19 febbraio, 2010

Siamo così, è difficile spiegare.

Dolcemente complicate, com'è che faceva? Mi piace sempre tanto questa canzone e mi sono sempre stupita che a scriverla sia stato proprio un uomo. Sono giorni e serate nazional popolari. Nel senso che ci esalta con cose semplicissime, la sera ci si rimbambisce un pochino, appena appena, più per chiacchiere che altro, più per ciaccolare che altro, di regine e di biscotti al cioccolato, di canzoni, mi piace questo qui, mi piace quello là, il principe, poi, lo affogherei proprio. Faccio outing anche io, guardo il polpettone sanremese, con leggerezza, facendo la maglia e col pc sule ginocchia, perchè siamo una quantità, abbiamo un gruppo su quel diavolo d'un Facebook e commentiamo e facciamo le oche, come andare a vederlo in latteria, alla fine, alla televisione in bianco e nero appeso alla parete. Non facciamo male a nessuno, in fondo. Siam strane. Così come siamo strane quando ci imbesuiamo davanti a un pacco che aspettavamo da tanto e che non stava nella casellina della posta da tanto che era ciccione, e per forza, c'erano 6 gomitoli di ambrosia, 6 pepite di lana Noro, come che cos'è, è il top dei top, è il piano attico, è la marca leone, che dire di più. Noi si va in visibilio, si accarezza con religiosa dedizione, prima con le mani e poi con la guancia, si annusa, e già si immaginano una quantità di pattern da eseguire. Un pò come quando è arrivata questa. Non importa di avere un progetto già pronto, la lana si compra così, random, può anche essere che stia lì per qualche tempo, deve uscir fuori al momento giusto, e lei, il momento giusto lo sa. Così, in questo piovoso venerdì, che ci si accinge a cucinare un bianco riso per tutta la famiglia, e a programmare un'altra serata semplice e canterina, popolare e pettegolissima, si sono sparsi i verdi gomitoli sul divano e si sono ammirati per bene, Progetti ancora nessuno, ma felice di averli qui, tutti insieme. Tra lane e canzonette, tra chiacchiere e distintivo, tra manie e innocue occupazioni di tagli e cuci, voilà, il week end è servito.

18 febbraio, 2010

Ode alla Pastiglia Valda.

Le ho ritrovate da poco. E' un articolo prettamente invernale, del quale non si può proprio fare a meno, come il Vicks e la Citrosodina. Cura un pò tutti i mali, dalla tosse al raffreddore, al mal di gola, che non è vero niente, ma ti basta succhiarla un pò per sentirti già meglio. Esistono due scuole di pensiero: c'è chi la consuma singolarmente, una per volta, e chi invece, a due a due. Già la scatola di latta è un must, ne puoi fare collezione, se vuoi, e tenerci i bottoni, i marcapunti, gli spilli, se ne possiedi. Aprire la scatoletta, ruotandola leggermente e sollevandola con grazia è già puro piacere, anzi, il piacere inizia già da prima, quando si sente dal fondo della borsa uno sbatacchiare discreto, che ti fa ricordare che sono lì, Vuoi Una Caramellina? La pastiglia Valda si estrae dalla sua sede con eleganza, a due a due, appunto, perchè quella è l'unità di misura, uno vuol dire due, da mettere insieme e far combaciare la base con millimetrica precisione, ci hai fatto caso, sono fatte a pino, dimmi che non lo sapevi. Essa, la pastiglia, si lascia sciogliere con pazienza, si toglie via tutto lo zucchero e si attende l'esplosione della menta che non tarderà ad arrivare. Mia nonna mi diceva Disinfetta, e in realtà la sensazione è proprio quella, l'aroma deciso di clorofilla e erbe balsamiche si sprigiona con deliziosa sfacciataggine e rende il nostro respiro corroborato, salubre, balsamico, appunto. Non importa se hai il raffreddore o non ce l'hai, la Valda si presta a una quantità di giochini che conoscono tutti, tipo quello di succhiarla un pò e poi mettersela al dito come uno smeraldo, come faceva la mia compagna di banco delle elementari, oppure tracannarci un bicchierone d'acqua subito dopo, per provare quella sensazione di vuoto glaciale che si ha dopo un esperimento come questo. Son cose. Ma la vera magia è quando le pastiglie sono finite e sul fondo della scatola rimane tutto quello zuccherino mentoso, e allora, col dito, si compie una circonferenza tutt'intorno e poi, a piccolissimi, impercettibili colpetti, si raccoglie con l'indice, che si succhierà con grande contegno. Certo, ci vuole allenamento. Da farsi al chiuso, però, e senza spettatori, che simili esercizi in pubblico, signora mia, non è mica tanto elegante sa?

17 febbraio, 2010

Mirtilli e carote.

Mi hanno suggerito di curarmi, di smetterla e che non se ne può più. Così, cerco di curarmi, come posso e come so, in un bel pomeriggio del genere, se si ha a portata di mano una finestra e si è nella parte dell'Italia che è la mia, Basso Piemonte, vediamo se c'è tanto da divertirsi. E che ieri sera, prima di ieri notte, era stato così divertente, una specie di capannello virtuale, siam state lì a ciaccolare come serpi su quel gran polpettone di Sanremo, sì, la più trash delle trasmissioni al mondo, ma con i ferri in mano, che ridere, alla fine, un pò su Facebook un pò su Ravelry, è stato bello, i miei figli mi guardavano e scuotevano il capo, al mio Sposo non gliene importava una beneamata ma è stato educato e rispettoso, persino il Liceale si è detto, Massì, Lo Guardo Anche Io e poi dopo un pò, Ma Che Boiata E'. Cosa c'è di meglio di un progetto nuovo e coloratissimo, approntato ieri sera per la serata canora e messo a punto subito dopo pranzo, nella beata ora che va dalle 14 alle 15, quando in casa ronza solo la lavastoviglie e tutti o quasi i presenti sono in altre questioni assorbiti. Mi è venuta voglia di cappellini ad arancia, a carota e a mirtillo, sempre da dedicare a questo progetto. Ho una quantità di lana morbidissima arancio e viola, la mia copertina è già avviata e le scarpine arriveranno presto. Per le carote non c'è problema, devo solo perfezionarmi sulla forma del mirtillo. Sempre di vitamine si tratta. E se devo proprio curarmi, meglio non c'è che maglia e vitamine.

Scivoli.

E' successo di nuovo, succede ogni tanto, anche se quasi non mi ricordavo nemmeno come e quanto, non mi succedeva da un pò, nemmeno ci pensavo più. Che cos'è. Non lo so. Ma fa male. E' come se tutta l'energia, tutta la forza venisse risucchiata, bevuta via con la cannuccia, un buco in un pallone e tu ti sgonfi e vai giù, giù, ancora più giù del letto, più del pavimento, più della cantina, della terra, del mondo. Vai giù, respiri che non respiri, il cuore ti va in pezzi da quanto batte forte, lo senti, tump! tump!, batte contro lo stomaco, nelle spalle e dentro agli occhi. Scivoli e galleggi, galleggi e scivoli in qualcosa che non sai, che roba è questa, è panico o che cosa, ci si sente così quando stai per svenire, quando sali troppo in alto e hai le vertigini, quando senti l'aria nelle orecchie e una specie di vento dentro, lo senti, il vento, e questo buio, quanto buio che c'è, forse con la luce non succederebbe, ma del buio non hai mai avuto paura, mai, ti sei inventata delle storie bellissime per fartelo amico, il buio. Rastrelli le forze che non trovi, racimoli un coraggio che non hai, dài che adesso passa, non chiami nessuno, non fare la mammola, non è niente e poi li spaventeresti per niente, perchè non è niente, lo vedi, ma è un niente che squassa, uno stato che chi non prova non sa, è solo paura, ma di che cosa poi, è solo ansia, ma ansia di che, è solo che non sai nemmeno che cosa raccontarti, di storie adesso non te ne viene nessuna e questa cosa non ti è amica, no, ti sfida, ti scrolla, ti mette alla prova, forse, chissà, e allora rimani lì, spenta e sgonfia, inanimata eppure scossa, agitata eppure immobile, un pallone bucato, respiri il niente e aspetti, aspetti che passi, non è niente, passerà, ancora un attimo e passerà.
tumblr-la douleur exquise-

16 febbraio, 2010

Sfioritissime rose.

Tema: le rose. Non sono in realtà il mio fiore preferito, l'ur-fiore, per intenderci. A me piacciono gli anemoni, i tulipani e le margherite. Le dalie, anche, con quei loro petali assurdi a punta e nessun profumo. Ma sono fiori fuori moda, nessun giardino ha più le dalie, nemmeno il mio, anche se ci ho provato, ma poi i bulbi sono diventati un gioco saporito per un allora cucciolo di labrador quel che ora è diventata la Signora del Divano. Pur non impazzendoci, le compro. Sempre. I mie pusher di rose sono essenzialmente due, Said e l'Esselunga. Ultimamente mi sa che Said si è lasciato spaventare dal freddo e dalla neve e ne ho perso le tracce. Resta l'Esselunga, ed è una meraviglia osservare che grazia dona al mio carrello stracolmo di ognibendiddio, un mazzo di rose colorate, poggiato lì, con studiata noncuranza. Stamattina le guardavo fisse, a colazione, giusto per non sbattere la testa contro il muro a guardare di fuori, che davvero se uno è un tantino triste gli viene da buttarsi dal balcone, che è tutta la gamma dei grigi, dal perla al topo, persino la mia faccia, che ho visto di sfuggita riflessa sul forno, più perla che topo, almeno quello. Guardavo le rose cercando di convincermi che sarà una bella giornata luminosa, che le cose da fare sono tante e alcune anche piacevoli, gradevolissime nella loro totale inutilità, o frivolezza o cosa diavolo. Oggi non si ha nemmeno il sentimento di inventarsi qualcosa, la gita dei gomitoli è stata rimandata causa maltempo, i fanciulli in età scolare sono a casa per il carnevale e quest'ultima parola basta già a mettermi una tristezza infinita. Restano le rose. Sfioritissime ma ancora bellissime, di un fucsia acceso che abbaglia e che stride col grigio che c'è, sistemate in uno strano vaso dalla forma assurda, le rose sono lì, sul tavolo di cucina, e pilotano i tuoi pensieri dove vogliono loro, cercando di colorarli un pò, sforzandosi di profumarli anche, impresa difficilissima, dato che nemmeno loro in fondo lo sono. Così, inizia una mattina qualunque, che di voglia nessuna e di sentimento nemmeno, che avresti voglia di andare a correre e di scrollarti un pò, e che la vera meraviglia di quest'oggi sarà stirare, forse, parola che rientra anch'essa nell'elenco di quelle che ti fanno tristezza, cercherò di tenermi vicino una rosa colorata, magari funziona, e comunque, be quiet, io il balcone nemmeno ce l'ho.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...