27 agosto, 2008

Deserta.


E silenziosa. Senza nessuno. Senza neppure il gatto. Senza nessun rumore, fruscio, urlo, risata, parolaccia, canzone. Solo la PrinciFigliaUnicadiMammaSingle e la scrivente. Partiti tutti, riederà qualcuno tra qualche giorno per l'ultima settimana di questa non facile estate. Il Liceale Riparatore non troppo convinto delle sua preparazione, arriverà al suo banco biondino e abbronzato. Gli altri verso le loro vite cittadine, una laurea in autunno, una matricola, la patente, le cose normali. Noi due, qui, ci organizzeremo. Abbiamo a noleggio una Fiat 500 Giallo Sole, possiamo andare su è giù per la costa come e quanto ci aggrada, rosolarci al sole, mangiare anguria al chiosco della spiaggia, dormire o non dormire, leggere o chiacchierare. Far finta di nulla, insomma. Dacchè la chiassosa sarabanda di fratellipapàamicifidanzategatto ha lasciato l'Isola ci sentiamo un pò sole. E sono passate solo poche ore. Certo, non si sta male. E' tutto così in ordine, così perfetto, lindo e pulito: certo, c'è ancora qualche calzino spaiato, qualche Gazzetta dello Sport abbandonata al suo mesto destino, un costume con le farfalle che non ha trovato il suo legittimo proprietario. La Princi ed io, qui siam: possiamo metterci smalti ad ogni ora del giorno, soffiando un pò sulle dita per farlo asciugare più in fretta, farci le trecce, gli impacchi di balsamo per tutta la notte, insomma, siamo un pò più libere. Però. A questo libero silenzio, a questo libero ordine, a questa libera casa sovradimensionata per noi due soltanto, beh, più che libera preferirei essere ancora prigioniera.

24 agosto, 2008

L'incazzatura.

Del tutto inutile fare finta di niente. Arriva, eccome se arriva. Mi arrabbio poco, di solito, lo trovo tempo perso, e in genere le mie arrabbiature durano quei cinque minuti e via, già passate. Questa no. Lenta e inesorabile, o improvvisa e accecante non saprei dire. So che la sono, e molto. L'incazzatura di genere A è quella che ti fa sbattere le cose e urlare come posseduta dal demonio, di breve durata. L'incazzatura di genere B è quella sordida, che ti fa stare silenziosa e stizzita, una specie di professoressa di matematica acida, zitella e con le calze riposanti, immobile ma pronta a una deflagrazione. Basta un nonnulla, un fruscio, una parola detta storta appena appena ed ecco che esplode in tutta la sua devastante potenza, travolgendo qualsiasi cosa si venga malauguratamente a trovare sul mio cammino. Può durare anche un giorno intero. Vedrò di farmela passare. Saltellerò qua e là per il web alla ricerca di qualcosa che non so, le ultime sfilate, magari, un bel libro su Amazon, un pò di gossip vacanziero, una ricetta orientale, lo schema di qualche sciarpa da knittare nel freddo inverno che sarà. Incazzata sì, ma dalle mille risorse. E che ve lo dico a fare.

21 agosto, 2008

Riflessi.


Di solito, mi piace questo periodo dell'anno. E' ancora estate piena, certamente, ma si annusa qui e là, spruzzata a caso da un flacone invisibile, un'aria strana di fine di qualcosa. Non amo i cambiamenti, mai, ma quello che accade alla fine di agosto suppergiù è l'unico che mi piaccia un pochino. C'è un pò della vita che sarà, tra qualche tempo, le mie non è che si possan dire vacanze, piuttosto che sposto la mia vita e i miei affetti e le mie più piccole cose da un'altra parte, per un pò. Vivo qui, insomma, in una girandola di figli e amici e chiasso e silenzi, e qualche lacrima quest'anno, di quei magoni improvvisi che ti cadono addosso come sassolini, pensieri, tristezze sconfinate, malinconie feroci, che stridono con il sole che c'è qui e l'azzurro che c'è qui e la vita che c'è qui. Semplice, in fondo, senza troppi orpelli e fronzoli ed inutili corbellerie. Una cosa naturale. Settembre è capodanno, i quaderni nuovi, i cappotti nelle vetrine, il chiudere l'estate in una scatola da riaprire dopo mesi. Rifletto e penso. Organizzo e penso. Programmo e penso. E i miei pensieri confusi sono sassi in fondo a un mare trasparente, sono conchiglie troppo profonde, stelle cadenti, schiuma e sabbia, erba seccata e scogli che graffiano, alghe che scivolano e nessun rumore, e rovine e abbandono e quella luna vanesia che fa la scema col mare, riflessa, anche lei, in un nero lucido di onde minuscole, appena appena, che non si vedono quasi.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...