Gelsomino.
Maiuscolo.
Nome proprio di persona maschile.
Gelsomino.
Così ti chiami.
Non so nemmeno se tu lo sia davvero, un gelsomino, Gelsomino.
Ma non fa niente.
Non fa mai niente.
A forza di non fa niente, si va avanti così.
Ogni mille NonFaNiente si vince un tostapane. Ne ho 11. Undici.
Gelsomino stamattina mi ha sorriso.
Così rigoglioso e profumato, così bello, nel suo essere tutto ingarbugliato alla grata, così testardo a voler salire lungo il muro, così elegante a voler abbracciare la casina dei Pettirossi, sfitta, quest'anno, perchè hanno preferito il Pino Grande del Prato Di Là.
Gelsomino mi ha sorriso.
A colazione, una colazione sontuosa stamattina, ci si è concessi una carezza in più, per far naufragare le malinconie sottili di un giorno senza sole, in una tazza bella scelta con cura, di latte di soia che alla fine è buonissimo, ci si abitua a tutto, alle distanze, alle mancanze, ai ritorni e alle partenze, al latte di soia e alle malinconie. E a tutto il resto.
Ma l'abitudine mi fa orrore.
E Gelsomino lo sa.
Per questo, quest'anno ha volto essere diverso, ha voluto essere prepotente con la sua dolcezza, caparbio nella sua carineria, ed è fiorito più che poteva, ancora e ancora, sempre più sù, fin quasi ad arrivare alle finestre della Camera sulle Colline, la più bella della casa, da dove lo spettacolo del Monferrato è qualcosa che non si spiega, che ne sapete voi che avete il mare e i fiumi e i laghi, se non conoscete l'incanto della nebbia vista da qui, le albe immobili di certi lugli, i temporali che illuminano a giorno la Collina, e la neve, spruzzata a caso, e certi autunni rossi e arancio.
Gelsomino mi ha parlato.
Detto che sì, sono iniziati i giorni delle colazioni in terrazza, scalza e scarmigliata, da qui non passa nessuno o quasi e, qualora fosse, difficilmente ti vedono, la Siepe non è stata tagliata, sembra una casa abbandonata da fuori, non fosse per il Pratino tagliato di fresco e per i vasi tutti in fila e le ortensie ancora acerbe.
Detto che da un pò mi vede sorridente anche la mattina presto, qualche volta ancora spersa coi pensieri che mi ronzano intorno come calabroni incazzati, e che io scaccio con un NonFaNiente, come, un altro? sì, in NonFaNiente non sono mai abbastanza.
Brindo a te, Gelsomino, a noi due, che facciamo colazione insieme ogni mattina fino a settembre, fra non molto sarò in qualche mare, ma tu, custodisci i miei pensieri e i miei segreti, così come fanno da sempre il Pratino e le Rose.
Brindo a noi, Gelsomino, fiorisci e fiorisci anche quando fra non molto sarò in qualche mare, ti racconto tutto al mio ritorno.
E brinderemo di nuovo, tu ed io, ancora con una tazza bella scelta per bene, mai abituati mai, sempre a prendere sempre il bello delle cose e tutto il resto NonFaNiente.
Che mi serve un altro tostapane.
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