Càpita così di rado. Che ci siano tutti, intendo. E che lo Sposo Illustrissimo non sia qui con noi, sennò sarebbe troppo facile. Stasera, che bello, c'erano proprio tutti, tutti e 5 i figlioli, tutti in fila, con amico e fidanzata. Una sera semplice e bellissima, senza TantiAuguriATeeeee, Ti Prego Mamma, No, ma si doveva festeggiare in qualche modo il compleanno targato 16 del mio figliolo liceale. Così, eccoci lì, una pizza veloce, appena via dalla spiaggia, da dove si può vedere un tramonto senza pari e sentire il profumo delle dune, delle piante che ci crescono e che di sera, complici i grilli, lo si sente più forte, sembra. Tutti, i figli. A salutare per bene la signora del ristorante, quella che fa la zuppa gallurese più straordinaria del pianeta, di una saggezza semplice, che ogni anno li abbraccia e li bacia, e dice Gesummaria, Che Grandi Che Sono, e lo dice in sardo, anche, che non si capisce ma ormai lo sappiamo. Io, in mezzo a loro. Stasera, la signora Ottavia ha baciato e abbracciato per un buon quarto d'ora, non finivano più questi figli, biondicci, dorati, bellissimi, un pò scarmigliati. E io, rosolavo nel miele, mi sentivo davvero felice e adorante e beata come poche volte, tutti proprio tutti lì con me, un pò a proteggermi, un pò a sfidarmi, sicuramente ad amarmi, di amori differenti, ricamato e colorato come quello della Princi, ruvido e spigoloso quello dei maschi. Del quale Amore, sconfinato e lucido, mai come stasera, mi sono sentita Regina. 26 luglio, 2009
Regina.
Càpita così di rado. Che ci siano tutti, intendo. E che lo Sposo Illustrissimo non sia qui con noi, sennò sarebbe troppo facile. Stasera, che bello, c'erano proprio tutti, tutti e 5 i figlioli, tutti in fila, con amico e fidanzata. Una sera semplice e bellissima, senza TantiAuguriATeeeee, Ti Prego Mamma, No, ma si doveva festeggiare in qualche modo il compleanno targato 16 del mio figliolo liceale. Così, eccoci lì, una pizza veloce, appena via dalla spiaggia, da dove si può vedere un tramonto senza pari e sentire il profumo delle dune, delle piante che ci crescono e che di sera, complici i grilli, lo si sente più forte, sembra. Tutti, i figli. A salutare per bene la signora del ristorante, quella che fa la zuppa gallurese più straordinaria del pianeta, di una saggezza semplice, che ogni anno li abbraccia e li bacia, e dice Gesummaria, Che Grandi Che Sono, e lo dice in sardo, anche, che non si capisce ma ormai lo sappiamo. Io, in mezzo a loro. Stasera, la signora Ottavia ha baciato e abbracciato per un buon quarto d'ora, non finivano più questi figli, biondicci, dorati, bellissimi, un pò scarmigliati. E io, rosolavo nel miele, mi sentivo davvero felice e adorante e beata come poche volte, tutti proprio tutti lì con me, un pò a proteggermi, un pò a sfidarmi, sicuramente ad amarmi, di amori differenti, ricamato e colorato come quello della Princi, ruvido e spigoloso quello dei maschi. Del quale Amore, sconfinato e lucido, mai come stasera, mi sono sentita Regina. 25 luglio, 2009
Lenzuola.
No che non è stato un giorno sprecato, no di certo. Di mare, ancora non se ne ha voglia, con tutte le cose piccole e grandi da fare in questa casa, con una lentezza esasperata, come la spesa di questa mattina. Questo vento villano e meraviglioso, che schiaffeggia e sussurra, ha cullato i pensieri di un pomeriggio, fra lenzuola candide di lavatrice, profumate, quelle spesse, freschissime, del corredo di mia nonna, quelle che non stiro perchè mi piacciono stropicciate, con l'orlo fatto a mano da lei, da ragazzina, dalle suore. Ho schiacciato il mio cuore sul cuscino, con la raccomandazione a non fare troppo le bizze, a non mettersi a ciondolare come fa di solito, quando sono così, ma così come, se non lo spiego nemmeno a me. Così che mi sembra tutto pesante e faticoso e impossibile e ingombrante e fastidioso. Così che è tutto un magone, anche qui che sarei da uccidere, in un posto così, a stare così. Non farei altro che dormire, dormire e dormire, anestetizzando ogni sensazione, tanto, non è proprio che siano granchè, ultimamente. Le lenzuola di mia nonna mi hanno accompagnato in un sonno confuso e colpevole, mi sento sempre così in colpa quando dormo troppo, solo che quest'oggi non mi è sembrato di perdere tempo. Fuori, il vento scrollava gli ulivi e gli oleandri, con raffiche precise e sorprendenti, sbatteva porte e rovesciava cose. Dentro, io dormivo il mio sonno bianco di lino e di spigo, una cura primitiva a tutti i mali del mondo, la sola strada che conosco, per ora, per tirarmi fuori da qui. Speriamo funzioni.24 luglio, 2009
Piove una stella.

All'improvviso. Beh, non è che quando una stella cade prima telefona, Guarda in Là, Sto per Cadere. Il pomeriggio è stato rovente, a nulla è servita la massiccia dose di Supradyn, a cercare di tirarsi un pò sù e non continuare a dire machecaldochefa. Così, bella stesa e bell'e stesa, quante sfumature in una sola frase, ho preso a fissare il cielo, la volta celeste, la meraviglia che ogni sera è sopra la mia testa, il Grande Carro proprio lì, che se soffi vola via. Così, è cascata, improvvisa, davanti a me, strappando il nero del cielo, solo un pò, solo un attimo. E' sempre un fascino vederne una, e stasera lo è stato un pò di più. Ora, posso anche andare a dormire, sognerò cose belle, lo so, c'è un venticello leggero che sembra ambrosia dopo il torrido di oggi, domani andrà meglio, non mi farò turlupinare dai magoni in agguato, sarà un giorno più bello, si dice così, chi vorrà mai dare torto a una che si sente già meglio a guardare una stella che cade.
23 luglio, 2009
Di isola in isola.
20 luglio, 2009
Il sole immobile.
Piatto e fermo. E bellissimo. Le cicale, l'afa, l'immobilità di una tarda mattinata di luglio inoltrato. Strano luglio questo qua. Di una tranquillità pacata e silenziosa, ci sono pochi rumori in questa casa disabitata o quasi. I gesti sono un pò diversi di quando si è a pieno regime, si fa tutto con una flemma antica, tempo ce n'è, si stendono le tonnellate di cose lavate, delle cento lavatrici fatte ieri, che buonissimo profumo di sole hanno i panni stesi fuori d'estate, puoi indovinare se sono asciutti oppure o no, ci sono macchie di acqua ancora sulla camiciola turchese, si vede da qui. Altre valigie da fare dacchè la partenza è stata anticipata, dopoquesto fuori programma, di passare da qui proprio non si era pensato, abbiamo fatto e disdetto più biglietti noi che la Grandi Viaggi, uno doveva partire e invece torna, doveva tornare e invece parte, un pò prima, un pò dopo, così. Poi, si cucina qualcosa di poco impegnativo, ho i fagiolini che costano nulla al supermercato, ne ho comprati a sacchi, immaginando torte salate e insalate fantasiose, magari qualche amico da invitare a una cena improvvisata, è estate, spignattare non è permesso. Senza contare la famosa terapia della Pulitura Fagiolini, ho un'amica a Bologna che la sa lunga sull'argomento. In piedi, accanto al lavandino, è il luogo deputato a tale operazione. Si riempie un pentolone e si aggiunge così calore al calore, odore di verdura al profumo di ammorbidente che arriva dal terrazzo. I pensieri sgradevoli si allontanano nel gorgoglìo dell'acqua che va giù, l'ansia sottile la si getta nel secchio dell'umido con gli scarti, tutto senza far rumore, in punta di piedi, a non disturbare questo sole immobile e silente, questo fine luglio rivoluzionario e apparentemente uguale a mille altri, questa pace monastica, severa e serena, nonostante, questo modo contadino di affrontare la vita, il mondo, le cose.18 luglio, 2009
Già oltre.

Massì, dai. Si fa un uso improprio,qualche volta, di questo intercalare. Come Stai? Bene, Dai. Ma dai che cosa. Stavolta va bene. Beh, proprio bene benissimo ottimo superlativo diciamo di no, ma insomma, ce la si fa bastare. Meglio. GIà un pò meglio, e anche se si sa bene che meglio non vuol dire bene, ma è un passo verso. Pensieri obnubilati di un mattino vinto, in fondo, a casa propria. Una sosta, un pit-stop, una cosa bella. Ci si è svegliati prestissimo, è bello alzarsi presto d'estate e poi scoprire che ha piovuto tanto questa notte e che tu hai dormito come un sasso e non ti sei accorta di nulla, e il bucato dimenticato fuori è fradicio ma che importa in fondo. Quando si viene dal sole a picco per giorni e giorni, non sarà un pò di pioggia a farmi male, anzi. C'è un cielo variegato come solo d'estate e solo qui, si è impegnati in una strana operazione, di disfacimento-rifacimento valigie, e ci si concentra su questo. I pensieri ci sono ancora, tutti lì in fila compatta e ordinata, a volte, e solo un minuto dopo sparpagliati e disordinati. La cosa importante è non farsi prendere dall'ansia, essere sul pezzo, come si dice, trovarne l'inizo e vederne la fine, mantenere un certo controllo di tutta la vicenda. Ci si può riuscire. O almeno ci si deve provare. Qualcuno mi ha detto che ho uno scudo fortissimo di energia positiva che respinge le cose brutte via da me. Io non so se questo sia vero, ma so che intanto prendo il Sidol e lo vado a lucidare. Combattere con lo scudo che brilla è tutta un'altra cosa. Mooooolto più chic.17 luglio, 2009
Vengo dal cielo.
15 luglio, 2009
L'avaria.
Cronaca di un'avaria annunciata. Funziona sì, funziona no, non si gioca con questi orpelli, soprattutto in mezzo al mare, per bello che sia, per calmo che sia, per blu dei blu che sia. L'avaria arriva che sai che arriva, non è mica una sorpresa, e ingloba tante, troppe cose, meccaniche e non, che si aggiustano e non, dove c'è rimedio e dove invece no. Ho collezionato momenti lucidi e perfetti da pensare in momenti così, dove sono calma, di una calma preoccupante, e dove a tratti divento disperata, a tratti angosciata, a tratti invece penso che andrà tutto come dovrà andare e che non mi spertico in pensieri filosofici sulla vita e sul destino e sull'ordine delle cose e quel che sarà, sarà alla fine. Quel che so è che non è proprio tutto a posto ma stiamo lavorando per mettercelo e che certamente, chi sibilava anonimo nei commenti Ma Come Sei Fortunata, adesso certo si fregherà le mani. Magra, magrissima soddisfazione.14 luglio, 2009
Joe, il Tonno.
Kalamàta.
12 luglio, 2009
Ode al Freddoccino.
E' si sicuro la colonna portante di questa scombinata vacanza. Un rito. Di più, un'icona. Irrinunciabile scoperta freschissima di queste isole greche. Prima, nessuno di noi ne conosceva l'esistenza. Non è un frullato, nemmeno un frappè. Non è il caffè shakerato, non è un gelato, non è una granita, e non è neppure uno shake. E' solo e soltanto il Freddoccino. Ghiacciatissimo, lo puoi gustare in ogni taverna all'aperto, in ogni caffè lungo la spiaggia. Sa di caffè, che scoperta. Ma anche un pochino di cappuccino e di caramello. E' dissetante, rinfresca anche il più torrido dei pomeriggi, verso le tre quando in giro non c'è un cavolo di nessuno, e allora che c'è di meglio che sceglersi il bar più colorato e buttarsi lì, sparsi fra i cuscini, un freddoccino, please, e alla modica cifra di euro 3 ti portano un bicchierone stracolmo di ambrosia e di pura libidine. Da sorseggiare con golosa voluttà, avendo cura di fare il verso sscrscsrscsscsrssc alla fine, con la doppia cannuccia. Maleducata? No, beata, è diverso.
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