Non ci si ricordava, a memoria d'uomo, di aver preso in mano una racchetta. Se si toglie il corso scolastico del 1976 organizzato dalla Scuola Media, i corsi al Brallo, i pomeriggi passati con la mia Amica Pat nel garage di casa sua ad assisterla mentre le incordava, nel corso della mia vita non mi sono più imbattuta in tale misterioso attrezzo. Però, mi è sempre piaciuto un sacco. Ieri mattina, al mio Sposo Celeste gli è presa secca. Cioè, non proprio, già da tempo lavorava a tale progetto, culminato poi nell'acquisto di una serie di attrezzature di ultimissima generazione. Fatto sta che ci recammo, ieri mattina verso le ore 10, al luogo deputato per tale mirabile esibizione. Egli che, manco a dirlo, ha sempre giocato benisssssssssimo, e io che gli trotterellavo dietro, non proprio convinta ma entusiasta della vicenda, con la mia bella racchetta nuova di zecca, rossa e argento perchè ben si intoni col gloss che, giocoforza, si deve avere per calcare i campi di terra battuta. Devo dire che è stato bello. La percentuale delle palline beccate è stata largamente superiore alle aspettative, e anche quella delle palline mandate al di là della rete. Certo, Venus Williams è un'altra cosa, noi si fa per scherzare, ma devo dire che i rudimenti del tennis imparati nella palestra di Salice Terme un migliaio di anni fa sono miracolosamente tornati a galla, rinfrescati anche dai consigli dell' Integerrimo, che nemmeno si spazientiva se andavo a farfalle o se mandavo le palline nei prati circostanti. Tempo mezz'ora ero bell'e coricata sul campo, sventolandomi con la RossaRacchetta, implorando pietà. Ma mi impegnerò. Prenderò qualche lezione di quelle serie, tanto per cominciare. E poi, rivedo il look. Poichè i campi di cui dispongo sono sotto il sole cocentissimo, potrò approfittarne e spalmarmi di crema abbronzante prima del match, magari coi brilli, per distrarre l'avversario. Non solo, dovrò apparecchiarmi alla bisogna, i pantaloncini fucsia non vanno proprio benbenebene, ci vorrebbe una di quelle gonnine traforatissime, meglio se all'uncinetto, effetto VedoeNonVedo, per essere veramente cool. Mi metterò presto all'opera, solo che. Solo che, da ieri ho un fastidioso dolore al gomito, proprio lì, nella giuntura, come si fa a spiegare, dove il gomito fa la punta, ecco. Intervistati alcuni avventori e spiegati i sintomi essi hanno decretato chiamarsi Gomito del Tennista. Il Mirabile Coniuge, presente, sogghignò. Aspetta e vedrai, dissi fra me e me, meditando vendetta. Per il momento vado di Lasonil, altro che crema coi brilli. E poi, lavorerò al mio progetto e mi presenterò in campo con un gonnino, signora mia, ma un gonnino candido che mi starà un amore. Gomito del Tennista, si chiama. A gomito ci siamo, ma mi sa che di tennista, io, c'ho proprio poco. Staremo a vedere.
30 maggio, 2011
27 maggio, 2011
Goccioloni.
E' venuta giù la qualunque, questo mondo e quell'altro, a goccioloni grossi come nespole, per una buona mezz'ora. Mi ha beccata per la strada, in macchina, senza peraltro che mi fossi degnata di vestirmi in modo consono all'evento, si vedeva lontano un chilometro che avrebbe piovuto secco, non era proprio il caso di andar in giro agghindata come ad un cocktail di benvenuto, per dire, e forse il sopra poteva anche andare bene, ma le scarpe, ussignur, le scarpe altro non erano che sandalini inesistenti tuttitempestati di genme e pietre preziose, dono delle mie Amiche, e ancora non messi quest'anno, quale buonissima occasione il primissimo temporalone della stagione, è un attimo. Com'è come non è a me il temporale piace un sacco. Prima, durante e dopo. Mi piace l'odore, perchè si sente dall'aria che sta arrivando, e mi piace aspettare il primo tuono e mi piace l'adrenalina che ti dà il primo lampo e poi tutti quelli dopo, che bello il temporale in mezzo al mare, e dalla spiaggia, anche, e mi ricordo una Princi bambinissima che correva e faceva la ruota sotto il primo temporale dell'estate, tutti a ripararsi e noi no, madri senza senso, a lasciare che i bambini si rincorressero sulla riva, bagnati dal cielo e dal mare, è vero, vicina del 13? La Princi ora è tutt'altro che bambinissima, e ha sguardi languidi a cena, e un viavai di pensieri che vedo entrare e uscire dalla sua testa che sembra la mia. "E' La Fine Del Mondooooo" mi scrive da scuola. No, figlia. Il temporale è la bellezza e la forza, la meraviglia di ogni singola goccia che cade, la musica che fa sulla strada e sui vetri e sui tetti, è la musica stessa della vita. La fine del mondo è la calma e la noia, il niente e l'indifferenza. E' il non sentire e il non vedere. Il temporale è acqua e vento e foglie che ballano nel viale verso la città, è odore di acqua e di terra bagnata, è alberi scossi, è la città ferma, rapita da uno spettacolo così bello, ferma a guardare, a sentire, a vedere, per non perdersi nemmeno un minuto. La vita è così preziosa BimbaMiaGrande, così straordinariamente bella se la sai guardare nel verso giusto, e sono i temporali che la bagnano di cose vere, di emozioni forti e di bellezza infinita. Lo imparo da te ogni giorno, te lo insegno io, il mondo non finisce con un temporale. Semmai, inizia.
26 maggio, 2011
Il cielo pesa.
Non si capisce dove sia andato tutto quell'azzurro. Che sia finita la vernice? Non è affatto come ieri, ieri era estate, grilli e cicale e caldissimo, e oggi invece. Da qualche parte c'è stato un temporale, mi han detto, fra poco è atteso qui, non si muove una foglia, è così che fa quando sta per piovere. Il vento, arriva dopo. Il cielo pesa, non su di me, epperfortuna, pesa sulle cose, sul giardino, sui panni stesi che non ho voglia di ritirare e che si bagneranno e massì, che si bagnino, li risciacquerò un'altra volta. Qui, troppe cose da fare, i giorni beati si scontano eccome, ci siamo travestite da studentesse per un pò, e adesso abbiamo famiglie e cose e iscrizioni ed esami, financo una laurea, mi aiuti a dire, che in grazia di Dio qui non manca un bel nulla. Il cielo pesa e pesa, incolore e falso com'è, non sai mai che cosa aspettarti da un cielo così, e scavi e scavi a cercare l'azzurro, ma come, eppure era qui, ma ti hanno insegnato che quando una cosa non c'è non c'è e basta, puoi dannarti a cercarla per ore e ore, slaterà fuori quando parrà a lei, alla cosa che non trovi, e nel frattempo, procurati un turchese fittizio da metterti alle orecchie; al braccio e sulle mani, e al dito due ali, ali magnifiche per volare in un cielo che pesa, sì, ma vedrai che non cade.
25 maggio, 2011
Le case con le scale.
Non è vero che le case sono tutte uguali. E non dipende soltanto dalle persone che ci abitano, nelle case. Ci sono strutture e forme e caratteristiche e volumi che danno a ciascuna casa un aspetto speciale, come un'atmosfera, un senso. Le case con le scale sono quelle che mi piacciono di più, anche se la casa più bella che ho avuto in assoluto le scale non ce le aveva. Ma forse, aveva così tante cose che era già perfetta di suo. Mi piace che in una casa si possa dire, Vado Sù, o Vado Giù, e rimanere sempre nello stesso posto. Si scende quando la giornata inizia e si sale quando è sera e si ha voglia di pace e di silenzio, raro, qualche volta, nella Casa in Collina. Le case a più piani sono quelle che ti permettono di inventarti ogni volta lo spazio che vuoi tu, scegliere il posto dove vuoi stare, per leggere, far la maglia o fare niente, chiacchierare o semplicemente mettere ordine nei tuoi pensieri arruffati, nelle millemila cose che ti passano per la testa, operazione, questa, che va fatta in calma assoluta, in silenzio. E non è solo cambiare stanza, è proprio cambiare dimensione, cambia anche quel che vedi dalla finestra, non è lo stesso panorama, l'albero non è lo stesso a guardarlo da sù o da giù, le rose le vedi nella loro pienezza, perfino il profumo del caprifoglio arriva meglio sù, che mistero. Le scale in una casa uniscono galassie dello stesso universo, piani della stessa torta, come dire, il pan di spagna sotto, la panna in mezzo, la frutta in cima. E ci sono pensieri che si fanno solo in cucina, magoni che ti vengono solo al piano di sopra, e risate e riflessioni e idee che cambiano a seconda di dove ti trovi. La cosa bella è che mentre sali, o mentre scendi, lasci sulle scale quel che vuoi lasciare, pensieri brutti della notte, magoni del giorno, pensieri tristi e malinconie. Sono tutti lì, allineati sui gradini, aspettano il momento buono per appiccicartisi addosso appena ripassi. Ecco svelato il mistero perchè io, le scale, le faccio sempre di corsa.
24 maggio, 2011
Ode all'Herpes.
Certo che noi qui si veda sempre l'aspetto positivo delle cose.
Certo che noi qui non è che ci si fa abbattere tanto facilmente.
Certo che noi qui si riesca sempre a girarla al meglio, come ci pare a noi.
Fatto sta ed è che stamattina si è svegliata una nuova me.
Una splendida me, mi aiuti a dire.
Ho una bocca sottilissima ed inesistente, insignificante, banalissima, e diciamolo, la moda dei labbroni a canotto certo non mi aiuta.
Questo fino a ieri, bellezze.
Da stamani, infatti, sono pronta per qualsiasi copertina, anche hard, volendo, prontissima per un giornalucolo di gossip, perfino per un grandefratello, per dire. Già, perchè sarà stato lo stress, il sole, i bimbetti che stanno intorno a casa mia che hanno tutti, indistintamente, la varicella, beh, stamattina ho un bell'herpes sul labbro. E mi sta un amore. Nel senso che ho la bocca di Nina Moric, e ahimè, la bocca soltanto. A costo zero, peraltro, senza punturine e sedute dal chirurgo. Con un sapientissimo gioco di gloss, cremine ed effetti speciali, l'herpes sparirà, lasciando solo l'effetto Tigre del Materasso, e mi ritroverò stamattina a recarmi all'Ufficio delle Entrate con una bella boccuccia da Grande Raccordo Anulare. La cosa sconvolgente, però, è che a colazione mi lagnavo con il Magnifico Sposo, Hai Visto, Mi è Venuta l'Herpes. Ah, ribatte Colui, Non Si Vede Nemmeno.
Nooooooooooooo.
Ma si sa, all'Illustrissimo, la Moric, nemmeno ci piace.
22 maggio, 2011
Il Sogno Potentissimo.
I giorni caldi, quanto mi piace l'odore del cloro, non senti che è già estate? si chiacchierava così, nel gazebo a ridosso della piscina, un venticello leggero, le bottiglie d'acqua nel ghiaccio già sciolto da un pezzo, risate che non pensavi, persone nuove eppure vicinissime, storie che si intrecciano e si legano insieme, che cominciano trascinando una valigia per una stradina di ghiaia piccola, nel sole. Concentratissime, a fare e disfare, a insegnare, imparare e a vedere che strada abbiamo fatto fin qua, e quanta ne faremo, ancora, insieme. La bellezza è cosa leggera, la si coglie ovunque, dove vuoi, come vuoi. Si sta così, a spiegare situazioni, a dire cose, a chiacchierare fittissimo fino alla 1 passata, ma come, non hai ancora sonno tu che dormi con le galline? Ma no, questa potrebbe essere la stanza di un collegio, di una colonia al mare, di una gita scolastica dell'ultimo anno. C'è un disordine che spaventa, i sandali con le camelie sono stati al centro del pavimento per due giorni,li abbiamo scavalcati sempre. Spostati, mai. I sogni portano lontano, ti trascinano su un carro fantastico dorato e lucente, con altri compagni di viaggio che non scegli, perchè sono loro a scegliere te, secondo il complicato e celeste meccanismo che fa di un sogno la forma più chiara della felicità, che non è Itaca ma il viaggio, che non è la luna ma la strada che hai fatto per arrivarci. Il sogno potentissimo che ti fa donna felice e in pace, perfetta, che ricordi ogni nome e ogni volto, e ogni voce, anche, e ogni accento e ogni risata, e ogni sguardo e ogni magone e ogni abbraccio, a salutarsi sul cancello, nessuno ha voglia di andare via e si vede, e si sente, questo filo morbidissimo di acciaio pesante, questo mohair in carbonio che ci lega, noi al sogno e il sogno a noi.
Alle mie compagne di viaggio, potenti donne dal cuore di tulle, di fiori preziosi e di mani sapienti, il mio pensiero stasera, che bei giorni insieme, che bel cammino, che bella strada, di ghiaia piccola e croccante, profumo di cloro e gelsomino, un sogno potentissimo, che bello sarà.
19 maggio, 2011
Ode al Mojito.
Oh, beh, certo che non sto diventando alcolizzata, certo che no. Io non bevo, di solito. Ecco, di solito. Stasera, una festa così, tra capo e collo, alla frescura di un bel posto qui vicino, dove noi si va di solito con la famiglia la domenica sera, e con le amiche il giovedì. In realtà, le mie amiche ed io eravamo reduci da un pomeriggio di preparativi e cose, ma per niente al mondo mai ci saremmo perse questa serata, semplice in fondo, ma così divertente, che noi si ride anche quando non si deve, quando si ha da stare serie, la vita è così breve dico sempre io. Stasera ero pure accompagnata dal Regio Illustre Isoscele Sposo, la festa era all'aperto, la musica dla vivo, il profumo dell'estate che arrivava prepotente, è gelsomino o che cosa? buono, in ogni caso. Così, io e l'Amica delle Provette ci siamo dette, Perchè non Festeggiare, in fondo, che oggi comincia uno di quei week end lunghi non tanto per la durata, che tutti i week end durano uguale, quanto invece per le cose belle che succederanno. Così, festeggiamo. Tracanniamoci in grazia di Dio uno di quegli intrugli così belli, con la cannuccina nera e tutto un fogliame di menta e un sacco di ghiaccio e il lime e il rhum, perchè no, in fondo, abitiamo qui vicino mica dobbiamo far chilometri in autostrada. Detto fatto. Solo che. Solo che io non è che ci sono tanto abituata a questi intrugli qui, io già fatico a bere la birra, che mi piace il sapore e tutte quelle bolle e non saprei proprio cos'altro bere con la pizza, per dire, ma che dopo ho un sonno ma un sonno. Il mojito in sè e per sè è mistura infingarda come e più delle rucola, nel senso che và giù che è un piacere, ha un bel gusto esotico, ci senti il profumo della menta e questo lime che costa una sassata al supermercato, ma che è buono e profumato, una volta avevo uno shampoo al lime dei Caraibi, e mi sono sempre chiesta se mai i Caraibi davvero coltivassero lime ma poi alla fine non lo hanno venduto più e mi sono dimenticata di questa questione. Però, devo dire che a me il mojito piace e un sacco anche, che dopo 5 minuti netti ho cominciato a ridere, ma a ridere, che non la smettevo proprio più e mi dicevo, però, che buono questo mojito e anche la mia Amica delle Perle mi diceva che forse ero già bell'e andata, ma stavo così bene, un pò incosciente, l'ansia per il Camp? ma và là, ma quale Camp, io sto benissimo e rido come una scema e il mio Sposo Illustre mi dice, Beh, meno male che Guido Io, e qualcuno dei miei amici del Villaggio mi diceva che sì, adesso riuscivano a capire come faccio a scrivere sulle Fragole tutte le cose che ci scrivo, la mattina presto, perchè io a colazione nessun caffelatte, ma puccio direttamente le Macine nel mojito, ecco cosa. Sono qui a testimoniare che non è vero, che sono lucidissima e presente a me stessa e che sono contenta e bella serena e che ho sonno, beh questo sì, ma che di solito io vado a letto con le galline, anzi, anche prima qualche volta, io le galline le batto, soprattutto se un'ora prima mi sono tracannata un mojito e adesso scusate tanto ma non trovo nemmeno il pigiama sotto il cuscino, ah che meraviglia questo mojito, e che bella sera, e che bella gente, e presentatemi quello che l'ha inventata questa roba di menta e lime, che gli stringo la mano, complimentoni vivissimi, i più cari a formularsi, e adesso, buonissima notte, la menta ce l'ho, dovrò piantare i lime nel pratino, ma non siamo mica ai Caraibi, per dire.
17 maggio, 2011
Biglie.
Mai Vista Una Bambina Che Gioca A Biglie. Il rimprovero non era per me, ma per mia madre. Ed era mia nonna a farlo. Le rimproverava il fatto di lasciarmi giocare in spiaggia con quell'orda di maschi. E anche mio fratello non voleva che giocassi con loro, Sei l'Unica Femmina. Ma io, a fare le formine, le minestre di sabbia coi pentolini veri, a lavare le bambole nel secchiello mi annoiavo a morte. Così, il compromesso. Ero quella della pista. Nel senso che ero io a decidere dove, di solito a ridosso del muretto. E come, le montagnole, i ponticelli, i legnetti del ghiacciolo a determinare l'arrivo della gara. E poi, mi facevo tirare dal mio amico Stefano, quello che ora sta a New York ed è un artista, le piste delle biglie, da che mondo è mondo, si fanno col sedere. Non sono mai stata brava a giocare a biglie, uscivo sempre al primo giro, e poi volevo usare quelle di vetro, quelle che vendeva Marina nei sacchetti a reticella verdi. Invece, i puristi usavano quelle di plastica, mezze colorate e mezze no, con dentro i faccioni dei corridori. Io le odiavo. A parte che si spaccavano sempre a metà, e non si riaggiustavano, dovevi buttarle, e poi le facce lì dentro mi inquietavano, Durante la gara, io sedevo di lato alla pista, eliminata fin da subito, e ci guardavo dentro. Alle biglie di vetro, intendo. E ci vedevo quel che pareva a me. Colori e colori e forme strane e paesaggi, hai mai provato a guardare il mare attraverso una biglia? O gli ombrelloni colorati della spiaggia libera di Varigotti? C'è un mondo a parte che non sai, un universo che non crederesti esistere davvero, lo puoi fare come vuoi, con le cose che vuoi, e tutto il resto, tutto quello che hai intorno sparisce per un pò, e tu hai negli occhi solo colore, solo riflessi meravigliosi ed unici, e se giri la biglia davanti agli occhi, i riflessi si muovono e si mescolano e ti regalano altri riflessi diversi, da perdersi, una biglia sola ti dà tutti i colori del mondo, se ce li sai trovare. Mai Vista Una Bambina Che Gioca Con Le Biglie. Infatti, mica ci giocavo.
Ci sono giorni in cui vorrei andare in giro con due biglie davanti agli occhi, e guardarci il mondo attraverso, e far finta di niente.
14 maggio, 2011
Qui sotto.
Lievita una focaccia.
O meglio, la pasta per la focaccia.
Che ancora non si sa se sarà una focaccia intera o una moltitudine di focaccine.
Da farci le palline, appiattirle e poi farci i buchini con le dita.
Che ancora non si sa se saranno basiche o al rosmarino.
Sono i dubbi di un bel sabato affollato, ma calmo, direi. Nessun impegno che non sia gradevole, il tempo fuori è quel che è, ma è un bel tempo anche se sa di acqua imminente e ci piace questa cosa qui.
Dovrò solo aver cura di ritirare le magliette dal Perseguitato Stendino e chiudere l'ombrellone color Particuliére che ha assunto l'incarico di Guardiano del Terrazzo.
Se vuol piovere che piova.
In grazia di Dio, noi si sta apposto come pendoli. Così si dice.
13 maggio, 2011
Blogger in palla.
Due giorni senza Blogger. Due giorni senza poter scrivere. Due giorni di manutenzione del sito che mi permette di fare le Fragole, insomma. Bel guaio se non c'è. Il sole è andato via, ma c'è quella bella aria di festa, di cose da fare, di bei momenti da passare. Non ci si spiega questo mood, ansia e felicità e attesa e stanchezza ed euforia ed entusiasmo, possono essere un mix miracoloso e strabiliante oppure avere effetti tremebondi. C'è da scegliere. Si presenta un week end di lavoro, di organizzazione quasi maniacale di un evento che si attende e prepara da mesi, ormai. I figlioli sono tutti ai loro posti, il fine settimana va così, si passa da un massimo di 9 a un minimo di 2, anche se forse è il contrario, ma chemmimportammè, quel che voglio dire si capisce uguale. Qui son sere che non dovrebbero mai finire, che non dovrebbero concludersi mai, perchè che venga buio e che si vada a dormire è uno spreco vero, tante sono le cose da fare e le lune da guardare nel giardino, e le chiacchiere da fare, e le cose da preparare. Qui son sere che fa caldo e che un pò estate sembra già, son sere da far tardi, son sere che anche cucinare vien fatica, insalata e frittata va bene per tutti? si urla dalle scale e allora scendono tutti in massa, ognuno si fa quel che gli pare, è la cucina di casa mia a maggio, non importa se non c'è il sole, anche il cielo ha un bel colore questa sera, c'è un'aria sottile che sembra un respiro, calmo, seducente, si andranno a mangiar ciliegie direttamente dalla pianta sul Prato Grandissimo, appena dietro la vigna, si cenerà tardi, sperando segretamente che questa sera resti ancora per un pò, e quando se ne andrà via come tutte le altre, almeno che quella che arrivi duri un pò di più, le sere che finiscono mettono malinconia, rimani ancora, sera, non importa se verrà buio, fermati un pò di più, stavolta, è così bello, dai, stai ancora, ancora un pò.
11 maggio, 2011
Rose su rose.
Il cucù stamattina non la smette di chiacchierare, e nulla ci sarebbe di male in fondo, fa il suo mestiere, cosa vuoi mai che faccia un uccello chiamato cuculo, se non fare cucù? Sì, ma a tutto c'è un limite e una decenza, è dalle cinque che la mena, si può dire? sì, non è mica una parolaccia, uno che la mena vuol dire uno che scoccia, che continua a fare la stessa cosa e dà fastidio, riesco a spiegarmi. Personalmente non ho proprio nulla contro il cucù e nemmeno contro le civette e i gufi, ma stamattina avevo sonno e tutto 'sto canto ossessivo, cucù-cucù-cucù mi ha lievemene alterato.Lievemente solo. Bonjour, si disse quando anche il primo figliolo scese le scale. Bonjour, disse alla Princi che camminava ad occhi semichiusi. Bonjour, disse all'Illustre Sposo già sul pezzo da un bel pò, forse il pennuto malefico che ha svegliato me, ha svegliato anche lui, chissà. Fatto sta ed è che è una bella mattina di maggio, che si vede bene che è maggio per una serie di bei motivi che ognuno può trovare nel suo quotidiano. I sandali, i fiocchi dei pioppi nel viale in città, le biciclette, la fine della scuola tra un mesetto o poco più. Al mare non si ha ancora tempo di pensare, o forse sì, qualche volta di sfuggita, ma ancora troppe sono le cose da sistemare, figliolanza e lauree, esami, impegni del Regio Sposo, progetti della scrivente che non è che siano proprio cose da nulla, insomma, alla fine tutto andrà a posto magicamente come ogni volta, come se qualcuno all'improvviso spargesse una polverina misteriosa e luccicante, voilà, tutto quadra. Nel frattempo, proprio perchè di maggio si tratta, io mi porto avanti con le rose. Le mie rose danno il meglio di loro stesse medesime se colte al massimo della fioritura, e sistemate con grazia nei vasi della Nutella conservati durante tutto l'inverno. Se riciclar si deve, che lo si faccia con buon gusto e la forma del vaso della Nutella, un pò schiacciato e oblungo, è proprio quel che ci vuole. In una mattina dove si è deciso di fare unicamente cose gradevoli, almeno finchè si può, un'occhiata all'aiuola armata di forbice per cogliere qualche rosa freschissima, è gran cosa. Chi giura di avermi visto guardare in sù con aria sibillina, a scorgere tra il fogliame il becco del cucù, si metta l'anima in pace. Ho una pessima mira, il cucù è salvo. Almeno per oggi.
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