16 ottobre, 2013

I pensieri ammaccati.

Mi succede sempre.
Con le fragole, con l'uva, perfino con i cachi, quell'unica volta che li compro.
Li schiaccio, li ammacco, non che siano da buttare certo che no, ma son brutti da vedere, è regola aurea che nel carrello, ci finisca sopra la bottiglia dell'ammorbidente, quello da due litri, pesantissimo, o ci plani sopra il barattolo della marmellata. E schiaccio tutto.
I miei pensieri di questi giorni sono così.
Non brutti, non tristi ma nemmeno belli, nemmeno allegri, nemmeno lucidi, nemmeno brillanti, non so.

Quando ho pensieri ammaccati di solito mi faccio un thè.
O un giro in collina.
O un maglione.

I pensieri ammaccati sono quelli che ti ritrovi intasca come certi scontrini accartocciati, come  i punti dell'Esselunga che non valgono più, come le carte delle caramelle, o i TicTac scivolati fuori dall'astuccio.
Non ti fanno del male, questo no, ma ti danno un'aria pensosa, non felice, non niente. Ammaccata, pure tu.

I pensieri ammaccati si combattono con poco sforzo, non ci sono grandi complicati passaggi a seguire, basta far finta di niente e passano da soli, come il raffreddore, un lavoro inutile cercare di scacciarli, inutile come asciugare i piatti e spalare la neve.

Ho pensieri ammaccati da qualche giorno e ho fatto barili di thè, qualche giro in collina e ho inziato un maglione di un verde che è un amore.

Li ritrovo ogni volta che mi fermo a pensare, ogni volta che qualcosa prende il giro contrario di quello che dovrebbe essere il suo giro, ogni volta che cerco e mi applico e mi danno l'anima e il cuore, quando so bene che non serve a niente.
I pensieri ammaccati sono sempre lì.
E li ritrovo ogni volta, dentro al sacchetto dell'uva e mai, mai, mai che, dentro il carrello,  la bottiglia dell'ammorbidente caschi da un' altra parte.



11 ottobre, 2013

Il sole, se vuoi.

è il momento della settimana che mi piace di più.
Venerdì, pomeriggio tardi, non ancora sera. Tempo di un thè, di un caffelatte freddo, non riscaldato nemmeno nel pentolino, così com'è. Tempo per mettersi comodi, accoccolarsi sul divano a chiacchierare, a leggere una ricetta, a sfogliare un libro bello, di quelli che ti hanno regalato da poco, con tante maglie calde e quei guanti traforati che certo non tengono caldo ma vuoi mettere la bellezza.

Pomeriggio tardi di un bel venerdì di sole, non si è fatto niente di speciale in realtà, tra poco rientreranno tutti, e sarà tempo per un bel fine settimana calmo, caldo, di quelli che non fai niente e ti basta, di quelli che stai bene così come stai, di quelli che piacciono a te.

Mi piace questo autunno dolce che sa di tranquillo, che accartoccia le foglie e che illumina la collina, la nebbia arriverà ma adesso non ancora, si è avuto uno spettacolo meraviglioso per tutto il giorno, le colline qui intorno di questa stagione sono capolavori di pittori invisibili, feste di colori e di bellezza, giochi di luce e sfumature, verde chiaro, verde scuro, oro e bronzo e cioccolato.

In momenti come questo sei padrona del mondo che hai, regina del tuo divano e del tuo mondo intorno, puoi fare quello che vuoi, tutto o quasi quello che ti va. Puoi scegliere se fare un giro fuori nella bellezza o se guardarla dai vetri, che l'aria è frizzante e ancora non ci si è arresi alle calze e ai maglioni spessi, ma ci si avvolge alla meglio in uno dei cinquecento scialli dell'armadio, tempo ci sarà per iniziarne un altro in questo due giorni lunghissimi che fanno il tuo fine settimana, che comincia adesso, che è cominciato già, e scegli allora di fare quello che vuoi, se una cena sontuosa o una cena QuelCheC'è, puoi andare a castagne per dieci minuti, controllare se i ladri dei fichi hanno agito di nuovo indisturbati, puoi prendere quello che vuoi, le foglie della vite da seccare fra le pagine dei libri, che sorpresa ritrovarle poi, e ancora puoi cercare fra l'azzurrino del cielo i tuoi pensieri più belli, prendere quello che ti piace di più e farne un pacchettino, con un bacio, un rametto, questo profumo di muschio e anche il sole, se vuoi.


09 ottobre, 2013

Lo spietato attacco del piccione Oreste.

Il piccione Oreste era un tipo strano.
Abitava la cassetta dell'Enel al civico 15 di una via del centro e  non dava confidenza a nessuno.
Non alla coppia che portava a spasso il bulldog, non alle studentesse del Socio, nemmeno a quel gruppetto di signore che si trovavano ogni tanto proprio lì sotto.
Men che meno a quelle.
Il piccione Oreste se ne stava tutto il giorno appollaiato sulla cassetta dell'Enel e non gliene importava un fico secco del mondo circostante.
Ma alle signore che ogni tanto si trovavano al civico 15, un pochino di lui importava eccome.
Soprattutto quando si trovavano armate fino ai denti di stracci, alcool, disinfettanti e candeggine millesimate per pulire le vetrine del civico 15 della testimonianza tangibile della presenza del piccione Oreste.

Non erano contente.
Non sovvenivano però soluzioni immediate.
Si pensò di offrire al piccione Oreste una merenda a base di grano, ma di un grano un pò speciale, saporito, come dire. Le partecipanti alla riunione all'uopo convocata si guardarono allibite Avvelenarlo? Giammai.
Si pensò allora di fare dei rumori molesti che inducessero il piccione Oreste ad abbandonare la sua postazione, di spostarsi anche solo di qualche metro più in là, o di fronte, magari al civico 10, proprio sopra un negozio sfitto e deserto, non prospiciente alle vetrine linde con le tendine ricamate e i ciclamini. Ma si vociferava che il piccione Oreste fosse completamente sordo e che far rumore non sarebbe servito a un bel nulla.
Si pensò a fionde, carabine, fucili ad aria compressa, ma nessuno ebbe il coraggio di dirlo.
Si pensò e basta.
La faccenda era alquanto complicata.
Alla fine, la riunione all'uopo convocata decise di scrivergli un biglietto.

"Caro Piccione Oreste, vorresti cortesemente andare a fare i tuoi bisogni un pò più in là che siam stufe di pulire la vetrina e la strada e il muro e che insomma non va bene che sporchi sempre dove siamo noi?"

Lasciarono il biglietto sul cartello stradale di Senso Unico e attesero.
La risposta non tardò ad arrivare.
Anzi, tardò eccome.

Le signore del civico 15, che sanno tutto sui ferri circolari, sulle lane e sui bambini, c'è una cosa che non sanno: i piccioni non sanno leggere.

il piccione Oreste continuerà a fare quello che vuole, con licenza parlando, e le signore poco o nulla potranno fare. o forse sì.

Procurarsi un avvoltoio e liberarlo al civico 15.
Hai detto niente.





02 ottobre, 2013

Oggi.

                                    ph. by helenawantsmore
Oggi compio 6 anni.
E’ il mio secondo giorno di scuola. Ho una cartella rossa di cui vado fiera, le scarpe lucide e due trecce lunghissime. Il colletto me lo ha fatto mia madre a chiacchierino e ho il grembiule nero stiratissimo e un fiocco rosa e lo scudetto con scritto I sul braccio sinistro. Diventerò bravissima coi pensierini. Il quaderno a quadretti, invece, non l’ho amato mai.

Oggi compio 15 anni e faccio una festa. A casa di Patrizia, dalla quale mi separano solo pochi giorni.  Abbiamo fatto i panini,  studiato attente la lista degli invitati anche se a me ne interessa uno soltanto. Non mi degnerà di uno sguardo per tutta la festa.

Oggi compio 17 anni e la mia casa è buia e silenziosa, mia nonna sgrana in rosario in cucina e io non posso nemmeno accendere la radio. Mio padre è in ospedale, niente di grave, mi dicono, solo qualche controllo. Morirà 5 giorni dopo, senza che io possa salutarlo, senza che possa prepararmi a vederlo andare via. Il dolore, incredulo e sordo, non passerà.

Oggi compio 23 anni e ho un fidanzato a Parigi. Viaggerò per ore sui TGV, Imparerò tante cose, a dire putain!, a bere caffè assurdi e a contrattare libri sul lungo Senna. Finirà presto, ma Parigi resterà per me la città che più amo al mondo.

Oggi compio 30 anni e abito una casa bellissima con i tigli, le nocciole e il glicine. Faccio una festa nel salone coi tendoni rossi.  In fondo al corridoio, la tata sorveglia i miei bambini, che sono 2. Il più grande ha 3 anni, Il secondo solo 3 mesi. Amerò questa casa così tanto che, dopo averla lasciata, non ci passerò più davanti, mai.

Oggi compio 33 anni e vivo da pochi giorni in una città nuova e non conosciamo nessuno.  La casa è tutta sottosopra e festeggio con mio marito e i miei bambini in una cucina viola che mi piace un sacco. La torta di mele è bruciacchiata ma sembra non accorgersene nessuno. Sono incinta di tre mesi. Sarà una bimba e si chiamerà Emma.

Oggi compio 40 anni e faccio una festa grandissima, con tanti amici. L’invito era stampigliato sull’etichetta di un 45 giri spedito a casa di ognuno. Ho un abito nero uguale a quello di Colazione da Tiffany, balliamo e cantiamo fino a notte fonda in un locale in collina. Metà di quegli amici non li vedo quasi più.

E oggi.
Oggi compio 50 anni.
Ho la vita che volevo e l’amore della vita.
Vivo curiosa, rido spesso, piango anche, forse non sono ancora cresciuta come si deve,  forse mi sono fermata anni fa e adesso sono i miei figli a crescere me. Diciamo che cresciamo insieme. Se guardo indietro, vedo tutti i dolori che ho mescolato, come si fa con la minestra, qualcuno se ne è andato qualcuno rimane, qualcuno ricompare ogni tanto.
E vedo le cose belle, che sono di più, vedo le gioie, le meraviglie, i momenti cremosi che racconti e racconti, quelli che ti rimangono appiccicati addosso come la sabbia, le cose che amo.
Oggi compio 50 anni e fino a ieri l’idea non mi piaceva.
Oggi invece sì.
Sono diventata quello che sono  per tutti i compleanni che ho passato, per tutte le cose che ho imparato fin qui e per tutte quelle che ancora ho da imparare.
Oggi mi piaccio.
Mi piace la vita che ho, i suoi passaggi in ottovolante, quel suo farmi sentire sulle stelle e in fondo al mare in un secondo. Mi piace la mia famiglia, era così che la disegnavo alle medie, e ce l’ho avuta. Non so a chi devo dire grazie.
Forse, soltanto a me.
Ecco, ho già imparato qualcosa.


Mi sorrido nello specchio e mi dico Buon Compleanno.

30 settembre, 2013

L'autunno che piove.

non mi dispiace.
che sia arrivato l'autunno, intendo. 
Anche se a me piace l'autunno tiepido, quello rosso, e arancione e marroncino, quello dei tappeti di foglie che scricchiolano sotto i passi nel viale, quello che raccogli le castagne contro il raffreddore, quello che si esce col maglione e basta, quello bello. Ma anche questo, non è male.

Sono stata fuori casa 5 giorni per un evento di Cuore di Maglia e che bello che è stato essere ospite di un figliolo e della sua Fidanzata Che Sorride, la pizza dal cartone e quella casa così speciale, un pò Torino un pò New York, la bicicletta in ingresso, cuori sparsi e bigliettini e foto e ricordi che sono anche i miei, perchè c'ero, ci sono stata sempre nella vita di questo figlio del cuore, e un pò mio lo è sul serio.

Sono stati giorni di fatica, fisica e mentale, e dell'anima anche.
La fatica dell'anima non ti fa salire il magone, no, è quella che ti fa scoppiare in un pianto dirotto che non controlli, ovunque tu sia, con chiunque tu sia, con chiunque tu stia parlando mai.
Sono certi dolori che vengono fuori ogni tanto, che se ne stanno buoni in un angolo per un pò, e poi ad un tratto saltano fuori, sbattono le ali come certi corvi sul filo, e lì te ne accorgi, Ma Come, Incomprensibile Dolore Che mi Squassi Ogni Volta, Ci Sei Ancora?

Sono stati 5 giorni faticosi e bellissimi, la stanchezza si sente appena se ad abbracciarti sono le Amiche di sempre, e quelle del passato più recente, e quelle che dividono con te passioni e sentimenti, e quelle che ti mandano bigliettini in reception perchè proprio non ce l'hanno fatta a passare, e quelle che non conosci e che ti dicono, Scrivi, Scrivi Sempre, Fallo Per Me. Tante, bellissime, tutte insieme.

E' un autunno che piove, ho così tante cose da fare che non so da che parte cominciare, piove e mi piace, avrò cinquant'anni fra due giorni e la cosa comincia a sorridermi, e i dolori passano, passano sempre o li faremo passare, mi allenerò meglio per tenerli lontani, non posso dannarmi ogni volta a chiedermi perchè.

e se sbatto le ali, sarà per volare.


26 settembre, 2013

Costì vi si aspetta.

Da oggi e fino a domenica, Manualmente al Lingotto di Torino.
Un appuntamento irrinunciabile che per il sesto (sesto?!) anno vede impegnato Cuore di Maglia e una squadra affiatata e collaudatissima in questa maratona affascinante e piena di sorprese.
Molte le novità di quest'anno a partire dal nuovo padiglione che ospita l'evento, all'allestimento dello stand ma anche e soprattutto per un evento speciale da non perdere per niente al mondo.
Colà mi trovo e colà vi aspetto.
Non fate tardi.

24 settembre, 2013

L'avventuroso viaggio della Lumaca Lia.

Non era quel che si dice una bellezza.
Anzi, a guardarla bene faceva anche un pò schifo, con licenza parlando.
Lunga, marroncina, molliccia e lucida, con le sue cornine grigiastre,  la lumaca Lia abitava da qualche settimana il Regio Orto lassù, nella Casa in Collina.
Si poteva scorgere fra le foglie rattrappite dei pomodori, oppure a sorpresa, posata a oziare su una foglia di cavolo.
Non era quel che si dice un ospite gradito.
La Lumaca Lia aveva preso possesso di quella parte di orto dove poteva agire non vista, farsi scorpacciate di cavolo o di insalata e poi riposarsi all'ombra, non importa se sulla terra o dietro la staccionata, in santa pace.
Non piaceva a nessuno.
La Princi Liceale, inviata speciale una sera al crepuscolo a controllare lo stato di maturazione delle zucchine, rientrò con un'espressione tra il disgustato e il terrorizzato, al pari avesse visto, che so, uno pterodattilo in mezzo alla lattuga.
Ma la Scrivente sapeva.
Avevo infatti adocchiato da giorni la Lumaca Lia nel regio Orto e non ne avevo fatto parola con nessuno.
L'avevo presa con delicatezza e posata oltre la siepe,  sono maschiaccio in queste cose e a prendere lumache e lucertole, seppur con smalto Mysterious Chanel n. 601 non mi fa nè caldo nè freddo. 
Ma la Lumaca Lia amava il regio Orto ed era tornata.
Non solo, si era portata una serie di amiche sue, fors'anche un fidanzato rimediato lì per lì, e l'allegra combriccola banchettava allegra nel fogliame.
Ben comprendo che le lumache sono calamità per orti casalinghi, ancorchè appena insediati.
Mi era stato suggerito di ubriacarle con la birra ed eliminarle tutte in un colpo solo, ma non ho avuto cuore di attuare una tale carneficina.
E poi, le foglie del cavolo avevano dei bei ghirigori, tanti buchini delicati che davano al regio orto un'aria retrò, come centrini al chiacchierino, quelli che si mettevano sul televisore sotto alla gondola recante la scritta Saluti da Venezia.
La Lumaca Lia può stare nel Regio Orto quanto vuole, se vuole. Lei e le sue ancelle. 
E andare e tornare, andare e tornare, dalla siepe all'Orto, ogni volta che vuole, coi suoi tempi, si capisce.
Che non se ne accorga lo Sposo, però.
Dalle urla di quest'oggi a pranzo, per tutt'altra vicenda, s'intenda bene, ma sempre di urla si tratta, Egli potrebbe decretare lo sterminio delle lumache in meno di un secondo, magari con un potentissimo battericida a base di soda caustica o di qualche altro intruglio malefico, come per la talpa, per dire.
Non è periodo questo di sottoporre all'attenzione dell'Illustrissimo la pratica Lumache nell'Orto.

Nasconderò la Lumaca Lia, cercherò di portarla fuori dal Regio Orto ogni volta che la incontro.
In cambio, lei ricamerà per me eleganti centrini per il mio centrotavola.

Come, foglie di cavolo per centrotavola? Perchè no, alla fine.
Senza gondola, però. Quella mi manca.


17 settembre, 2013

Le sere del minestrone.

                                            ph.aromadicacao.it
La è stata ieri sera, una sera da minestrone. Succede che quando non ci sono per qualche giorno, il menù di questa casa consti perlopiù in cose semplici, comprate, nessuno che si metta a cucinare, grandi insalate, grandi pastasciutte, fine della storia. Ieri sera, a uno dei miei figlioli è punta vaghezza di un piatto salutare: Mamma, Ce l'Abbiamo il Minestrone? 
Ce l'abbiamo.
Il Regio Orto ancora non dà frutti a sufficienza per un pentolone di minestra, perciò, santissimi surgelati. 
Ieri sera, il menù di casa mia ha previsto : Minestrone.

Occorre però esaminare con attenzione la questione. Il Minestrone, maiuscolo, è un piatto di un certo spessore, di una certa valenza psicologica, ancorchè sentimentale.
Non si fa in sere qualunque, non si improvvisa, non si dica, boh, facciamo un minestrone.
Le sere del Minestrone sono quelle che hanno avuto un pomeriggio critico, capisco i miei figli dai passi sulle scale, da come girano la chiave nella toppa, da come chiudono la porta. 
Le sere del Minestrone portano in esse stesse una voglia di stare un pò più insieme, trovare conforto, confrontandosi un pò, senza discussioni che si sa, sono spesso a pranzo e a cena, come negarlo.

Già il fatto di servirlo è un atto d'affetto incondizionato, non sono gli spaghetti che li impiatti e via.
Il mestolo si carica di gemme colorate e brodino gustoso, ne vuoi di più? ne vuoi di meno? e la lentezza dei gesti è già affettuosa di per sè stessa, già così.

Il minestrone non si può mangiare di fretta, ma si mescola anche nel piatto, per raffreddarlo un pochino, e questo indugiare e chiacchierare insieme fa sì che si parli con una pacatezza insperata, si ha tempo, tutto il tempo che si vuole, la cena durerà a lungo questa sera, se si aspetta che il minestrone si raffreddi.

Le sere del Minestrone iniziano verso la metà di settembre, quando l'estate è definitivamente archiviata e si organizza la vita di sempre, la scuola iniziata, l'università che inizierà a breve ma già si parla di esami, quando si ha voglia delle abitudini semplici che fanno di una casa qualsiasi la propria casa.

Le sere del Minestrone sono sere di una calma sconcertante, ricercata dopo una giornata pesante, sono quelle dei discorsi serissimi e delle risate di gusto,  dove per una volta nessuno è  redarguito, scocciato, ripreso, incazzato,  nervoso o stanco.

vorrei che le mie sere fossero tutte da minestrone, la nebbiolina leggera di fuori, la coperta in fondo al letto per tirarla sù se serve e serve sempre, verso mattina.

Amo la stagione frescolina, che si è tutti qui e si sta bene, che le cose passano, che ci si sente privilegiati ed unici, e così vicini e complici, e che miracoli che fa, un piatto di minestrone.



10 settembre, 2013

Le Promesse di Settembre.

ci sono dei giorni dell'anno, dei periodi della vita che sono più belli di altri.
bella scoperta

si è passati indenni da un'estate faticosa, più di testa che di fatica fisica, che poi è quella che ti stanca di più, alla fine, come se avessi arato un campo a cucchiaiate, ecco, una roba del genere. credevo peggio.

I giorni dell'inizio della scuola sono giorni bellissimi, che hanno il profumo dei quaderni nuovi e delle matite temperate, e le promesse di un bell'autunno e dei colori scuri, degli smalti nuovi delle collezioni più glamour, delle lane più preziose.
L'inizio della scuola porta con sè una serie di piccoli riti, abitudini proprie di questa casa, della mia famiglia, piccole cose che nessuno sembra notare ma che se ti sbaglia non fare tutti a chiederti Come Mai. Si ripongono i piatti dell'estate, quelli colorati e si tira fuori il servizio coi melograni, e i fichi e l'uvaspina. Tempo ci sarà per ritirare gli arredi del giardino, ancora non è male star fuori a guardare le colline e il vento e i nuvoloni e i fiori e l'orto e l'acero che tra poco darà il meglio di sè, da tanto rosso che sarà.

E' iniziata la scuola.
una sola Liceale parte da casa mia bella come il sole, uno chignon sapientemente sfatto, i libri in mano e quella meraviglia che hanno le ragazze alla sua età. Una soltanto. Lontani sono gli anni in cui da casa mia uscivano in fila indiana 4 figlioli, in 4 scuole diverse, dal liceo alla materna, con merende  e dizionari e cartelline e grembiuli e pennarelli e trecce e compassi e flauti e quadernoniConGliAnelli, perchè la maestra li vuole così.

E' il tempo che passa, dolcezza.
e mi piace.

oggi mi lascio cullare da questa giornata bella, come lo sono le giornate belle dell'inizio della scuola, tra non molto tutta questa magia svanirà e tutto sarà dovere e menate e freddo porco e ritardi e libri e firme e giustificazioni. 

Le promesse di settembre sono quelle che valgono di più di tutto l'anno, più ancora di quelle di Natale e dell'anno nuovo.
Buoni propositi e tante cose belle, piccole gioie inanellate una dopo l'altra, di poco conto, certo, ma così preziose nella loro semplicità.

Le Promesse che ti fa settembre sono di un bell'autunno colorato, bordeaux come il vino novello e marrone come le castagne.
Le Promesse che ti fa settembre sono piccoli messaggi di benessere, piccoli, piccolissimi diamanti incastonati nel cartone, sul marciapiede, e te le trovi così, all'improvviso, e all'improvviso ti fanno bene come uno sciroppo miracoloso, come una pastiglia per il mal di testa, come una carezza.

Le Promesse di settembre vanno cercate con cura, trovate e messe da parte, in un cestino di vimini, in un barattolo di vetro, in un piccolo angolo solo nostro.

Non si ha notizia di nessun settembre che non sia stato romantico e meraviglioso, pieno di uva, libri nuovi foglie gialle appena appena e belle cose per l'anima.

E' dal settembre che si capisce l'inverno che sarà.

che bel settembre che sei, di già, per me.


06 settembre, 2013

Malefico Insetto.

Uno, con questa faccia da falso, già non promette niente di buono.
Vi scrivo dal mio giaciglio di dolore e/o immobilità e/o riposo forzato e/o incazzatura a millemila.
I fatti.
Due giorni or sono venivo punta da un calabrone. 
oooohhh, non farla tanto lunga, che sarà mai, una puntura brucia un pò e poi passa.
le balle, con rispetto parlando.
Tralascio i particolari del fatto medesimo, della scena pietosa in cui entravo in casa saltellando e urlando e imprecando, con una busta della spesa in mano e l'altra rovesciata fuori dalla porta, e il mio Sposo Illustrissimo Nella Buona e Nella Cattiva Sorte, ma preferisce nella buona, dacchè di me non è che si sia occupato più di tanto in verità.
Ora, a distanza di due giorni son qui, avvinta come l'edera al divano di casa, impossibilitata a muovermi senza imprecare, dacchè la puntura, no le due, no le TRE punture di quel figlio di calabrona sono alla caviglia che nel frattempo è diventata un tubo informe. impiastricciata di qualunque tipo di unguento, impasticcata con qualunque tipo di pasticca (legale, si intenda bene) con ghiaccio, impacchi vari e cose.

Ovvio che ho tremila cosa da fare.
Ovvio che tutti qui di casa sono dispiaciuti sì, ma c'hanno le loro cose da fare, un figliolo in un week end romantico, un altro nella sua casa da studente, la Princi alle prese coi suoi libri nuovi e la delicatissima fase dell'acquisto del diario scolastico che per la prima volta nella sua carriera scolastica non si acquista alla cartoleria Su Nuraghe.

Perciò, ivi mi trovo circondata dall'affetto dei miei...animali, una micina nuova si zecca, il gatto transgender che ho curato amorevolmente un mese fa che mi guarda e comprende, i cani di casa che considerano la faccenda con grande filosofia Se è Qui Ferma, Un Motivo Ci Sarà.

E il motivo c'è eccome. Dicono che passerà in un paio di giorni, ma nel frattempo, son qui a baloccarmi con una serie infinita di cose che nemmeno mi fanno dispiacere, per dire.

Per cominciare so tutto, ma proprio tutto sui prossimi smalti Chanel per l'autunno ed già è partita una cernita, questo mi piace, questo no, questo me lo devo vedere addosso.
In più, visto l'approssimarsi del mio compleanno, ho stilato una lunghiiiiiiiisssima wish list, che a leggerla bene potrebbe sembrare quella di Farah Diba,  perchè ci ho messo tutto, ma proprio tutto quello che mi passava per la testa, da un bottiglione gigante di Virgin Island alla Boston Bag di Céline e molte cose costano una sassata e probabilmente desiderio rimarranno ma d'altra parte, se un desiderio non costa una sassata, ma che desiderio è?

Ho letto qualsiasi genere di quotidiano, twittato l'inverosimile, mi sono fatta una cultura sulla Siria e sul matrimonio di Belen, sempre con l'impacco di ghiaccio e la gamba immobilissima, attorniata da gomitoli e schemi, e progetti e mail e lavori noiosi che ho sempre rimandato, ho iniziato uno scialle corallo per la prossima estate, pensato un nuovo sacco nanna, scelto il filato per il MisteryKal di Stephen West...

Le mie Amiche mi chiamano premurose, scollìno, c'hai bisogno, come stai, sei andata a farti vedere,  e devo dire che mi rendono più leggera questo soggiorno obbligato del quale ne avrei fatto volentieri a meno.

Allo stramaledetto insetto che mi colpì vorrei dire tutto quello che penso, che mi ha colpita ed affondata, che davvero mi ha fatto tanto ma tanto ma tanto male, ma del resto, lui non può più sentirmi.
Nell'impeto della vendetta, e perchè aveva una fretta orba di continuare a lavorare, il mio Sposo Illustrissimo poco dopo l'efferato attacco, è uscito sulle tracce del calabrone che stava ancora di fuori ronzando e ronzando sulle rose e lo ha schiacciato, uccidendolo all'istante.

beh, almeno quello.

Son qui, avvinta come l'edera sul divano di casa, fra poco l'antibiotico ma....ho visto una ballerina camouflage che era un amore. 
Presto, la carta di credito.
A un'inferma nessuno ha il coraggio di dire di no.

03 settembre, 2013

Sera Leggera.

e' raro che esca di sera
non nel senso di serata, ma in giro, nel prato grande, nel giro che si fa tutt'intorno a dove vivo. esco fuori quando sta per piovere, di quei temporali a goccioloni grossi, e vado a vedere l'effetto che fa.
Ma di girare in collina di sera, in una sera qualsiasi, beh, direi di no
ma questa è una sera leggera e vale tutto

leggera, come di piuma sottile,  la sera profumata scende sulla collina dove oggi hanno colto la poca uva che c'è. Forse per questo è così profumata, di erba calpestata e di acini appiccicosi, stasera il profumo del mare non si sente, non c'è stato abbastanza vento, ma arriverà prima o poi. Mi prendono per matta quando lo dico ma anche qui si sente il mare qualche volta. Bisogna saperlo sentire.

leggera, la sera che è ancora così calda che sembra agosto ma ha le stelle diverse, le conosco bene le stelle di agosto e non sono queste qua, simili, certo ma non queste. 

non ho niente da fare, ho il telefono spento e so bene le coordinate di ogni figliolo, sparso ma non lontano, e questa sera complice mi piace per quello che è, banale eppure bellissima, uguale eppure diversa, uguale a mille, fra mille lucente.

chissà se stasera mi chiederanno ancora Ti Ricordi Come Fa quel Pezzo di Libro, quello che mi hai prestato quella volta.

sono io, sono quella che cammina la sera nel prato, sono quella che riconosce le stelle, che ricorda pezzi di libri a memoria, che sente da lontano l'odore del mare.

le sere leggere son tutte così

30 agosto, 2013

Anime Lucide.

    ph.by HelenaWantsMore Tumblr


Di gente ne conosco tanta.
Ma proprio tanta tanta.
Già sono una che parla pure con il Folletto, per dire
Ma poi, le cose della mia vita, le mie passioni, il mio aver cambiato diverse città, il mio avere tanti figli, beh, tutto fa.
ognuna di esse mi ha dato qualcosa, anzi molte di esse, non tutte. Ci sono persone che non ne sono proprio capaci, non è colpa loro, proprio non ce la fanno e basta.
Sono tutte un io, io, io, mio, mio, mio e a me proprio non mi van giù.
con qualcuna ci ho litigato pesante e l'ho cancellata dalla mia vita
con qualcuna ci ho litigato pesante e poi ci siamo abbracciate
qualcuna ha cancellato me, ma pazienza, succede.
con tutte le altre ho avuto cose alterne, situazioni belle e meno belle, abbiamo parlato di tante cose, anche di politica, e pazienza se la pensavamo diversamente, mica è la guerra che devi essere uguale a me se no t'ammazzo. Con qualcuna di loro ci ho fatto viaggi, shopping, sono andata al cinema, in montagna, al mare, mi hanno accompagnato nei luoghi più diversi, ci ho preso un gelato, molti caffè, qualche colazione, ci ho fatto la spesa, molte cene, sono andata a rosari e funerali, anche a matrimoni, certo, e qualche volta il matrimonio era proprio il loro. Ho passato ore al telefono, a chiacchierare fittissimo, ho scambiato opinioni, gossip, confessioni, battutacce da osteria, parolacce. Con qualcuna ci ho corso, andata in vela, in bicicletta, in moto, in aereo, anche in treno, la nave, in mongolfiera invece no. Mai stata.
con tante di loro ci ho fatto la maglia, uh, ma quante. Mi sono scambiata libri, vestiti, borse e scarpe, ci siamo regalate marmellate e scialli e penne e smalti e gomitoli, ma tanti tanti.

Le persone che conosco sono molto diverse tra di loro, sono le genti strane, diverse sì, ma forse le lega un filo così sottile e tra loro in fondo, un pochino si somigliano.
Anzi, si somigliano proprio tanto.

Sono anime buone, anime che qualcuno ha messo sulla tua strada senza un motivo apparente, ma che se cerchi bene, ecco, lo trovi.
Le anime lucide sono solo dentro alle persone che ti guardano in un certo modo, che ti parlano e ti ascoltano in un certo modo, che non è che fan finta di ascoltarti e pensano a tutt'altro e dicono ok solo per farti contenta, no, loro ti ascoltano sul serio e si capisce.
e si raccontano.
e ascoltano te che ti racconti

Delle Anime Lucide è pieno il mondo, basta riuscire a scovarle là dove sono.
Una volta che le hai trovate, vedi di non fartele scappare, che è vero che sono tante ma non è così semplice individuarle.
certo, le Anime Lucide son Genti Strane anche loro.
Son capaci di farsi dei chilometri solo per stare insieme un pochino
o mandarti una foto in piena notte con l'immagine di una borsa, La Compro o No, così, per saperlo
e poi ti confessano cose più grandi di loro che non ne hanno parlato a nessuno e tu sei la prima e questo ti fa sentire orgogliosi a e spaventata, ma più orgogliosa che spaventata, alla fine
Le Anime Lucide scrivono delle belle poesie che tieni sul comodino e sanno parlare e sanno tacere e sanno gridare o sussurrare, esattamente nel momento in cui si deve parlare e tacere e gridare e sussurrare
Le Anime Lucide ti scrivono dall'altra parte del mondo, e sembra che siano lì, sono quelle che ti abbracciano stretta quando ti incontrano, quelle che ti dicono CheBellaCheSei anche se quel giorno ti senti un rifiuto radioattivo altamente tossico.
Le Anime Lucide ti sono vicine anche quando non le vedi, sono quelle che quando le incontri ti presentano come LaMiaAmicaDelCuore e sorridono tanto, sorridono sempre, anche se in quel momento  hanno il cuore più pesante del tuo. Ma sanno, e questo basta già.

Ho incontrato un'Anima Lucida che mi legge da tempo immemore, che sa tanto di me e lo sapeva ancora prima di sapere la mia faccia, per dire.
E' un'anima bella, che conosce a memoria i migliori Tumblr di fotografie, e mi dice, Mi Ci Perdo Ogni Volta, a guardare le foto dei fiori e delle case e l'altro giorno mi son persa nella foto di un caffelatte, ma così bella, ma così bella e per un pò ho pensato ad altro, a vedere le foto in questo Tumblr e soprattutto quella del caffelatte.

Se vi perdete nella foto di un caffelatte, forse anzi di sicuro siete un'Anima Lucida.
esattamente come lei.

Grazie, Brunella, per la bella mattina.
Spero che la foto del caffelatte sia questa qua.



28 agosto, 2013

Sushi. Si chiama Sushi.

E’ arrivata due sere fa, la sera del temporale devastante, per capirci.
Avvinghiata al mio figliolo mediano, ha subito trovato un posto in casa nostra, ovvio che sia così.
E’ una micina dolcissima, nient’affatto timida, già ambientata coi cani e il gatto di casa. E’ nera e grigia, un po’ crema e sembra che abbia le zampine sporche di cappuccino.
Una vera minuscola delizia.
E qui, abbiamo tutti perso la testa per lei.
L’abbiamo chiamata Sushi.

Uno in più, nella Casa in Collina.
Nel frattempo, le mattine van via veloci, si rientra lentamente nel mood delle cose da fare, la scuola, stamattina un esame, relazioni da consegnare e un progetto ambiziosissimo per Cuore di Maglia, da presentare al prossimo Manualmente, alla fine di settembre.
Il gruppo delle mie amiche sparse si sta lentamente ricomponendo, ieri si è riso di gusto a trovarsi insieme dopo un po’ di giorni, che bella cosa che siamo, insieme.
Oggi è una bella giornata senza sole, di quelle che però le lenzuola profumate stese un attimo fa asciugano lo stesso.

E’ una mattina di quelle lente ma già accese, con tante cose, qualche cambiamento nei mobili della cucina, una tovaglietta animalier trovata in stra saldo da Zara Home e un vaso con le ultime rose estive, accanto alla ciotola della lavanda, chè le amiche che ti vogliono bene te ne portano un rametto simbolico, strappato dall’aiuola del laboratorio, prima di venire da te. O te ne regalano tonnellate, già sgranata, così non hai lo sbatti di sgranarla tu.
Tutto è tranquillo nella Casa in Collina, come una pace ritrovata, come una calma dopo un scombussolamento feroce, come un thè caldo dopo un tuffo nella neve.
Che sia merito di Sushi?

Nel frattempo, comunque, il sole c'è.


20 agosto, 2013

Gusto Anice.

Così è il cielo questa mattina.
trasparente.
Lucido, liscio, perfetto.
Squassato dai lampi di ieri sera, ripulito dalle nuvole trasportate via da un vento impertinente ma bellissimo, eccolo qui, il mio cielo di oggi, azzurro azzurro, turchese forse, non saprei dire.
Sa di anice.

Il cielo trasparente è un bel regalo di questi giorni in città, di questa strana estate che ti rimane appiccicata alle dita come la carta dei ghiaccioli. 
La cosa bella è che in mattine come questa puoi decidere di fare quello che ti va, tutto e il contrario di tutto, se ribaltare casa o stare fermissima, se stirare come se non ci fosse un domani o decidere per un picnic nel Prato Grande, non sarebbe male, dopotutto è ancora vacanza per un bel pò.

Nel cielo trasparente-lucido-turchese- all'anice puoi scrivere quello che vuoi, la frase di una bella canzone, il nome di una persona che ti è cara, financo la lista della spesa, non è vietato.
I pensieri che ti vengono nelle mattine di cielo trasparente sono trasparenti anch'essi, leggeri e un pò frivoli, che hai steso le lenzuola con un sorriso impercettibile, che hai accennato un passo di danza nel corridoio di sopra, che hai mangiato di baci la Princi mezza addormentata nel suo lettino.

Nel venti di agosto, le cose da fare sono le stesse di ieri e di ieri l'altro, cambia solo il modo con cui si prendono, con cui si affrontano, con cui si girano nel verso giusto, rivoltandole a piacer nostro.

Oggi è un giorno chiaro di sole calmo e cielo bello.
le tempeste torneranno, i mattoni pioveranno giù come niente fosse, ma oggi no, ci si goda in graziadiddio una mattina così perfetta, in un'estate così strana che non se ne vuole andare. E non se ne andrà, almeno per ora.

Oggi mi comprerò un ghiacciolo.

Gusto Anice.
Azzurro così.


17 agosto, 2013

L'efferato attacco della Talpa Rosita.

L'estate, la strana estate del duemilatredici, lassù nella Casa in Collina procedeva senza grossi intoppi.
Era un'estate fresca, in un certo senso delicata, costellata da piccoli e grandi avvenimenti, i compleanni, per esempio, una serie, da festeggiare in semplicità e  graziadiddio. Si stava bene.
Quel mattino, ella si attardava con pigra beatitudine nel suo letto, indecisa se leggere le notizie o continuare a fissare il vaso delle surfinie sul davanzale, che sì, forse avrebbero avuto bisogno di un pò di acqua, seguendo il filo dei suoi pensieri, per una volta gradevoli.
Lo udì all'improvviso.
La voce del suo Sposo Illustrissimo le arrivò, decisa e niente affatto rassicurante.
Si chiese con chi potesse mai avercela così, di primissimo mattino, in un sabato ferragostano dove tutto o quasi sembrava aver preso la piega giusta. La figliolanza presente dormiva ancora di gusto, si domandò se per caso avesse combinato un qualche guaio Lei Medesima. Si rispose di no, ma i suoi pensieri vennero interrotti da una parola proferita tra tante, ma udita distintamente. VELENO.
Non vi era tempo da perdere, si disse che le surfinie potevano aspettare e si fiondò fuori dal letto, scarmigliata e lievemente preoccupata.
Il suo Sposo era lì, che trafficava in giardino in un avanti e indietro poco rassicurante. Non la degnò di uno sguardo, continuando ad imprecare.
E quale non fu il suo sollievo nel verificare che il veleno di cui parlava l'Illustrissimo non fosse per Lei Medesima.

Rosita, la talpa, aveva deciso di far visita al Regio Orto.

Nottetempo, dopo una breve riunione con Orazio, suo marito, Rosita era addivenuta alla conclusione che sì, quell'orticello minuscolo e perfetto poteva essere la sede di un Resort per Talpe, e aveva cominciato a costruire tane, mono e bilocali, per sè e per un nutrito gruppo di amici suoi.
Ma non aveva fatto i conti con il Regio Ing., proprietario e designer del Regio Orto.
Rosita, che da quando aveva scoperto di essere omonima della gallina di Banderas si dava un sacco di arie, aveva preso di mira la zona dedicata ai cavoli viola, di cui le talpe sono ghiottissime, che ora si presentava tutta a mucchietti ben definiti, graziosi alla fine. 

Non per l'Ing.

Egli infatti meditava vendetta, tremenda vendetta.

Sulle prime pensò al veleno, ma fu un attimo. In una casa dove nemmeno i ragni vengono schiacciati, ma accompagnati con grazia verso l'uscita, dove vivono in beatitudine due cani e un gatto, dove sono passati conigli, grilliricci, pipistrelli e ogni genere di altro animale, il solo pensiero di poter far male alla talpa e a tutta la sua famiglia lo fece rabbrividire. Si documentò quindi per un rimedio naturale, ultrasuoni, una specie di vapore dall'odore sgradevole, financo una musica soffusa che potesse far allontanare Rosita e i suoi dalla Zona Cavoli del Regio Orto senza far loro alcun male.

La Scrivente tirò un sospiro di sollievo. Nessun veleno sarebbe stato preparato nè per Lei nè per Rosita.
Ma da quel giorno, si ripromise di stare più attenta, più gentile e accomodante col Regio Sposo.
Non avrebbe mai voluto ritrovarsi a colazione un muffin al cianuro, o alla cicuta, per dire.
Certo, lei non era mica una talpa, ma le precauzioni non erano mai troppe e sentire il suo sposo parlare di veleno la mattina presto non è roba da tutti i giorni.

Rosita la Talpa, ti parlo col cuore in mano, ben meglio sarà che tu ed Orazio scegliate un altro orto dove costruire il vostro Resort, sennò saranno cavoli.
Beh, cos'ho detto di male?



14 agosto, 2013

L'inganno delle Haribo.

A tonnellate.
Si compravano nella latteria di via Roma, in quei sù e giù dei pomeriggi di novembre, dopo lo studio, la nebbia ad avvolgerci, il loden verde e le mollettine con le ciliegie. Il lattaio le pesava con fare da scienziato, fissando il quadrante della bilancia e a volte togliendone una, una soltanto, per non sforare dalle 100 lire. Idiota.

ieri ho fatto un piccolo viaggio con due mie amiche, compagne di scuola, di banco, per anni. Certo, non era un viaggio di piacere, ma il solo fatto di ritrovarsi e chiacchierare e raccontare ed ascoltare, ha fatto sì che ci fosse anche del bello, alla fine.
Ci mancava solo lei.

Abbiamo parlato tanto, sì, e forse era un pò l'ansia a farci parlare e parlare, come a non voler sentire un peso, da qualche parte, come a scacciar via un'angoscia che non sai da che parte venga, invisibile eppure presente, una mancanza.

E' incredibile come negli anni il tuo ruolo in un gruppo non cambi, e sono sempre io, la più fifona, quella che non ha rubato il burrocacao nella gita a Firenze, quella che non ha marinato la scuola quella mattina di maggio. E così, eccoci, noi tre in piedi accanto a un letto di ospedale, le mie amiche sono sempre più brave di me a fare le cose, e ancora una volta il coraggio non lo trovo e non riesco a parlarti, perchè nemmeno so se mi sentiresti, e ti guardo anche se non mi vedi. Ma so che sai che sono qui, che siamo qui. Ed è uno strazio sottile, e ci si sente così straniti e io così stupida. Sei tu ma non sei più tu, e vorrei dire e fare ma resto così come di marmo, come interrogata su una cosa che non so, e nessuno a suggerire.

Vorrei che dal primo banco arrivasse la soluzione, vorrei che qualcuno mi bisbigliasse quanto fa, che angolo è, una data qualsiasi, se è attivo o passivo,  i complementi no, quelli ero io a suggerirli, sempre.
Allora saprei che cosa dire. Adesso, no.

veniamo via che ci parliamo a sguardi, ci conosciamo da mille anni e sappiamo bene come siamo, gli occhi non mentono, le parole qualche volta non hanno un gran significato, gli occhi invece, quelli sempre.

E non sappiamo quale disegno, quale mappa del destino e quali domande e cosa e come e perchè poi.
Interrogate, ma nessuna di noi risponde.
Impreparate, un'altra volta.

All'autogrill di Bologna compriamo le caramelle gommose della latteria.


ci manchi, Grazia.









Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...