04 giugno, 2014

Come stordita.

da non farcela più
stordita, come annientata, come vinta, non so
e ci provo a scriverne, magari mi aiuta a capire, magari mi aiuta come sempre a sentirmi un pò meglio, meglio di così ci vuole un attimo, un attimo proprio, non si può andare più in basso di così
se ti alzi al mattino e trovi finestre spalancate e cassetti rovistati, perfino la scatola dei bottoni rovesciata in cucina, e borse sparite e cose che erano lì e non ci sono più
avere i ladri in casa, sapere che qualcuno ha calpestato il tuo pavimento, toccato le cose tue, salito sulle scale mentre tutti dormivano, entrato in stanze vuote e ha frugato, rimestato, e rubato, rubato tutto, rubato la tua pace, la tua tranquillità, i tuoi momenti di casa, rubato il tuo privato, rotto i gerani per scappare, perso in giardino monete e orologi, preso la tua borsa dei ferri, e buttata in un campo, e tu lì, al mattino presto, la tua borsa viola rovesciata poco lontano da casa, a raccattare la tua vita in mezzo all'erba, il rosario, la patente, i tuoi biglietti, le liste della spesa, le caramelle, che ha rubato le cose tue, i tuoi soldi, il tuo anello, qualcuno che ha camminato in corridoio mentre tu dormivi, qualcuno che ha violato la notte in casa tua, che ha rubato le cose che si possono rubare in dieci minuti, che ha spalancato tutte le finestre per essere certi di poter scappare, che ha lasciato le impronte sui gradini e si è pulito il fango dalle scarpe nel giardino del vicino, di corsa perchè il cane gli abbaiava forte.

E' successo ieri notte e adesso sto così, stiamo tutti un pò così, come feriti, come traditi, tristi e spaventati, che nessuno ha dormito ma nessuno l'ha detto agli altri, che nessuno sa dire come sta veramente, che ho pulito mille volte e mille volte sono andata a cercare nei campi se per caso avessero buttato altre delle cose mie, delle cose nostre, pezzi di vita che non servono a nessuno, che non hanno nessun valore per nessuno, se non, inestimabile, per te.

così, stamattina guardo mio marito che guarda il prato, la collina, il niente, le mani in tasca, di spalle ma immagino il suo sguardo che ho visto pochissime volte, ed è probabilmente lo sguardo smarrito che ho io, che abbiamo tutti qui,  nemmeno abbiamo il tempo di arrabbiarci o di imprecare, la tristezza non lascia spazio a niente mai.

Si va,si rimettono insieme le cose, si fa l'inventario delle cose che non si hanno più e ogni tanto se ne aggiunge un pezzo, o si ritrova da qualche parte in casa, questo non lo hanno rubato, questo c'è ancora ed è un attimo, un attimo solo.
Ho pulito fino a consumare le scale, il pavimento, la finestra, ho lavato tutto quello che c'era da lavare.
La mia casa violata, la mia anima ferita, il mio cuore a pezzi, chissà chi li guarirà mai.

30 maggio, 2014

We Own The Night.

Se stasera sono qui.
E' perchè m'è presa secca.
E' perchè se corro mi cascano i pensieri dappertutto, li perdo proprio e non li trovo più. Per fortuna.
E io che non ci credevo.

Grazie a Elena Braghieri per l'ispirazione e l'incitamento.

E grazie a Silvia e Marialuisa, che sono con me come sempre, e mi soccorreranno se quando soccomberò.
Non credo che riuscirò a finirla, anzi, ne sono sicura, ma io corro scialla, mi guardo in giro, magari mi fermo pure a prendere un gelato, che so, o a guardare una vetrina. In ogni caso, le mie compagne di squadra sanno già che se perdono le mie tracce, mi trovano al NikeStore, mi porto i ferri e faccio due giri di maglia, per dire.

Sarà una bella festa.
Mi ci voleva, mi ci voleva proprio.






29 maggio, 2014

La Cretina Ortensia.



Il suo nome non le piaceva.
Troppo altezzoso, troppo altisonante. Complicato.
La Cretina Ortensia viveva nell'aiuola delle ortensie, e dove se no?, ed era quel che si dice una testa matta. Accanto a lei, la siepe delle ortensie più anziane e più giudiziose l'avevano più volte avvertita, ma lei nulla. Era un buona ortensia, alla fine, di gran cuore, perfino simpatica qualche volta. 
Se non fosse che quel maggio si era messa in testa di fiorire prima delle altre.

E mentre tutte erano ancora agglomerati verdissimi di fiorellini senza senso, lei no, lei si pavoneggiava un sacco con quei suoi fiorini rosa acceso, con quelle sue foglie lucide, con quel suo fare altezzoso, altisonante e complicato, proprio come il suo nome.

Ma la Cretina Ortensia sapeva il fatto suo.
Lei fioriva quando le pareva e le piaceva, non ne voleva sapere un bel nulla delle Regole del Giardino, e cioè che le ortensie fioriscono tutte insieme, appena dopo la pioggia dei petali del Ciliegio, che si deve stare buone e composte, rispettando le ortensie più grandi, quelle della siepe nuova, quelle sulle quali  nessuno ci avrebbe scommesso, arrivavano dal giardino del vicino dove avevano abitato per anni, e in molti pensavano che non avrebbero retto al trasloco, e invece no.
La Cretina Ortensia lo sapeva. e lo sapeva bene.

Ma le regole, ogni tanto, andavano in qualche modo sovvertite, sennò, che divertimento c'era, e che sì, lei  sapeva la storia,  che bla e bla e bla, ma in fondo non faceva proprio male a nessuno, aveva voglia di fiorire e fioriva, prendendosi tutto i rischi del caso, tutte le complicanze, pure le smerluzzate dei gerani, per dire, che non perdevano occasione di farle la predica e dirle come ci si doveva comportare, che non era quello il modo.Ma si sa, i gerani son filosofi, e te la spiegano, sempre.

La Cretina Ortensia lasciava dire.
E fioriva, a dispetto del mondo, del Pratino, del Ciliegio e di tutte le altre ortensie dell'Aiuola.
Fioriva, per trovare il coraggio, per fare un respiro lungo e andare avanti, fioriva a dispetto delle erbacce che si abbarbicavano sul suo stelo, che sembra siano solo campanule bellissime e invece sono  infestanti e pericolose, velenose perfino, beh non esageriamo, lei, la Cretina Ortensia, fioriva e fioriva, e diventava da rosa acceso a fucsia brillante, bellissima.

Il geranio, da lontano, nonostante la filosofia e le menate, guardava e sorrideva.

23 maggio, 2014

Di quando il Caprifoglio si innamorò del Geranio.

Erano sempre stati vicini.
La siepe del caprifoglio stava proprio lì, rasente il davanzale dei gerani, i vasi vecchi provenienti da un'altra casa, un pò sbrecciati ma pieni di storia e di storie, con ancora sul fondo i cocci di una vecchia teiera, non si sapeva bene bene a cosa servissero, ma erano sempre stati lì e lì rimanevano.

La siepe del caprifoglio fioriva improvvisa, senza avvisare,  non che avesse prima foglie, poi boccioli e poi fiori, no, arrivava così, un mattino  uscivi e, Toh Guarda, E' Fiorito il Caprifoglio.
In realtà, lo si sentiva anche dalla finestra, quel profumo di limone e pulito e vaniglia, anche, che entrava dolce dalla finestra socchiusa, insieme a quello delle rose, non si sapeva dei due quale fosse il più seducente, il più inebriante, il più romantico.

Quella mattina, il Caprifoglio si innamorò.
Non delle altezzose rose dell'Aiuola di Là, ma del Geranio, il primo della fila, quello che si innaffiava per ultimo, quello più vicino al davanzale.
La scintilla era scoccata, si suppone, la notte stessa, quando fra un pensiero e una chiacchiera, il Caprifoglio scoprì che il Geranio era sì di un bel colore fucsia acceso, aveva sì foglie verdissime e vellutate, era sì in un vaso coi ghirigori che era passato di in casa in casa, ma aveva anche bisogno di essere un pò abbracciato, un pò tenuto vicino.
Ti Regalo Un Pò del Mio Profumo, gli disse, e spinse i suoi rametti sottili e teneri fra le foglie vellutate, in un abbraccio delicato, ma intenso. Dolcissimo.

Il Geranio ne fu felice.
Li trovarono così, la mattina seguente, abbracciati sul davanzale, il profumo del Caprifoglio era tutt'intorno. Le rose, ammutolite a guardare.

Non importa che rivoluzione sia in atto lassù nella Casa in Collina.
Non importa se è tutto così scompaginato e confuso e sparso.
Non importa che viavai di valigie e progetti e biglietti aerei e tirar sù col naso di nascosto,  per non farsi vedere i lucciconi
Sarà sempre tutto bellissimo, se sul  mio davanzale potrò assistere alla storia d'amore tra il Geranio e il Caprifoglio.
Le storie d'amore alla fine, vincono sempre.


20 maggio, 2014

Piove appena.

Gocce alla rinfusa, per niente convinte, come me, forse, gocce sparse, piccolissime, in disordine come i miei cassetti.
Piove poco, piove a tratti, giusto per farti piegare la tovaglia a quadretti sul tavolo di fuori, per non farti stendere, piove solo per non farti mettere gli occhiali da sole, piove per farti un dispetto, piove che nemmeno lui sa perchè piove, ma lui chi?, lui nessuno, è un modo di dire, il tempo, il giorno, chi lo sa.

Se a maggio piove non va bene.
Perchè le rose stanno fiorendo in tutta la loro sfacciata bellezza, il pratino è una delizia, e queste due stupide gocce non possono arrivare così, a rovinare la festa.

Sono giorni di cose accatastate, alcune belle e alcune no, sono giorni di pensieri difficili e di progetti ambiziosi, giorni di cose così belle da non immaginare, giorni di figlioli avanti e indietro da casa, piccole vittorie, grandi notizie dette così, come per caso, Ah, Sai, Ho Deciso Che. Ma come.

Piove così poco che nemmeno piove ha un significato.
E non so se volere un acquazzone o un sole a picco, un mare infinito o una pozzanghera, non so niente di niente questa mattina, che forse sono pioggia stupida anche io, anche io che non so che fare, che non so da che parte girare per essere sicura di essere dalla parte giusta, che non so nemmeno se continuerà a piovere o se smetterà, se uscirà il sole più bello del mondo o se arriveranno tuoni e lampi e fulmini e non so cosa augurarmi, non so davvero che cosa sperare, pioggia scema anche io, goccia insignificante e inutile, che goccia sei se non bagni, che goccia assurda sei se nessuno o quasi si accorge di te, goccia scema di maggio, goccia che non fai rumore, goccia che non sai nemmeno tu da dove arrivi, e allora aspetta sì, aspetta e vedrai, anche la pioggia stupida, lo sai, può diventare un temporale.



Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...