26 luglio, 2009

Regina.

Càpita così di rado. Che ci siano tutti, intendo. E che lo Sposo Illustrissimo non sia qui con noi, sennò sarebbe troppo facile. Stasera, che bello, c'erano proprio tutti, tutti e 5 i figlioli, tutti in fila, con amico e fidanzata. Una sera semplice e bellissima, senza TantiAuguriATeeeee, Ti Prego Mamma, No, ma si doveva festeggiare in qualche modo il compleanno targato 16 del mio figliolo liceale. Così, eccoci lì, una pizza veloce, appena via dalla spiaggia, da dove si può vedere un tramonto senza pari e sentire il profumo delle dune, delle piante che ci crescono e che di sera, complici i grilli, lo si sente più forte, sembra. Tutti, i figli. A salutare per bene la signora del ristorante, quella che fa la zuppa gallurese più straordinaria del pianeta, di una saggezza semplice, che ogni anno li abbraccia e li bacia, e dice Gesummaria, Che Grandi Che Sono, e lo dice in sardo, anche, che non si capisce ma ormai lo sappiamo. Io, in mezzo a loro. Stasera, la signora Ottavia ha baciato e abbracciato per un buon quarto d'ora, non finivano più questi figli, biondicci, dorati, bellissimi, un pò scarmigliati. E io, rosolavo nel miele, mi sentivo davvero felice e adorante e beata come poche volte, tutti proprio tutti lì con me, un pò a proteggermi, un pò a sfidarmi, sicuramente ad amarmi, di amori differenti, ricamato e colorato come quello della Princi, ruvido e spigoloso quello dei maschi. Del quale Amore, sconfinato e lucido, mai come stasera, mi sono sentita Regina.

25 luglio, 2009

Lenzuola.

No che non è stato un giorno sprecato, no di certo. Di mare, ancora non se ne ha voglia, con tutte le cose piccole e grandi da fare in questa casa, con una lentezza esasperata, come la spesa di questa mattina. Questo vento villano e meraviglioso, che schiaffeggia e sussurra, ha cullato i pensieri di un pomeriggio, fra lenzuola candide di lavatrice, profumate, quelle spesse, freschissime, del corredo di mia nonna, quelle che non stiro perchè mi piacciono stropicciate, con l'orlo fatto a mano da lei, da ragazzina, dalle suore. Ho schiacciato il mio cuore sul cuscino, con la raccomandazione a non fare troppo le bizze, a non mettersi a ciondolare come fa di solito, quando sono così, ma così come, se non lo spiego nemmeno a me. Così che mi sembra tutto pesante e faticoso e impossibile e ingombrante e fastidioso. Così che è tutto un magone, anche qui che sarei da uccidere, in un posto così, a stare così. Non farei altro che dormire, dormire e dormire, anestetizzando ogni sensazione, tanto, non è proprio che siano granchè, ultimamente. Le lenzuola di mia nonna mi hanno accompagnato in un sonno confuso e colpevole, mi sento sempre così in colpa quando dormo troppo, solo che quest'oggi non mi è sembrato di perdere tempo. Fuori, il vento scrollava gli ulivi e gli oleandri, con raffiche precise e sorprendenti, sbatteva porte e rovesciava cose. Dentro, io dormivo il mio sonno bianco di lino e di spigo, una cura primitiva a tutti i mali del mondo, la sola strada che conosco, per ora, per tirarmi fuori da qui. Speriamo funzioni.

23 luglio, 2009

Di isola in isola.

Ecco, alla fine. O all'inizio, chissà. Arrivata, approdata, finalmente giunta e da qui chi mai potrà smuovermi adesso. Ho fatto valigie un pò alla rinfusa, gomitoli e cose e libri e due lampade bianche comprate per un nulla all'Ikea, lì, dove ti vendono le cose un pò rotte, rimaste fuori, non perfette. Il Comitato di Accoglienza è stato impagabile. Quanti sono. Amici e amici di amici, qualche figlio, fidanzata di figlio, una soltanto, dacchè la Biondina è stata coercitivamente prelevata per soggiornare in un altro angolo dell'isola, insieme alla famiglia. Non contenta, pare, ma niente è, se, come è detto già alla di lei madre, Ella è graziosa pure col muso. Sono tanti, comunque. Ma rispettosi ed educatissimi e stralunati per essersi svegliti all'alba, le ragazze hanno tirato a lucido la casa per l'occasione, sotto la guida dell'Unica Fidanzata, la Bruna, per intenderci. Ho trovato i miei figli cresciuti, si può? dopo solo una decina di giorni, eppure così grandi, abbronzati, belli da togliere il respiro, per forza di cose. Ora sono qui, In questa casa che non è avventura, ma porto sicuro. Che accoglie e consola. Che culla e rincuora. Che accarezza e sorregge. Che ha quel profumo che riconosceresti fra mille e mille e mille ancora. Sono qui, al mio limone, ai tronchi recuperati un pò dovunque, ai sassolini, alle conchiglie, al rosario appeso sul letto, agli oleandri. Tutto che conosco e so a memoria, a curare un'anima provata ma non sconfitta, stanca ma non arresa, confusa ma serena, in fondo. Di meglio, non c'è.

20 luglio, 2009

Il sole immobile.

Piatto e fermo. E bellissimo. Le cicale, l'afa, l'immobilità di una tarda mattinata di luglio inoltrato. Strano luglio questo qua. Di una tranquillità pacata e silenziosa, ci sono pochi rumori in questa casa disabitata o quasi. I gesti sono un pò diversi di quando si è a pieno regime, si fa tutto con una flemma antica, tempo ce n'è, si stendono le tonnellate di cose lavate, delle cento lavatrici fatte ieri, che buonissimo profumo di sole hanno i panni stesi fuori d'estate, puoi indovinare se sono asciutti oppure o no, ci sono macchie di acqua ancora sulla camiciola turchese, si vede da qui. Altre valigie da fare dacchè la partenza è stata anticipata, dopoquesto fuori programma, di passare da qui proprio non si era pensato, abbiamo fatto e disdetto più biglietti noi che la Grandi Viaggi, uno doveva partire e invece torna, doveva tornare e invece parte, un pò prima, un pò dopo, così. Poi, si cucina qualcosa di poco impegnativo, ho i fagiolini che costano nulla al supermercato, ne ho comprati a sacchi, immaginando torte salate e insalate fantasiose, magari qualche amico da invitare a una cena improvvisata, è estate, spignattare non è permesso. Senza contare la famosa terapia della Pulitura Fagiolini, ho un'amica a Bologna che la sa lunga sull'argomento. In piedi, accanto al lavandino, è il luogo deputato a tale operazione. Si riempie un pentolone e si aggiunge così calore al calore, odore di verdura al profumo di ammorbidente che arriva dal terrazzo. I pensieri sgradevoli si allontanano nel gorgoglìo dell'acqua che va giù, l'ansia sottile la si getta nel secchio dell'umido con gli scarti, tutto senza far rumore, in punta di piedi, a non disturbare questo sole immobile e silente, questo fine luglio rivoluzionario e apparentemente uguale a mille altri, questa pace monastica, severa e serena, nonostante, questo modo contadino di affrontare la vita, il mondo, le cose.

18 luglio, 2009

Già oltre.


Massì, dai. Si fa un uso improprio,qualche volta, di questo intercalare. Come Stai? Bene, Dai. Ma dai che cosa. Stavolta va bene. Beh, proprio bene benissimo ottimo superlativo diciamo di no, ma insomma, ce la si fa bastare. Meglio. GIà un pò meglio, e anche se si sa bene che meglio non vuol dire bene, ma è un passo verso. Pensieri obnubilati di un mattino vinto, in fondo, a casa propria. Una sosta, un pit-stop, una cosa bella. Ci si è svegliati prestissimo, è bello alzarsi presto d'estate e poi scoprire che ha piovuto tanto questa notte e che tu hai dormito come un sasso e non ti sei accorta di nulla, e il bucato dimenticato fuori è fradicio ma che importa in fondo. Quando si viene dal sole a picco per giorni e giorni, non sarà un pò di pioggia a farmi male, anzi. C'è un cielo variegato come solo d'estate e solo qui, si è impegnati in una strana operazione, di disfacimento-rifacimento valigie, e ci si concentra su questo. I pensieri ci sono ancora, tutti lì in fila compatta e ordinata, a volte, e solo un minuto dopo sparpagliati e disordinati. La cosa importante è non farsi prendere dall'ansia, essere sul pezzo, come si dice, trovarne l'inizo e vederne la fine, mantenere un certo controllo di tutta la vicenda. Ci si può riuscire. O almeno ci si deve provare. Qualcuno mi ha detto che ho uno scudo fortissimo di energia positiva che respinge le cose brutte via da me. Io non so se questo sia vero, ma so che intanto prendo il Sidol e lo vado a lucidare. Combattere con lo scudo che brilla è tutta un'altra cosa. Mooooolto più chic.

17 luglio, 2009

Vengo dal cielo.

Non come quella volta. Stavolta, vengo dal cielo. Ho seguito il paesaggio che cambiava sotto di me, il mare mi ha accompagnato fin quasi a casa, come a non volersi separare da me, anche solo per un pò. Ho indovinato le isole, quelle viste e quelle no, ho galleggiato nell'Egeo da molto sopra, l'ho visto dall'alto, senza toccarlo, questa volta, senza che mi bagnasse. E da sopra ho visto le nuvole, morbidissime, panna appena montata, che da sempre mi affascinano e mi fanno venire voglia di tuffarmici dentro, che scema, tuffarsi nelle nuvole. Mi sono innnamorata dell'Italia stesa nel mare, coricata ed offerta, meravigliosa, là c'è Brindisi, indico col dito, e non è la cartina, è proprio vera. Torniamo a casa. C'è il guasto, certo e quel pezzo di ricambio che non arriva in tempo. E di guasto ce n'è un altro, molto più grave, forse, che mi fa paura, che risveglia in me un magone e un'ansia che non ricordavo di poter provare ancora. Mi viene da dire Houston, Abbiamo un Problema, per quella scellerata qualità o follia che mi viene da sorridere anche quando sono nei guai, quando mi sforzo a minimizzare, a dire che passerà e che passerà presto, e che forse sono stati i miei figli ad abituarmi così, a dire Non è Niente prima ancora di aver visto la sbucciatura, e a dirlo lo stesso mentre magari li accompagnavo a farli ricucire, una volta un mento, un ginocchio, una frattura al braccio destro il primo giorno di scuola, come dimenticarlo. Non è niente, passerà. Ma io ho paura lo stesso. Non è grave e c'è di peggio, certo che lo so, e quel che c'è è che stiamo bene e che si rimedierà in qualche modo. Ma io adesso, con le cartoline stropicciate in tasca, delle isole che ho visto, vissuto e portato con me, e che a stento adesso ricordo, sono qui, nella mia casa in disordine, che penso e ripenso e ho un nodo che mi soffoca, e che vorrei una nuvola per tuffarmici dentro e non uscirne più.

15 luglio, 2009

L'avaria.

Cronaca di un'avaria annunciata. Funziona sì, funziona no, non si gioca con questi orpelli, soprattutto in mezzo al mare, per bello che sia, per calmo che sia, per blu dei blu che sia. L'avaria arriva che sai che arriva, non è mica una sorpresa, e ingloba tante, troppe cose, meccaniche e non, che si aggiustano e non, dove c'è rimedio e dove invece no. Ho collezionato momenti lucidi e perfetti da pensare in momenti così, dove sono calma, di una calma preoccupante, e dove a tratti divento disperata, a tratti angosciata, a tratti invece penso che andrà tutto come dovrà andare e che non mi spertico in pensieri filosofici sulla vita e sul destino e sull'ordine delle cose e quel che sarà, sarà alla fine. Quel che so è che non è proprio tutto a posto ma stiamo lavorando per mettercelo e che certamente, chi sibilava anonimo nei commenti Ma Come Sei Fortunata, adesso certo si fregherà le mani. Magra, magrissima soddisfazione.

14 luglio, 2009

Joe, il Tonno.

Immortalati qui, Lo Scavezzacollo, amico del Liceale, e la sua preda, Joe il Tonno. Alla fine, dopo un mese di tentativi, se tentativi si possono chiamare il solo fatto di metter fuori la canna da pesca e lasciarla lì, alla fine, dicevo, il tonno è stato preso. Accantonato il discorso ambiental-animalista, solo per oggi e per oggi soltanto, direi che è stata una bella esperienza, mai provata prima. Attimi di vera, palpabile concitazione a bordo. E prendi il filo e lascia il filo, e tira sù e metti giù, e sbrigati di qui e sbigati di là, e molla qui e molla là, e prendi il retino e lascia il retino, più sù, più giù, e smettila e tacete una buona volta, e povero tonno, speriamo che scappi. Tiffany guaiva e non capiva molto bene cosa stesse succedendo. Quanto al tonno, credo che si sia chiesto Ma Proprio con Questi Qui Dovevo Finire? Come dargli tonno, ops!, come dargli torto? Sushi divino, stasera a bordo. Ma quanto a sensi di colpa, beh, meglio quello dell'Esselunga.



Kalamàta.

Undici ore, ed eccoci qui. A riportare i due scavezzacollo che già sono partiti per altri lidi. Che strana, serena, inconsueta, avventurosa vacanza è questa qua. Per me, poi, che com'è noto non sono proprio una di quelle sfegatate, ho il gusto dell'avventura di un vaso di gerani, che sempre stanno lì, fermi e immobili, a guardar giù dai balconi. Eccèrto che mi piace andare in giro, che scoperta, ma in questi giorni, qualche volta, mi sono sorpresa a desiderare di essere sul mio divano a guardare la tv, o in un lettino bordo piscina, al San Pietro di Positano, chessoio, indecisa se farmi un massaggio o una doccia tiepida. Il fascino di questi giorni si apprezza poco alla volta, quando si esulta nel sapere che nel prossimo porto ci sarà una lavatrice, quando dopo la doccia si riesce a fare un impacco di balsamo a capelli indisciplinati,chissà che direbbe il Regio Parrucchiere. E poi c'è la gente. La gente che trovi in viaggi come questi hanno tutti un pò del matto, ma di quel matto sano, buono, di spessore, non lo so. Ci si aiuta molto, ci si confronta, ci si copia un pochino, vengo a vedere la tua àncora, che meteo usi, e con l'eolico, che fai? Si divide quello che si ha, soprattutto in questi giorni di sosta forzata per questo mare rabbioso, e si scopre di sè aspetti che non credevi, non pensavi, chi lo sa. Ho preparato una banale pasta per tre signori spagnoli gia in età, arrivati stremati a Kythira dopo 6 ore di burrasca. Mi sembrava il minimo. Oggi, reincontrati a Kalamàta, mi hanno regalato un ventaglio e detto Il Nostro Cuore è Con Voi. Questo, mi sa che a Positano non succede. Succede altro, certo, ma questo proprio no.

12 luglio, 2009

Ode al Freddoccino.

E' si sicuro la colonna portante di questa scombinata vacanza. Un rito. Di più, un'icona. Irrinunciabile scoperta freschissima di queste isole greche. Prima, nessuno di noi ne conosceva l'esistenza. Non è un frullato, nemmeno un frappè. Non è il caffè shakerato, non è un gelato, non è una granita, e non è neppure uno shake. E' solo e soltanto il Freddoccino. Ghiacciatissimo, lo puoi gustare in ogni taverna all'aperto, in ogni caffè lungo la spiaggia. Sa di caffè, che scoperta. Ma anche un pochino di cappuccino e di caramello. E' dissetante, rinfresca anche il più torrido dei pomeriggi, verso le tre quando in giro non c'è un cavolo di nessuno, e allora che c'è di meglio che sceglersi il bar più colorato e buttarsi lì, sparsi fra i cuscini, un freddoccino, please, e alla modica cifra di euro 3 ti portano un bicchierone stracolmo di ambrosia e di pura libidine. Da sorseggiare con golosa voluttà, avendo cura di fare il verso sscrscsrscsscsrssc alla fine, con la doppia cannuccia. Maleducata? No, beata, è diverso.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...