Veniva da lontano. Aveva fatto un lungo viaggio, dalle montagne fino al mare. Era stato prelevato con destrezza e circospezione da un vaso enorme, pieno di fiori di un rosso arancio, che dire rosso geranio so capaci tutti, non che fosse rosso, non che fosse arancio, forse, anche un pò fucsia. Fu prelevato in una bella mattina di luglio, da un ordinato e fiorito paesello della Valle d'Aosta. Troppo Bello, si disse, mentre accarezzava le foglioline di velluto, Starebbe Benissimo da Qualche Parte, in Casa Mia. Detto, fatto. Con grazia ne staccò un rametto, lo avvolse con cura in un tovagliolino umidiccio, come aveva visto fare molte volte da sua nonna, regina indiscussa di un Giardino Meraviglioso di astri e zinnie e dalie e rose e gerani in vaso e a siepe, e tutt'intorno all'aiuola, dove ci si sera nascosta mille volte, catturato farfalle, cercato bruchi, dove fu morsa da un calabrone, dove avvistò una biscia, dove trovò un uccellino caduto dal nido e mille altre avventure. Una volta a casa lo trapiantò, e per averne più cura lo portò con sè in villeggiatura, l'Aria del Mare Gli Farà Bene. Lo sistemò in un bel vaso e lo collocò proprio lì, accanto al vaso grande della miseria, e dove resistevano fiere alcune foglioline di basilico. Qui Starà Bene, disse con orgoglio. Lo chiamò Felice, e attese per giorni che sbocciassero i primi boccioli. Stamattina, finalmente, dietro le foglioline piccine e vellutate, Felice mostrava con fierezza di aver gradito l'aria salmastra e il vento di qui, di essere grato al Liceale di annaffiarlo con cura ogni mattina, e grato anche alla Scrivente di averlo coccolato e amato fin da subito, da quando cioè lo aveva incontrato per la prima volta lassù sulle montagne, in quell'enorme vaso. Ora, si attendono i primissimi fiori, rosso geranio o rosso arancio non so, ma che sia Felice, beh, questo è sicuro.
16 agosto, 2011
La Leggenda del geranio Felice.
Veniva da lontano. Aveva fatto un lungo viaggio, dalle montagne fino al mare. Era stato prelevato con destrezza e circospezione da un vaso enorme, pieno di fiori di un rosso arancio, che dire rosso geranio so capaci tutti, non che fosse rosso, non che fosse arancio, forse, anche un pò fucsia. Fu prelevato in una bella mattina di luglio, da un ordinato e fiorito paesello della Valle d'Aosta. Troppo Bello, si disse, mentre accarezzava le foglioline di velluto, Starebbe Benissimo da Qualche Parte, in Casa Mia. Detto, fatto. Con grazia ne staccò un rametto, lo avvolse con cura in un tovagliolino umidiccio, come aveva visto fare molte volte da sua nonna, regina indiscussa di un Giardino Meraviglioso di astri e zinnie e dalie e rose e gerani in vaso e a siepe, e tutt'intorno all'aiuola, dove ci si sera nascosta mille volte, catturato farfalle, cercato bruchi, dove fu morsa da un calabrone, dove avvistò una biscia, dove trovò un uccellino caduto dal nido e mille altre avventure. Una volta a casa lo trapiantò, e per averne più cura lo portò con sè in villeggiatura, l'Aria del Mare Gli Farà Bene. Lo sistemò in un bel vaso e lo collocò proprio lì, accanto al vaso grande della miseria, e dove resistevano fiere alcune foglioline di basilico. Qui Starà Bene, disse con orgoglio. Lo chiamò Felice, e attese per giorni che sbocciassero i primi boccioli. Stamattina, finalmente, dietro le foglioline piccine e vellutate, Felice mostrava con fierezza di aver gradito l'aria salmastra e il vento di qui, di essere grato al Liceale di annaffiarlo con cura ogni mattina, e grato anche alla Scrivente di averlo coccolato e amato fin da subito, da quando cioè lo aveva incontrato per la prima volta lassù sulle montagne, in quell'enorme vaso. Ora, si attendono i primissimi fiori, rosso geranio o rosso arancio non so, ma che sia Felice, beh, questo è sicuro.
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