C'è solo al mattino presto, quando si scende in città per accompagnare la Princi a scuola. Poi si dirada, si scioglie, và via, o forse ci si abitua ad averla davanti e non la si nota nemmeno più. E' una settimana nuova lassù nella Casa in Collina, pochissimi i suoi abitanti, il minimo storico, oserei dire, ma inutile star lì a frignare, è così e basta, non facciamola tanto lunga. E' una di quelle settimane che iniziano pianissimo, lentissime, ma che poi alla fine ti centrifugano per bene, ti sbattono come polpi sullo scoglio, e ti lasciano stremata e dolorante. Non ci si perda d'animo, non ci si fermi per nessun motivo al mondo che sia uno. L'autunno è una stagione strana, la puoi amare o odiare di gusto, puoi lasciarti affascinare da quell'umidità, dallo scoprire che forse il golfino di cotone per chiacchierare un pochino sotto gli alberi della piazza con la tua Amica delle Lampadine forse non basta più. Puoi accogliere questa stagione lenta con un sorriso di benevolenza o con uno scatto d'ira, imprecare contro la nebbia e il freddino, contro un cielo di seppia, contro tutto il mondo, oppure ancora far finta di niente, seguire l'andare delle cose, plasmartici loro addosso (!), prendendo la loro forma, adeguarti senza rassegnazione, non sia mai!, ma con una specie di seducente accordo, a dire, va bene, mi prendo il mio tempo, i miei tempi, soddisfo ogni singola esigenza, non mi sbatto come un polpo sullo scoglio ma faccio le cose per bene, mi volete ansiogena, ansiosa, schizzata e angosciata? Mi dispiace, non oggi. Oggi mi coccolo con questa nebbia e queste foglie, mi godo il primo freddo umido e insidioso di questa città, mi faccio compagnia con la musica che mi piace, con i colori dei gomitoli, ho sistemato la cesta dei filati preziosi e quel che ne è uscito è un capolavoro di bellezza e di armonia, cosa diventeranno non lo so ancora, ma non è importante, la cesta dei gomitoli dà, alle squinternate come me, un piacere degli occhi che si allunga fino ad accarezzare l'anima, anche la più acciaccata. Perciò, faccio tesoro delle chiacchiere mattutine e mi sorrido, non c'è niente che mi turba, non il freddo e non la nebbia, se guardi fuori un pochino c'è, ma se guardi fra due minuti, vedrai, è già sparita.
08 ottobre, 2012
05 ottobre, 2012
Tenersi insieme.
Un giorno o l'altro ricorderò anche chi me lo ha detto, Tieniti Insieme, che non è la Clara, di Bergamo Alta, perchè gliel'ho chiesto stamattina al telefono e no, non è lei. Chiunque sia, voglio ringraziarlo per avermi insegnato un'espressione che mi piace così tanto e che mai come stamattina mi è servita per continuare la giornate. Tenersi insieme, da sè e insieme agli altri, in un mondo che non è un bel mondo, dove le notizie cattive superano di gran lunga le cose belle, ma non è vero, in fondo, bisogna forse abbassare lo sguardo, o alzarlo del tutto, non guardare nel fango e nemmeno sulla luna, nè sassi nè diamanti. Non è un bel momento per nessuno, è un mondo che va osservato per bene per capire dove finirà e forse nemmeno ci riesci così. E' un mondo che ti ruba tutto, la bici, il computer, l'anima, se non ci stai attento, ma quella no, nemmeno per sogno. Rimango così. Mi tengo insieme con le cose che ho, e mi faccio ciclope di forza e profeta di saggezza, a dire Andrà Come Deve Andare, senza frignare come una scolaretta, sorridendo così tanto che mi fa male la faccia, ma funziona, funziona sempre.
Mi tengo insieme con i miei di casa, i cani sul divano un pò sdrucito, il gatto malaticcio. E Loro. La mia ricchezza più grande, il mio tesoro nascosto, le mie gemme purissime. Mi tengo insieme perchè nient'altro c'è da fare, mi tengo vicino ai miei di fuori, gli amici più cari, così pochi da stare intorno a un tavolo, ma così vicini e sinceri. Mi tengo insieme con le mie amiche, e anche a loro vorrei dire di tenersi insieme, loro stesse e insieme a me, che un tablet rubato si ricompra, e che mi dispiace dei pensieri pesanti di una di loro e che vorrei alleggerirle quella gerla di ansia e tristezza che ha sulle spalle, e che già le ho detto che andrà tutto bene e che siamo tutte lì vicine a lei. Ci sono piccole cose per tenersi insieme, per guardare dalla stessa parte e dire Andrà Meglio, una pasticceria nuova di zecca dall'altra parte della piazza, un momento perfetto di chiacchiere al telefono, una coperta caldissima che è quasi finita per il mio Figliolo più grande, una sorpresa in un pacchettino bianco da parte di un'amica nuova. Ci sono momenti nella vita di ognuno di ognuno che la strada sembra piena di sassi e di spine e il fatto che sia così per tutti non è certo di conforto ma almeno, un pochino aiuta.
Continuerò a sorridere, è la cosa che so fare meglio, e anche quando la vita mi avrà rincorso, raggiunto e messo con le spalle al muro e rubato tutto, la borsa o la bici o il portafoglio, non lascerò che rubi anche la mia anima e i miei pensieri leggeri, i piccoli lussi da niente che fanno di un giorno normale un giorno speciale e poi le cose passano, l'estate, il temporale, l'odore di fritto sulle scale, passa tutto, anche i momenti difficili come questo, e allora, tenersi insieme, e sorridere, sorridere, finchè non ti fa male la faccia.
04 ottobre, 2012
Mentre asciuga il pavimento.
Il momento è quello più atteso della mattina. Si è in pista dalle 7 scarse, quando si è stirata al volo una camicia per un figliolo che doveva per la prima volta affiancare il padre in un impegno ufficiale. In questa casa, le cose sono sancite dall'abbigliamento: e in particolare, questo Figliolo qui, quando mette la camicia, o ha un esame o ha qualcosa di importante da fare. E infatti. La mattina da casalinga s'impone dopo un bel pò di giorni passati in giro, lavatrici stese e non stirate, accumulate alla bell'e meglio in un lettino singolo che una volta fu di una collaboratrice domestica, mai rimpianta abbastanza, non che sia morta, certo che no, ma tornata nel suo paese d'origine per sposarsi e fare figlioli. Rimpianta, rimpiantissima perchè adesso quel che faceva lei lo deve fare la scrivente, ed è vero che non siamo più in 7 ma in 4 scarsi, e che un figliolo va di qui e uno va di là, che con le mie Amiche dico spesso che avere un aiuto in casa è troppo fuori moda, ma accidenti, quanto mi verrebbe comodo adesso. Così, vado di piumini e lavatrici e ferri da stiro e pavimenti. L'aspetto migliore del lavare un pavimento è quando esso stesso deve asciugare. Tu ti metti lì e aspetti, un pò come si fa con lo smalto. Sono 10 minuti di stop, che si possono impiegare a discrezione. In realtà si potrebbe salire al piano superiore e continuare nelle faccende, ma si fa finta di niente e si dice, fra sè e sè, Aspetto Che Asciughi e Poi Ricomincio. Serve a rigenerarsi, magari a bere un caffè scaldato nel microonde, dacchè la caffettierona si fa al mattino presto e quasi mai si finisce tutta. Si possono rivedere i giornali, sbirciare le mail, qualche volta fare due giri di maglia, giusto così, se si ha sui ferri una cosa da finire in fretta. Aspetto Che Asciughi il Pavimento è una dichiarazione di pace, una specie di armistizio nelle faccende domestiche, che non è che siano proprio 'sta gran cosa. Ogni tanto si dà una controllatina, ecco, è quasi asciutto, e con un lieve disappunto si smette di fare quel che si sta facendo e si torna mestamente alle faccende di casa. Ecco. A chi mi chiedeva, Ma Quanto Ci Metti A Scrivere rispondo così, Mentre Asciuga il Pavimento. La prossima volta però, strizzo di meno il mio MocioVileda. Così ho più tempo.
02 ottobre, 2012
La Festa Promessa.
Il mio compleanno, da qualche tempo in qua, mi mette allegria. Non come prima, qualche anno fa portava con sè una serie di brutti ricordi, molto tristi e pesanti, i più tremendi della vita, quelli che non si dimenticano, mai, dovessi campare tremila anni. Invece, ho fatto pace con questo 2 ottobre, così vicino al giorno più triste della mia vita, la festa promessa e mai fatta, povero compleanno, non ne può nulla di quello che è successo, e allora da un pò di anni in qua mi diverto e faccio di tutto per passarlo nel modo che mi piace di più, avendo l'immunità fino alla mezzanotte, e potendo fare quel che più mi aggrada, ovviamente sempre nei limiti della legalità e della decenza. Non faccio bilanci, non tiro le somme, non dico un bel nulla. Rido e basta, cerco di essere il più leggera possibile, metto da parte per un pò le cose che non mi piacciono e faccio cose semplici, le rose d'autunno al mattino presto, la colazione lussuosa, una pizza con la mia Amica d'oltreoceano e la mia figliola, dacchè tutti i maschi della mia casa son sparsi per il mondo. E poi, la festa. Anche con la festa di compleanno ci ho fatto pace da pochissimo, sembrava non ne avessi diritto, sembrava facessi peccato, sembrava che fosse una cosa proprio da non fare, non io, non in questo periodo dell'anno.
Voglio dire grazie a chi ha festeggiato con me oggi, per telefono o di persona, nel modo più semplice che ci sia eppure il più bello, il più perfetto, certamente il più gradito, il più grande.
A chi ha condiviso una giornata normale facendola diventare un pò speciale, l'ho detto perfino al panettiere, E' Il Mio Compleanno.
Lassù, da dietro le nuvole, so che qualcuno ha sorriso.
La festa promessa la faccio ogni anno.
Lo so non è uguale, ma faccio finta che.
Perciò, buon compleanno a me, che lo è ancora fino a mezzanotte, ho l'immunità e posso fare e dire quello che voglio e saltare e ballare e ridere ridere ridere come una scema.
Da dietro le nuvole, il sorriso si fa calore e infinita mancanza, la festa promessa si vede anche da lì.
01 ottobre, 2012
Quattroggiorni.
Sono stata in vacanza.
Sono stata fuori.
Sono stata via.
Lontano.
L'edizione 2012 di Manualmente, la fiera della creatività di Torino, si è conclusa ieri sera, sotto un cielo bellissimo a onde scure, con una luce già autunnale e un pò decadente, ma che sussurrava promesse di cose belle e giorni chiari.
E' stata una festa vera.
Eravamo lì per la quinta volta e nemmeno ci sembrava vero, Cinque Anni? Ma Davvero? Essì, davvero, Cuore di Maglia è presente lì, sempre allo stesso posto, con le panche scomode, il tavolo in disordine, i gomitoli e le fotografie, e la gente, quante gente che è passata da noi. Ma non davanti, proprio da noi.
Delegazioni di amiche con vassoi di leccornie e di sorrisi e di abbracci che "manco un parente" come dice Anna, e poi tante chiacchiere e ridere, ma ridere davvero, così contente di essere lì, un pò in gita, un pò in vacanza, la fatica e la stanchezza ma cosa sono, fuori e lontane da tutte le questioni, da tutti i pensieri, da tutto davvero. E' stato come avere il pass per un pò di sereno, ecco, io ce l'ho ed entro a stare bene, a rivedere persone che non vedo mai, magari e che vedo solo qui, e a twittare immagini e cose e sorrisi e sorprese e regali impossibili e lucciconi a leggere il biglietto.
Così grazie.
Quattro giorni non sono nulla e sono tantissimo, quattro giorni sono un week end lungo, una gita, una fuga da chissachè. A smontare tutto c'è sempre un pò di malinconia, tutto si riduce a scatole vuote, a scatoloni e nastri buttati via, a carta stropicciata e dentro niente. Rimane e la certezza di avere fatto il pieno di cose belle ed energia, di positivo, di carezze e di anime speciali, di genti strane come te che come te son spaesate e un pò stranite, ma che non perdono tempo a farsi schiacciare. Le cose di fuori sono rimaste uguali, ma forse si avrà il buon gusto di guardarle in un altro senso, girarle un pò, guardarle in obliquo e poi di sbieco, finchè non perdono tutto il loro significato e della loro pesantezza non resta che una carta stropicciata e dentro niente.
Grazie a chi c'era.
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