23 settembre, 2010

Beato Giovedì.

Si capisce che è giovedì. Non so bene da che cosa, ma si sa. Il giovedì è da sempre un giorno molto citato, nella tradizione popolare. Giovedì è giornata di gnocchi, si dice. Oppure, Sei Sempre In Mezzo Come il Giovedì, si apostrofa dalle mie parti oltrepadane chi ti sta sempre intorno e che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma oggi, di posto giusto ve n'è uno soltanto, il BioCafè di Vicolo dell'Erba, e il momento non poteva essere più gradevole, mi aiuti a dire. Si knitta il giovedì, come, non lo sapeva ancora? I giorni dopo l'estate sono zeppi di progetti e di cose, non si vede l'ora di lavorare la lana, mi farò una maglia, io un cappello Slouchy per l'inverno inoltrato, io invece scialli, scialli, scialli in quantità. E' un bel momento. Ci si prende qualche ora, al massimo 3, si fanno salti carpiati con triplo avvitamento per non arrivare troppo tardi, trafelate, perlopiù, coi  ferri in borsa, uno schema ostico o  una roba inventata non fa differenza. Oggi, nella fattispecie medesima, si parlerà di Manualmente, dove saremo, allo spazio Cuore di Maglia, per il terzo anno consecutivo. Inutile dire che colà vi si aspetta. Sia oggi al knit che a Manualmente, da giovedì prossimo, 30 settembre a domenica 3 ottobre. Ora che ci penso, manca solo una settimana, il Salone del Lingotto è già giovedì prossimo. Lo dicevo io, le cose migliori succedono di giovedì. E a pranzo, gnocchi. Mi sembra il minimo.

22 settembre, 2010

Brilla la brina.

E sempre così bello far colazione guardando fuori. In realtà, la mia colazione è divisa in tre, la prima coniugale, nel senso che siamo soli, il mio Sposo ed io, la seconda coi figlioli che si avvicendano in cucina, e la terza privata, privatissima, solo mia. Questa terza è la più calma, la più meditabonda, la più silenziosa. Silenziosa si fa per dire, ci sono tutti i rumori del pratino e della collina, e poi i colori e le foglie e i buchi della talpa che il giardiniere le dà la caccia ma io gli ho già detto di lasciarla in pace, che non mi importa di avere il pratino smosso, anzi, mi piace, e mica ci devo giocare a golf, che per quello c'è la mia Amica delle Lampadine, che sa ben lei dove si deve andare, non certo qui. E poi, stamattina, lo spettacolo della brina, che mi affascina da sempre, ghirigori luminosi non proprio ghiacciati, è solo autunno, alla fine, ma tante goccioline messe in fila sulle foglie, sulle ragnatele del Ragno Ingegnere che abita il ciliegio, e che fa ogni volta dei veri capolavori di precisione da fare invidia alla mia Amica dei Ponti, lei sì che li sa fare bene. E' una bella mattina, so che la sarà, ho un sottoscala da mettere a posto, alla ricerca di un servizio di tazze colorate che voglio affidare al Giurisprudente per la sua casa da universitario, e so che sono lì, dietro un migliaio di altre cose, e mi piace di ficcarci il naso, perchè so che lì dentro c'è tutto quel che c'era in un'altra casa, quelle cose che quando cambi gusti e arredamento metti via e dici, Mi Serviranno Più In Là, ma che non butteresti per niente al mondo mai, e che ti fa piacere ritrovare ogni tanto. Mattinata di casa, a stendere una tonnellata di cose più o meno, distratta dal gatto, dalla salvia da innaffiare e da questi gioielli privati, messi a caso sulla siepe, tra il ciliegio e l'acero, tra il rosmarino e le ortensie, gioielli preziosi di lucida brina, fili sottili di millemila goccioline perfette, l'autunno è così da queste parti, brilla di brina e fa l'animo sereno. Non male. 
Ph. Francesco Galifi.com

20 settembre, 2010

Che mondo vuoi.

Ti studio da giorni, sei materia difficile, incomprensibile, parli pochissimo, non sorridi mai o quasi, ed è così strano per te, luminoso come sei. Sembra che tutto il mondo si sia seduto sulle tue spalle, un mondo che non sai, che non ti assomiglia, che ti fa male. Che mondo vuoi, figlio del mio universo, gemma della mia collana più preziosa, che mondo sei, dietro quegli occhi sgranati e quello sguardo che rapisce, che mondo hai, dentro quel cuore trasparente, quell’anima bella che mi scivola di mano, che non so più leggere,  che non so.  TI vedo così, silenzioso e assente, strano e lontano, certe volte, Ma Cosa C’è, ti chiedo, Ma Niente Mamma ma quel niente mi sembra così tanto e schiaccia il mio cuore che ti vorrebbe ancora appiccicato a sé, e invece non si deve, il mio cuore che vorrebbe sapere a memoria le cose che fai e dici e pensi ma che non è possibile, è la legge della vita e del tempo, il mio cuore, che vorrebbe sapere tutto sempre e avere rimedi per tutto, sempre, e sapere cosa dirti per farti stare meglio, sempre. Il sempre non esiste, non con la vita né coi figli, sempre è un avverbio di tempo, che è uguale a spesso e a mai e che ha un significato relativo,se ci pensi bene. Che vita vuoi, che vita immagini,  quali grandi sogni si nascondono sotto il tuo cuscino, quali giorni ti aspetti, quali gioie e quali delusioni e quali progetti e quali lotte e quali ideali.  A crescere si fa così, ci si sente un giorno invincibili e il giorno dopo impossibili, e i figli maschi non raccontano niente alle madri ansiosissime e preoccupate, e le lasciano lì, a scrutare di nascosto se un po’ sorridi e ti è passata, ma sappi che sempre, sempre, sempre avrò per te un amore sconfinato e lucido, struggente e meraviglioso da regalarti  ogni giorno, anche se non è il tuo compleanno, e sempre, sempre, sempre sarò qui a studiarti e a volerti, più di ogni cosa al mondo, felice delle tue scelte, dei tuoi pensieri e della vita che ti ho dato. Perché sempre, in questo caso non è solo un avverbio di tempo. 

19 settembre, 2010

Domenica.

Ma come. Davano pioggia. Ma chi dava, e soprattutto a chi. E' che si dice così, quando si sente che farà belo o brutto o così così. C'è il sole, mi sa che non dura. Finchè c'è, però, meglio bearsene, il sole d'autunno è molto speciale, nessuno ha ancora voglia di castagne e camini, e questo interregno tra l'infradito e la sciarpa di lana ci piace eccome. La domenica è iniziata da poco lassù, nella Casa in Collina, è la prima domenica seria, per dire, la prima dell'anno scolastico, anche se si fa tutti finta di niente, si fa ancora tardi come se fosse vacanza, come un giorno qualunque, così. Si cerca però di riprendere qualche abitudine un pò invernale, con scarsi risultati, invero, ho bruciato i mini cake alla marmellata di fragole, non trovo una tovaglia che mi piace tanto, e altre gravissime questioni da scema. E' domenica di sole a sorpresa, posso organizzare un viaggio a piedi fino in paese, passando dal sentiero, per vedere che cosa ha combinato la pioggia di ieri nei campi, sembrava una roba da niente, e invece no, ha piovuto a stecca, ci sarà fango, forse. Posso leggere fino alla nausea, cucinare per un plotone, anche se non è domenica senza il QuasiVeroIng. che sarà  a pranzo, suppongo, a Buckingham Palace. Posso stirare fino alle convulsioni, stare sul divano fino a perdere conoscenza, scendere in città alla festa della birra e tornarne sversa. Intanto, mentre decido, provo a rifare i cake alla marmellata di fragole, e mentre ci sono, a decifrare questa inquietudine sommessa, questa specie di calma accesa, che nemmeno mi dispiace, che nemmeno si sta male, in fondo, e che alla fine, magari, troverò pure la tovaglia.

17 settembre, 2010

L'invasione dei Grilli.

Se ne trovavano un pò dovunque. Sul tappetto, negli angoli, sui gradini delle scale. Qualcuno aveva perfino organizzato un rave party nel lavandino. Da dove venissero, nessuno lo sapeva. Nè dove andassero. Certo, in una casa in collina, non era raro trovare qualche ospite non umano, ragni e coccinelle e api e lucertoline. Ma i grilli, questa volta, avevano fatto un piano, decisi ad invadere con grande spiegamento di forze la Casa Lassù. Non erano fastidiosi. Li trovavi, dicevi, toh guarda, eccone un altro, e la faccenda finiva lì. Non erano pericolosi, nemmeno brutti, alla fine. DI ucciderli, proprio nessuno se la sentiva. Ma la domanda era Perchè Così Tanti? Difficile dirlo. Ma ciascuno degli abitanti la Casa, aveva una sua personalissima teoria. I maschi dicevano essere creature aliene, che ce lo si doveva aspettare prima o poi, e che il 2012 era vicino e bla e bla, terrorrizzando la Candida Princi, un pò per vero un pò per finta. Il Capitano non aveva opinioni a rigaurdo, anzi, non che gliene importasse granchè alla fine, lui nel tempo libero divide le acque e moltiplica pani, che vuoi che gli cambi   una manciata di grilli sparsi per casa  Ma c'era chi si faceva domande più mirate, chi aveva messo a punto una personalissima teoria. Nascosto fra tutti i comuni i grilli di casa ve n'era uno speciale, proprio Lui, il Grillo Parlante, che era venuto in visita alla Scrivente. Non che se ne sentisse il bisogno, ma il buon Grillo aveva visto da dentro il Libro che qualcosa non funzionava a dovere, e in men che non si dica era scivolato fuori, salito le scale davanti alla lavanderia e si era appostato, pronto per affrontare la Scrivente e finalmente parlarle. Cosa avrebbe mai da dirmi un Grillo Parlante, in cosa sono mendace, quale colpa ha la mia povera coscienza, da cosa mai dovrò essere salvata o messa in guardia. Non lo so. So soltanto che a me, 'sta storia dei grilli che mi girano per casa non mi piace nemmeno un pò, e ci ho provato a vederci il bello, la natura e robe del genere, ma mi sa che domani prendo il Folletto e li aspiro tutti, e se il Grillo parlante c'ha qualcosa da dirmi, bene, che lo faccia ora, che domani, caro il mio Grillo, è troppo tardi.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...