20 gennaio, 2014

Ho imparato a sognare.

Perchè si impara, sì.
E anche quando non te lo aspetti, quando non sai, quando non capisci nemmeno da che parte tu sia voltata, si dice così, lo dico spesso, NonSoNemmenoDaCheParteSonVoltata, per spiegare che non mi ci trovo, che non capisco, che ho mille cose e in fondo niente.

Ho imparato a sognare.

Ho dei sogni, sì, ma non li tengo nel cassetto, che orrore. I sogni son materia speciale, se li tieni nel cassetto sanno di segatura e di chiuso e di vecchio, come certe credenze, come certi mobili del rigattiere appena li compri, sanno della vita di prima, della casa di prima e adesso sono lì, spaesate insieme ad altre credenze,  fra comò e sedie sbrecciate e salotti buoni scoloriti che vengono da altre vite, e dalle altre vite hanno assorbito profumo di sugo, di lavanda, di disinfettante, chissà, cassetti foderati con la carta coi gigli, fermata con le puntine da disegno. Arrugginite, adesso.

I sogni son fatti di lucido e di bello, di fresco e di profumato.
Perciò, li tengo accartocciati da qualche parte, come le banconote in fondo alle borse di certe amiche mie, che mai metteranno giudizio, lo so, e hai voglia a venderne, di lampadine.
I miei sogni li tengo in frigo, fra il barattolo della marmellata di arance che arriva da Trento e l'insalata già lavata. 
Li tengo lì, non si consumano, non vanno a male, sono lì.

Ho sogni normali. Sono passata quasi indenne fra cerchi di fuoco e foreste amazzoniche senza nemmeno un'accetta o un fucile, fra sentieri scoscesi di sassi e vetri rotti, fra strade infinite senza cartelli, senza indicazioni, senza niente.
Ho attraversato il deserto, ho valicato montagne di dolore e di malinconie, di giorni pesanti e sguardi persi, mi sono smarrita qualche volta, ma ho sempre ritrovato la strada, la mia strada.
Ho qualche cerotto, qualche piccolo livido che nemmeno si vede, qualche graffio leggero, nessuna cicatrice visibile, se non si vedono te ne dimentichi alla fine,  mi han chiesto giorni fa quale fosse un mio pregio. Ci ho pensato un pò, non è mica facile. Ecco, sorrido, ho risposto, sorrido molto. Adesso, forse direi : Ho Dei Sogni.

I miei sogni sono perle preziose, li tengo sotto al cuscino insieme al pigiama piegato sempre a rovescio, li tengo nel cestino dei gomitoli, nella scatola dei biscotti, nel bicchieri degli spazzolini, così li trovo ogni mattina.

Amo i miei sogni come si amano le cose fragili e preziose, anche se fragili non lo sono poi tanto, li ho da tanto tempo e sono ancora tutti lì, in fila, ordinati qualche volta, scompaginati certe altre, e quando li cerco li ritrovo tutti, belli e trasparenti come appena sognati.

Non mi servirà nè accetta nè fucile, nè cartelli nè indicazioni, se avrò i miei sogni con me.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie.
Mi hai dolcemente fatto capire che devo "lucidare" di più i miei sogni.
Grazie davvero.
Martina

Gallinavecchia ha detto...

Mai premio fu più meritato. Sei un gran donna. Davvero. E io ti voglio tanto bene <3

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