Ho una collezione di pastelli viola.
Qualcuno comprato, irresistibilmente. Quando vado in
cartoleria per altro, esco sempre con le Bic Cristal d'oro e d'argento, e un pennarello
o un pastello viola. Deve essere una patologia, non so. Adesso, i pastelli li vendono anche sciolti, non c’è
bisogno di comprarne una scatola intera. ne basta uno, due al massimo, Ne ho una quantità. Molti li ho sottratti
dagli astucci delle elementari dei miei figli. Quelli che non sono dimenticati,
intendo.
Li
tengo per me.
Sparsi nella borsa, sul tavolo, in mezzo al quaderno sul
comodino, chi non cw l'ha, un quaderno a righe sul comodino, per scrivere prima
di dormire o appena sveglia. Mi capita, ogni tanto. Quando sono tanto felice o
tanto triste. A seconda. Scrivo e
scrivo. Incipit, capitoli di libri, sceneggiature brevissime.
Non rileggo mai.
Fra mille anni, ritroveranno il mio quadernino sul comodino
e diventerà un best seller.
Ma i pastelli viola sono un’altra faccenda. Non li uso. Non
coloro mai. Anche adesso che è diventato tendenza. Non coloro. Li guardo.
Li tempero ogni tanto, li rimetto a posto nel loro vasetto trasparente, li metto in gradazione mentre
parlo al telefono, per concentrarmi o per
distrarmi, chi lo sa, ma non li uso mai. Li guardo e basta.
Così come guardo i miei giorni di adesso, l’estate che non
arriva, le cose che ho e quelle che non ho più, questi cieli impossibili che
non sanno di caldo e di giugno, ma a me in fondo va strabene, io amo i
temporali, le gocciolone sul terrazzo, i tuoni, i lampi, le saette nel cielo, l’odore
dell’acqua, hai mai fato caso che il temporale ha un odore bellissimo. E poi, i temporali sono viola, lo sanno anche i sassi.
Guardo le cose mie come i pastelli viola del vaso, di marche
diverse, alcuni quasi nuovi, alcuni usatissimi.
A volte mi viene voglia di usarli, di colorare le giornate
che proprio non girano, di lilla chiaro, di viola intenso, di glicine tenero,
di pervinca acceso. Niente. Non li tocco, li lascio lì. Ci sono cose che vanno
lascaiate così come sono, perché non c’è una ragione né le puoi cambiare, né possono andare diverso da come vanno. Forse, nemmeno colorandole.
Guardo i miei pastelli come si guarda una mappa, meglio se di un tesoro
nascosto da qualche parte che ancora non so dov’è, ma lo troverò presto, ho questa
sensazione, i tesori si trovano sempre
sulle spiagge e sono forzieri pieni di monete d’oro, e escono un poco dalla
sabbia e tu hai la mappa in mano e dici, dieci passi di qua, sotto l’albero di
là, scavi pochissimo ed eccolo lì.
Sono certa che il forziere sarà viola.
E se così non fosse, lo coloro io, che tanto, ho i pastelli.
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