13 giugno, 2008

Nulla sfugge.



Ma proprio nulla. Domani in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale del Lavoro a Maglia in pubblico. Detto così fa un pò ridere, manco il lavorare a maglia fosse un'astrusa pratica segreta o un gioco sadomaso da consumarsi in segretezza fra le mura domestiche. Cionodimeno, se avete a protata di mano un gomitolo e dei ferri, e il week end non si prospetta per nulla interessante dacchè le previsioni non sono proprio una meraviglia (sì, ma non pioverà, fidatevi), sciamate festose verso i giardini degli Orti, e anche questo fa un pò ridere, i giardini degli Orti è come dire le scarpe delle calze, o le forchette dei coltelli, non so se mi spiego. Comunque, i suddetti giardini sono altresì conosciuti come Skate Park, e sono proprio quelli siti in Alessandria, in viale Teresa Michel. Colà, dalle 15,30 alle 19,30 vi accoglierà con rara grazia la boccoluta Flavia, che si è data un gran daffare per organizzare il tutto e alla quale va un grazie riconoscente e grosso come una casa. Altrimenti, se bazzicate verso Torino guardate qui, e avrete tutte ma proprio tutte le informazioni del caso. E poi ancora se non siete nè qui nè là, ma sparpagliate sù e giù per l'Italia, guardate qui e non pensateci più. Troverete in scioltezza il WWKIP day più vicino a voi. E scusate tantissimo, signore mie adorate, la scrivente domani avrà da fare e non potrà essere presente e lo dico con voce rotta dalla commozione. Domani, infatti, la Regia Famiglia si recherà ad un altrettanto Regio Matrimonio. E ditemi un pò voi, si può forse andare qui, apparecchiate da stracorsa e con i ferri nella borsa? Naaaaaaaaaaaaa.

Non ho l'età?



Seratona! Ieri sera, grandissima emozione per la Princi al suo primo concerto. In verità era al secondo, avendo già assistito a quello di Giovanni Allevi, ma il paragone, con tutto il rispetto, mi sembra un pochino azzardato. Tali Finley, quattro ragazzini con la faccia da buoni scolari, hanno infatti intrattenuto sulla pubblica piazza , quasi tutta la meglio gioventù cittadina. Essendo la Princi in tenera età, mi sono offerta volontaria di accompagnarla a tale evento. Che di concerti ne ho visti una tonnellata, e insomma, la maggior parte degli astanti poteva essere figlio mio, ma chiaro, so molto bene i meccanismi dei concerti, non si deve stare nè troppo lontani nè troppo sotto al palco, non ci si deve far sovrastare, nè spingere, nè tirare bottigliette, insomma, le regole della buona creanza. Quattro ore quattro, all'impiedi, per difendere strenuamente la posizione, non lasciando passare davanti un bel nessuno, eccheccavolo, volevi star davanti?, arrivavi prima. Una logica disarmante. Luci e fumi, musica assordante come da copione, espolosione di stelle filanti. Emozionante per la Princi? Emozionante anche per me. A vedermela lì, a saltare, rossa in viso, un pò invasata, felice e meravigliata da tutto quel caos, a cantare a memoria queste canzoni, ma dove le impara? non studiava Bach, ieri l'altro?, insomma, mi ha fatto un certo effetto. Il paragone con i miei concerti, era fin troppo facile. Solo, io andavo a vedere DeGregori, Zucchero, Eurythmics, e poi, quei Rolling Stones che ancora ne parlo. Giurassica? Pronta per Villa Serena? Non proprio, a Dio piacendo. Giusto per assistere a una sera del genere e dire che sì, tutto è cambiato ma niente è cambiato. I ragazzi sono gli stessi, in fondo, hanno le stesse facce, le stesse risate di niente, gli stessi Levi's, le stesse Superga, persino gli stessi occhiali. Soltanto, il concerto non lo guardano. O meglio, sì, ma attraverso macchine digitali e telefonini. Tutto il resto è rimasto uguale. Assistere a un concerto con la propria figliola undicenne è un regalo che ci si deve fare, prima o poi. Dire che mi sono divertita è una parola grossa, ad un certo punto proprio non ne potevo più, ma mi è piaciuto guardare lei che guardava loro e vedere me che mi guardavo in lei. E senza nemmeno il telefonino.


12 giugno, 2008

Un pò più piano.

Quale mai sarà il misterioso meccanismo per cui ci si riesca a svegliare più o meno alla stessa ora della sveglia, seppur quest'ultima giaccia silenziosa, con l'allarme disinserito, seminascosta dietro una pila di libri, il bicchiere con l'acqua, e una montagna di chincaglieria, un pò preziosa un pò farlocca, proprio lì sul comodino. Quale sarà mai, l'intatta atmosfera di un mattino presto, che ancora tutti dormono eppure non è domenica, che ancora non è chiaro se c'è il sole o se non c'è, ma che questo, in fondo non ha la minima importanza. Che raro lusso è, la colazione pigra e silenziosa, quando si sente solo il cucchiaino che sbatte piano sulle pareti della tazza, e una specie di ronzio che non è il frigo, ma un piccolo esercito di insetti che banchetta sulla siepe del finto gelsomino. Le prime mattine di vacanza serbano un fascino tutto nuovo, da scoprire, da assaporare piano, come le caramelle di liquirizia che ti fanno nera la lingua. Da scoprire, in un certo senso, le cose da fare in fondo sono le stesse, ma le puoi incastrare come vuoi, non sono dettate da alcuna legge e da nessun orario, lo voglia il Cielo, da portare questo e riprendere quello, da zaini e permessi, da giustifiche e firme, dalla delirante sarabanda di
poesieregionicapitalifreudpolinomidenominatoritogo went gone, e poi recite, compleanni, regalini e saggi. Le mattine come questa si vivono così, i cartoni alla tv e un foglio bianco dove scrivere con calma la to do list. Un puzzle buttato in aria, dove nessuno ti sgrida se metti il cielo sul prato, il becco di Nonna Papera nel cestino, tutto un pò alla rinfusa. Si vivrà con lentezza e compiaciuta tranquillità, un pò lusso un pò vacanza, che di confusione ne abbiamo avuta abbastanza e che per ora, aiutatemi a dire, un pò di ozio male non fa.

11 giugno, 2008

Violet dahlia.


Non so bene che cosa mi prese, settimane fa, quando comprai queste bustine. In realtà non erano proprio bustine, ma specie di sacchetti trasparenti, coi buchini, con all'interno qualcosa simile ad una patata. Bulbi, certamente. Ma mi sono fatta attirare dalla bella foto dell'etichetta, una rigogliosa pianta di dalie violette. Che strani fiori, le dalie. Tanto per cominciare nessuno le pianta più, sono fiori obsoleti, troppo semplici, forse, volgarotti nel loro insieme di foglie a punta e di steli troppo spessi. Non hanno l'eleganza delle rose, nemmeno la raffinata semplicità delle margherite. E poi, diciamola tutta per intero, non è che proprio siano di gran moda. Nessuno ti regalerà un bel mazzo di dalie. Le dalie si portavano alla maestra, anno scolastico 1968- 1969, insieme alle prime rose del giardino, per non farle troppo sfigurare. O si mettevano alla cappelletta della Madonna, quella all'incrocio con la strada per i colli, poco prima di andare al rosario del mese mariano. Fatto sta ed è che ho comprato queste dalie. E stamattina, il sole, che si è fatto desiderare come il fidanzato giusto, ha illuminato con discrezione quell'angolo di giardino. Un bottoncino violetto in una foresta di foglie verdissimo scurissimo, i petali ancora tutti abbracciati a formare una pallottola graziosa, ma che si vede che tra poco esploderà in tutto il suo violetto fulgore. Un regalo per me. Il primo di una serie, un ventisette giusto ieri, che il Giovane Innamorato Holden non tralascia affatto le carte per le Trecce Brune. Un Maturando sorridente e che non me la conta giusta, fin troppo studioso e con una media di tutto rispetto. Il Liceale, rassegnato oramai ad avere latino a settembre, ma più pentito di un camorrista, e speriamo che a qualcosa serva, in fondo. La Princi festosa e dolcissima, che si appresta a vivere un'estate spensierata e leggera. Che forse è già qui. Si può capire dal cielo, si può capire dall'odore del mare che arriva fin qui, da questa lentezza, accesa ed incredula dei primi giorni di vacanza, e da quel bottoncino, ancora inesploso, che se ne sta buono buono nel cespuglio laggiù. Chiedere di più sarebbe un peccato.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...