Bastasse il sole. Bastassero le montagne con la neve che si vedono laggiù. Bastasse quella luna bianchissima appiccicata sui palazzi in città, la mattina presto. Non basta niente. Si prosegue così, un passo dopo l'altro, funambola inesperta, trapezista senza rete, scema, per dirla con una parola sola. Infilata in un cunicolo che non porta da nessuna parte, non sbuca in un orto pieno di carote, un coniglio impacciato che non può nascondersi nemmeno dentro l'innaffiatoio come Peter, ma quante volte l'ho raccontata questa storia e a quanti figli, e in quanti viaggi in macchina e in quante sere di antibiotico e sciroppo per la tosse. Ora, vorrei qualcuno che la raccontasse a me. Si galleggia, in una mattina di riorganizzazione pressochè totale, di vicende da sbrigare, e di nessunissima anche lontana ispirazione per portare a termine le cose iniziate. Verrà da sola. Se fossi brava me la disegnerei da me, colorandola con i pastelli e mi scrollerei di dosso questa sensazione che non sopporto e che conosco così bene, cercando il sentiero nell'orto, fra cavoli e patate, e scaverei e scaverei, fino a trovarmi nel giardino del Signor McGregor. La mia giacca rimarrà impigliata nella rete del cancello, avrò perso un bottone e so che prima o poi qualcuno farà di me un pasticcio di coniglio. Ma forse, lo sono già.
12 febbraio, 2009
11 febbraio, 2009
Paura del vento.
Contro ogni più rosea e lucida previsione. Si stava così bene, da settimane, mesi oramai, e qualche magone e quelche tristeria ma così, così forte no, non più almeno. Si pensava che sì, forse se ne era davvero fuori, forse si era davvero un pò guariti ma guariti da che cosa poi, si crede forse che nessuno al mondo abbia le stesse cose, gli stessi sintomi, gli stessi assurdi pensieri, le stesse ansie e anche di più? E' un giorno di vento. Che mi piace sul mare e che non reggo in città, almeno, non questo, gelido, sferzante, mi piace il venticello di aprile che porta quassù il profumo del mare, dei fiori, dell'erba nuova. Di questo, ne ho paura. Così mi rintano nel luogo più segreto, e progetto e scrivo e lavoro, e il solo pensiero di uscire di casa mi fa rabbrividire, ma mica di freddo. Di quei brividi invisibili, che si hanno soltanto quando non trovi il senso a certe cose, quando ti senti che stai male ma non così male, quando non gira eppure è tutto a posto, quando hai la testa pesante e gli occhi stanchi e la faccia verdina, ma prendi gli antibiotici da una settimana, quello sarà. Questa è una di quelle volte che si catalogano alla voce Magoni, che a descriverli li sai bene, è poi a scacciarli che fai fatica, che hai inventato una quantità di similitudine per spiegarli agli altri, ma li spiegi agli altri per spiegarli a te, e allora i vetri e i chiodi, e questo senso di inadeguato e di imperfetto, e queste colpe che ci si dà ogni tanto, E' Colpa Mia, non puà esser che così. Questo è uno di quei casi in cui è meglio tacere, che è meglio stare immobili ed aspettare che passi, che è meglio andare avanti con ricercata lentezza per la propria strada,e non cercare ad ogni costo di riempirsi la testa con millecinquecento attività, ma fare il minimo che si può, come si può, al meglio che si può, catalogando il tutto alla voce Magoni, e alla fine dar la colpa al vento, che è meglio così.
10 febbraio, 2009
Il muso.
Non c'è un vero motivo per averlo, e di solito non ce l'ho proprio mai, non ci sono abituata a portare il muso, a fare il broncio, a pestare i piedi e a gridare da isterica, non lo facevo nemmeno da bambina, mai, anzi, solo una volta che volevo lo zucchero filato rosa, che lo vedevo per la prima volta e lo volevo e lo volevo e frignavo e insistevo e mio padre mi ha mollato un lordone (do you know lordone ?) che ancora me lo ricordo, proprio davanti al negozio di casalinghi dove adesso c'è una banca, credo, e da allora, ogniqualcolta mi imbatto in un chioschetto di zucchero filato sia esso rosa, bianco o a quadretti, giuro, mi viene da vomitare. Insomma non ho il muso, ma se fossi una da muso oggi lo metterei, lo metterei eccome. E sarei antipatica e insopportabile e nevrastenica e sibilerei dei monosillabi, sarei acida e ingestibile, una m@rda, insomma. Oggi è una giornata così, che mi girano, non so se si può dire, ma in un mondo così, dove mi sento un pò marziana, un pò selvaggia, un pò paracadutata da una galassia lontana, un pò credulona e molto, molto scema, e non so se sono più triste o più arrabbiata o più delusa o più ingenua, ma che ne so, e alla fine non me ne importa un granchè di quello che sono, o meglio io lo so bene come sono, e questo mi basta,e allora, sapete che c'è, muso o non muso, sto caricando un bel vaffa, come dicono i miei figli, e allora e perciò, accomodatevi pure, pensate quel che volete, io continuerò a non capire, io continuerò a fare boh?!, e a restarci male e a chiedermi il perchè, il percome e l'allorquando. E già che ci sono, mi scrivo col pennarello un bel cartellone e me lo attacco al collo, così, CHE NESSUNO MI PARLI. Per tutto il giorno. Facciamo 3 ore. Facciamo un quarto d'ora e non se ne parli più.
08 febbraio, 2009
Un regalo.
Non potevamo esimerci, certo che no. E dico CI siamo in due, perchè è la primissima volta che scrivo un blog a quattro mani. Io e lei, voglio dire. Perchè lei è la precisione e io la confusione, io il delirio, lei la ragione. Qui troverete proprio tutto. I punti, le copertine, le scarpettine e come farle, la lana che ci vuole, le cose che abbiamo già fatto, quelle che faremo e quelle che stiamo facendo. Ora, Cuore di Maglia ha una casa tutta sua. Un bel regalo, a me, a noi. Soprattutto a loro.
07 febbraio, 2009
La pace.
Si vede subito che non è un giorno come gli altri, il sabato. C'è una luce diversa, una specie di profumo di festa imminente, chi lo sa. Anche chi va a scuola oggi lo fa con un altro piglio, sembrano un pò più svegli, a dire, sì, ci vado, ma oggi è sabato ed è tutta un'altra musica. Ed è bello. Mi piace la lentezza del sabato, magari non si farà niente di che nel fine settimana, nè stasera, nè domani, ma forse la magia è proprio questa. Non avere nessun programma e poter decidere, si và di qui, si và di là o ci si impigrisce con eleganza, si organizza una merenda, una cena non impegnativa, una cosa semplice, vengo così come mi trovo, il tubino e le perle li lascio nell'armadio. Oggi la famiglia sarà tutta al grandissimo completo, ci sarà l'andirivieni di sempre, amici di amici, tanto che un censimento non sarebbe una cattiva idea, per ben sapere chi c'è e chi non c'è. Non piove più, almeno per ora, farò una torta e dei dolcetti, la tovaglia a quadretti non si toglie di sabato, e si scrolla e si riapparecchia a seconda dell'ora, se cena o caffè, se merenda o spuntino. E' sabato da queste parti, le ansie della settimana si accantonano per qualche ora, di pensieri agitati e agitanti non se ne vuole, ci si ricarica per bene, si sta in pace con se stessi, col mondo intero, con l'universo cosmico e assoluto, almeno finchè si può, finchè dura, finchè è possibile.
05 febbraio, 2009
Si knitta al Bio.
Sù, sù. Cancellare gli impegni del pomeriggio, che siam lì fino alle 6 e c'è tutto il tempo del mondo. Si passi solo se si ha voglia di chiacchierare, di salutare e fare ciao ciao con la manina alle persone che non si vede da un pò, a quelle che si sono incontrate dopo molto. Si passi se si è curiose di sapere che cosa diavolo si fa, che cosa hanno in mente queste scellerate del Knit Cafè, che diavolo tirano fuori dalle loro borse colorate, che intrigo di fili e ferri, un losco giro di circolari e segnapunti, e trecce e aumenti, e pattern in inglese e in francese, lo sapeva che si impara una quantità inimmaginabile di termini e di cose? E poi, c'è da crederci, si organizzerà un altro giro da qualche parte in cerca di filati nuovi, morbidissimi e colorati. Orsù dunque. Non importa se fai maglia o non la fai, se non distingui un diritto da un rovescio nemmeno a tennis, ben meglio sarà che colà tu ti reca. perchè, com'è d'uopo, noi colà ti si aspetta.
Knit al Bio Cafè
via dell'Erba 12
Alessandria
dalle 15 alle 18
via dell'Erba 12
Alessandria
dalle 15 alle 18
04 febbraio, 2009
No che non dormo.
Non mi succede quasi mai. Di solito dormo di schianto, così e chissà che succede stasera, che è già quasi notte, ma chi lo decide dove finisce la sera e inizia la notte e come e a che ora. Non dormo, e indovino, scalpiccii e movimenti, scricchiolini e rumore di libri sul tavolo, qualcuno che ha dimenticato di fare lo zaino, lo so. Non dormo perchè c'è un cane che abbaia e abbaia così lontano che non saprei dire, non dormo perchè guardo fuori, c'è ancora un pò di neve sui pini, nessuna luce e nessuna luna. Non dormo e non so, e stringo troppo gli occhi e li riapro, intermittenti, non dormo perchè mi batte il cuore forte e non saprei dire quando ha incominciato, non me ne sono mica accorta, solo, ora cerco di calmarlo e di schiacciarlo forte contro il materasso, così almeno smetterà. Non dormo perchè non so se è presto o se è tardi, e affondo la faccia nel cuscino e prendo il respiro da lontano, e cerco di stirarmi addosso un sonno che non ho, cerco di stare immobile il più possibile e non pensare e non ascoltare e non dire e fare proprio un bel niente, e guardo i numerini rossi della sveglia, le pieghe della tenda, l'angolo del soffitto, e penso, che strano che ancora non abbia sonno ma solo pensieri e pensieri, di quelli che vengono poco ma quando vengono ti schiantano e ti fanno pizzicare gli occhi, un pò chiusi un pò aperti, che non so come è meglio. E' notte, più o meno, ho deciso così, e scrivo e scrivo per capire o per confondermi, per trovarmi o per smarrirmi, per addormentarmi o per svegliarmi del tutto, in una notte qualunque, senza sonno, senza luce e senza luna.
03 febbraio, 2009
Regina del Silenzio.
Che strano, complicato aggeggio è la mente. I pensieri, le cose, si arrabattano nel cervello, giocano, si rotolano e si nascondono, fino a venir fuori quando proprio pensavi di non trovarli lì, quando credevi di non averli più o di non averli affatto, o a a dire, ma guarda un pò che cosa vado a pensare. Si parla di lei. Stamattina di più, a decidere,a condannare, a organizzare l'ennesimo viaggio verso il dove. Forse l'ultimo. Non ho pensieri in merito. O meglio sì, ho l'opinione fredda e calcolatrice di chi guarda da lontano, di chi non è coinvolto, se fossi io farei così, se succedesse a chi amo non so. Forse sarei così vigliacca o stolta o stupida o assassina o peccatrice ma non lo siamo tutti in fondo, e allora una giustifica collettiva, è quello che ci vuole, per nasconderci dietro alle opinioni, per dire, fra il tempo e i saldi, cosa faresti se. Lei sorride. Dalle foto che hanno i giornali e i tiggì, lei sorride, di un sorriso impossibile, bianchissimo e felice, che non ha più da molto. Chissà che vede e che sente, chissà che storie racconta e se ha ascoltato quelle che hanno raccontato a lei, chissà se sa. Chissà se sa che al di qua di dove è lei si cerca un posto per farla volare via, più in alto del dove di ora, nel persempre, se il persempre c'è. Non so che farei io, nè giudico nè pontifico nè sentenzio. Solo mi chiedo se. Se davvero lei preferirebbe quel silenzio di ora al silenzio di dopo, se la luce di dopo alla luce di ora. Luce sarà, nel paradiso che ognuno di noi si è disegnato apposta, a suo uso, per sè. Sorridi, Eluana, col tuo nome da fotoromanzo che nessuna madre darà mai alla sua piccola per non ricordare il tuo poco destino. Sorridi, e vola, e guarda giù, chi sceglie per te, chi stacca per te, chi decide per te, regina del sorriso immobile, regina delle storie non ascoltate, regina di luce nella Luce, regina del silenzio.
Ferma.
La vera grande ingiustizia è che quasi mai le cose che devi fare coincidono con le cose che ti piace fare. Resto, così filosofeggiando, solo a rimandare la quantità di incombenze che mi toccano quest'oggi, che ho letto il qualsivoglia quotidiano, nelle millecinquecento sfaccettatura che ha la stessa notizia se letta in 3 testate diverse. Rimando perchè non ne ho voglia. Rimando perchè ho sonno. Rimando perchè non so da che parte cominciare. E potrei stilare una lista di almeno venticinque cose che mi piacerebbero di più, che mi esalterebbero di più, ivi compresa, forse, l'estrazione del dente del giudizio, qualora l'avessi, il giudizio intendo. Ho una casa sottosopra, com'è sottosopra quando i figlioli escono a razzo in ritardissimo, dacchè han pregato in ostrogoto che stanotte mettesse giù quei due metri e mezzo di neve per non andare a scuola e aprire un occhio dal cuscino e realizzare che non si và e allora rigirarsi e crogiolarsi e meglio accomodarsi e avvoltolarsi ancora di più nel piumone che ha il calore di tutta una notte e godere di quella beatitudine perfetta che si prova quando si pensava di alzarsi e invece no. Ecco. Io lì sto. Vestita ma scarmigliata, palliduccia e bruttina, per niente pronta, per niente attenta. E dovrò decidermi che è meglio che mi smuova, che finalmente metta in fila le cose da fare e che hop!, inizi questa giornata e salga finamente sul treno velocissimo che mi porterà ad attraversarla, le cose affastellate sul tavolo, briciole e mail, telefonate e avanzi di cena, statuti e lavatrici. Il treno parte tra un secondo, anzi è già qua e io qui sto, bell'e impalata, che ancora mi chiedo da che parte cominciare.
01 febbraio, 2009
La Sciarpollana.
Personaggi ed interpreti in ordine di apparizione. Una bella domenica sonnacchiosa, oziosissima, non si era detto così? domani non voglio fare un bel niente di niente, ma come si fa. Si prenda un gomitolone di lana, di quelli nuoverrimi comprati sabato scorso. Dei ferri che sono armi improprie, un 15 che si fa più in fretta. Ci si rintani, non viste, in punta di piedi, in piccionaia, lassù lassù, tra il disordine regnante delle cose solo mie e mie soltanto, dove nessuno trova nulla, Hai Un Evidenziatore? Sì, Nello Studiolo, ma nessuno lo trova in questa spumiglia, in questa rivoluzione, in questo, mi lasci dire, casino. Si piazzi una bella musica di sottofondo, appena appena. Di sotto, sotto sotto, un'armata Brancaleone di giovinastri segue compunto la giornata calcistica, amici di amici, fratelli e cugini di amici, figli, com'è ovvio, per forza di cose. La Princi è barricata Essa pure nella sua linda cameretta. Dò così inizio alla mia opera. Si và veloce, la lilla sciarpa cresce e cresce, ogni tanto me la provo, ancora un giro, ancora due, e in poco più di un'ora, voilà, l'opera è compiuta. Servirà, domani, si dice che nevichi quassù. Ben fiera sarò del mio piccolo capolavoro, tutto tempestato di pietre preziose. La Princi se la misura, Che Bella Mami. L'ho chiamata Sciarpollana. "Non è sciarpa, non è collana, sa soltanto quello non è." Noi, di domenica, si fa così.
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