11 febbraio, 2016

Il Prima e il Dopo.

                                   ph.HelenaWantsMore


Ci si ferma a pensare.
Si pensa spesso.
Ci si ritrova come stordite a fissare un punto nel cosmo e a pensare.
Come assenti.
magari al semaforo.
magari in fila da qualche parte
o prima di dormire.

E allora, ecco.
Prima di quello, prima di quella volta, dopo i bambini, dopo quel viaggio, prima di avere questa casa, prima di quella vacanza, prima di quel dolore, e subito dopo.
E dopo Natale, e prima di me, non era così prima, non fu più lo stesso dopo.
Cose così.

Regina dell'  E 'Possibile, Vestale del Chissà, Magari, Forse.

Ci si arrampica in ragionamenti complicati e nemmeno tanto piacevoli, collocarsi in spazi temporali, avere la presunzione di sapere, di capire sempre tutto, di avere la soluzione a tutto, lo sciroppo per la tosse, la polverina per le formiche, la candeggina per levare quella macchia.

Inutile
tutto assolutamente e completamente inutile
Non so come e non so perchè, anzi so perfettamente come e so perfettamente perchè.
ma non voglio più prima e non voglio più dopo.
Anche se ci si deve fare i conti, non li voglio più.

Voglio i Qui.
E gli Ora.
Voglio gli Adesso.
Voglio gli In questo momento
Nemmeno domani, adesso, ora, in questo istante.
E il Prima e il Dopo, non esistono più.

E' un bell'esercizio, forse ci si arriva col tempo, ma ci si allena con piacere e alla fine si conquista una serenità non comune, un'incoscienza sottile e meravigliosa, un pò vigliacca, forse, di quella vigliaccheria che ti salva la vita, in qualche modo, una sorta di incantesimo dal quale chissà se ci si sveglierà mai, e non è nemmeno importante quello, alla fine.
un egoismo morbido e lucente, che m'importa del mondo, che m'importa del resto, di ieri, di dopodomani, di fra un mese, financo di fra mezz'ora.


Qui, e adesso.
Senza soluzione, con un'alchimia perfetta fra desideri e ragionamenti, fra passione ed energia, giri di valzer che la testa fa col cuore, biglie colorate in un vaso trasparente, pastelli a cera per colorare tutto, ma non domani, non ieri, adesso e qui.

Ho una tovaglia pasticciata coi pastelli a cera, coi quali nemmeno la candeggina ha potuto nulla, la tosse non ce l'ho nonostante il gelo e le formiche, alla fine, che fastidio daranno mai.







08 febbraio, 2016

Stai attenta.

                                          ph.MissWallflower


Stai attenta.
Stai attenta a te.
Imperativo, stai attenta, non distrarti, concentrati, non fare scherzi, non perdere il controllo mai.

Sto attenta, sì.
Sto attenta alla strada, alla nebbia, alle pozzanghere, sto attenta al sole, quello che si vede e quello che invece no, anche lui può essere pericoloso se ti abbaglia e non ci vedi, sto attenta al marciapiede, al semaforo, sto attenta sempre.

Attenta alle cose che ho, alle cose che custodisco, alle persone che sono stata chiamata a proteggere, cullare, ascoltare, anche a urlarci dietro,qualche volta, non sempre.
Sto attenta alla mia casa, al mio disordine, ai vasi del davanzale che vogliono fiori nuovi e non so mai che fiori metterci di questa stagione, ci metterò le violette finte che non è vero che sembrano quelle dell'incrocio, come dicono i miei figli, ma vedere questa macchia di colore da lontano fa allegria, è solo da vicino che vedi che le violette sono finte, va bene così.

Sto attente ai miei libri, quelli che leggo d'un fiato e quelli che invece doso con sapienza, perchè mi piacciono così tanto che so già che mi mancheranno quando li avrò finiti, che scoperta, allora rileggili, leggere e rileggere non è mai la stessa cosa, mai, anche se in qualche libro ci ritrovi emozioni perfette e tue ogni volta che lo rileggi, fosse anche la centomiliardesima.

Sono due giorni di quasi vacanza nella Casa in Collina, la Maturanda dorme ancora un pò, io mi sveglio all'alba e leggo e scrivo e parlo anche da sola, parlo col gatto, parlo con me, passo il Folletto e parlo da sola, lo squilibrio vero, allora adesso faccio così, poi così, e pensa se succede questo o se non succede, e se, e se, e se.

Sto attenta.
Ai verbi, condizionali e futuri, ai verbi passati non ci voglio nemmeno pensare,passato e trapassato non fanno più per me, mi ci sono macerata anche troppo, basta, via, next.
Sto attenta a camminare sulla strada giusta, spalle drittissime e sguardo fiero, mi specchio nelle vetrine, mi piace quello che vedo, c'è un pò di felicità immotivata che esce fuori dalla borsa, insieme al cordino dell'auricolare, il centomiliardesimo, anche li, li pesto, li perdo, li fulmino, li compro bellissimi e non funzionanti, ma che bello è avere l'auricolare a forma di fragola comprato alla bancarella dei pakistani per euro 3 e fa niente se non funziona.

Sto attenta a me, a non farmi schiacciare da niente, a gestire anche le menate sorridendo, le mie pentole di fango, come si chiamano se no, le cose che non hai voglia e che invece devi fare.
Sto attenta a non inciampare, a scegliere con cura le cose che mi fanno felice, e a buttarmi nelle cose che non so nemmeno bene cose siano, ma per queste, vale la regola delle violette del vaso, che da lontano sembrano finte e che da vicino sono ancora più belle, inspiegabilmente.

Succede sempre il contrario.
Stavolta invece no.





01 febbraio, 2016

Che febbraio è.

che febbraio sarà
è sempre bello girare il calendario
dire Oggi è il Primo di
come se cominciasse qualcosa 
o qualcosa finisse

C'era una filastrocca inglese una volta,sul primo del mese, 
 la sapevo a memoria, non me la ricordo più e non la trovo.
Non trovo niente in questi giorni, non trovo una collana, non trovo le federe giuste per quelle lenzuola, non trovo nemmeno me, che mi sono persa, forse, che mi ritrovo e mi riperdo in 5 minuti netti, e qualche volta, nemmeno mi cerco, perchè non ho voglia di trovarmi e voglio restare dove sono.

Febbraio è un mese strano, vola così veloce che nemmeno te ne accorgi, ci ha provato ad avere un giorno in più, ogni tanto, ci proverà anche quest'anno, ma niente, va velocissimo, in un attimo e sarà marzo, e la primavera e il sole e i fiori e i profumi buoni,

E' un mese colorato, dove un pò ci si traveste per essere diversi da come si è nel resto dell'anno, non sopporto il carnevale da sempre, la trovo la festa più triste del mondo, odio i carri, i coriandoli, le trombette con loro rumore assurdo. Le stelle filanti invece no.

Mi piacciono le stelle filanti perchè ci soffi dentro e le fai andare dove vuoi, perchè disegnano nell'aria un a coreografia perfetta,tutto un giro di colore,  un ghirigoro  che dura pochissimo, ma finchè dura è una meraviglia.

Campionessa Mondiale di Lancio di Stelle Filanti, raccoglitrice di coriandoli da terra, dai marciapiedi e dalle pozzanghere, una volta ne ho incollati una manciata sul diario di scuola. a nascondere il nome di quello di terza che non mi piaceva più.

Non amo i coriandoli ma adesso li userei.
Li terrò pronti per cancellare le cose che non mi andranno di questi giorni di gelo e di nebbia, alternate a un sole rabbioso che nemmeno se lo merita il suo nome.
Cancellerò le cose pesanti, quelle che mi fanno stare male, è un proponimento di questo anno appena iniziato, voglio essere felice e lo sarò, non ci vuole mica tanto, la felicità è uno stato dell'anima, come la vacanza, come l'estate, come il mare.

Appiccico coriandoli per nascondere piccoli graffi, continuo la mia strada verso le cose belle, mi sto impegnando così tanto che non mi riconosco, che m'importa del freddo e della nebbia, avrò il febbraio che voglio, guarda per terra quante stelle filanti ho soffiato verso il niente.

ne ho altre mille.
le soffierò tutte.



22 gennaio, 2016

La Leggenda del Pesce Rosso.

Viveva un pesce rosso in una boccia di vetro.

Era stato vinto a una riffa di paese, quella con le palline da tirare nei barattoli, ed era stato portato a casa in un sacchettino di plastica. Bello non era, ma aveva quel suo sguardo fra lo stupito e il menefreghista che hanno tutti i pesci rossi.

Fu sistemato in una boccia di vetro sopra al mobiletto della cucina.
Fu chiamato Ettore.

Ettore guardava il mondo dalla boccia, non  si chiedeva nulla di nulla, nuotava, girellava avanti e indietro, ogni tanto dal cielo pioveva una briciolina di qualcosa, Ettore risaliva in superficie, sbocconava la briciolina e tornava a girellare.

Un giorno, accadde qualcosa di strano.
Accanto a lui, fu sistemato con cura un altro vaso pieno di acqua ma nessun pesciolino come lui all'interno.
Piuttosto una rosa.

Era una rosa bellissima, rossa, dal gambo lunghissimo ed elegante. In cima, un nastrino rosso con appiccicato il nome del fioraio dove era stata acquistata. 

Ettore, curioso come solo i pesci rossi sanno essere, riaffiorò e riaffiorò decine di volte per vederla bene. E riaffiorò così tante volte, e la vide così bene ma così bene, che alla fine se ne innamorò.
Di quei petali vellutati, di quell'ordine perfetto, di quel rosso intenso, di quelle foglie verde scuro, perfino dell'adesivo dorato con scritto CarloFioriTorino.

La rosa lo guardava. 
bella era bella, altezzosa forse un pò, ma quello sguardo dolce del pesciolino Ettore l'aveva conquistata.
Si guardarono per giorni da lontano, la Rosa nel suo vaso, Ettore dalla sua boccia.
Ma come tutti i pesci rossi degni di questo nome, Ettore era anche molto, molto coraggioso.
Così, un giorno, aspettò che venisse loro cambiata l'acqua e mise in atto il piano che aveva pensato tutta la notte.
Con un guizzo, Ettore saltò all'improvviso nel vaso di cristallo della Rosa.
Fu un pomeriggio bellissimo.
Si presentarono, piacere Ettore, piacere Rosa,  e iniziarono a raccontarsi, la vita nel negozio dorato dei fiori, la musica nel carrozzone dello Spettacolo Viaggiante,  e parlarparlareparlare e ridere così tanto, senza pensare a niente, come fanno gli innamorati, che può cadere il mondo che nemmeno se ne accorgono. 

Quel pomeriggio però, finì.
In casa, appena si accorsero che Ettore era finito nel vaso della Rosa non ne furono contenti.
Lo presero di malagrazia e lo deposero nella sua boccia.
Il vaso di Rosa fu portato in un'altra stanza.

Non si rividero mai più.


Non importa se sei Rosa o Pesce Rosso.
Ogni tanto, un salto lo devi fare.









Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...