quando ti sentono suonare, sono note profumate di bellezza, sono note rotonde e colorate che rotolano sotto i letti, esplodono contro il soffitto, scendono dalle scale, se guardi bene le vedi rimbalzare in cucina, in giardino, sul prato arruffato con l'erba già troppo alta. Suona per noi, suona per me, mamma smarrita come e più di te, mamma confusa e inafferrabile e incapace, suona e suona, Figlia del Cielo, mio cuore disegnato, mia copia più chiara, suona  per me, bambina, sarete tu e la tua musica a indicare a me la strada sicura per uscire dal bosco.

09 giugno, 2010

Mò mi ripiglio.

In effetti a ripigliarmi ci vuole poco. Diciamo che non è stata una mattina divertente, e dichiariamo conclusa e archiviata l'intera faccenda. Ho fatto un giro in ospedale, và, nulla di grave, fine della questione. Solo, il Medico Eccelso mi aveva consigliato, Mi Raccomando, Signora, Adesso Vada a Casa. Sì, le balle, alla faccia della Signora. L'onnipresente Amica delle Perle, al corrente della brutta situazia, mi attendeva trepidante all'ingresso del nosocomio, manco stessi uscendo da Rebibbia, sezione femminile. Colazione con tutti i crismi, persino il croissant al miele, signora mia, lo so che a metà giugno si deve abiurare il carboidrato, ma insomma, a tutto c'è un limite, avevo due occhi laceri e stanchi e una faccia color nespola, potevo forse pensare alla prova bikini? Mi sono ripigliata, e via, disattendendo le istruzioni del Medico Eccelso, ho iniziato a sfrecciare con grazia per le strade cittadine, un pò rimbambita, in verità, ma chi lo fa se no, a ritirare le camicie immacolate del Divino Sposo, un libro per la PrinciCorista, e mentreCisei, raccatta pure il Liceale e i suoi compagni di merende che escono da scuola proprio tra pochissimo. Ah, e la spesa, ovvio. Ed è lì che mi son fatta un regalo, anzi due. Dentifricio menta e gelsomino, arciduchessa, non è una delizia? in realtà non ricordo tanto che sapore abbia, so soltanto che nel mio bagno, viola e lilla e lilla e viola,  sta un amore. Sono una semplice donna, alla fine. Non rompo le scatole, non  mi lagno quasi mai, non sporco, non disturbo, non latro e non ululo, non chiedo, non dò fastidio. E per farmi felice, mi bastano due tubetti di dentifricio del mio colore adorato. Prezzo dell'operazione, circa 4 euro. E sono anche economica. Ma qui, mi sa che il Divino Sposo scuoterà il capo. Un difetto, signora mia, ma me lo volete lasciare?

Non bello.

Non è sempre Natale, Pasqua e feste comandate. Non è sempre tutto bello, profumato, dolce, morbido e carino, e gradevole. Non è che è sempre domenica, ho un regalo per te, una sorpresa, un pacchetto da scartare, un mazzo di fiori, un vassoio di dolci, non è sempre cioccolata o marmellata, non è sempre Gucci e Prada, non è sempre tutto lucido e perfetto e stirato e in ordine e carino e bello da guardare.

Qualche volta ci sono cose da fare che proprio ne faresti a meno, eppure van fatte, eppure si va. 

07 giugno, 2010

Due a due.

Come faceva? Un Anello per domarliUn Anello per trovarliUn Anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Ecco, una roba del genere. Solo che noi qui, si fa con gli scialli. Uno scialle per contare, uno scialle per sciallarsi, uno scialle da rincretinire, uno scialle da fare in tutta scioltezza. Uno viola glamour, l'altro nero peccato, uno di cotone e seta, morbidissimo, l'altro ruvidino, appena appena. Un Forest Canopy e una specie di Azzu, dacchè sono stata così attenta, ma così attenta alla lezione di Emma al Camp. Cito testualmente: " Se si vogliono esasperare i vertici si fa così, se si vuole una forma più a punta si fa colà", mica caramelline, sa? Sono una bravissima allieva, ho studiato, ripassato, provato e riprovato. E disfatto, eccome se ho disfatto. Ma l'esperienza insegna che i lavori complicati non si fanno chiacchierando, che non si può proprio uscir fuori sul muretto con le istruzioni appresso, che non si può guardare il Roland Garros durante, che se ti perdi un yarn over sei bell'e fritta. Così, si approntano due bei progetti, uno semplice e uno complicato, uno da chiacchiera e l'altro da concentrazione maxima, uno con ferri di legno di rosa e l'altro con quelli trasparenti, uno con schema e l'altro senza, da fare a muzzo, come  dicono i miei figlioli maschi grandi, belli e dannati. Così, gli scialli si fanno due per volta, uno semplicissimo, uno da sbattere la testa contro il muro. Entrambi, però, grandissimo trend dell'estate che viene, da avvolgercisi con gesto teatrale nelle sere di stelle e venticello, da avere bianco, nero, viola, turchese, verde smeraldo e grigio perla. E da fare due per volta, ovvio. Aspetta, ma...i colori sono 7. Ohi ohi, a questo non avevo pensato.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...