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17 dicembre, 2010

Nooooooooooooooooooooooo!!!!

Alla fine, non li posso portare. Cioè, sì, in realtà potrei, ma mi hanno spiegato che se trovassi l'omino noioso, quello precisino e un pò tignoso potrebbe veramente farmi passare un brutto quarto d'ora. Riflessioni di fine sera, di un giorno rutilante, dove mi è stato comunicato con estrema chiarezza che i ferri circolari, quelli di legno, signora mia, non quelli dritti di alluminio che vende ancora la Sciura Pinuccia e che usava mia madre quando lavorava sulla seggiolina in giardino o in piedi col gomitolo infilato nella tasca del grembiule, io a volte ci knitto in piedi, c'ho anche una foto che mi ci ritrae, per dire, che mi hanno fatto a Manualmente il giorno del mio compleanno,io il grembiule non ce l'ho e alla fine ok, ho capito, i miei circolari di legno in aereo non ce li posso portare, e fine. E' vero, sono uguali a una matita, me l'ha detto anche Clarissa che lei c'ha l'abbonamento e sù e giù dagli USA, ma un bel niente, fine. In più, vorrei proprio capire chi è stata la sciagurata che ha detto tutta compita, Quest'anno Solo Regali Fatti Da Me, non spenderò un centesimo e bla e bla, la stessa sciagurata che ora si trova con delle cose da finire e non potere, perchè qui si è deciso di fare i bagagli e voilà, e di confusione coi pacchetti ne ho fatta abbastanza, ho scritto sbagliato i nomi, ho lasciato il prezzo sui guanti di gomma coi cuoricini che ho regalato alle mie amiche, e ho ragione di credere di aver confuso, scambiandolo con un altro, il pacchetto per Biancaneve, e vabbè, ne riceverà un altro. Ma tutto funziona a meraviglia lassù nella Casa in Collina, devo chiedere quanti coperti stasera, che qui fra cene di classe e di Natale e aperitivi che fanno da cene, e cori e zampogne e cammelli e ReMagi, non si sa mai bene quanti siamo, non lo sa nessuno, figurarsi se lo so io, che siamo tanti, finalmente tutti, è l'unica cosa che so, la più bella, alla fine, e allora, va bene tutto.

30 novembre, 2010

Vado avanti e indietro.

 
Così diceva il Liceale, anni tre più o meno, quando si annoiava, magari con la febbre, o i puntini del morbillo. Io, al contrario. Vado avanti e indietro quando sono agitata. C'è fermento. C'è casino. Un bellissimo casino. Stasera esce finalmente quel librino cui si lavora da un pò, che ha intasato le nostre mail, versione 001 fino alla versione 007, che mi sembra un bel numero, alla fine. Quel librino che è venuto fuori così, facciamolo, dai, ognuno mette del suo, come al solito, come sempre. C'è fermento. C'è casino. Notizie che rimbalzano sui blog, su Facebook, di qui e di là. Non ci si telefona perchè nemmeno si ha il tempo. Non si conclude un bel nulla di nulla, ho il blackberry in tasca e vado avanti e indietro, mi sono fatta la coda dieci volte almeno, perso gli occhiali, aperto la finestra, guardato giù. disfatta la coda, trovati gli occhiali, fatto cose a spizzichi, tolta il maglione, rimesso il maglione, controllato le mail, svuotato la lavastoviglie, acceso la radio, rifatta la coda, riperso gli occhiali. Il delirio. sono piccole cose, invenzioni di piccolo conto, eventi che ci fanno passare un pò da storneggiate, Tutto Questo Per Un Librino? Sì, che male c'è. Se c' la passione, se c'è la voglia di fare le cose, se c'è l'energia, anche, se c'è questa squadra perfetta che lavora così bene, che nessuno dice mai Non Si Fa Così Ma Cosà. Felice che sono questa mattina, felice e infularmata, confusionaria, agitatissima, contenta  di quei racconti che ho inventato, di quelle storie, che se guardo la bozza non ci cambierei una virgola che è una. C'è fermento, c'è animosità, c'è ansia di quella buona. E quella buona si sa, tiene lontano quella che t'ammazza, quella che ti schiaccia per terra come le foglie putride mischiate alla neve mezza sciolta, al fango e al bagnato. Oggi, volo leggera verso la festa, volteggio, contenta di me e di questo librino, delle Amiche che con me lo hanno scritto, di quelle che  fanno la ola da qui,e anche da là e da là,  degli abitanti di questa casa fintamente distratti ma fierissimi, contenta di loro sì, perchè niente sarebbe se, niente sarei se. 

29 novembre, 2010

Stasera. Anzi, domani.

Che fai stasera?
Perchè?
Così, tanto per chiedere.
Stasera? Vediamo...ah sì.
Ah sì che cosa?
Stasera c'ho da fare.
Cosa?
Perchè vuoi saperlo?
No, volevo capire meglio tutta stà storia del T.R.U.S, sono tutti infularmati, ma nessuno sa nulla.
Bella storia, eh?
Già. Ma che cos'è?
Una cosa che esce domani a mezzanotte.
Ah. E si chiama?
T.R.U.S.
E che roba è?
T.R.U.S è un evento mondiale.
Esagerata.
Beh, facciamo italiano
Esagerata 2 la vendetta.
Allora facciamo che è un evento tra noi e non se ne parli più.
Così va meglio.
C'era un gioco, bisognava indovinare cosa voleva dire T.R.U.S.
E l'hanno indovinato?
No, ancora no.
E quindi?
E quindi che?
Chi ha vinto?
Nessuno.
E che gioco è se non vince nessuno?
Ma non vinceva niente, in effetti. Stasera si scoprirà tutto, ma per averlo bisognerà aspettare la mezzanotte di domani, 30 novembre, che praticamente è già il Primo Dicembre.
Non comprendo.
Sei di coccio, allora.
Forse.
Stasera se ne parlerà, domani si avrà.
Sembra una cosa bella.
Non sembra, la è.
E un altro indizio?
A cosa serve, stasera saprai tutto.
E come farò a saperlo?

Ah, ecco.

26 novembre, 2010

Il talismano.

Voglio un talismano. Voglio un ciondolo, un bracciale, che quello rosso che mi ha regalato la signorina Crubellier , quella volta al ghetto di Roma, si è sfilacciato, ed è rimasto solo l'argento e non è che abbia funzionato granchè, devo chiederle del suo, mi aveva detto di averlo perso e ricomprato, chissà. Voglio un talismano, da tenere in tasca, da portare con me, toccare quando mi serve, da usare quando non trovo il senso, la quota e la ragione, perchè non sento, non conto e anche a ragionare si fa fatica. Voglio un talismano, non so se esiste nemmeno quello che fa per me, non ci capisco niente, io, di queste cose esoteriche non tocco niente. Però sarebbe bello affidarcisi, posso provarci, lo vedi? ho il mio talismano, posso andare dovunque con questo, e mai mi sentirò fuori posto, mai mi sentirò inadatta, mai mi sentirò inconcludente, malinconica, vuota come una canna d'organo, così dicono al mio paese, mai mi vedrò questa espressione da tartaruga, c'hai fatto caso? gli occhi delle tartarughe sono come quelle dei serpenti, fissi, senza espressioni, se non camminasse sembrerebbe già stecchita, ha 'sta faccia da scema, la tartaruga, mai che sorrida, mai che dica, che so,  Ehi! oppure, Come Va? Niente. Oggi ho una faccia da limone, più che tartaruga, verdina, allora che limone è, da limone acerbo, và, ecco. Questo limone acerbo oggi non ha concluso un nulla che sia nulla, ha cucinato in maniera compulsiva, primosecondocontorno per scoprire che nessuno e dico nessuno dei figlioli allieterà il tavolo della cucina, stasera. Va bene, sarà il pranzo di domani, abbelli! Gira così, gira che non gira, gira che non va così bene come dovrebbe andare, gira che a volte scivolo, che a volte non mi attacco al corrimano delle scale, e cado giù, bell'e distesa, gira che non so nemmeno dov'è la maniglia del paracadute e mi sfracello, gira che nuoto per ore e ore e poi mi volto e non vedo più la spiaggia, ma come, era lì. Voglio un talismano per non sentirmi a pezzi, e nel caso, per saper raccoglierli con la scopina e la paletta, quella fatta a Principe e Principessa, che sta nell'angolo della cucina. Voglio un talismano, per non sentirmi girare, per non sentirmi in mezzo al mare e  alla burrasca, voglio l'Ignatia Amara per non avere l'ansia, voglio una cartina che mi dica dov'è che mi son persa, dov'è che arriverò, dov'è che sono andata, dov'è che mi ritroverò, cuore di niente, cuor di meringa sbriciolata, di cristallo sbeccato, cuore di sasso, cuore d'argento annerito, cuore di coccio che nemmeno le sa leggere, le cartine.

02 novembre, 2010

Wet November.

Piove, ripiove e strapiove. Niente di bello, stamattina. Una figliola malaticcia, nessun progetto piacevole nell'immediato, almeno non fino a stasera, che di uscire dovrei, sì, e far due cose in città, ma chi ne ha voglia di bardarsi e coprirsi e fare attenzione alle pozzanghere e passare sotto gli alberi davanti a casa, mi sembra sempre che sotto gli alberi piova di più, in automatico, anche quando smette, e sento le gocce che scendono e piove anche quando non piove più e poi  l'ombrello, io non sopporto andare in giro con l'ombrello, lo perdo, lo dimentico, mi sembra di mettere sempre uno spazio inviolabile tra me e il resto della gente, l'ombrello non permette che nessuno ti si avvicini e se lo fa lo guardi rabbioso, perchè ha urtato il tuo, di ombrello e non c'è modo di cucire così un minimo di relazione improvvisa che abbia un senso. Ho pensieri confusi stamattina, bui, come la luce che c'è fuori, ma come può mai la luce essere buia, sì che può. E' pesante e opprimente, il colore che si vede da qui, è fradicio e impossibile, e niente suggerisce se non starsene nel letto, e nemmeno a guardar dalla finestra, se no l'effetto si amplifica e non va bene. Quel che farò quest'oggi ancora non lo so, trovo detestabili questi giorni ingombranti e senza senso, che sono tristi per definizione e anche se ti sforzi non ci trovi una sola ragione che sia una e forse mi piacerà uscire fuori a schivare le pozzanghere e aspetterò che piova di meno, così l'ombrello non mi servirà.

22 ottobre, 2010

Il divano che vola.

Nessuno aveva voglia di aspettare l'ora di cena, qualcuno aveva già fame, ci siamo tutti, stasera, tutti, tranne il Piccolo Ingegnere del Regno Unito. L'ora di cena non è un'ora precisa, è quando càpita, quando se ne ha voglia, qualcuno ha fame? avevo apparecchiato benebene, la tovaglia bella e i tovaglioli veri, ma la voglia di stare a chiacchierare sul divano era di più, a ridere di scemenze, ad organizzare un simil viaggio per Natale, dài, ognuno dice dove vorrebbe andare, in quelle volte che viene fuori di tutto, un paesino in Irlanda, il deserto, New York, le FarOer e stare a casa, anche, perche no. Che bello il mio divano, il mio Sposo e i miei figli, i cani accoccolati vicinissimi, il gatto acciambellato nel cestino, i vassoi con la cena improvvisata, inventata lì per lì, la pasta avanzata, uno yogurt al volo, mezza mela, la vuoi?  Ci sono coperte a mucchi,  miste nel genere, fatte da me, oppure con i disegni, gli orsi, i quadretti, ognuno ha la sua coperta preferita, forse ancora non servirebbe, mica c'è la neve di fuori, ma fa tanto calore e casa, e inizio di week end stare qui a parlare con una coperta vicino. Come sono belle le persone sedute su questo divano, stasera. Riccioli freschi di doccia, occhioni verdi e braccialetti, gambe lunghissime nella tuta da calcio, la maglia della scuola. la camicia stropicciata. Gesti che conosco, che so a memoria, voci che mi porto dentro e potrei riconoscere fra miliardi, risate che mi avvolgono, battutacce, richieste impossibili, discorsi serissimi e domande  da mille milioni. Adesso, in questo preciso istante, mi piacerebbe che un effetto speciali, di quelli che si vedono al cinema, trasformasse questo divano in un tappeto volante, una navicella spaziale, che bucasse i piani di questa casa, passasse attraverso i muri, il tetto, e sù sù, fino al cielo e anche dopo il cielo, in alto, in altissimo, con noi tutti seduti così, a chiacchierare e a ridere, non succedeva da un pò, che mi incanto ogni volta e ogni volta mi scopro così innamorata di queste persone, così assolutamente indissolubile da loro, così insieme, così attaccata, che potrei volare con loro e guardare la città dell'alto e stringermi a loro, la mia storia, il mio destino, la cosa che mi sia venuta meglio nella vita, nel resto del mondo succeda quel che vuole, io volo con loro, seduta sul divano che contiene tutti i cuori che formano il mio, tutte le anime che sono parte della mia, gli occhi che illuminano i miei, qui,  tra le briciole, i cuscini e le coperte che non servono, ma che è bello avere qui.

05 ottobre, 2010

Quasi sera.

Mi piace quest'ora che non è sera e nemmeno pomeriggio, che ancora è chiaro e bello di fuori. Mi piace quest'ora, da aperitivo, da niente, troppo tardi per iniziare qualsiasi cosa, rimarrebbe incompiuta prima di cena, non si fa, magari si può  pensare a cosa fare stasera, un bel film alla tv, un niente di chiacchiere come ogni sera, il libro che mi ha regalato la Vice al compleanno, aveva visto che mi era agitata troppo davanti a Feltrinelli, mi agito sempre quando vedo i libri appena usciti e che mi piacerebbe leggere, ci sono quattro scrittori di cui ho letto tutti i libri tutti,  e alla Vice non scappa proprio niente, e alla fine me lo ha regalato. E' una sera calma, che strana la famiglia a ranghi ridotti, i figli più grandi che studiano fuori, i due più piccoli ancora qui, piccoli si fa per dire, ma più piccoli degli altri, ecco. Ho mille progetti di maglia da fare, richieste della Princi perlopiù, lo scialle Azzu che va fortissimo tra le fanciulle in fiore, piace perchè si gira intorno al collo come una sciarpa, ma una sciarpa non è, è solo un abbraccio caldo, una carezza preziosa di tepore e bellezza, di morbido e di rassicurante, non so. Le cose mi girano intorno e io le lascio girare, non voglio pensieri cattivi, stasera, come da qualche giorno in qua, sono nel periodo dei ritagli, delle cancellature, degli scantonamenti, sto lontano dalle persone che mi opprimono, e credo di farcela, alla fine, sto diventando brava ad allontanarmi da chi mi fa del male e non sono nemmeno tanti, ma quel poco basta già. Ho tenuto una lezione a Emma, proprio io, sull'argomento, me la sono tirata citando Desiderata, che è una filosofia di vita e che so a memoria, e che rileggo spesso, ma tutta proprio non la riesco ad applicare.  Il segreto della beatitudine è dirsi Voglio Solo Stare Bene, compatibilmente con il resto dell'universo che gira un pò come vuole lui, ma proprio non ci voglio rimettere i pensieri, la salute, l'anima, il sentimento. La bellezza di queste sere non va in nessun modo pasticciata da questioni spinose e mediocri, da chi ti dice ti faccio una torta e poi ti porta una pentola piena di fango, non me ne frega, faccio da me, come al solito, come sempre, le torte mi vengono benissimo, non ho bisogno di nulla, grazie, altrettanto, fuori di qui.

07 settembre, 2010

Non ho sonno.

E' così raro. Raro che non dorma, a quest'ora di notte, che anzi, abbia ancora voglia di andare in giro per casa, fare una torta, leggere o semplicemente stare qui, sul terrazzo buissimo, ad annusare tutta la notte che c'è. Ce ne saranno ancora poche, così, tra non molto non si potrà più stare a quest'ora, fuori, leggerina così. E' una notte profumata, che è un peccato mortale chiudere fuori dalla finestra, ho inventato tutte le scuse del mondo, ho voluto vedere se era nuvoloso, se avevo ritirato le cose stese, ho persino portato fuori l'indifferenziata, cosa che faccio al volo il martedì mattina e quasi sempre mi dimentico. E' una notte che sembra perfetta, e forse la è e non lo sa ancora, preziosa, come solo le notti così sanno essere, c'è una specie di festa stasera qui, amici dei figli in visita da un'altra città, una specie di ripresa di vacanza, di quelle vacanze mai smesse che hanno i ragazzi, di quel trovarsi, di muoversi in gruppo, di stare bene insieme. Arriveranno tra poco,li aspetterò qui. Ho apparecchiato una tavola per la colazione che sembra un collegio, tante scodelle a cuori, sono 8, non le metto mai tutte insieme, è questa un'occasione speciale. C'è un vento leggero, indolente. Scuote appena le foglie del ciliegio, passa pianissimo tra le foglie della menta e quella nemmeno si accorge di lui, intenta com'è a guardare anche lei questo buio del prato, questo buio che sa a memoria, eppure. Ci sono i grilli e le cicale, un aereo che passa e non si vede, dicono che domani pioverà. Stasera, mi regalo questa notte fresca, questo profumo di pace e di respiri quieti, di chi dorme già nella casa in collina. E' una notte che mi piace e mi sorprende, proprio io, che di solito svengo alle 10 o giù di lì. Mi regalo questo buio bellissimo, queste nuvole che mi nascondono le stelle, questo fresco vento. In notti come questa ti piace pensare che il mondo gira piano e come desideri, che la tua vita, alla fine, è proprio bella e luminosa, e che qualche volta, è proprio un dono del cielo stare svegli, beati,  e guardare nel buio.

15 agosto, 2010

Alternativa.

Un pò selvatica, anche. Ho risposto a un sms di B, non quella del 12, quella della RAI, sono circondata di B, al momento. Come Mi Stai? mi si chiedeva. Ti Sto Bene, si rispondeva, Misantropa e Selvatica. Persino un pò  Orsa, mi si passi il termine. Ti sto che mi piace far le cose che a Ferragosto  non fa nessuno, prendere l'acqua alla fontana, leggere un libro in un giorno, non cucinare per niente. Nessuna grigliata, ci pensano i ragazzi, quella dozzina di ragazzi che mi sono trovata in casa quest'oggi, 6 conviventi e 6 raffazzonati qua e là dai conviventi medesimi, ma li conosco da sempre, sono gli stessi di ogni estate, solo, ogni estate più grandi e più belli. Stasera, gran soirée. Il cinema all'aperto, forse un gelato più tardi. Nessun Ferragosto fu più alternativo, più semplice, più felice di questo. Felice. Una parola che non scrivevo da un pò.

10 agosto, 2010

Di quanto cielo.

Cadranno stasera. Ne sono cadute già ieri, una gigantesca e una più piccola, le uniche che ho visto. Gli altri un sacco, io due soltanto. Sarà che mi stufo subito di stare lì col naso per aria, immobile, e se guardo di qua cade di là e viceversa.  Quanto nero del cielo, quanto buio e quanta luce tutta insieme. Un cielo a a schiacciarmi, ad avvolgermi e sollevarmi, a sotterrarmi e pestarmi, fino a non farmi respirare, a farmi volare in alto, ballerina delle stelle, girandola di luce o nero lenzuolo a bendarmi gli occhi. Il cielo che parla e non ascolta, il cielo lucido che ti rincuora e ti accarezza, nel tuo disperare, nel tuo essere sempre come in tensione, come sulle punte, come, non eri una ballerina? Non so ballare questa danza di luce, non so nemmeno legarmi le scarpette, ci vogliono nastri d'argento e una polverina che fa volare e rende leggeri e trasparenti e tu e la tua gonna di voile, cucita con i raggi della luna e gli aghi d'oro della corte del Re. Balla, balla con le stelle che cadono, attenta a non cadere anche tu, affèrrale per la coda e fatti trascinare, chissà dove cadono, chissà dove vanno e da dove vengono, stelle di mille anni fa, solo loro sanno di quanta luce son fatte, di quanti desideri e promesse, di quanti occhi e mani e abbracci e vieni più vicino. Tu balla e balla insieme a loro, ballerina che inciampi e cadi, la treccia sfatta e il vestito strappato, balla come sai, ballerina del buio e della luce, del cielo che un pò piange e un pò ride, dei puntini brillanti nel blu, improvvise, scie luminose, di un colore che non sai, lacrime del cielo, di quanto amore mai, di quanta luce mai, di quanto cielo mai avrà bisogno questo cuore per imparare a contare le stelle.

07 agosto, 2010

Ode al Cetriolino Solitario.

Pigre mattine nella casa davanti al mare. Sole a picco e cielo blù, confusione un pò dovunque, che agosto sarebbe se no. La bellezza è che si può scegliere, se il caos o il nulla, se la spiaggia affollata o il lussuoso silenzio del patio inondato di sole e di profumo di limone. In mattine così, ci si  può dedicare senza indugio a qualche piccola, piccolissima faccenda domestica, che so, stendere una lavatrice che non si stirerà, nemmeno sotto tortura, il lavaggio velocissimo di un pavimento e uno soltanto, un'occhiata al frigorifero per vedere che cosa manca, in previsione di una spesa da caserma programmata per non so quando. Ed è lì, nel frigorifero, che è avvenuta stamani la beffarda scoperta. Ora. Nella gestione di questa scombinatissima e meravigliosa combriccola di Sposo, Figlioli, Compagni di Merende, Amiche di Scuola e Passavo Di Qua, mi avvalgo non già di uno stuolo di domestici in livrea e crestina, ma degli abitanti stessi della Casa Davanti al Mare. Che sono, eccezion fatta per il Capitano, fanciulli o poco più. Che sparecchiano sì, una task force di tutto rispetto, ma che lo fanno di fretta, il richiamo delle rocce è troppo forte, c'è la festa in spiaggia fino al mattino, devo trovarmi in piazzetta fra mezz'ora, stasera, stelle a secchi dalla piscina. Così è. E così capita che stìpino tutto alla rinfusa, velocissimamente. E' questa la triste storia del Cetriolino Sottaceto, dimenticato mesto e solingo nel suo vaso deserto, quando tutti i suoi compagni erano già stati divorati all'aperitivo. Lui galleggiava quieto, nel suo liquido asprigno, e si domandava il perchè e il percome di tanto silenzio, di tanta solitudine. Sono gli scellerati abitanti di questa casa, caro il mio bel Cetriolino, che rassettano senza guardare, che fan tutto al volo, di fretta e di furia, pur di scappare presto a vivere le fresche sere di quest'estate pasticciata e meravigliosa. Non ti angustiare perciò, se ti trovi solo nel tuo barattolo e perdona questi figli sciagurati. E perdona anche la scrivente, fossi per caso io l'autrice di tale scempio. Anche io sparecchio di fretta per aver più tempo per guardare il cielo e le stelle, per camminare fino in fondo alla strada nel buio più buio, per sentire il profumo del mare e il rumore del vento fra i cespugli. L'estate pasticciata e meravigliosa sembra  inizi ora, anche per me. 

26 luglio, 2010

Amici di mare.

I miei maschi son d'estate, i  figlioli, intendo. Nati d'estate. Ed è sempre qui che si festeggiano i compleanni. Del ristorante non ne avevamo voglia, e così, c'è punta vaghezza di una grigliata semplice, per stare tutti insieme, più vicini, a festeggiare il Liceale Languido, diciassettenne da oggi. Una festa in famiglia, con i tavoli avvicinati, siamo tanti già noi, si aggiungono gli amici, com'è ovvio. E non solo quelli conviventi, quelli che sono affascinati dal funzionamento di questa stramba famiglia e dalle sue regole, Chi Apparecchia Non Sparecchia, Chi Finisce L'Acqua la Va A Prendere e cose del genere.Si aggiungano anche gli amici di sempre, quelli delle giornate intere sulla spiaggia, quelli incontrati cercando un cagnolino perso, quanti anni fa? gli amici del 12, quelli del nascondino sulle dune, del pallone scalzi nel prato, delle ore in acqua, Uscite da Lì o Vi Verranno Le Branchie. Sono cresciuti e sono così belli, ce ne fosse uno brutto a questo tavolo, lo diciamo ogni volta e ogni volta ne ridiamo e ci illuminiamo dei loro occhi trasparenti, dei loro capelli schiariti dal sole e dal mare, e adesso, ahimè, di barbe che crescono,  di fidanzate e cose. Si sono abbracciati ieri, a vedersi dopo un anno intero, con un affetto vero che li lega, che han parlato ore ed ore sulle rocce, per anni, che a turno si sono accompagnati a casa dalla piazzetta, Mi Lasciano Solo Se Ci Vai Tu. Che gruppo bellissimo, che belli tutti insieme stasera, a cantare cose da far rabbrividire tutto il vicinato, cori da stadio e canzoni da osteria, ma dove impareranno queste cose da bordello? Si muovono in gruppo, sempre e da sempre, e sanno che queste sono le più belle estati, le più lucide, le più spensierate. Crescono insieme, ogni anno un pò di più, e fa così bene al cuore vederli così, e che bella sera stasera e non solo per la luna piena che illumina il sentiero, che bello sapere dell'affetto che c'è tra di loro, a dividersi la torta fatta in casa, a ridereridereridere, la brace quasi spenta e i tavoli vicini.

23 luglio, 2010

Noiosa che sei.

Me chi te lo chiede. Che gusto ci trovi. E chi se ne importa di te, alla fine, di te, delle cose tue, delle tue angosce e della tua vita, ma chi se ne frega se stai male o se stai benissimo, nessuno qui ha voglia di sentir parlare più delle tue menate, finchè si tratta di smalti e di maglia e di cazzate allora ok, ma per favore basta menate. Lo dico a me. E' stato un giorno di vento forsennato, un giorno liquido di niente spiaggia, di cose normali, di fresco, finalmente, dell'olivastro spettinato e di quel profumo, si sente ancora adesso, che la luna è una faccia preziosa, un gioiello nell'indaco perchè ancora non è buio e lei è bellissima, a quest'ora. A un giorno così, segue sempre una sera tranquilla, fatta di niente, un pò spossati da tutto quel tramestio, la tenda che cigola, i soffi decisi dentro al limone, è belo sentirli da coricati, questo vento arriva a raffiche precise, canta persino, è una melodia seducente e bellissima, che in pochi conoscono e che tutti, indistintamente, amano. Ispeziono la me di stasera per capire le cose che sono e dove vado e dove andrò, ma non è tempo di filosofia da quattro soldi, è che ho avuto poco da fare, stasera han cucinato le ragazze, è da stamattina che preparavano il menù e ho dovuto dare lezioni di sbattimento uova con la forchetta, non son cose da  nulla, ci vuole mestiere, polso fermo, attenzione a non schizzare. I giorni scivolano via, è vacanza, madamigella, non se lo ricorda più? in effetti non è semplicissimo, è vacanza perchè vedo il mare e non le colline, e penso e penso e mi ripetevo anche stasera quella canzone che mi piace da sempre, e allora di pensare smettila, e di dir menate smettila, e guarda in sù , una sera così, che la luna è una faccia e che di tutto il resto a nessuno gliene importa.

..penso troppo e vivo male
penso che tra più di un anno
cambieranno i miei progetti
penso che tra più di un anno
avrò nuove verità.
Ma tu non farmi questo errore
vivi sempre nel momento
cogli il giorno
e tanto amore
cogli i fiori di lillà.

16 luglio, 2010

Studio le stelle.


Ma le stelle mica si studiano, si guardano e basta. A meno che non ti senta astrofisica, o qualcosa del genere, e allora sì, sapresti il nome di ognuna e cosa fa e dove va. Dove va? Le stelle non vanno da nessuna parte, se ne stanno lì da fantastilioni di anni, e da allora sono belle e luminose e affascinanti e quando cadono, poi, la meraviglia. E’ una notte che son sveglia, i due scavezzacollo tornati dalla festa in spiaggia, ho perso il sonno o ho perso me, e allora sono fuori e guardo in su, in nessuna parte del mondo c’è un cielo  come questo e tutte queste stelle a manciate, a mucchietti, e a strade ben definite, le indovino, qualche nome lo so ma nemmeno tanti. Studio le stelle per sapere di me, per sentire se sto meglio o no, per verificare lo stato dell’arte, come quando togli il cerotto e vedi che cosa c’è sotto, era un taglio da niente o una ferita profonda, chi lo sa, sono tutte uguali, alla fine, quando guariscono. Può essere lo squarcio più grande o un taglio da scema affettando i pomodori, il segno resta lo stesso, preciso e netto, e nemmeno il sole lo fa andare via. Certo, non fa più male, ma ancora non lo so se davvero sarà così e allora devo pensarci, devo vedere, tornare a dormire che è quasi mattina, così, i pensieri si rovesciano sul cuscino come una latta di vernice, e lascerò che scendano  per terra, sul letto e sulle mattonelle del pavimento, non ho mai pensato a che colore siano i miei pensieri, neri più del nero, certe volte e rosa certe altre, viola molto spesso, mai gialli, forse grigi, ogni tanto, e di mille sfumature. Ma stasera i miei pensieri sono fermi, morbidi come di velluto, non so bene se piacevoli o no, non so bene se domani li troverò ancora, vernice seccata sul pavimento e negli spazi fra le mattonelle, so soltanto che sono blu scuro, blu quasi nero, direi, e hanno un sacco di puntini che brillano ma ho copiato dal cielo e allora non vale.

25 gennaio, 2010

La neve non bagna.

Nevica zucchero o cosa? La chiesa è quella del centro, farò un pò di strada a piedi, è così bello camminare sotto la neve, ho un cappello calcato sulla testa, non mi bagnerò, la neve non bagna, men che meno questa qua. Siamo in anticipo, c'è il Liceale con me, e alcuni dei suoi amici scapestrati, ma dolcissimi, un pò spersi, preoccupati su cosa dire e cosa fare. Suo marito arriva subito, lo vedo in mezzo a tutti, sorride e sorride, abbraccia e abbraccia, bacia e bacia. Sono Contento di Vederti, e si stringe a me, un pò si aggrappa, come. Balbetto qualcosa, io non sento mai che cosa dico in questi casi, può anche darsi che sia stata zitta, non lo so. I figli no, non me la sono sentita. Lei è alta e sottile, bionda come lei, lui un pò più piccino, ancora di più stasera, biondo come lei. In chiesa c'è il mondo, si dice così, ci conosciamo un pò tutti in questa città, anche io che son foresta. Trovo i genitori di qualche asilo e di qualche elementare, abbiamo passato anni ad aspettarli fuori, condiviso gite, settimane bianche, pidocchi, recite, lamentele, mandiamo una pianta alla maestra. Hanno tutti gli occhi lucidi e un pò di neve addosso, questa neve che non bagna e non si scioglie. Che scomode le panche della chiesa, sto in piedi che è meglio, ho in tasca il Rosario che ho comprato a Parigi, lo sgranerò per lei. Non stacco gli occhi da quel banco. Che se ne fanno, dell'incenso e di quei mazzi di fiori, che se fanno dei Coraggio, delle pacche sulle spalle, delle carezze, degli sguardi di pietà, ma di quella vera, ho pietà per te, bambino biondo, perchè mi han detto che ancora non ci credi che la tua mamma sia volata via. Che se ne fa lui, di quel libro delle firme dove non firmo mai perchè mi fa orrore, e lei, bellissima, coi capelli pulitissimi e quel fermaglio vezzoso, la borsa a tracolla e lo sguardo fermo, altero, asciutto. Ha solo 17 anni. Anche lei. Ricordo. So. Ricordo e so. Dura poco, questa preghiera, a fatica si esce uno per volta da una porticina stretta, fuori, nel buio della strada, le macchine che passano e non sanno, il vigile, altri abbracci e altre mani, baci, occhi lucidi, civediamosempreinquesteoccasioniqui e la neve, ancora la neve, quella neve di zucchero che non bagna e non si scioglie. Ciao, Anna.

02 gennaio, 2010

Ancora sveglia.

E' la prima notte dell'anno. Quella per intero, non quella passata. E' gennaio, si sente. Le lenzuola nuove nel letto, la camicia di notte carina, si vede che ci sono ancora briciole di festa e di vacanza e di niente fare, lassù, nella casa in collina. Si fa tardi, ci si sbronza di film e di libri e di knit e di niente, di chiacchiere, non si è avuto voglia di trenini e trombette e di confusione, si è diventati un pò orsi, ma come, proprio io, proprio io sì, sembra strano anche a me. E' notte e si è ancora tutti svegli, di dormire ancora non se ne ha voglia, si raccolgono i pensieri più belli, si ascolta una bella musica e si balla un pochino da seduti, scrivendo e sorridendo, che bel momento questo qui, a vedermi vista mi piaccio perfino, appollaiata sulla sedia a notte fonda a raccontarmi delle cose e a fermarle qui. E' tutto un pò più lento, ci si può permettere il lusso di non dormire, stanotte, c'è una luna così bella là fuori, e anche un bel cielo, la nebbia è sparita e potrebbe essere ancora Capodanno come ieri, chemmimportaammè, se voglio, la festa per me è stasera. Solo mia. Le mie più piccole cose sono in questa stanza che è mia soltanto, dove nessuno trova nulla, dove vi è raccolta una quantità di cose che non so. Anzi, che so, so solo io. Così, mi sorprendo a cantare sottovoce, è una notte che mi piace così com'è, è la prima dell'anno, me la voglio ricordare bene, fermarla, un pochino, perchè è raro che stia sveglia così e che se non ci fosse il gelo là fuori, uscirei nel pratino a saltare e a ballare a fare giravolte sulle foglie e a guardare la luna e a dire Ciao Bel Duemiladieci, Felice di Trovarti Qui. La mia festa di Capodanno, all'una passata del giorno dopo, in camica da notte e calzettoni rosa, è questa. Trenini e trombette, marameo.
Tumblr.la douleur exquise.

01 dicembre, 2009

Luna di farina.

Ma la vedi che luna che c'è? Una mentina un pò succhiata, che diventa trasparente, di quelle pastiglie di tutti i colori, come si chiamavano? Rotonda da struggersi, pienissima, stasera. E bella, bella da morire, da mmmorire con tre emme, che viene meglio. E' la luna di stasera, di oggi, di questa giornata da incorniciare, così bella, così piena di grandi emozioni, più grandi di me, forse. Innamorata di questa luna bianchissima, che gioca con le colline dietro casa, appena prima che faccia buio e ancora non brilla, e mi piace di più, la luna è più bella quando è bianca, come di farina, bianca come i sogni, quandi i sogni sono bianchi, che li ricordi così bene, e ti svegli e dici Ho Sognato oppure Era Vero? E' una bella sera. Placida, fatta di niente e di pochissimo altro. Felice di me, oggi, felice di questa giornata da incorniciare, felice dei miei passi e dei miei sogni, di questa luna di farina e del bello che c'è.

17 novembre, 2009

Stelle a manciate.

Stanotte, sì. E lo so che non è agosto e non si è in mezzo al mare, che di solito, è da lì che si guardano, o coricati nel patio di casa, i ragazzi in gruppi sparsi alla vedetta, da dove si sorvegliano gli incendi, è il punto più alto di quel luogo che si adora, l'estate, nell'Isola che era Atlantide, lo sai? lo ha detto anche Voyager, ieri sera. E' insolito, vederle qui, le stelle che cadono, e stasera, si dice, ne cadranno una quantità tale che sarà uno spettacolo vero, bellissimo, inusuale, anche se succede ogni anno, il diciassette novembre, maddai, sai che non lo sapevo? Si organizzerà una piccola spedizione, forse uscire nel pratino non basterà, se spettacolo deve essere, chessìa, nella collina dietro la casa, nel Prato Grande, o alle Rose Selvatiche, laggiù, accanto all'Alloro Gigante che sembra una Sequoia, non è di nessuno e nessuno lo taglia mai, è enorme, disordinato, bellissimo. Farà freddo, stasera, ma in grazia di Dio quel che non ci manca sono sciarpe e sciarpone, di ogni foggia, filato e qualità, a ben pensarci ne potrei vendere, se volessi, ma le ho messe già e hanno ancora il mio profumo, non si fanno mica regali così. Di stelle ne cadranno a tonnellate, esclusive, riservate, per chi non soffre il freddo e guarda pochissimo la televisione, per chi si incanta a guardare il cielo, la Luna, le nuvole che corrono, per chi annusa il vento e ama il rumore delle foglie calpestate, della pioggia sul terrazzo e contro i vetri, per chi guarda l'alba e si affascina e innamora, ogni volta un pò di più. Per chi come me si sveglia e sorride, per chi ha un cuore colorato che salta gli ostacoli e la paura, per chi esprime desideri impossibili, guardando le stelle d'autunno.

07 novembre, 2009

Di sabato sera.


E tanti ce ne saranno, di sabati come questo. La partita di sabato sera alla tv è quanto di più deprimente, da un lato, e meraviglioso dall'altro, possa mai verificarsi lassù, nella casa in collina. Ognuno si sceglie un posto sul divano, ognuno inteso come maschio adulto e poichè in grazia di Dio, di maschi adulti ne ho una discreta somma, la Princi ed io non siamo invitate a tale evento. Nè ci terremmo in modo particolare, s'intenda bene. Così, la scrivente si inventa una sera del tutto nuova, del tutto libera, del tutto sua, dacchè la Princi, a cena da una compagna, riederà alla casa paterna verso le ore 21. Le sere d'inverno, anche se inverno ancora non è, hanno una magia tutta speciale. Spesso si condividono con gli amici, e spesso hanno questo sapore di vacanza regalata, di libertà assoluta, di solitudine compiaciuta e gradevolissima, che farò nelle prossime 3 ore, dal prepartita al durantepartita, al dopopartita e al buonanottepartita? La scelta risulta ardua, e si comincia a rifugiarsi lassù, nello studio in piccionaia, si gironzola sul web, si legge a tratti, si sceglie una bella musica e ci si inventa qualcosa. Che belli i pensieri del sabato sera, sono diversi da quelli delle altre sere, non ci avevo pensato. Sono così leggeri, così maleducati, anche, escono fuori a dozzine come le rose, di idee se ne hanno sempre un mucchio, si pensano una quantità di cose che le altre sere, ma nemmeno per l'anticamera. I pensieri del sabato sono gomitoli nuovi, morbidissimi, hai tutto il tempo di guardarne per bene la composizione, esaminarli con la massima cura, rigirarteli tra le mani, passarteli sulla guancia, per vedere che effetto fa. I pensieri del sabato, di quei sabati che nessuna amico e nessun figliolo e nemmeno lo Sposo, sono bottoni mischiati, non ce n'è uno uguale a un altro, e ognuno racconta di sè, ognuno ha il suo corso, la sua storia, e la sua strada. I pensieri del sabato sono lettere che non spedisci, sono progetti ambiziosi e complicati che mai e poi mai riusciresti a fare davvero, ma in sere come questa è così facile dire, Ecco, Farei Così. Si può fare tardi, stasera, si può decidere di leggere fino alle 2 con la lucina piccola, si può fare la maglia sul letto, a gambe incrociate e l'iPod, si può guardare fuori dalla finestra e chiedersi pigramente, chissà domani che tempo farà. Per le grane e le questioni, per le ansie dei prossimi giorni che non è che non ce ne saranno, anzi, di più, tempo ci sarà. Ma non ancora, non adesso, non di sabato sera.

03 novembre, 2009

La luna a cena.

Si era già vista da subito, che quella non sarebbe stata una luna qualunque. Quando si hanno di queste sorprese, quando uno, una cosa non se l'aspetta proprio, è ancora più bello, come è più bello e luminoso il sorriso di chi sorride poco, magguarda, non ci avevo mai pensato. La luna di stasera è una luna speciale, ed è bella, così bella che a guardarla ti ci perdi. E' stata lì per tutto il tempo della cena, noi che la cucina dà di là e non di qua, che di là è più bello e guardi fuori anche a colazione, e la giornata inizia meglio se mentre sbadigli guardi fuori, non importa se il pratino vicino o la collina lontana, l'importante è avere del verde da guardare, e non ti stanchi, non ti stanchi mai anche se il paesaggio è sempre il solito, ma che cambia con le stagioni, così. La luna di stasera guardava il passato di verdura nei nostri piatti a fiori e frutti, la tovaglia bordeaux, i bicchieri diversi perchè così mi piace. E ascoltava, ascoltava. Le cose qualunque che si dicono in una casa qualunque in cima alla collina. Stasera, nessun urlo ha scosso la tavola, càpita sempre più di rado, in realtà, ma anche qui, quando càpita, càpita che merita, ed è lo stesso discorso del sorriso, se ci pensi bene. La luna ha sorriso, per le solite cose dei ragazzi, le battute e le scemenze che mi fanno ridere fino alle lacrime, qualche volta, a dire Che Figli Scemi ma a non volerli mai diversi da quello che sono. La luna era lì, sempre lì, e la vedevo anche da seduta, e alla fine ho dovuto abbassarmi a sfiorare il piatto, Cosa Fai, Guardo la Luna e lei guardava me. Aveva cose da dirmi, cose da luna, pensieri dorati, luminosi come lei. Lei racconta fantastiche storie di stelle comete, di missili e navicelle, di astronauti e satelliti. E storie torbide e desideri, preghiere e sospiri, segreti e magie. E sa che l'adoro e che la guardo sempre, ovunque io sia, e sa che sono contenta stasera, perchè è stato così bello averla accanto per cena. La inviterò, un giorno o l'altro. Ma mi toccherà cambiare menù: il triste e avulso passato di verdura non piace a nessuno, figuriamoci alla luna.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...