21 febbraio, 2008

Brazil!


Alla fine è stata davvero una bellissima serata. No che non erano gli strascichi dei festeggiamenti dei centomila clic, certo che no, non sono mica così autocelebrativa e non me la tiro mica così tanto, in fondo! Solo, avevamo un compleanno da festeggiare, in questa famiglia così rutilante e multietnica e multitasking e multicolore. E non già un compleanno qualsiasi, ma quello del Figliolo del Brasile, proprio lui, che staziona in questa casa da un paio di mesi e che, forse, chissà, riederà alla casa materna tra qualche giorno. Spinosissima questione. Ma ieri sera di spinoso c'erano soltanto gli sguardi della figliolanza tutta e del mio Sposo esso pure, verso quella divina creatura, un insieme di tette e culo, e mi si perdoni l'accento francese, che ballava a pochi centimetri dal nostro tavolo. Vestita di nulla, responsabile della congiuntivite da sforzo di tutti i miei figli maschi, e anche della Princi Assonnatissima, abbagliata da tutti quei lustrini e quelle piume e quei tacchi 35 o giù di lì, e quella samba, e quell'uva sulla testa. Bella sera, menù do Brazil, farina di manioca, e quella specie di acqua tonica coi lime dentro, che buoooooooona!, che mi ha fatto ridereridereridere per tutta la sera, io che l'alcool proprio non lo reggo, cahipirina, signora, le devo proprio spiegare tutto, vabbè che è roba straniera, ma è meglio che stia al passo coi tempi, non crede? Bellobello. Un pò ciucchi tutti, di quelle ciuccherie che non sono vere, che insomma, sei ancora bello lucido ma sei contento di essere lì, con tuttitutti, il Giovane Holden arrivato in tram dalla casa di studio, il Maturando felice e ridanciano pur senza la Biondina, il mio Sposo che se li guardava, uno per uno, tutti qui a festeggiare questo strano, storneggiato fratello che viene da lontano e che è fratello uguale. Stamattina, alcune commissioni: il collirio per la congiuntivite, Citrosodina per il churrasco, e una ricerca sulle Pagine Gialle. L-L-L-ezioni di samba per la scrivente. Ma mi sa che il culo può andare, ma a tette, signora cara, sono messa non benissimo. E nemmeno in francese!

19 febbraio, 2008

Centomila.

Ma sì, facciamo festa. Speditemi dei fiori, regali a tonnellate, bigliettini e cotillons. mail, sms, mms, pqrs, SPQR, PPTT, BetaHCg (!) insomma, di tutto, lettere profumate su pergamena, piccioni viaggiatori, segnali di fumo ovunque voi siate. Chi porta da bere? Non occorre l'invito, nemmeno lo smocking o l'abito lungo e il guanto all'avambraccio. diademi e tacco 11, è una festa VengoCosìComeMiTrovo, faccio una torta salata, io il pane alle noci, io il tiramisù. Una festa a sorpresa, la sorpresa non me la faccio da sola, sono mica scema, me l'avete fatta voi. Centomila. CENTOMILA. Cen-to-mi-la!!!! Come, che cosa. Centomila clic, signora mia bella che torna dal mercato, centomila volte siete venuti in casa mia, in questo salotto, in questo bordello, in questa chiesetta, in questo divano, su questo scoglio, su questa spiaggia, su questo sgabello, su questa sedia girevole, su questa giostra, su questo inginocchiatoio, sotto questa doccia, al mio tavolo, in camera dei miei figlioli, nel mio studiolo, in lavanderia, a frugare nel mio Cassetto del Tutto, e nella mia borsa, e nelle mie tasche, nel disordine del mio armadio, fra i miei libri, i miei gomitoli, le mie ricette senza senso, i miei fili, le mie cose, i miei cestini con le collane, fra i miei briccialetti che tintinnano. Centomila. Le volte che mi avete sentito ridere e piagnucolare, e disperarmi e bearmi di cose semplici, le volte che ho comprato cazzate e frivolezze, le volte che mi sono persa, le volte che mi sono ritrovata, sentita sola, rinata, disubbidita, tradita, fraintesa, adorata, coccolata, maltrattata, inosservata, amata, invidiata, ignorata. Ma oggi, solo festeggiata. Coraggio, la banda da questa parte, voi con la grancassa di qua, il tappeto più in centro, i fiori con più garbo, voglio più tulipani, no che non è il mio compleanno, è molto di più. Ringraziare non basta, non sono brava nei ringraziamenti ufficiali, e nei dedicoquestavittoriaa, centomila, centomila, ai bambini centomila sembra un numero gigantesco, ma adesso anche a me che tanto bambina non sono, ma mi ripeto soltanto centomila, centomila, centomila, e quanti ce ne saranno ancora, se pubblicherò o non pubblicherò, ma cosa importa, scrivo questo libro ogni giorno e ogni giorno quattrocento di voi lo comprano e lo leggono e lo rileggono, e se lo stampano, pure, perciò, scusate tanto, ma devo andare a festeggiare, farmi una treccia, magari, e un trucco di quelli seri, cambiarmi d'abito, che la felpa coi sette nani non va tanto bene per una festa come si deve, anche se è del tipo VengoCosìComeMiTrovo, e poi gli invitati che cosa direbbero, che cosa direte voi tutti, coi vostri clic ben avvolti sotto il braccio, tutti i regali che mi farete e che io, arrossendo, scarterò e mi luccicheranno un pò gli occhi, e quanto di stucco ci rimarrò, a vedere la torta a centomila piani, con centomila fragole, e quanta fatica che farò a soffiare e soffiare su centomila candeline.



17 febbraio, 2008

Cerca.


E cerca bene. Senza un metodo preciso, come puoi pretendere di averlo tu, disordinata ad honorem, un metodo per cercare nei cassetti, nei cestini, nei ripiani, dietro ai libri. Cerca bene nelle cose più tue, benissimo dentro alle scatole delle collane, e nelle borse che non usi, che bello ritrovare una borsa che non usi da un pò, dentro ci sono gli scontrini spiegazzati, una caramella senza carta, una serie di post it che non appiccicano più, un burrocacao mezzo sciolto, centesimi e briciole, una forcina di osso e una biro che non scrive. Cerca e cerca, dentro ai pensieri, dentro alle idee, ai progetti, alle cose che fai, cerca dentro ai libri di ricette, sfoglia il libro che hai finito oggi e quello che hai comprato appena ieri e che non vedi l'ora di iniziare, ma che aspetti, il silenzio, la calma nessuno che ti chiama e che ti chiede, c'è qualcosa di sacro e religioso un pò, e di così intimo e privato nei primi cinque minuti di un libro, è una specie di fidanzato, ti colpisce oppure no, ti folgora oppure ti delude, e tutto in così poco tempo, le prime cinquanta righe, più o meno. Cerca, bellezza, cerca benissimo nelle cose che ti hanno fatto diventare quello che sei, negli schiaffi e nelle carezze, nei baci e nelle offese, che solo con quelli potevi arrivare fino a qui, come molti, come tutti, siamo tutte le cose che ci hanno preceduto, tutte le cose che abbiamo vissuto che ci hanno fatto essere così, un pò folli, in fondo, un pò incoscienti, disillusi e sognatori e suonatori e incantatori di serpenti e venditori di liquirizia e fioraie dell'angolo, mercanti di stoffe e fateturchine. Cerca e troverai. La strada per il faro, una favola nuova, una canzone da imparare, un nuovo gioco, magari. Si trova, la forza di continuare, un equilibrio traballante, uno sgabello che zoppica, ma lo vedi? basta una figurina piegata in quattro e voilà. Si trova sempre, un nuovo sorriso, per cadere sempre in piedi, sette vite come i gatti, per farcela, per sfangarla, sempre e comunque. Si trova, un nuovo fiore in giardino, un modo qualunque per dirsi che sì, in fondo in fondo non c'è male, e che si piagnucola a volte e domani magari sarà già diverso ma che caldo stasera in questa casa in collina e ho trovato, davvero, frugando per bene, anche quando pensavo di non trovarlo più, un bottone argentato, una perlina, un sogno a metà, un bicchiere di cristallo, una corda per saltare, come ho fatto a non vederla eppure era lì, tra le cose più mie, tra i calci e gli abbracci, la fuliggine e i lustrini, i giorni perfetti e quelli da paura, tra gli incubi e i sogni che fino a qui mi hanno fatto diventare le cose che sono.

15 febbraio, 2008

M'illumino di meno.

Io sì. Voi?

Del mio meglio.

Volevo una bella sera. C'è stata. Certo, il pomeriggio la diceva lunga, ho urlato come un'indemoniata per un buon quarto d'ora che non è mica poco, sa? e l'ancella era barricata in lavanderia, sisentebenesignora?, certo, sto bene, solo mi và via il sentimento, ogni tanto, a gestire una situazione per la quale non sono portata e ci ho provato, Dio solo sa quanto ci ho provato, ma niente, non riesco, non sono brava, non sono all'altezza, che devo fà. Indemoniata. Così sono quando perdo la visione delle cose, la bussola che non so usare, la rosa dei venti che non imparerò mai, la linea dell'orizzonte, che stamattina era colorato a polverina, quella della scuola, a temperare poco poco la punta del pastello e farci tutte le sfumature col dito, un pò rosine un pò violine, ma che bello era. Volevo cuori e cuori ho avuto. Ho fatto, più che altro. Una torta salata, una torta dolce, dei budini, perfino il pane, fatto a cuore, con quello stampo comprato a Torino con la mia Amica della Pastiera, che adesso invece, i cuori li ricama pure lei. Piatti e tovaglietta, tutto cuoricioso e romantico, nonostante la sfuriata del pomeriggio. Tutto perfetto. Abbiamo riso e parlottato, quasi tutti, tranne il giovane Holden che riederà questa sera alla casa paterna, il Maturando Innamorato che mi ha stupito, ieri, inviando, come un uomo e più di un uomo, un mazzolone di rose rosse alla sua Biondina Studiosa, in classe, signora, pensi un pò che pensiero carino, con i bidelli che sorridevano e le compagne che schiattavano. Il Liceale Single, credo, anche se si vocifera di una mezza dozzine di figliole in attesa come alla posta, ma lui nicchia e fa il prezioso. La PrinciDeiCuori, così contenta di tutto quello sfarfallio di romanticismo, QuantiCuoriMami, che appiattiva i tovaglioli con le manine, HoFattoBach, mamma, E' Facile, Sai? Il Figliolo dal Brasile che, nonostante le urla di oggi, sembrava sereno anche lui e Il mio Sposo sorridentissimo e fascinoso, in questa sera di cuori a manciate. Lui sa. E questo mi basta. Una bella sera, normale, che non era una festa ma ci è piaciuto pensare che, e che ho ricamato e cucinato e sono stata così bene e che ci ho messo tutto il mio impegno e la mia volontà e, manco a dirlo, tutto il cuore, perchè il vento che non so mi porta sempre qui, al mio posto, a casa mia, fra le mie cose, nella mia vita. Cenetta intima? Ma quando mai.
Ricette, dettagli e altre immagini, signora curiosona, le trova qui.

14 febbraio, 2008

E cuori.

Cuori, cuori e cuori. Di carta e di zucchero, di pizzo, di lana e di cotone. Cuori disegnati, sullo specchio dopo la doccia, sul vetro quando piove, sulla neve, sulla sabbia, col gesso alla lavagna, coi pastelli o a pennarello. Cuori di vetro e di piombo, cuori di plastica un pò finti, cuori colorati, cuori leggeri, cuori trasparenti, piccoli piccoli che stanno nella mano, cuori in affitto, cuori di Gucci, cuori fotocopiati, disegnati sul diario, appiccicati sul frigo con la calamita, cuori adesivi sparsi un pò in giro. Cuori a biscotto per la colazione, a cuscino sul letto, da abbracciare prima di dormire, cuori acciaccati, convalescenti e un pò stanchi, cuori a mille, scarabocchiati nel taccuino accanto al telefono, cuori, a manciate, a sacchi e a vagoni, cuori morbidi di velluto, cuori acidi come le spremute senza zucchero. Cuori, cuori e cuori. Oggi, anche se come me non ci vedete nulla di speciale in questa festa, trovate il modo di disegnare, regalare, cucinare, cucire, ricamare, costruire, ricopiare un cuore. E sorridere un pò. Male non fa.

12 febbraio, 2008

Sogni.


Che strana sensazione addormentarsi di schianto sul divano, davanti al film, chissà cosa direbbe Baricco, se lo sapesse mai, magari, la prossima volta, nemmeno mi fa entrare alla sua scuola. La Princi e il gatto acciambellati alla rinfusa vicino a me, che non so bene dove finisce la Princi e inizia il gatto, è solo una questione di pelo, in fondo. Il mio sposo mi guarda, devo essere stata di una compagnia esilarante, lui il film l'ha visto tutto eccome, me lo racconterà, sottovoce mentre saliamo le scale, anche se sa benissimo che non ascolto, che cammino e sembro sveglia ma ho un passo da astronauta e cerco di sforzarmi per non svegliarmi del tutto. Non ci riuscirò, non ci si riesce mai, si arriva a letto e si è freschi come rose, nonostante siano le due passate. Un giro dai figlioli, prima, a vedere se sono ben coperti, come se avessero ancora tre anni e il paracolpi nel lettino. Si assomigliano sempre di più, questi due: gli stessi occhi da Bambi, lo stesso broncio irresistibile, gli stessi riccioli scomposti. Dormono. Di quel sonno sereno che hanno i figli quando li guardi, ho sempre amato guardare i miei figli dormire, dormono, uno di traverso nel suo letto, l'altro compostissimo nel letto più in là. Darei qualsiasi cosa per sapere cosa vedono adesso, dove sono i loro pensieri svolazzanti, le loro risate, le loro parolacce, anche. Che sogni sognano i miei figli grandi, che cosa sperano che succederà domani, che cosa e chi balla adesso dentro di loro. Guardo e non vedo. Raccolgo un cuscino e lo adagio piano sotto una testa, un bacio leggero, di quelli che si fanno per non svegliare ma che si sentono così bene, anche se dormi e ti fanno dormire di un sonno compiaciuto, tranquillo, al sicuro. Sentiranno il bene di questa notte, che è un bene nuovo e sempre diverso, il bene della notte, che ha complice il silenzio così diverso dal bene frenetico del giorno, il bene cambia, col buio e con la luce, a tre anni e a sedici, cresce insieme a loro, smisurato e grandissimo, un bene da gridare e da sussurrare, da dire in filastrocca o da far sentire con uno sguardo, un abbraccio, lo senti, figlio? sono qui, un bene che avvolge in segreto, in una notte di quasi primavera, c'è una luna dispettosa che si vede dalla finestra, e una mamma senza sonno che vede passare i loro sogni proprio lì sotto i loro occhi chiusi.

11 febbraio, 2008

Pink Therapy.

Alla domanda Potevo Esimermi? si levò un coro unanime: Ma certo Che No. E no, infatti, che non mi esimetti affatto dallo scellerato acquisto. Non è un giocattolo ma lo sembra, non è vero? Esso consiste in un tostapane. Rosa shocking, che da qualche ora fa bella mostra di sè sul ripiano della mia cucina. E' stato amore a prima vista, e per la modica cifra di euro tredici, meno di una messimpiega, me lo sono portato a casa dal supermercato Lidl proprio accanto al campo di calcio. Così, un lunedì soleggiato certo ma senza nessun tipo di elettricità e/o entusiasmo e/o qualsivoglia voglia, ecco che è stato subito tutto un altro andare. In casa è stato accolto con vari tipi di esclamazioni: mugolii, Che Roba E'? L'hai Fregato a Platinette, Che Meraviglia Mami, Ci Mancava Solo Questo. E non si fa nemmeno uno sforzo a capire da quali dolci boccucce siano uscite, nell'ordine, siffatte frasi. Ma niente ci fa. Questo aggeggio panciuto e rosa nauseante, con la sua linea retrò e i suoi 3 spazi 3 per il pane tostato, mi mette allegria. Mi ci vuole. Vero è ben che non si riemerge da uno stato di indolenza emotiva mista a un vago senso di smarrimento e disperazione con il solo aiuto di uno sciocco tostapane, però, caso mai la cosa funzionasse, la potrei brevettare. A buon mercato, in fondo è un elettrodomestico utile alle merende di questa casa, di un colore primaverile, allegro e versatile, anni 50, molto cool. Ma sì, diamoci un contegno, in fondo ci serviva proprio: a capire come stanno le cose, a prenderle per il verso giusto e a vederle, correggimi se sbaglio, un pò più rosee. Domani a colazione, nella mia cucina, grande inaugurazione dell'aggeggio. Special Guest: Platinette. Per forza, glielo devo.

08 febbraio, 2008

A world apart.

Il mio. Il mondo che vivo ogni giorno, il mondo che ho costruito, incollato, messo insieme. Il mondo che difendo, che proteggo, che circondo di filo spinato, bastasse quello per tenere lontano i guai, le tristezze, i pensieri che fanno male, i magoni, quei vuoti nello stomaco, quei momenti che hai così paura che quasi batti i denti, eppure non fa mica freddo. Il mio mondo è questo qua, è fatto di cose piccole e di cose giganti, di cose che controllo e di cose che invece no, di grandi entusiasmi e di grandi, grandi, grandissime perdite di fiducia, di speranza, anche, a dirmi, ma come è possibile, ho così faticato per arrivare fino qua e adesso invece. Un mondo di lustrini e di sassi appuntiti, di perline e fichi d'India, di velluto e di carta vetrata, quella spessa, però. Mi piacciono, le mie amiche della scuola, quelle con cui si sibila al mattino una battuta innocente, e poi si ride come sceme, come se a entrare a scuola fossimo un pò anche noi, che bello, forse nessuna di noi ha perso la parte ragazza di noi appunto, il gioco, una goccia di sana insolenza, sfacciataggine, magari e le bambine prima di entrare ridono come noi e con noi, anche se non capiscono, per forza, e fa bene anche a loro, mi pare. Mi piacciono, le mie amiche dello knit, quelle storiche e quelle nuovissime, mi piace che si stia lì anche a fare niente, ho tanto da imparare da ognuna di loro e mica di lana e di punti, quella in fondo è solo una scusa, è una specie di regalo che ci facciamo e allora grazie, grazie, grazie davvero di esserci state ieri. Come sempre del resto. La mia casa e tutto quello che ci sta, e tutti quelli che ci stanno, loro che sono il mio giardino, il mio sogno di sempre, il mio progetto più ambizioso e meglio riuscito, tutto il mio cuore e la mia anima e tutto il resto, se ci fosse un resto, sarebbero anche quello. Il mio mondo è questo qua, è un grafico impazzito di dolcezze e di malinconie, di risate e di singhiozzi, panna montata e acido muriatico, lingotti d'oro e mattoni sbrecciati, pesci rossi e squali bianchi, acqua di sorgente e pozzanghera. Saprò difenderlo, curarlo, strapparne le erbacce, innaffiarlo e coccolarlo, accarezzarlo, scuoterlo quando bisogna, gridare o stare in silenzio, dire la mia, quando serve, farci un muro di cinta o aprire il ponte levatoio, bisbigliare o cantare, esserci o scappare.

07 febbraio, 2008

Just a bit of knit.


Sì, ne abbiamo voglia. Forse non proprio di knittare coperte da Groenlandia come questa, a grandissima richiesta immortalata in camera dei figlioli, quella coi ferri da mille, per gli inverni più freddi, per le sere più da coccole a guardare la tv, quella delle domeniche mattina che si scende infreddoliti e si sta lì. Nossignora, si ha voglia di cotonine leggere, di zuccottini per il sole a picco sulla spiaggia, di bikini, come, di già? di borsine colorate, che il tricot negli accessori è troppo avanti, signora cara, lo sa anche Ferragamo, si metta in pari, signora bella, si aggiorni un pochino, si faccia una bella sporta per la spesa tutta liscia, perchè no, o coi fiorellini, magari, che le borse di plastica sono così volgari, e bruttissime da vedersi al braccio di una signora e allora venga, venga a knittare con noi, c'è pure la canzone, di idee ne abbiamo a tonnellate, di cotone, pure lui medesimo, è quello della Filatura di Crosa, con dei colori da ghiacciolo che c'è da perderci la testa. Noi lì siamo. E se proprio non ha niente da knittare, passi lo stesso. Stesso posto, stessa ora. Stessa spiaggia, stesso mare. Mare? Appunto.
Knit Cafè
Oggi, dalle 15 più o meno e fino alle 19
A Casa di Josephine
Via Parma 10
Alessandria

06 febbraio, 2008

Povero micio!


Immortalarlo non è stato quel che si dice un gioco da ragazzi. Non è che gli piaccia tanto questo coso che gli hanno messo. E ha ragione, povero micetto. Ma insomma, anche lui, proprio non è un esempio di rettitudine. Un gatto dissoluto. Vizioso. Un micio un pò vagabondo, sempre a pensare a una sola cosa. E pensare che ce l'avevano spacciata per femmina. Nel giardino di fianco al nostro, però, deve aver fatto un brutto incontro e ce lo siamo visti ritornare, due giorni fa, pesto come il pangrattato, sanguinante come un gladiatore, mogio mogio. Ferito e febbricitante. Per ovviare a questa infezione in atto , il nosto Illustre Veterinario o meglio, un'equipe di Illustri Veterinari, dopo un lungo consulto, ha deciso per l'intervento. E non solo per suturare. Quanto per togliergli ogni velleità di sesso sfrenato con le gattine di tutto il circondario, il fargli capire che era ora sì che mettesse la testa a partito, che va bene farsi una fidanzata o due, ma che al mondo ci sono anche altre soddisfazioni, le grattatine sulla pancia, giocare coi gomitoli lungo le scale, bere il latte col Nesquik avanzato dalla Princi. Non vuole sentire ragioni. In realtà è ancora un pò storneggiato e gli altri animali della casa lo guardano un pò come guarderebbero un topo gigante, il mio Sposo ha speso una fortuna in bocconcini per gatti preparati da Vissani con le sue sante mani, e i ragazzi si danno il turno per coccolarlo e tranquillizzarlo. Ma la vera coincidenza di tutta questa faccenda è che il collare Elisabetta che gli hanno apposto per impedire che si tolga la sutura è di un bel color lavanda e coi miei divani e i miei cuscini ci sta che è un amore. Magra consolazione, mi viene dal cuore, soprattutto perchè, aiutatemi a dire, mi dispiace così tanto per il piccolo Philadelphia, ma, accidenti, fra antibiotici e medicazioni e disinfetta di qui e di là e stai attenta che non esca, beh, ci mancava solo il gatto.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...