15 marzo, 2013

Futuri e Maiuscole.

i giorni scivolano via così veloci che nemmeno ci si rende conto.
senza ritegno, senza rispetto, senza darti il tempo nè la voglia di fare tutte le cose che devi fare, che sono una quantità invereconda, certe gradevoli e certe invece no.

si assiste muti al cambiare della stagione, anche se di primavera poche tracce, in verità, nessun fiorellino nessuna gemma, nessun niente. E questo certo, non aiuta.

ho nel cassetto un migliaio di progetti, un migliaio di idee e una manciata di pensieri pesanti, di una sorta di piccole, piccolissime malinconie, un paio di rimpianti, nessun rimorso, nessuna angoscia che si possa chiamare così, nessuna cosa non detta. o almeno così pare.

i miei giorni sono giorni semplici, semplici e faticosi, qualche volta, semplici e meravigliosi, altre. Qualche volta, tutto insieme. 

in mattine come questa, dove nemmeno faccio la maiuscola andando a capo, dove apro il cassetto dei progetti e non ne trovo nessuno, solo quella manciata di pensieri, mattine dove niente mi riesce, dove il rumore dell'idraulico di sotto mi rimbomba nel cervello, dove il mio parlare è pieno di condizionali, dovrei andare, dovrei fare, dovrei preparare, dovrei scrivere, mi verrebbe in mente solo di sedermi in giardino, se non facesse troppo freddo, o di andare a vedere se alla fine qualche fiorellino è spuntato alla fine della collina, o se davvero l'albicocco non ha nemmeno una gemma.

e invece sto qui, il pavimento non è ancora asciugato e spero ci metta un secolo, lo laverò un'altra volta per avere la scusa di star qui a leggere i giornali e a guardare belle foto e a scrivere cose senza senso e a farmi rimbombare nel cervello i rumori dell'idraulico di sotto.
il cassetto dei progetti si chiude male, succede spesso anche al Cassetto del Tutto che ho sotto il forno e quando è così, lo svuoto per bene e butto via delle cose, ricette che ormai so a memoria, biglietti e scontrini, brutte di temi o fogli di appunti.

farò lo stesso.
butto quella manciata di pensieri che ogni tanto salta fuori, butto i miei momenti che non funzionano, butto le mattine che non mi riesce di fare niente.
e al posto dei condizionali dei bei tempi futuri.
i pavimento asciugherà, e quando asciugherà avrò mille cose da fare, e le farò al meglio.
alla fine, anche le gemme spunteranno.
E con loro, futuri e maiuscole.


11 marzo, 2013

La Morale dei Toast Carbonizzati.


Il lunedì mattina non è cosa da poco, lassù, nella Casa in Collina.La calma indolente della domenica è presto spazzata via da un frenetico preparare e prepararsi, valigie e libri e computer e documenti e cose, perfino la giustifica di un ritardo, un bollettino pagato di cui non si trova la ricevuta, la busta della biancheria pulita, le chiavi, vi aspetto in macchina, dov'è la sciarpa beige, baci sulla porta, voilà.
 Questo lunedì altro non è che la copia fedele di molti lunedì, non foss'altro che stamattina ho bruciato i toast. E allora? Non che sia tragedia o momento da descrivere o da ricordare, solo, non mi capita mai. Metto un'attenzione meticolosa nel preparare la colazione di tutti, apparecchio con cura, secondo i gusti di tutti, mai thè al bergamotto nella tazza del mio Sposo Illustre, mai zucchero in quello della Princi, caffè nero per i figlioli maschi, insomma, stamattina sono scivolata sui toast. Carbonizzata che ebbi la quarta fetta, mi sono fatta qualche domanda.
Che sia la macchina difettosa?che non abbia io più lucidità di calcolare tempi e modi e che sia perciò questa l'inizio della fine?che mi imbamboli come una scema a vedere se piove, dimenticando quel che sto facendo?risposta, ahimè, non ho trovato.

Ma è la mia reazione che mi ha stupito.Se tempo fa mi sarei dannata il sentimento, mi sarei fatta centomila sensi di colpa, mi sarei data dell'imbecillescemadeficiente per una mezz'ora buona, stamattina no. Proprio no.
Mi sono sì lievemente contrariata, ma appena appena, giusto il minimo sindacale.Con fare sapiente ho gettato senza pietà le fette carbonizzate nel secchio dell'umido, e canticchiando sommessamente ho fatto ripartire l'operazione tostatura, con un minimo di attenzione in più stavolta e senza il minimo senso di colpa.
Mi sono perdonata da sola.
La vita è troppo breve per sprecarla ad arrabbiarsi con sè stessi per la bruciatura di un toast.Cosa è in fondo, un pane bruciacchiato confrontato all'eternità?
Lassù, nella casa in collina, anche se piove  e non si ha nessuna voglia, anche se musi lunghi dei figlioli stralunati e assonnati, anche se, anche se, io cerco di prenderla alla leggera, alla leggerissima, certo non mi faccio intimidire da due fette abbrustolite, e che sarà mai, alla fine, carbonizzata una fetta se ne fa un'altra.
Farò di questa massima la mia filosofia di vita, capita di sbagliare, capita di non riuscire, capita di trovare sul proprio cammino fette di pane immangiabili, irrecuperabili e indigeste. Il secchio dell'umido le accoglierà con benevolenza. E noi, fiere di aver lavorato così bene su noi stesse, non ci sentiremmo in colpa, nè inadeguate, nè imperfette, nè nulla del genere, il mondo gira uguale anche senza i miei toast perfetti, i miei figli non ne avranno danni psichici irreparabili, il cosmo, dei miei toast, ma sai quanto gliene importa.
 Anche oggi ho imparato qualcosa. Mai avrei creduto che anche i toast bruciati potessero essere custodi di tanta verità. Posso così iniziare la mia settimana in grazia di Dio. E domani, a colazione, magari le Nastrine, và.


08 marzo, 2013

Oggi.

Oggi, 8 marzo, la mia giornata sarà così.

Avrò questo:
rifletterò su questo

e penserò a questo
Poi farò questo
perchè oggi le donne stanno insieme da

e alla fine...


e lui.
A tutte le donne, una giornata di pace e tranquillità, un pò di festa, qualche pallino di mimosa, una fetta di torta, una risata bella, le persone che ci piacciono intorno e l'augurio di bei giorni e bei pensieri.

06 marzo, 2013

Piove sottile.

Piove.
Piove che non mi piace.
piove che non me ne faccio una ragione, piove che mi fa schifo, piove che mi fa arrabbiare e intristire e immalinconire, piove che non ne ho voglia, che non ha rispetto, che non va bene. Piove che quando pioe penso troppo e pensare troppo fa corrente, lo dico sempre, e le porte sbattono e i vetri si rompono e il rumore di una porta che sbatte è un rumore che ti fa trasalire, improvviso, sbammm! Chi Ha Lasciato la Finestra Aperta? urlo da sotto, ma non risponde nessuno, forse la finestra aperta l'ho lasciata io, è con me che dovrei urlare.
Piove che non mi dò pace, piove che mi dà la nausea, piove poco ma bagna un sacco, la pioggia mi piace che scrosci cantando, che batta sui vetri, che faccia pozzanghere  e le riempia di diamanti immaginari, che bella la pioggia nella pioggia, le gocce sulle gocce, decise, che fan le bolle sul terrazzo, che danzano sul lago, nel mare, perfino nel catino, non questa qui, insignificante, impossibile, impalpabile.
Piove sui miei pensieri di una mattina qualsiasi, le cose da fare scritte su un foglietto, io ferma ad ascoltare il niente, ferma sui dubbi e sulle domande, sulle rabbie delicate, non quelle che ti fanno spaccare i piatti, almeno lo fossero, ma di quelle rabbie leggere, cose di poco conto ma infingarde, non per questo meno noiose. 
Piove sui miei progetti, piove sulle domande, solo gli stolti non se ne fanno mai, solo gli stolti hanno solo certezze, sarò un caso unico al mondo, sono stolta e non ho certezze, piove che il foglietto delle cose da fare è ancora qui uguale a prima, anzi no, ci ho fatto dei ghirigori con la penna seduta al tavolo della colazione, giocando con le dita fra i capelli come faccio quando devo prendere una decisione o quando ho pensieri che mi disturbano o mi fanno male, quando non ne ho voglia, quando mi nasconderei da qualche parte con un libro e soprattutto quando piove sottile, così come fa.

04 marzo, 2013

Voglia di fiori.

Forse è più voglia di colori che di fiori in senso stretto. Non so.
Non importa di che genere.
Forse i tulipani o le rose piccole che si trovano appena prima delle case all'Esselunga, tanto poesia e bellezza imprigionate in un foglio di cellophane, dentro ai secchi di plastica. Le compro spesso, per le mie rose dell'aiuola ancora tempo c'è.
ho voglia di narcisi profumati, di quelli che mi ha regalato Cinzia nel cestino di giunco, che presto pianterò nel giardino per non perdere nemmeno un fiorellino, nemmeno un soffio di quel sapore buono e pulito.
Niente come i narcisi e i tulipani fan capire che il bello è vicino, e che anche se oggi c'è ancora la nebbia, è una nebbia buona, alla fine, accondiscendente, dice Sono Qui ma Non Per Molto.
Ho voglia di fiori eventuali, legati a caso, oppure uno per vaso, ho una vera e propria mania per i vasi vuoti delle marmellate, li uso ovunque e per qualsiasi cosa, ne regalo tanti, rivisitati, rivestiti, pieni di caramelline, con incollati piccole stoffe, perline e pizzi, ricoperti con la lana, il cotone, perfino coi bottoni vecchi. E' un modo per dare loro nuova vita, nuove situazioni, viaggi nuovi in altre case.
Qualche volta, ne trovo qualcuno sul davanzale, l'Amica del Villaggio sa quando in questa casa c'è bisogno di un pò di dolcezza e la dolcezza arriva, puntuale, sottoforma di preziosa marmellata. Mia nonna mi ha insegnato a non restituire mai vuoto nessun contenitore, piatto, ciotola o vasetto che sia. Ci si ingengna perciò.

e' una mattina lentissima.

Forse, ancora non ci si è ripresi del tutto dalla pigra settimana di simil influenza, E' Un Brutto Affare, mi hanno avvertito, sembra cosa da nulla e invece ti trascinerai per giorni, se non ti fermi un pochino.
E in effetti, hanno avuto un pò ragione.

I pensieri si affastellano confusi in un lunedì che non ne vuol sapere, in una mattina opaca e meravigliosa, un compleanno in questa casa, uno dei due di primavera, la piccola di casa oggi compie sedici anni, sedici anni che sembra ieri o ieri l'altro, sedici anni che non mi sono accorta, sedici anni di una bellezza imbarazzante per me, che sono la sua mamma e che la vedo così uguale a me, così vicina, così felice.

forse, a volte vorrei che ancora fosse una bimba col vestitino grigio e le calzine un pò scese, che mi chiedesse di gonfiarle i braccioli, comprarle le figurine, che mi riempisse il frigo di disegni di cuori,  che si addomentasse in braccio a me, che mi salutasse dal finestrino della prima vera gita, che scendesse fiera sulla neve senza bastoncini, che si diplomasse in terza materna col tocco di cartone in testa, che rivedesse per la decima volta gli Aristogatti, che si togliesse da sola le ruotine alla bici.

forse invece, la vorrei esattamente com'è ora, regale quando sorride, riservata, quando si cambia 4 volte prima di uscire, quando canta a memoria le canzoni di de Andrè, quando mi cerca per parlare e parlare, quando arriva come un tifone in casa e corre per le scale e quando invece è così triste che sembra che tutto il mondo la schiacci.

Sedici anni.
voglio che oggi e per sempre tu abbia le cose più belle al mondo, figlia, le più luminose, le più lucide.
voglio che il tuo mondo sia pieno di cose che desideri, che tu le possa sognare un pò, prima, perchè solo così saranno più preziose, voglio per te gli amori più belli, sono la cosa che più conta al mondo, voglio le cose belle che ti fanno bella, intatta e felice come sei ora.

ho conservato quei disegni coi cuori appesi al frigorifero.
e oggi, sono io a regalarli a te.








Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...