18 giugno, 2013

Un clic per Cuore di Maglia.


Forse non tutti sanno che cosa sia Cuore di Maglia.
E' una mia idea, un'invenzione, quella di riunire un bel pò di donne appassionate di maglia e di fare tante scarpine, cuffiette e copertine per i bambini prematuri delle Terapie Intensive Neonatali.
Non solo, Cuore di Maglia collabora con case famiglia e Centri di Aiuto alla Vita.
Cuore di Maglia nasce nel 2008, e da allora, per vestire i piccolissimi ed essere vicino alle loro mamme,  di strada ne ha fatta tanta.
In macchina, in treno, a settembre prenderà anche un aereo.

Citroen Italia ha lanciato un concorso, Citroen Women Edition.
Con un clic, si dà la possibilità a 3 associazioni vicini alle donne di vincere un'automobile.
Che ci farebbe davvero molto comodo.
Ci vedo già il cuore sulla portiera...

Cuore di Maglia al momento è al sesto posto.
Basta un clic a costo zero e con un balzo in avanti di sole 3 posizioni, riusciremmo a vincere una C1, che è una macchina piccola ma con un bel bagagliaio, da riempire di corredini e cose belle.

Sono a chiedervi un clic.
Da voi e dai vostri contatti.
Da Facebook si vota cliccando qui.
Dal sito si vota cliccando qui.
Ma affrettatevi, il concorso scade il 30 giugno, che è vicinissimo.

Cuore di Maglia e Citroen.
La strada da fare è ancora tanta. Ce la regalate, una C1?


15 giugno, 2013

La Filosofia dell' Aspro Ribes.

Come ogni estate, lassù, nella casa in collina, ecco spuntare il ribes.
La Raccolta del Ribes, descritta qui, segna senza ombra di dubbio l'inizio di un nuovo periodo, di nuovi giorni tranquilli e senza grandi orari, senza grandissimi impegni, se non quelli piacevoli, ai quali, accidenti, oggi si deve giocoforza rinunciare, come il decennale di UnFiloDi, al quale tenevo molto ma che alla fine non si può e allora smetti di frignare, fine.

Quest'anno, il ribes della siepe è esploso in tutta la sua magnificenza regale, i rami piegati dal carico di tante gemme preziose, piccoli globi trasparenti e perfetti, incantevoli nel loro rosso rubino. Abbiamo dovuto metterci un nastrino, per dargli una mano a sorreggere tanta meraviglia.
Stamattina, ne ho trovato un mini grappolo accanto alla tazza della colazione, gesto amorevole del mio Illustrissimo Sposo, che sa da quanti giorni sorvegli non vista la siepe di fuori, e che non mi sono persa neppure un passaggio, dal verde deciso, al rosa, al rosso chiaro.
Ieri, la maturazione, complice il sole forte, il caldo, le giornate belle.

Il ribes è uno strano frutto, è così bello da vedere, fa capolino tra foglie che sembrano piccole foglie di vite, rami riccioluti e abbarbicati alla siepe del bosso, lo abbiamo piantato distrattamente anni fa, ignorato per un pò e adesso guardalo, splendido nel suo bel rosso.

Il ribes costa una sassata, ben disteso nelle vaschette blu dell'Esselunga e  sono fiera di averne una siepe tutta per me, da guardare quando voglio, da mangiare senza nemmeno lavarlo direttamente dalla siepe, e qualche volta senza nemmeno dividerlo acino per acino, dal grappolo, così.

Il Ribes insegna.
A capire di più. A concentrarsi più sulla  bellezza che sull'aspro dei suoi frutti.
A goderne della sua vista, più che della sua quantità, l'idea era di farne una marmellatina, ma forse non ce n'è abbastanza, forse un vasetto, forse meno.
Il Ribes è bello da guardare, e se ad un primo assaggio può sembrare aspro e nemico, sarà al secondo acino, e poi al terzo, al quinto, al millesimo, che ci si abituerà al suo gusto vivace e inusuale, apprezzando quel retrogusto di vaniglia, inaspettato, perlopiù.

Sarà un'estate perfetta, la mia, finchè troverò grappolini di ribes accanto alla mia tazza della colazione.

10 giugno, 2013

Giugno a stento.

Sarà l'aria ferma, il sole nascosto, il niente.
Che giugno è questo mai.
giugno è Vespa, è borse di vimini, è correre agli argini. Giugno è ciliegie nell'Albero Grande del Prato Grande, è grano quasi giallo, è profumo di tutto, di quasi tutto, quest'anno all'infinita lista dei profumi, al basilico, ai fiori, al pulito, si depenna quello del mare, della sabbia, i profumi che hanno certi porti della Grecia, l'odore del maestrale, si tira una riga sopra, zero.
Giugno a stento per gli ultimi giorni di scuola, il tiglio nemmeno, il profumo dico, i quaderni finiti, la sveglia muta.
Ma di tutto questo ancora nulla, non la voglia di correre agli argini, ancora troppa pioggia e pozzanghere e fango, e zero ciliegie e nemmeno il cestino, la Vespa poi.

Confusa, confuse le parole i pensieri le cose, confusi i progetti, confuse le idee, una stanchezza insolita, io che stanca non la sono mai, ma mai, ma proprio mai, che nemmeno la parola mi piace, è una parola triste, lo senti che suono che fa? stanca, non ha colore, non ha carattere, non ha doppie.
Confusa sì, che raccoglierei tutto quello che mi passa e lo scriverei qui, lascerei andare tutto quello che voglio, senza punti o virgole e nemmeno la maiuscole, già che ci sono, giugno a stento,senza ciliegie e senza grano  ma a stento sono anche io, come sospesa, come sollevata, non saprei, come appesa da qualche parte, ma non a volare, solo a guardare giù.

Giugno a stento, c'è aria di inizio e di fine, di cambiamenti epocali e di nessunissimo conto, dipende da che parte li guardi.
Il mio giugno ancora non lo so, non lo conosco, piacere, mi chiamo Laura e tu sei il mio giugno, ne compro uno, ne voglio uno bello come i miei giugni soliti, è il mese più bello per me, più di maggio, più di tutti.
Scelgo un giugno semplice, questo qui col fiocco lilla, un giugno pieno di cose belle, di silenzio, di pace, scelgo un giugno senza menate, con un cestino di vimini al posto della borsa, con i giri in bici e le corse agli argini, i bar coi tavolini fuori, le mie amiche,  voglio un giugno  coi suoi colori, che sia buono con me, voglio un giugno di quelli dolci, quelli che cogli il ribes, quelli che leggi in giardino e senti le api, quelli che non ci sono orari, che si apparecchia in terrazza e si fanno feste quasi ogni sera, invitati noi e pochi altri, voglio un giugno calmo, dimenticarmi di tanto, nascondere l'inverno e i pensieri e i magoni sotto la siepe e lì dimenticarmeli, i fiori del plumbago nuovissimo faranno la guardia e non li faranno scappare più, un giugno di quelli belli, normali e accecanti di sole e di storie e  di musica, un giugno purchessia, qualsiasi cosa, tutto fuorchè a stento.

Grazie, Pietro, per avermi suggerito un titolo così bello.

05 giugno, 2013

Il respiro delle case.


Ci sono sere che non dormi.
Sere che a tenerti sveglia è forse il profumo del caprifoglio esploso con le rose in tutta la sua bellezza e romanticheria, il caprifoglio romantico lo è sul serio, corteggia le rose dell'aiuola e fonde il suo profumo con il loro, tanto che non capisci più se è profumo di rose, caprifoglio o chissà.
Sere che a tenerti sveglia è il silenzio, la casa che dorme e respira piano, in armonia coi suoi abitanti.
Le case respirano, lo sanno tutti. vivono in sintonia con le persone che occupano le loro stanze, quelle che chiacchierano in cucina, che guardano film dell'orrore con le mani sugli occhi tutto il tempo, che si addormentano secche sul divano con un cane vicinissimo a far la guardia, che si attardano sul terrazzo di sera , scuotendo la tovaglia nel pratino, che scendono le scale di corsa avvolte in profumo di vaniglia i capelli ancora umidi di doccia, i libri in mano, qualche volta uno skateboard, con la maglia dei Celtics, con la camicia delle occasioni, con i jeans strappati, lo zaino strapieno, con le gonne corte, i quaderni per finire i compiti in giardino, col gatto in braccio, con fidanzate al seguito, con cesti di biancheria da sistemare, con chiavi inglesi per aggiustare il rubinetto, e ancora e ancora.

Le case respirano silenziose a notte fonda, quando tutti dormono persi nei loro sogni più belli, e tu che sei sveglia e guardi fuori respiri insieme a lei e forse nemmeno ti dispiace di non aver sonno, la notte porta con sè sentimenti e sensazioni che di giorno non si vivono e allora qualche volta stare svegli per un pò non è poi così male.

Il respiro della mia casa questa notte era un respiro tranquillo, stremata dall'andirivieni degli operai sul tetto che hanno finito il loro lavoro alle dieci di sera, la mia casa si è addormentata e per una volta sono stata io a vegliare su di lei.
Custodisce quello che ho di più caro al mondo, le case di ognuno sono piccoli paradisi inviolabili, fatti dalle mille storie di ogni giorno, dalla vita di ogni giorno, dalle piccole, grandi cose che ci succedono, le urla, ogni tanto, qualche lacrima e tante risate, abbracci e baci, piatti che volano, ansie, felicità, delusioni e vittorie.

La sera quando non dormi pensi tanto.
Perciò, anche se so che non puoi ascoltarmi, ho un messaggio per te.
Per te che sei lì, a metà strada fra la terra e il Cielo, che guardi ma non vedi o forse sì, che ti parlo e non mi senti ma forse sì, che non ti muovi, che non fai nulla ma che sei lì.
Torna giù, torna, amica di una vita fa, torna qui, amica dei miei anni più perfetti e tremendi, torna di nuovo a ridere con me, torna di nuovo nel banco dietro al mio, ti passerò i compiti di inglese, ti terrò la porta del bagno, dividerò con te la focaccia immangiabile di quel bidello matto, ti manderò ancora fiori da sposa, sorriderò al tuo bambino nel passeggino, la prima di noi a diventare madre, la più alta di noi, la più fuori, la più forte di noi.
Torna da lì dove sei, in qualunque posto tu sia e qualunque cose tu veda,. Torna agli amori della tua vita, alla tua casa, torna a noi, amiche di quella vita lontana ma presente e preziosa.
Adesso, Grazia a  metà fra terra e Cielo, scegli la strada per tornare giù.







29 maggio, 2013

La gradita visita del Riccio Beniamino.


Gran trambusto, qualche sera fa, a Villa Villacolle.
S'era verso l'ora tarda, intorno a mezzanotte, l'ora in cui tutte le principesse riedono dalle feste, appena prima che la loro carrozza si trasformi in una zucca. Il compito del cocchiere, questa volta, era toccato in sorte al mio Sposo. Me ne stavo bella scialla nel mio giaciglio, pregustando la domenica di niente fare, in quella beatitudine tipica del sabato sera, quando la mia Figliola, StavoltaCoiCapelliBlù, entra in punta di piedi e...Guarda.
Stringeva a sè un fagottino dal colore indefinito, una palla non di pelo ma di spine, un agglomerato indistinto di foglioline e rametti, senza muso, tutto appallottolato su se stesso. Era lui, il Riccio Beniamino.

Il Riccio Beniamino vive da sempre con la sua famiglia in fondo al vialetto, tra la siepe delle rose e il Pino Piccolo. E' un riccio elegante, di buon carattere, riservato ma cordiale, non come tanti amici suoi.
Il Riccio Beniamino ama la compagnia degli umani, soprattutto delle Figliole Biondine un pò Blù che abitano vicino alla sua tana. Con loro, il Riccio Beniamino ama guardare la televisione, passeggiare un pochino sul divano, giocare con prudenza con gli altri animali che abitano Villa Villacolle. 
Ora, un riccio in casa non è roba da tutti i giorni. la Princi, benchè sedicenne e quindi in un'età non consona al capriccio, non ne voleva sapere di riportarlo testè alla sua casetta. Nè io, madre scellerata, gliel'ho ordinato. fatto sta che il riccio Beniamino è stato con noi un paio d'ore, ha dormicchiato beato sul cuscino, russando persino un pò, ha evitato gli attacchi del gatto facendosi palla di aculei e ha giocato a nascondino con il cane più piccolo di questa casa, dacchè la grande, saggia, dopo un'annusatina di circostanza, ha considerato l'intera faccenda con una certa sufficienza e se ne è tornata a dormire senza fare una piega.
Nessuno riusciva a tornare a dormire, men che meno quando a rientrare sono stati i Figlioli Maschi, sorpresi di trovare un ospite di tale calibro sotto il loro stesso tetto.

Il Riccio Beniamino è un vero filosofo.
Non si scompone, non si àltera. Se qualcosa non gli va, si fa palla, si nasconde al sicuro, e finchè tutto non gli sembra tornato normale non mostra il suo musetto a punta e quel grazioso nasino a forma di Zigulì.
Il Riccio Beniamino ama la solitudine ma non disdegna una botta di vita in case scellerate e un pò strane, momenti di sciallo in camerette colorate, dove può trovare carezze sugli aculei, parole dolcissime e una quantità di coccole mai vista.
Verso le 3, ormai sapevamo tutto sui ricci e sulle loro abitudini, e tutti si faceva congetture, seduti sul tappeto, in pigiama e scarruffati, Teniamolo in Giardino, Facciamogli Fare i Piccoli (sic!), Diamogli un Pò di Insalata.
Ma la decisione più saggia, seppur a malincuore, fu di riportarlo al suo posto, dove era stato trovato, in modo che potesse raggiungere nel più breve tempo possibile la sua casa e i suoi cari.
Ciao Ciao Riccio Beniamino, è stato bello passare un pò del sabato sera con te. Ogni tanto torneremo a cercarti, sei quello col musetto furbino e gli occhi dolci, noi tutti qui ci siamo innamorati del tuo incedere buffo e di quelle spine che nemmeno pungono, alla fine.
Torna quando vuoi, fatti trovare sulla strada tra il pino e la siepe delle rose rosse.
E scrivici, ogni tanto, una cartolina.






Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...