11 marzo, 2013

La Morale dei Toast Carbonizzati.


Il lunedì mattina non è cosa da poco, lassù, nella Casa in Collina.La calma indolente della domenica è presto spazzata via da un frenetico preparare e prepararsi, valigie e libri e computer e documenti e cose, perfino la giustifica di un ritardo, un bollettino pagato di cui non si trova la ricevuta, la busta della biancheria pulita, le chiavi, vi aspetto in macchina, dov'è la sciarpa beige, baci sulla porta, voilà.
 Questo lunedì altro non è che la copia fedele di molti lunedì, non foss'altro che stamattina ho bruciato i toast. E allora? Non che sia tragedia o momento da descrivere o da ricordare, solo, non mi capita mai. Metto un'attenzione meticolosa nel preparare la colazione di tutti, apparecchio con cura, secondo i gusti di tutti, mai thè al bergamotto nella tazza del mio Sposo Illustre, mai zucchero in quello della Princi, caffè nero per i figlioli maschi, insomma, stamattina sono scivolata sui toast. Carbonizzata che ebbi la quarta fetta, mi sono fatta qualche domanda.
Che sia la macchina difettosa?che non abbia io più lucidità di calcolare tempi e modi e che sia perciò questa l'inizio della fine?che mi imbamboli come una scema a vedere se piove, dimenticando quel che sto facendo?risposta, ahimè, non ho trovato.

Ma è la mia reazione che mi ha stupito.Se tempo fa mi sarei dannata il sentimento, mi sarei fatta centomila sensi di colpa, mi sarei data dell'imbecillescemadeficiente per una mezz'ora buona, stamattina no. Proprio no.
Mi sono sì lievemente contrariata, ma appena appena, giusto il minimo sindacale.Con fare sapiente ho gettato senza pietà le fette carbonizzate nel secchio dell'umido, e canticchiando sommessamente ho fatto ripartire l'operazione tostatura, con un minimo di attenzione in più stavolta e senza il minimo senso di colpa.
Mi sono perdonata da sola.
La vita è troppo breve per sprecarla ad arrabbiarsi con sè stessi per la bruciatura di un toast.Cosa è in fondo, un pane bruciacchiato confrontato all'eternità?
Lassù, nella casa in collina, anche se piove  e non si ha nessuna voglia, anche se musi lunghi dei figlioli stralunati e assonnati, anche se, anche se, io cerco di prenderla alla leggera, alla leggerissima, certo non mi faccio intimidire da due fette abbrustolite, e che sarà mai, alla fine, carbonizzata una fetta se ne fa un'altra.
Farò di questa massima la mia filosofia di vita, capita di sbagliare, capita di non riuscire, capita di trovare sul proprio cammino fette di pane immangiabili, irrecuperabili e indigeste. Il secchio dell'umido le accoglierà con benevolenza. E noi, fiere di aver lavorato così bene su noi stesse, non ci sentiremmo in colpa, nè inadeguate, nè imperfette, nè nulla del genere, il mondo gira uguale anche senza i miei toast perfetti, i miei figli non ne avranno danni psichici irreparabili, il cosmo, dei miei toast, ma sai quanto gliene importa.
 Anche oggi ho imparato qualcosa. Mai avrei creduto che anche i toast bruciati potessero essere custodi di tanta verità. Posso così iniziare la mia settimana in grazia di Dio. E domani, a colazione, magari le Nastrine, và.


08 marzo, 2013

Oggi.

Oggi, 8 marzo, la mia giornata sarà così.

Avrò questo:
rifletterò su questo

e penserò a questo
Poi farò questo
perchè oggi le donne stanno insieme da

e alla fine...


e lui.
A tutte le donne, una giornata di pace e tranquillità, un pò di festa, qualche pallino di mimosa, una fetta di torta, una risata bella, le persone che ci piacciono intorno e l'augurio di bei giorni e bei pensieri.

06 marzo, 2013

Piove sottile.

Piove.
Piove che non mi piace.
piove che non me ne faccio una ragione, piove che mi fa schifo, piove che mi fa arrabbiare e intristire e immalinconire, piove che non ne ho voglia, che non ha rispetto, che non va bene. Piove che quando pioe penso troppo e pensare troppo fa corrente, lo dico sempre, e le porte sbattono e i vetri si rompono e il rumore di una porta che sbatte è un rumore che ti fa trasalire, improvviso, sbammm! Chi Ha Lasciato la Finestra Aperta? urlo da sotto, ma non risponde nessuno, forse la finestra aperta l'ho lasciata io, è con me che dovrei urlare.
Piove che non mi dò pace, piove che mi dà la nausea, piove poco ma bagna un sacco, la pioggia mi piace che scrosci cantando, che batta sui vetri, che faccia pozzanghere  e le riempia di diamanti immaginari, che bella la pioggia nella pioggia, le gocce sulle gocce, decise, che fan le bolle sul terrazzo, che danzano sul lago, nel mare, perfino nel catino, non questa qui, insignificante, impossibile, impalpabile.
Piove sui miei pensieri di una mattina qualsiasi, le cose da fare scritte su un foglietto, io ferma ad ascoltare il niente, ferma sui dubbi e sulle domande, sulle rabbie delicate, non quelle che ti fanno spaccare i piatti, almeno lo fossero, ma di quelle rabbie leggere, cose di poco conto ma infingarde, non per questo meno noiose. 
Piove sui miei progetti, piove sulle domande, solo gli stolti non se ne fanno mai, solo gli stolti hanno solo certezze, sarò un caso unico al mondo, sono stolta e non ho certezze, piove che il foglietto delle cose da fare è ancora qui uguale a prima, anzi no, ci ho fatto dei ghirigori con la penna seduta al tavolo della colazione, giocando con le dita fra i capelli come faccio quando devo prendere una decisione o quando ho pensieri che mi disturbano o mi fanno male, quando non ne ho voglia, quando mi nasconderei da qualche parte con un libro e soprattutto quando piove sottile, così come fa.

04 marzo, 2013

Voglia di fiori.

Forse è più voglia di colori che di fiori in senso stretto. Non so.
Non importa di che genere.
Forse i tulipani o le rose piccole che si trovano appena prima delle case all'Esselunga, tanto poesia e bellezza imprigionate in un foglio di cellophane, dentro ai secchi di plastica. Le compro spesso, per le mie rose dell'aiuola ancora tempo c'è.
ho voglia di narcisi profumati, di quelli che mi ha regalato Cinzia nel cestino di giunco, che presto pianterò nel giardino per non perdere nemmeno un fiorellino, nemmeno un soffio di quel sapore buono e pulito.
Niente come i narcisi e i tulipani fan capire che il bello è vicino, e che anche se oggi c'è ancora la nebbia, è una nebbia buona, alla fine, accondiscendente, dice Sono Qui ma Non Per Molto.
Ho voglia di fiori eventuali, legati a caso, oppure uno per vaso, ho una vera e propria mania per i vasi vuoti delle marmellate, li uso ovunque e per qualsiasi cosa, ne regalo tanti, rivisitati, rivestiti, pieni di caramelline, con incollati piccole stoffe, perline e pizzi, ricoperti con la lana, il cotone, perfino coi bottoni vecchi. E' un modo per dare loro nuova vita, nuove situazioni, viaggi nuovi in altre case.
Qualche volta, ne trovo qualcuno sul davanzale, l'Amica del Villaggio sa quando in questa casa c'è bisogno di un pò di dolcezza e la dolcezza arriva, puntuale, sottoforma di preziosa marmellata. Mia nonna mi ha insegnato a non restituire mai vuoto nessun contenitore, piatto, ciotola o vasetto che sia. Ci si ingengna perciò.

e' una mattina lentissima.

Forse, ancora non ci si è ripresi del tutto dalla pigra settimana di simil influenza, E' Un Brutto Affare, mi hanno avvertito, sembra cosa da nulla e invece ti trascinerai per giorni, se non ti fermi un pochino.
E in effetti, hanno avuto un pò ragione.

I pensieri si affastellano confusi in un lunedì che non ne vuol sapere, in una mattina opaca e meravigliosa, un compleanno in questa casa, uno dei due di primavera, la piccola di casa oggi compie sedici anni, sedici anni che sembra ieri o ieri l'altro, sedici anni che non mi sono accorta, sedici anni di una bellezza imbarazzante per me, che sono la sua mamma e che la vedo così uguale a me, così vicina, così felice.

forse, a volte vorrei che ancora fosse una bimba col vestitino grigio e le calzine un pò scese, che mi chiedesse di gonfiarle i braccioli, comprarle le figurine, che mi riempisse il frigo di disegni di cuori,  che si addomentasse in braccio a me, che mi salutasse dal finestrino della prima vera gita, che scendesse fiera sulla neve senza bastoncini, che si diplomasse in terza materna col tocco di cartone in testa, che rivedesse per la decima volta gli Aristogatti, che si togliesse da sola le ruotine alla bici.

forse invece, la vorrei esattamente com'è ora, regale quando sorride, riservata, quando si cambia 4 volte prima di uscire, quando canta a memoria le canzoni di de Andrè, quando mi cerca per parlare e parlare, quando arriva come un tifone in casa e corre per le scale e quando invece è così triste che sembra che tutto il mondo la schiacci.

Sedici anni.
voglio che oggi e per sempre tu abbia le cose più belle al mondo, figlia, le più luminose, le più lucide.
voglio che il tuo mondo sia pieno di cose che desideri, che tu le possa sognare un pò, prima, perchè solo così saranno più preziose, voglio per te gli amori più belli, sono la cosa che più conta al mondo, voglio le cose belle che ti fanno bella, intatta e felice come sei ora.

ho conservato quei disegni coi cuori appesi al frigorifero.
e oggi, sono io a regalarli a te.








26 febbraio, 2013

Invisibile.

Io non so cucire.
Attacco a malapena i bottoni che scappano dalle camicie, dacchè si sa, in questa casa se c'è qualcosa che non manca, ecco, appunto, sono le camicie. Ma a cucire, sono un disastro. 
Certo, faccio la maglia discretamente e ricamo magistralmente, oggi si ha voglia di certezze e autocelebrazioni lassù, nella Casa in Collina.
Zero voglia, quantunque. Nonostante il sole, il cielo bello, ma quant'è che non lo si vedeva, un cielo bello così, anzi, proprio non si vedeva il cielo.
Malaticcia, inconcludente, giro e giro su me stessa come la scema del villaggio, non finisco, lascio a metà, senza forze, senza sentimento.
Mi piacerebbe saper cucire. farei una quantità di cose belle, piccoli astucci, sacchettini, porta cose, di quelle che fanno le mie Amiche che invece a cucire ci mettono un secondo, Cosa ti Serve, mi dicono, e in un giorno o due me lo fanno, esattamente come volevo, come la foto che ho mandato, come quel cartamodello comprato a Parigi, perchè lo compri se non sai cucire, così, per averlo, ci sarà qualcuno poi che lo cucirà per me.
Quel che mi piacerebbe oggi è un vestitino a fiori piccolissimi, di una cotonina leggera, coi bottoni dietro, senza maniche, da metterci un golfino e le ballerine celesti, e un cestino di paglia, di quelli piccoli, come quello che aveva mia mamma per andare al mercato, con il foulard legato a un manico.
Oggi vorrei essere invisibile, avere un mantello magico che mi fa sparire, vedo e sento tutto, ma nessuno vede e sente me, sentire non importa, tanto non parlo, ma a vedermi, ecco, nessuno mi vede, proprio.
Osserverei tutto, guarderei tutto, anche da vicino, ma nessuno si accorgerebbe che ci sono, nessuno vedrebbe l'espressione della mia faccia, sono invisibile, dev'essere una sensazione bellissima e tremenda, non saprei. Invisibile per guardare meglio le cose che non capisco, invisibile per non farmi notare, invisibile per vedere l'effetto che fa.
Oggi, mi cucio da sola un mantello che mi nasconde, che fa di me un niente, non ho voglia di andare là fuori, non ho voglia del mondo e dei suoi tranelli, non ho voglia nemmeno del sole, che scioglierà la neve e lascerà fanghiglia e pantano un pò dovunque.
Invisibile sì, per stare tranquilla, per non farmi trovare da nessuno, ho la tosse e mi sento a pezzi, vuoi vedere che stavolta mi son beccata l'influenza, dovrei stare al letto al caldo e bere piano una tisana bollente e leggere fino a svenire e invece ho mille cose da fare e giro giro su me stessa e non concludo niente, e non ho voglia di niente, forse vitamine, forse una spremuta di mille arance, o forse quel mantello magico, quello che rende invisibili e invincibili e forti e coraggiosi e pronti, chissà se le mie Amiche che cuciono ne han pronto uno per me.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...