10 marzo, 2010

Semovibile Saroyan.

Eccolo, alla fine. Il progetto di domenica, già realizzato il mercoledì, e t'ho detto tutto. Complici questi bei giorni di bruma e caligine e tormenta, che sembra essere finita, mentre scrivo ma non si sa mai. Così come il Malefico Mormor, il Semovibile Saroyan ha un suo perchè. E' sciarpa e scialle, è due cose insieme, due gusti, due baci, come dirlo meglio. E poi, fatto con la Noro, signora cara, è tutta un'altra suonata. Il Semovibile Saroyan si fa veloci veloci, me lo ha detto anche la Silvia e la sua Emma piccinissima, si indossa con grazia, ci si avvoltola alla bell'e meglio per andare a buttare il vetro, ma non oggi, per carità, che fuori è una coltre candida, magari domani o dopo, se la programmi questaggita alla campana del vetro, prima o poi, vorrà mica essere sommersa dai vasetti e dai bicchieri rotti? Elegantissimo, non è viola e non è verde, a tratti turchese a tratti verde bosco, una meraviglia di sfumature che lo rendono unico, e fanno coloratissimo un dieci marzo che nevica a stecca. Ma, pensò Ella, se invece di questa Noro qua, si usasse un bel cotonino leggero, magari con qualche brillo, non è che appena appena il Semovibile Scialle mi si trasforma in pareo? Shhhhhh! non mi bestemmi, signora mia, che la parola pareo, se guarda di fuori, ha il suono della peggio parolaccia. Però. Non c'ha mica tutti i torti.

Neve di Marzo.

E' neve di marzo. Inconsueta, annunciata, certo, ma fa sempre un bell'effetto. Si sbuffa, ogni tanto e si dice, Noooo, di nuovo, eppure, la neve mette allegria, a me almeno. Ne ho bisogno, sono stati giorni da cancellare, il cuore pesante, la mente ferma, la faccia grigia e gli occhi spenti, no, non ero certo un bello spettacolo, nemmeno per me. La neve di oggi mi piace, mi fa stare in pace, barricata lassù nella Casa in Collina, più in disordine del solito, in verità, ma chi se ne importa, magari oggi avrò anche il tempo di renderla più umana, alla fine. Nevica di polvere, a fiocchi leggeri e disordinati, un pò di qua e un pò di là, ma viene giù a nastro, sottile sottile, implacabile, meravigliosa. E' un giorno tutto da scrivere, oggi non si metterà il naso fuori dalla porta, se non per una passeggiata un pò da matti, fare a palle di neve è terapeutico certe volte, me lo prescrivo da me, sono io il luminare di questi stati emotivi che ho qualche volta, so bene quel che è bene (!) e quel che è male. Intanto, un caffelatte silenzioso, a guardar fuori dalla finestra della cucina, quanta ce ne sarà, non sono brava con metri e centimetri, facciamo che ne è venuta un botto e non se ne parli più, e che bello è vedere il Candido Gatto mimetizzato che fa gli agguati ai pettirossi, e questa polverina che vien giù e vien giù, le sveglie staccate, una giornata in regalo, è neve di marzo, paura non fa.

08 marzo, 2010

La Mia Mimosa.

Ne hanno comprato un mazzolino dagli ambulanti lungo la strada. Lo hanno pagato a mezzi, contrattando sul prezzo, 2 euro al posto di 3, mamma, il Liceale è imprenditore nato, da qualcuno avrà pur preso. Non hanno molti soldi in tasca i miei figli, mai, e perlopiù monetine, resti non restituiti, o pescati nel vaso dell'ingresso, per la merenda a scuola. Sono arrivati col loro mazzolino, L'Idea è Stata Sua, ha detto il Giurisprudente con quella faccia da bello e dannato, Adesso Però Non Ti Mettere a Piangere. Non piango no, e io la mimosa non me la sarei comprata mai, e figuriamoci vostro padre che queste cose proprio non le sopporta, e solo mio nonno, anni fa, arrivava con la mimosa per me e per le sue figlie, ma è passato così tanto tempo che nemmeno mi ricordavo alla fine. Siete arrivati voi due, miei figli maschi, per vostra sorella e per me, un pensiero dolcissimo, due mazzolini di un bene che si tocca, che si accarezza guardandovi, io, fiera di come siete, fiera del vostro modo maturo di essere ragazzi, fiera di questi occhi e di queste braccia che mi stringono, di questo vostro amore per me, di questi baci e di questa barba che pizzica, fiera e felice di questa sorpresa, di questa attenzione tenerissima, un prezioso mazzolino di mimosa, il più bello del mondo, 2 euro invece di 3, dall'ambulante lungo la strada.

07 marzo, 2010

Vado di Saroyan.

Ogni domenica che si rispetti, nella scellerata casa in collina, porta con sè almeno tre cose: spignattamenti, letture, compulsive o meno, e progetti di knitting. Fuori la tormenta. Dentro, La famigliola tutta riunita, sparsa, esplosa nelle varie stanze, il Capitano Stubing bloccato da un feroce mal di schiena che lo ha fatto mestamente rinunciare ad una delle sue gite nel Mar dei Sargassi, programmata a brevissimo. I figlioli pascolano bellamente, salgono sù , sulle sudate carte, disfano valigie, singhiozzano pensando alla Biondina Non Più Biondina partitita in missione nei Carpazi, ripassano brani di Schumann, e via così. La scrivente nicchia e cincischia, l'Amica delle Perle l'ha ripresa stamani al telefono, Scrivi delle Robe Inquietanti, Checcè? Ma niente, che c'è, un bel niente e un bel tutto, lo sanno anche i sassi che ogni tanto dò di matto. Mi salva la mia casina in collina, il mio scrivere e la maglia. Già. Quest'oggi infatti, m'è punta vaghezza, come mi piace questa espressione, di fare un Saroyan. Uno schema non proprio facilissimo ma proprio per questo adattissimo alla bisogna. Non ci si può distrarre, si deve stare concentratissime, a gambe incrociate sul divano, a ripetere in inglese perfetto purl two, slip slip knit, make one left e cose del genere, una specie di mantra che aiuta. Aiuta a non avercela col tempo da Dottor Zivago che c'è fuori, a sorridere ogni tanto, a chiacchierare amabilmente ma solo nelle parti dove non si ha da contare, ad assistere con solerzia e condivisione l'Illustrissimo Uno e Trino, che ha un faccino sofferente e l'espressione mesta, Deh, Guarirò? Gli uomini son così, non ci si può far nulla, se non accudirli e coccolarli nel loro letto di dolore. Se hai bisogno di qualcosa, qui sono. Ma a giri alterni, please, che se sbaglio il Saroyan, disfarlo è un delirio.

06 marzo, 2010

Il sole falso.

Sono in còllera. Con questo sole falso e rabbioso, che si pavoneggia e fa così il figo e ti fa vedere le montagne da lontano e ha lucidato il cielo, colorato col pennarello azzurro scuro, faccio finta di niente, non durerà, non mi ci voglio affezionare, domani nevica, lo sanno anche i sassi, anche lui non è qui per restare. Sono in còllera, con questo sabato che non decolla, che è un sabato di attesa, il JuniorIng che riederà solo stamattina, il Liceale in gita scolastica che riederà invece questa sera, è un attesa gradevole, ma mi fa sentire un pò sguarnita, Napoleone senza soldati, come dire, anche se in grazia di Dio sono quei venti cm più alta e sono decisamente più belloccia. Ma chi può dirlo alla fine, magari era un figo da cinema e ha solo beccato il pittore sbagliato che l'ha ritratto male. Farnetico, lo so. Questo sole scivoloso mi rende inquieta e insofferente, che hai da guardarmi così? che m'importa se sei lì e potre andare in collina e sfondarmi di camminare e camminare fino alle rose, fino all'alloro, fino in paese, addirittura, passando dal sentiero, ma c'è un tratto sotto gli alberi dove tu non arrivi e ci sarà fango e fanghiglia, e pozzanghere e freddo, non mi ci azzardo, non stamattina, che ho ancora il pigiama a righe che mi sta largo e la maglia di NewYork, chi ne ha voglia di vestirsi e uscire fuori, non chiamarmi, sole, non verrò, non mi becchi stavolta, hai mai provato a prendere i pesci rossi dalla boccia, sembra che e invece no, ti scivolano via, ti guizzano dalle mani, non si saprà mai se son furbi loro o scema io, non si prendono i pesci rossi con le mani, nè dalla boccia nè dalla fontana alla stazione, dove vanno a finire tutti i pesci rossi vinti al tirassegno, e diventano squali rossi perchè mangiano di ogni, patatine, noccioline, merendine dei bambini che arrivano fin lì col nonno a vedere i treni. Resto qui, sole falso ed effimero, domani sarai già via, inutile innamorarsi di te, scivolerai, ti nasconderai e mi fari la lingua, lo vedi? c'ero e non ci sono più, sei più furbo di un pesce rosso, più scemo di me, ancora non so.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...