Aspetterò l'autunno. Mi sono accorta di averlo cercato, stamattina, guardando fuori, il prato è ancora verdissimo e nessuna foglia, l'acero non è ancora rosso come vorrei, e fuori le rose stanno ancora fiorendo e fiorendo, non so bene come, le ho potate io non sapendo da che parte cominciare, il giardiniere mi ha spiegato mille volte, Deve Contare, ma come si fa a contare, non si fanno i conti con le meraviglie, non è possibile contare per tagliare bene le rose, non mi sta in testa. Ho tagliato a muzzo, come viene viene, e devo averci preso, se oggi ho raccolto delle rose così belle. Aspetterò. La nebbia arriverà prima o poi, non che ne senta la mancanza ma mi piace, è come una protezione da tutto il resto, una coperta che ti separa dalle cose che non vuoi vedere, dai rumori che non vuoi sentire, e se ti avvolge dentro ancora meglio, vuol dire che hai cose che non vuoi vedere nemmeno lì. Aspetterò il freddo, ancora ci si ostina a stare leggeri, infatti si sta bene, al massimo un golfino, uno scialle avvolto bene per non prendersi il mal di gola, zero calze, ovvio, è un bel clima, questo qua, Aspetterò che faccia autunno secco, quello bello, quello romantico e un pò decadente, con le foglie che fanno rumore e il respiro che si vede, quando non si potrà più andare in Vespa perchè dal freddo ti lacrimano gli occhi, ed è una sensazione che mi è sempre piaciuta, in moto ci sono andata tanto e l'ho riscoperta quest'estate, e ricordo sempre benissimo quando ci andavo in questo periodo dell'anno perchè fra poco è il mio compleanno e so per certo che tempo fa e faceva e cosa ho fatto in tutti o quasi i compleanni della mia vita, e chi c'era e chi non c'era, e chi c'è stato e adesso non c'è più, e chi invece non ci ha mai voluto essere, peccato. L'inizio dell'autunno ha un fascino che pochi comprendono, di solito i più scentrati, che provano soddisfazioni e piccolissime gioie quotidiane, che studiano antidoti contro il male che c'è, contro il triste che c'è, i pensieri e le menate e allora che bello la coperta sottile in fondo al letto, gli amici da vedere per la festa di inizio autunno, inventata un'ora fa, il buio che scende piano, i figlioli e tanti progetti e tante cose da fare, molte da desiderare, difficili magari ma che arriveranno, lo so, e se non arrivano subito non è importante, aspetterò.
23 settembre, 2012
18 settembre, 2012
Nel cuore no.
Nasco disordinata. Approssimativa. Sparsa. Ho cose dovunque, siano esse vestiti, matite, trucchi, orecchini, ricevute, medicine. Trovo cose che credevo perse da anni in posti che mai avrei immaginato e che certamente sono stata io a mettere lì, ad appoggiare un attimo, magari a nascondere, l'anello di mia nonna con l'ametista non lo trovo da 5 anni ma so che è qui e che prima o poi salterà fuori, l'ho nascosto così bene. Ora, mi è venuta voglia di ordine. Di pulizia, non nel senso detergente della parola, ma di essenziale, chiaro, sgombro. E' cosa ben difficile in una casa come questa, dove si è sempre un numero imprecisato, almeno 3, qualche volta 11, al completo 7, una volta 19. E non parlo di feste o pranzi speciali, era un giorno qualunque, amici di amici, così. Oggi, ho deciso di dedicarmi all'ordine, di togliere finalmente la pila di libri accanto al divano, e sul comodino e la fila di scarpe davanti allo specchio, a me le scarpe piace vederle, non ne ho nessuna nelle scatole, sarò malata, chissà. E metto in ordine l'armadio delle lenzuola e quello delle coperte, dividendo quelle che ho fatto io da quelle di pile dell'Ikea, quelle natalizie da quelle comuni, per così dire. Sgombro la poltrona dal mucchio di vestiti che ci butto distratta, prendo un cestino e ci raccolgo le collane e tutti quei braccialetti e gli anelli per niente preziosi ma che fanno così scena, e le monetine e le chiavi al loro posto, ma che posto hanno le chiavi non si sa. Stamattina è la mattina dell'ordine, delle cose pulite, ci ho provato tante volte, ed è preoccupante quanta meticolosità ci metta a riordinare e in quanto tempo tutto ritorni come prima o quasi, un giorno e mezzo, forse due. Vale la pena di provare. Devo aver letto da qualche parte che si mette ordine fuori per aver ordine dentro di sè, e chissà quanto ci metterò con la baraonda assoluta che mi trovo ad avere da qualche tempo in qua, in testa, addosso. Nel cuore no. Nel cuore non ho confusione e disordine. Nel mio cuore tutto è allineato e perfetto, ognuno ha il suo posto, il letto ben rifatto, gli scaffali spolverati, c'è perfino una musica di sottofondo, un buon profumo. Il mio cuore, nonostante il rumore di ferraglia e traffico che c'è fuori, nonostante il buio e i tuoni e gli uragani, e la gente che urla e si incattivisce, se ne sta tranquillo, lindo e pulito, con tutte le persone e le cose ben al sicuro al suo interno. Fuori, succeda quel che vuole succedere, ci sia pure ogni tipo di rivoluzione e di casino, ci sia polvere e confusione, spine e fuoco. Nel cuore, nel mio cuore, no.
17 settembre, 2012
Gli allenamenti dei Maya.
Han previsto sfaceli, inondazioni, maremoti, fine di mondi, e altre amenità per il prossimo 21 dicembre. Mancano 3 mesi circa, e come ogni evento, si comincia a fare le prove, del genere Cerimonia Inaugurale Olimpiadi. Serviva un luogo, una palestra, una location, dove provare effetti speciali, dove dire Questo Va Bene, Questo Invece No. Han scelto me, me e la mia casa, detto Ok, proviamo con quella, c'ha pure il giardino.
La serie di eventi diciamo sfavorevoli che da un mese in qua mi perseguita, continua senza sosta. So benissimo che i Maya non c'entrano, si stà a scherzà, ma in effetti, l'infilata di grane, questioni, pasticci, piccoli incidenti, guasti agli elettrodomestici, rotture di cristallerie e via così, un pò me lo fa pensare. O che qualche fattucchiera abbia bollito in un pentolone code di rospo, zampe di ragno ecc. e abbia preparato un intruglio malefico solo per me. Potrebbe pure essere. Io cerco di non farmi troppo prendere dagli eventi, anche se, c'è da dirlo, qualche volta è fin troppo difficile mantenere la calma, mantenere il controllo, dirsi Massì, Dai Che Passa. Passerà di sicuro, c'è solo da capire bene quando.
Nel frattempo, ci si organizza un pochino.
Qualche evento mondano, l'inaugurazione di WoolCrossing sabato e la KnitMerenda di domenica hanno fatto la loro parte nel tirarmi fuori dallo stagno, dalle sabbie mobili, e non mi viene in mente nient'altro che si possa dire. I Maya facciano quello che vogliono, son genti che anche a loro bisogna lasciarci fare quello che vuole, compreso scompaginarmi il blog e bloccarmi con un mal di schiena mai avuto in vita mia, compreso quando aspettavo i figlioli e di figlioli ne ho aspettati un certo numero, per dire.
Si inizia la settimana guardando bene, frugando compulsive come quando si cerca qualcosa di prezioso che si crede di aver perso, alla ricerca di una cosa bella, o se non bella almeno gradevole, normale, luminosa nel buio che c'è.
I Maya son genti buoni alla fine, le prove degli sfaceli possono andarli a fare nel campo qui dietro, se vorranno, nelle pause preparerò loro un caffè e qualche biscotto, così, per rifocillarli un pochino, ma per piacere, che spostino le loro mire da un'altra parte.
Fortunata come sono, scoprirò che i Maya odiano i biscotti e che il caffè li rende nervosi. Non sia mai.
p.s. Per il blog disordinato ci sto lavorando e con me la Fosca. Ma anche lei, mi sa che dà la colpa ai Maya...
La serie di eventi diciamo sfavorevoli che da un mese in qua mi perseguita, continua senza sosta. So benissimo che i Maya non c'entrano, si stà a scherzà, ma in effetti, l'infilata di grane, questioni, pasticci, piccoli incidenti, guasti agli elettrodomestici, rotture di cristallerie e via così, un pò me lo fa pensare. O che qualche fattucchiera abbia bollito in un pentolone code di rospo, zampe di ragno ecc. e abbia preparato un intruglio malefico solo per me. Potrebbe pure essere. Io cerco di non farmi troppo prendere dagli eventi, anche se, c'è da dirlo, qualche volta è fin troppo difficile mantenere la calma, mantenere il controllo, dirsi Massì, Dai Che Passa. Passerà di sicuro, c'è solo da capire bene quando.
Nel frattempo, ci si organizza un pochino.
Qualche evento mondano, l'inaugurazione di WoolCrossing sabato e la KnitMerenda di domenica hanno fatto la loro parte nel tirarmi fuori dallo stagno, dalle sabbie mobili, e non mi viene in mente nient'altro che si possa dire. I Maya facciano quello che vogliono, son genti che anche a loro bisogna lasciarci fare quello che vuole, compreso scompaginarmi il blog e bloccarmi con un mal di schiena mai avuto in vita mia, compreso quando aspettavo i figlioli e di figlioli ne ho aspettati un certo numero, per dire.
Si inizia la settimana guardando bene, frugando compulsive come quando si cerca qualcosa di prezioso che si crede di aver perso, alla ricerca di una cosa bella, o se non bella almeno gradevole, normale, luminosa nel buio che c'è.
I Maya son genti buoni alla fine, le prove degli sfaceli possono andarli a fare nel campo qui dietro, se vorranno, nelle pause preparerò loro un caffè e qualche biscotto, così, per rifocillarli un pochino, ma per piacere, che spostino le loro mire da un'altra parte.
Fortunata come sono, scoprirò che i Maya odiano i biscotti e che il caffè li rende nervosi. Non sia mai.
p.s. Per il blog disordinato ci sto lavorando e con me la Fosca. Ma anche lei, mi sa che dà la colpa ai Maya...
12 settembre, 2012
Anche per me.
I gessi e la lavagna. I quaderni nuovi e nuovo il diario, forse la cartella, certamente l'anima, un anno in più, un altro primo giorno di scuola, un'altra di quelle ansie meravigliose, mi mancano un pochino, le baratterei volentieri con le mie, che in questi ultimi giorni si sono fatte più insistenti, striscianti, villane e che non passano. Non mi serve nulla, non ho bisogno di nulla, ma il mio cuore si è come arrotolato su se stesso, i cuori non si arrotolano ma il mio sì, gira e gira come i mulinelli nell'acqua, l'ingorgo del lavandino. Primo giorno di scuola, rientrati a notte fonda, la Princi è andata a scuola che profumava ancora di mare e di sole e di tutto quel blù e quella sabbia. Primo giorno di scuola anche per me, ad esercitarmi, a prepararmi a un altro inverno come tutto il mondo, a studiare le situazione, a fare i conti con le vicende e i malumori e le cose pesanti, la vita non ne risparmia a nessuno, ci sono solo diversi soluzioni alle equazioni, quelle da fare sul quaderno a quadretti e mai, mai, mai che me ne fosse venuta una al primo colpo, mai. Ci sono equazioni che non si risolvono e altre che invece sì, con una scrollata di spalle o con un lavoro di fino, ci sono compiti che ti piace fare e altri che nemmeno per sogno, ci sono poesie da imparare a memoria e libri da leggere, la storia, sapere gli affluenti, gli stati del Canada, di potassio ce n'è uno, la fisica, Azzeccagarbugli, i complementi, to do/did/done, il Congresso di Vienna. Ho lezioni da imparare molto diverse da queste qui, ho cercato di studiare in vacanza ma il mare mi ha rubato i libri e non ho fatto niente, non sono preparata, svogliata e ferma e stropicciata, e il cuore, stupido muscolo che non sopporto, nemmeno suggerisce, nemmeno mi passa un bigliettino e non mi chiami alla lavagna, no, che non so fare niente, non sono niente, alla lavagna si viene con gessi colorati e io ne ho soltanto di neri a sporcarmi le mani.
09 settembre, 2012
La tazza rotta.
E' incredibile come la vita di ciascuno sia costellata da gesti simbolici, più o meno voluti, più o meno coscienti. Stamattina ho buttato una tazza. Una tazza di New York. Una tazza di New York rotta. Niente di speciale, niente di apparentemente rivoluzionario: nelle credenze di tutti si trovano zuppiere sbeccate, bicchieri incrinati che non si ha cuore di buttare e che ivi restano, magari un pò in fondo, un pò nascosti, ma che lì rimangono per anni. Fino a quando. Fino a quando non si prende coraggio e non si decide di buttare via senza pensarci troppo. Tutto questo preceduto dal domandarsi, Perchè Tenerla. Già, perchè. Perchè conservare tazze sbrecciate che fanno tristezza, nemmeno utili per tenerci i fiori o le penne. Le imperfezioni salterebbero subito agli occhi e allora, addio armonia.
Ho deciso mezz'ora fa che è tempo di cambiamenti, di piccolissime, enormi rivoluzioni personali, di cambi di registro, come è andato di moda dire in questa casa durante questa strana estate.
I cambi di registro sono pratiche costose, in termini di adattamento e prima ancora di coraggio nell'attuarli.
Eliminando zavorre, pensieri tristi, financo persone e situazioni, si avrà la sensazione di camminare più spediti, di scivolare un pò di più sulle cose, di evitare, laddove possibile, inutile malinconie e ansie e tristezze, e alterchi e depressioni e rabbie improvvise e pianti nascosti, questi ultimi fin troppo annunciati.
Certo non sarà facile.
Nel frattempo, ognuno cerchi nella sua credenza una tazza incrinata.
E' da lì che si comincia.
07 settembre, 2012
Cactus.
Le mattine di questa inusuale, ritardataria, strana vacanza sono dedite alle più svariate attività. Del mare ci si nutre diciamo dopo le 13 o giù di lì, si sceglie la spiaggia più lontana e deserta, isola nell'isola, i turisti sono proprio pochi in questi giorni, molti si sono spaventati dal nubifragio dei giorni scorsi e sono tornati in fretta e furia in continente. Si scende al mare tardi e tardi si rientra, il tramonto di questa stagione ha colori impagabili e perfetti. Stamattina ci si è dedicati a un giardinaggio d'impulso, di quelli che t'acchiappa e via, lo devi fare. Ingredienti: un vaso di vetro di quelli lunghissimi, una raccolta di conchiglie minuscole, che il mio Figliolo Sotto Test e uno dei suoi compagni di merende hanno messo insieme in queste vacanze appena passate e che mi hanno fatto trovare, trionfanti, sul mio comodino, ben stipate in una bottiglietta vuota di acqua Smeraldina frizzante. Il resto, si reperisce facilmente, basta fare un giretto oltre le rocce, e raccogliere qualche rametto di pianta grassa e minuscole foglie di cactus. I cactus sono una passione recente, non so nemmeno ancora se sono una passione o che cosa, mi piacciono, li guardo, mi stupisce come possano vivere di così poco, come sembra sempre che stiano dormendo o sonnecchiando e poi, voilà, trovi fra le spine un fiorellino o una nuova fogliolina spinosa. Le spine dei cactus non sono come tutte le altre. O almeno, non tutte. A cogliere le foglie cicciarde dei cactus dietro casa mi si sono riempite le mani di spine sottilissime, infide, invisibili. Non te ne accorgi ma ci sono, non si tolgono tanto facilmente come quelle dei ricci, se ci passi il dito le senti eccome.
Il mio vaso coi cactus è pronto. Non è perfetto, la sabbia ha quasi completamente ricoperto le conchigliette, ma nel complesso mi piace. I cactus sopravvivono a tutto, l'anno prossimo saranno vigorosi e moltiplicati, nel loro cilindro di vetro. Le spine andranno via da sole, prima o poi, tutte le spine vanno via. Anche quelle sottili, quelle invisibili, quelle che non si riescono a togliere in nessun modo. E non fanno nemmeno tanto male.
Basta solo avere l'accortezza di non passarci sopra il dito.
Il mio vaso coi cactus è pronto. Non è perfetto, la sabbia ha quasi completamente ricoperto le conchigliette, ma nel complesso mi piace. I cactus sopravvivono a tutto, l'anno prossimo saranno vigorosi e moltiplicati, nel loro cilindro di vetro. Le spine andranno via da sole, prima o poi, tutte le spine vanno via. Anche quelle sottili, quelle invisibili, quelle che non si riescono a togliere in nessun modo. E non fanno nemmeno tanto male.
Basta solo avere l'accortezza di non passarci sopra il dito.
01 settembre, 2012
Nonostante, il Glicine.
Nessuno sapeva della sua esistenza. O forse sì, molti anni prima, quando ancora la casa non era la casa di ora. le case passano attraverso il tempo, passano di gente in gente, di famiglia in famiglia, in ogni casa c'è un pò di storia e di dolore e di allegria, di tenerezza e amore, tanto amore, quanto, ma quanto. Si era voluto togliere tutto il verde, la natura lasciarla fuori, intatta e bellissima, perchè catturarla e tenerla lì. Poi, un giorno, dopo anni, due foglioline sono spuntate da sotto il pavimento, contro il muro rosa. a dove prendesse nutrimento e chi lo sa, e dove avesse le radici, nemmeno. Ieri una sorpresa, un pò anticipata dai figlioli che sono qui da un bel pò. Innaffiandolo con cura, parlandoci anche, scrutando con soddisfazione ogni nuova fogliolina mi avevano detto che, sì, davvero il glicine era cresciuto un botto e che aveva già un tronchicino sottile ma robusto. L'anno prossimo, forse fiorirà. Il glicine ha una storia a parte, come è a parte la storia di questa casa e di tutte le persone che da qui si sono trovate a passare, a restare, a sorridere, a piangere, anche, a stare bene e a stare male, nell'ineluttabile verità che fa la storia del mondo. E quante lune piene e maestralate e piogge battenti e temporali e stelle cadenti e caldo torrido e sole, sole, sole da ogni parte e luce e buio e profumi di mirto e di foglie e di mare. Il glicine ha sfidato il legno e le rocce, e la siccità e la mancanza di luce ed è salito sù, chissà da dove ed ora è qui, verdissimo, sorridente perchè i glicini sorridono a chi sorride loro.
Alla fine, le cose della vita, di tutte le vite, della vita di ognuno, vanno tutte dove vogliono andare, nonostante il secco e le pietre, nonostante il buio e il vento e la neve e il gelo, nonostante i sassi e la grandine, e le lacrime, i magoni e la solitudine e la paura. E tutto quello che ce la metteva tutta per non farlo sorridere come ora. E a chi ci si mette per non far sorridere te.
Al glicine, fu messo nome Nonostante.
27 agosto, 2012
E otto!
L'estate duemiladodici, questo è sicuro, verrà ricordata oltre che per le Olimpiadi, una macchina sfasciata e le vacanze brevi, certamente anche per la quantità di progetti di knitting che si sono portati a termine. Complice uno Sposo molto impegnato e una Figliola rimandatissima, ci si è organizzati e si è dato il via a una vera e propria produzione seriale di scialli Abyssal di ogni genere, foggia, colore e filato. Qualcuno regalato, moltissimi per la scrivente e la Figliola Fedifraga. Un progetto di knitting ha dei risvolti che non si immaginano nemmeno, se non ci si ferma a metterli a fuoco per bene. Molti pensano che si inizi dal modello. Niente di più falso. Un progetto di knitting che si rispetti inizia dal filato. E ben lo sanno le squinternate, quelle di Qui e quelle del Resto del Mondo, sdilinquite per gomitoli, matasse e affini. Ne sono prova tangibile gli armadi, le cassapanche, i cassetti, financo le scansie in cucina piene zeppe di meraviglie colorate dai nomi blasonati o da comunissime matasse scovate chissà dove, dal mercato al web. La scelta di un filato non esiste, è lui che sceglie te, pavoneggiandosi sullo scaffale, brillando più degli altri nel cestino, facendosi languido e morbidissimo al tatto, il gomitoli si sa, conosce bene la sottile arte della seduzione, sa benissimo che per niente al mondo mai te ne potrai andare dal negozio, allontanarti dal banco senza di lui. Ancora non sai che cosa ne farai, l'importante è averlo. Più tardi, a casa, mentre lo sistemerai accanto agli altri forse ne avrai già un'idea su cosa diventerà o forse no, non è questo l'importante. Il secondo step è il modello. Anche qui, nessuno o quasi fa una ricerca capillare, non si confronta, non si misura, non si soppesa se questo o quello. Si vede e si dice, Ecco, Farò Questo. Senza retropensieri, senza dissertazioni, senza tentennamenti. L'estate del duemiladodici ha segnato una produzione straordinaria di scialli in seta e cotone, e già si pensa ai filati dell'autunno, qualcuno azzarda anche smalti abbinati ma sono sottigliezze. In questa mia estate così strana ho avuto tempo e modo di lavorare tanto a maglia, cosa che mi piace, rilassa, conforta, solleva, estrania, concentra, diverte, appaga. Inscindibile da essa, il progetto Cuore di Maglia, che si avvia trionfante a compiere 5 anni il prossimo marzo. E tutte le persone che girano intorno a tutto questo.
Un progetto di knitting nasce da un gomitolo accarezzato in un negozio.
Tutto quello che viene dopo, è puro lusso.
Grazie, Anna, per gli stitchmarker col cuore.
25 agosto, 2012
I sabati d'agosto.
Sono quelli che passano più lenti, quelli di cui t'innamori quasi da subito, quando ti sorprendi a scrutare il cielo, Dicono Che Pioverà, eppure ti ostini a girare in Vespa, due gocce di pioggia e chessarammai. I sabati d'agosto hanno un gusto retrò di città abbandonata, che è tutt'altro che vuota, la gente se ne sta tappata in casa o se ne va al mare per il fine settimana, o in campagna o dove diavolo, certo è che in giro non c'è nessuno o quasi. La gente c'è dove deve essere, ci si incontra alla casa di Cuore di Maglia per l'ultimo knit cafè dell'estate, genti da ogni dove, con vettovaglie e sorrisi grossi così, e quanto mi è dispiaciuto farle aspettare davanti alla porta, odio arrivare in ritardo e in effetti in ritardo non sono mai, accidenti. Mai o quasi. I sabati d'agosto sono quelli che ti mettono in pace col mondo, sono stati giorni faticosi, di quella fatica spray che è difficile da identificare, che ti passa sopra e ti lascia spossata, sottosopra, confusa. La pace arriva, e te la portano da Torino, dentro un piatto avvolto in uno strofinaccio da cucina, dentro un pacco di biscotti. E da Milano, fra dolci e cremine dal nome irripetibile, il pane croccante e quegli abbracci, loro lo sanno, sanno sempre tutto, come faranno non si sa. Fuori è agosto, questo posto è un'oasi di frescura e di beatitudine, è il posto di tutte, dove ognuno si sente a casa, dove tutte sanno bene dove trovare i tovagliolini piccoli, lo zucchero, i bicchieri con le fragole. Si aveva bisogno di questa pace, di questo sano fare niente, di queste chiacchiere e di queste coccole, si sentiva la mancanza di un giorno speso a far progetti, a knittare come se non ci fosse un domani, ho finito uno scialle in poche ore, è un regalo importante, l'ho fatto con affetto per qualcuno che è stato vicino a me, in qualche modo, ma la vicinanza è più preziosa se fatta da lontano. Fuori, l'agosto della città, in un quartiere mai frequentato e figuriamoci d'estate, il sole a tratti, tra poco il temporale che forse mi sorprenderà per la strada, col suo profuma di erba e d'acqua, ma non mi fa paura, anzi mi piace, e poi è da mettere in conto, è estate forte, è estate piena, l'estate non è ancora finita, anzi la mia deve ancora cominciare, la tengo lì, intatta e rotonda, trasparente e perfetta, le altre finiscono e la mia inizia, forse proprio oggi, in questo sabato d'agosto.
19 agosto, 2012
Dammi una Vespa.
Ognuno di noi ha i suoi feticci, i suoi oggetti culto, le sue piccole manie. Con l'estate e i ritmi lenti e il caldo e l'afa, si ha forse un pò più tempo per mettere a fuoco le abitudini, le cose che ci fanno sentire bene, o anche soltanto che ci fanno sentire a casa. Sono giorni lentissimi e caldissimi, giorni che hanno da passare, giorni che ci si crogiola al fresco dell'aria condizionata, si portano a termine progetti di knitting uno dopo l'altro, solo cotone e seta, per il momento e in colori acidi e vivaci da perdere la testa. Si preparano insalate di riso thai, si fa larghissimo uso di basilico, pesche e profumo al pompelmo, si riscopre il potere rigenerante dell'acqua e menta. Anche la città nel suo assetto estivo ha un suo fascino speciale, soprattutto se anche il mezzo per girarla non è il solito di sempre. Niente ti fa sentire più libera, nulla è più consolatorio di un bel giro in Vespa nel caldo che fa, con la velocità discreta il sole diventa un prezioso alleato e non certo un nemico da cui scappare. In questo clima di semi ozio anche le notizie pesanti, soprattutto sapendo che non hanno avuto nessuna conseguenza, si affrontano con una certa sufficienza, vengono considerate con un certo distacco, ascoltando eroicamente il resoconto dettagliato di quanto successo e, una volta sincerati che nessuno si è fatto neppure un graffio, si archivia la questione, pensando a come porvi rimedio. Certo non ci voleva, ma la scala dei valori, degli affetti, financo delle amicizie si è così rimodellato in questi mesi, che ora è tutto così perfettamente chiaro, cosa ci importa e cosa no, a chi siamo cari e a chi no, che cosa è davvero fondamentale e cosa invece nemmeno per sogno. Cialde di filosofia in pacchetti da 3, riflessioni nel caldo di un agosto strano e strascicato, vissuto lentamente e con lussuosa flemma, non è vacanza, ma ci si attrezza per farla sembrare il più possibile, e non è nemmeno male, in fondo, si organizza una piccola gita con le Amiche verso il Mare Vicino, a quello Lontano penseremo fra un pò, si scrutano le nuove foglioline delle piante sul davanzale, piccoli lussi estivi sui quali ci si concentra e davanti ai quali che vuoi che sia una macchina sfasciata se nessuno si è fatto male, la scala dei valori di ognuno subisce ogni giorno scossoni mica da ridere, e anche il cuore, allenato e perfetto, tiene duro e rimane impassibile, o almeno fa finta, salvo poi battere all'impazzata nel buio, quando nessuno vede, la finestra spalancata sulle rose sfiorite, il caldo e le cicale, dammi una Vespa e ti porto in vacanza.
13 agosto, 2012
Il Bottino.
Il lunedì qui è giorno di mercato. Da non confondersi con quello del giovedì e del sabato, che è mezzo mercato, cioè metà della piazza dell'orologio, il lunedì è mercato tutt'intero, cioè tutta la piazza. E fin qui, ci siamo. A me i mercati piacciono un sacco, adoro questo qui e ho adorato quest'altro, spesso non compro niente e guardo solo, ma qui il lunedì il mercato è una scusa bell'e buona per vedersi. Stamattina è successo così, l'Amica delle Perle e la scrivente, con la partecipazione straordinaria di Biancaneve alla spasmodica ricerca di una borsa turchese. Le vacanze in città hanno aspetti nascosti che nemmeno sai, che non puoi immaginare se non li provi davvero. Il caffè di stamattina ha avuto un altro sapore, un pò da gggita, un pò da turiste. Anche gli avventori del corso non sembravano gli stessi di sempre e qualche turista c'era davvero. Trovata la borsa turchese nella bancarella all'angolo, quella che Afef sostiene essere di certi miei amici ma giuro, non li ho mai visti in vita mia, ma che hanno certe borse carinissime a 20 euro e difatti me ne sono accaparrata una a settimana, verde acido e rosa, abbinandoci per forza di cose uno scialle in tinta, e che lo dico a fare, meditando l'acquisto di quella arancione, gli acquisti seriali sono la mia specialità. Stamattina, complice la Princi, provata dalla lezione mattutina di latino, abbiamo saccheggiato bancarelle di gioielleria, si fa per dire. Un bracciale di gomma, copia nemmeno tanto fedele di un altro bracciale di grandissima tendenza, un secondo bracciale tutto rose e intrecci, un paio di orecchini sberluccichi di un bel rosa antico e un altro paio di orecchini, a mezzi con la Princi, color verde petrolio, uguali ugualissimi a un cotone che possiedo e che riposa beato nel cesto della lana, ben protetto da una bustina trasparente, è misto seta, meglio essere precisi. Stranamente l'Amica delle Perle non ha comprato nulla, anche se ha messo gli occhi su un collanone di perle (ovvio) viola che le piaceva tanto e che è stato un delitto lasciare lì, ma Ella, si sa, è allergica alle chiusure e pare brutto fare apporre una chiusura di platino purissimo a una collana del valore di euro 3. Fatto sta che alla fine il mercato lo abbiamo girato in lungo e in largo, sospirato al banco delle espadrillas coloratissime, Ma Ti Ricordi?, adocchiato una zeppa improbabile con ramage floreali e tacco trasparente, contrattato una mantovanina a quadretti vichy di un bel lavanda chiaro, che starebbe un amore alle finestre di Cuore di Maglia, toccato stoffe e strofinacci, gomitoli e cose, con lentissima indolenza, con l'ozio beato tipico della metà di agosto. Ora, rimirando il mio bottino che nella sua completezza non arriva a euro 10, mi punge vaghezza di utilizzare quel cotone verdino che possiedo e inventare di sana pianta uno scialle all'uopo studiato. Forse,a nche Biancaneve, nella quiete (!) della sua casina ne starà studiando uno color del cielo da sfoggiare con la sua borsa nuova di zecca. E l'Amica delle Perle? Ella, ne sono certa, sta usando tutte le armi possibili per carpire dal suo Illustrissimo Sposo le astuzie della gioielleria al capitolo Come Cambiare la Chiusura di una Collana. La comprerà, alla fine, ne sono più che certa. Può forse l'Amica delle Perle rimanere senza perle? Non sia mai.
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