03 gennaio, 2011

Bisognerà.

Per capire da dove cominciare, bisognerà fare un piano. Stilare un programma di massima, dapprima, e uno di fino, successivamente. Bisognerà capire da dove cominciare, se dai fondamentali o dai secondari, se da sopra o da sotto, se di qui o di là. Bisognerà essere attenti, non sprecare troppe energie per cose che non meritano, non perdere tempo, non soffermarsi e passare oltre. Potrebbero sembrare affermazioni dette così per dire, ma sono applicabili a una quantità di situazioni, generiche o particolari, di ordine pratico o morale. Ciò detto, si inizia. Può essere pericolosissimo iniziare la mattina con riflessioni filosofiche di tale levatura, ma la colpa è della sveglia, che non suonando regala momenti di vero misticismo nel caldissimo del piumone, guardando fuori, la luce bianca diventare celeste, facendo un minimo di programmazione, non soltanto per la giornata, ma per il mese, l'anno intero, la vita, l'umanità tutta. L'onnipotenza spicciola me la sono bevuta stamattina con le vitamine, non ho nessunissima voglia di fare alcunchè, mi dichiaro ancora in vacanza secondo il calendario scolastico, mento a me stessa dicendo che non posso fare nulla perchè dormono ancora tutti, e così non spalanco le finestre e non inizio a girare come una trottola, le stanze di questa casa sono tutte occupate, amici e amici di amici soggiornano ai piani inferiori, la figliolanza ai piani superiori, nessun rumore s'ode, posso forse io incrinare tale perfetta beatitudine, tale ovattata magnificenza azionando il tasto del mio Fidanzato o facendo sbuffare il ferro da stiro? Giammai. Così mi balocco, avvoltolata alla bell'e meglio nella copertina della sera, quella che serve a guardare la tv, e leggo i giornali, immagino viaggi a Parigi, i saldi a Londra, un giro da Feltrinelli,  scrivo e cazzeggio, con licenza parlando, che il cazzeggio silente è la mia specialità olimpica, ho preparato la colazione che sparecchierò intorno alle 13, tolgo il Nesquick e metto il parmigiano, quando gli abitanti di questa casa si sveglieranno uno dopo l'altro e assonnati e bellissimi scenderanno o saliranno, quando davvero si dovrà cominciare la danza, quando davvero la giostra girerà e girerà secco, e allora sì che non ci saranno scuse, allora sì che dovrò schiodarmi da qua, allora sì, bisognerà.

01 gennaio, 2011

Bel gennaio che sei.

Perchè è meglio andare per gradi. Si comincia da un Bel Gennaio e poi, via, tutti gli altri mesi. Che bella calma del dopo festa, in questa prima mattina di gennaio. Ho spinto fuori con forza il duemiladieci, come nei cartoni animati, prima con le mani e poi di schiena, e ho sbattuto forte la porta dietro di lui, sfregandomi le mani a dire, ok, se n'è andato. Bel Gennaio, lo aspetto con un vestitino svolazzante e una collana di perle viola grosse come ciliegie, molti dormono ancora, i ragazzi rientreranno uno per volta, qualcuno girava la chiave nella toppa stamattina verso le 7, ho aperto un occhio soltanto per vedere che ora fosse e poi non ho resistito e sono scesa sotto ad abbracciarli, il Piccolo Ing. e la sua Bella. Ci sono ancora giorni di bella vacanza lassù, nella Casa in Collina, prima che il Bel Gennaio calmo e quieto diventi il gennaio rutilante e chiassoso di sempre. Saremo pronti. Saremo qui. Ma adesso, non ancora. Ci saranno ancora bei giorni di piccole feste, piccoli riti, tenti libri e tanti film e tante chiacchiere da questo divano che racconta delle storie, che ho scoperto essere le storie di tanti, tantissimi, a giudicare dalle cose belle che tanti, tantissimi hanno lasciato sula mia mail per questo Natale. E allora, inizio il Bel Gennaio con un Bel Grazie, vero e sentito, a tutti quelli che leggono e sanno, ascoltano e sanno, perchè sono tanti, tantissimi, vi conto e lo so, e siete tanti, tantissimi e qualche volta mi onora e qualche volta mi fa paura, ma so che la mia storia è molto simile alla vostra, so che la mia casa, il mio vivere, il mio sentire è molto simile al vostro, e il vostro al mio, e allora va bene, questo mi piace e mi fa bene e io scriverò e scriverò, perchè fa bene a me e forse fa bene anche a tanti, non so. Bel Gennaio che sei, con una mattina così, il mio vestito svolazzante e la mia collana fintissima, una pace silenziosa e una piccolissima felicità. piccolissima e costante, dentro di me. Così grazie, a tutti i clic che ci sono sulle Fragole, e tanti clic fanno una bella musica, e una bella musica fa un bel concerto, un concerto privato e personale, un Bel Concerto per un Bel Gennaio.
E un bel regalo, anche, una frase scritta a me, regalata a me e che regalo a voi, riciclo un regalo e lo so che non si fa, ma se il regalo è bello si fa eccome, e allora, eccola, il Buon Gennaio delle Fragole, comincia da qui.

"Buon anno, Fragole Infinite, o meglio, buon anno Laura, che questo 2011 porti a me, a te e a tante come noi ogni bene immaginabile"

31 dicembre, 2010

MMXI

Se i sogni parlano, tu lasciali parlare. E se i pensieri scappano, tu lasciali scappare. A fermarli ci si fa male, qualche volta, ci si sbucciano le ginocchia, ci si strappa la gonna, impigliata nelle spine. Cosa vuoi? Non so. Ho una penna  e un foglio di luce per scrivere le cose che vorrei. Per me, per gli altri, per la mia vita, per i giorni nuovi del calendario, per l'agenda che sa di colla, per questo giorno che sembra che cambi il mondo e invece non cambia proprio un bel niente, se ci pensi bene, tutto è uguale all'uguale, il prima è come il dopo, i pensieri sono gli stessi di ieri e di dopodomani. Cosa voglio. Faccio prima a dire quello che non voglio. Sono brava a fare le liste, le cose da fare, le cose da comprare, la letterina di Natale. Voglio le stesse persone intorno a me, gli stessi volti che amo, l'odore di questa casa, il suo disordine, i suoi rumori. I cuori che abitano accanto al mio, così vicini perchè  li possa sentire, perchè li possa toccare, perchè li amo più forte ogni giorno, più forte, sì, perchè di più non basta. Voglio tenere tutto com'è, non cambiare una virgola, voglio un sonaglino che mi faccia compagnia, voglio un talismano contro la cattiveria, una lampada da sfregare, la mappa del tesoro. Voglio il coraggio che mi manca, voglio la forza che non ho, voglio quello che mi è mancato, voglio il tempo, per ritrovare quello che ho perso, per perdere quello che mi fa male. Voglio me. Voglio tutti i colori del cielo, voglio un arcobaleno da tenere sul comodino, da guardare quando mi va. Voglio un quaderno a righe. E vorrei sapere tutte le cose che non so, vorrei tutte le risposte alle domande che ho chiuse dentro una scatola, insieme ai vetrini verdi della spiaggia, a un fiore seccato, insieme a chi non ha mai capito bene chi fossi veramente. Chi sono non lo so. Sono un teorema che non ha soluzione, sono un vaso incrinato, sono un tovagliolo del servizio bello, ma ho una macchia che non viene via. Sono un graffio sul pavimento, sono i passi sulla strada, sono il vento che soffia forte fra le persiane, la pioggia che canta, la neve che sorride, il sole che ascolta. Sono la luna. Sono i sogni che trovi a pezzi sotto il cuscino, sono i pensieri che non vuoi avere, ma i sogni parlano e i pensieri scappano e tu, lasciali parlare, lasciali scappare.

E' un anno nuovo quello che c'è.
A chi mi ha perso.
A chi dovrebbe sapere tutto e invece non sa niente.
A chi di me non gliene importa.

A chi amo.
A chi ama me.
Buon duemilaundici. 

30 dicembre, 2010

Come non detto.

Lassù, nella Casa in Collina, vigono regole auree che, se disattese, possono causare vere e proprie lotte interne, ribellioni, insurrezioni, boicottaggi, ammunitamenti e altre amenità. Ora, una di queste riguarda la stanza più bella di tutta la casa, quella che dà sul giardino e sulle colline, quella senza tende perchè sarebbe un sacrilegio, quella che è esattamente prospiciente la casetta del pettirosso Federico. Questa stanza è riservata al maggiore dei figlioli, il più alto in grado, come dicono loro, quello al momento fidanzato, quello che ivi risiede stabilmente e non sù e giù dai patri atenei. Un proverbio che invece non funziona lassù nella Casa in Collina, è L'Ozio è il Padre dei Vizi. Nossignore. Quassù l'ozio è il padre delle più aberranti e balzane idee, dei progetti più assurdi, delle imprese più titaniche, è vacanza, perchè non farlo? Già, perchè? Fin qui nulla da dire. Da dire c'è molto invece quando  viene richiesta con sorrisi da copertina e occhioni da Bambi, la mia collaborazione. Il progetto di oggi è infatti lo scambio di stanza di due dei miei figlioli. Un lavoro da nulla, e che sarà mai. Posso con certezza dire che sarà, eccome se sarà. Cavi e fili ovunque, polvere, libri ammonticchiati sulle scale, maglioni a mucchi, un traffico su e giù, sposta di qua, gira di là, imprecazioni da mercato all'alba, parole irripetibili. E io? Già, e io? Io sono stata promossa Direttore dei Lavori, e teoricamente potrei dirigere il tutto stando semisdraiata sulla chaise longue, Paolina Bonaparte del Corridoio, e dire soltanto Questo sì. Questo No. Pura fantascienza. I miei figlioli, creature celesti, ma subdoli e infingardi peggio della rucola, tentano in questo modo di affibbiarmi compiti ben più complicati, del tipo pulire gli armadi dentro, già che ci sono, o il mobile in alto, già che ci sono, e magari lavare i vetri, già che ci sono. Orrore. Io immaginavo questo penultimo giorno di questo schifido duemiladieci all'insegna dell'ozio natalizio, avevo giusto un cappellino da ultimare, ho una merinos fiammata, regalo suo,  su cui emette i primi vagiti un Traveling Woman   che è una delizia, ho libri da leggere, film da vedere, lo smalto, l'impacco di olio ai capelli, e poi, come dimenticare che è giovedì. Bene, a piano d'attacco si risponde con piano d'attacco. Farò finta di niente, imbucherò non vista il cappellino in essere nella borsa, uscirò alla chetichella urlando dietro di me Vado a Buttare La Plastica, e sparirò. Le mia Amiche mi aspettano per la short version dell'ultimo knit cafè dell'anno, posso mica perdermi un simile evento. I miei figlioli, grandi e grossi che sono, ben se la caveranno da soli nella transumanza da stanza a stanza. Al mio ritorno tutto sarà pulito e perfetto, le stanze scambiate, gli armadi a posto, nessuna traccia di libri e cose per le scale. Illusa? Chi lo sa. Io, già che ci sono, vado a buttare la plastica. E t'ho detto tutto.
Photo from: Wool & The Gang.

28 dicembre, 2010

Ode al Cazzeggio Natalizio.

Nulla di blasfemo, per carità. Ma le vacanze di Natale, oltre ad essere state inventate per chiudere le scuole, per spendere una barbarità in scemenze, per prendersi la tosse, per fare l'insalata russa e per litigare con i cognati, esse esistono per darsi al cazzeggio. E, si badi benissimo, in misura maggiore delle vacanze estive. Le Christmas Holidays sono la fiera della coccola, dello stare in casa che fuori fa un freddo becco, a festeggiare  le nozze della coperta col divano, l'occasione per leggere e leggere, per fare un bel nulla, per stare così. Le vacanze natalizie si compongono da sempre di riti ben collaudati, sempre rispettati e giammai rinnegati, si sta così bene a non fare niente, poche commissioni in città, dove è un pò diversa anche l'aria, e poi si si dedica con grande professionalità al Grande Nulla. Devo aver già detto che coi ragazzi tutti a casa, questa casa, appunto, diventa una specie di campus, dove ognuno fa quel che gli va, se vuol dormire fino a tardissimo o alzarsi all'alba, se vuol far pranzo o colazione che spesso gli orari degli uni poco combaciano con gli orari degli altri, se vuol star fuori a dormire, basta che mi avvisi. Si osserva tutto da una diversa prospettiva e con una diversa logica, si è più tolleranti, tranquilli, non so. Si guardano film, ma nemmeno tanti in realtà, si sta delle mezz'ore a far le sceme su FB, si chiacchiera ore al telefono con Betta che ride e ride e che quasi mai l'ho sentita così, si fa la conta, quanti saremo a cena? pochissimi, meglio mi sento, improvviserò. In realtà la casa ha un aspetto strano, ho sigillato con una lamina di alluminio pressofuso la porta della lavanderia, in modo che mi si obnubili con discrezione quanto in essa contenuto da lavare e da stirare, siamo arrivati in 6 con 6 valigie 6, la lavatrice, povera creatura, fa quello che può, ma più di tanto, signora mia, non è che può mettersi pure a stirare e già che c'è ritirare tutto negli armadi giusti, operazione che detesto con tutta l'anima, il cuore e il sentimento. Così, non vedo. E mi balocco con i fatti miei, scrivo e leggo e faccio tardi, che domani, se voglio dormo pure fino alle 10, o gironzolerò in pigiama, guardando fuori e rabbrividendo, immaginando fuori che freddo che fa, cucinerò qualcosa che inventerò al momento, leggerò se voglio, knitterò se voglio, riderò delle battute dei miei figli, assisterò il Sovrano nelle sue imprese di maintenance, ma senza grande impegno, son cose da uomini,  io di 'ste cose elettriche non tocco niente. Così, in questa immensità di cose da fare e la sottile soddisfazione di non farle per nulla, in questa sottilissimo piacere di disubbidire a qualcuno, di non decidere, lassù, nella casa in collina, le luci delle stelline che illuminano la cucina buia e  il gatto che dorme dentro al cestino, fanno di questi giorni i miei preferiti in assoluto, non le feste vere ma i giorni di mezzo, non quelli segnati in rosso ma quelli normali, non le Comandate ma le Improvvisate, non Itaca ma il viaggio. E che m'importa della lavanderia.

27 dicembre, 2010

Insciallah.

Perchè si fa presto a dire Eh già, il Deserto, ma il deserto, quello vero è proprio deserto, nel senso che proprio non c'è niente. E hai sabbia e cielo, e sabbia e sabbia, e cielo e sabbia e le ombre dei dromedari che ti accompagnano sono le sole cose che vedi, e ti dici Sono Proprio io Quella Lì, con quella forma lunga, nemmeno le ombre sono le stesse nel deserto, lo sai? E hai davanti niente e dietro niente, e di lato niente, ma quel niente è forse tutto, tutto quello che ti serve , la tua stessa vita, il tuo sentire. Le scorte di acqua sono nell'ultimo dromedario che chiude la nostra carovana, la tenda berbera che ci accoglierà per pranzo spunterà all'improvviso, laggiù, in mezzo al niente, all'infinito, all'eterno. Ho qui con me quel che mi serve per il mio viaggio  attraverso il mondo, ho i miei figli che scendono dalle dune con lo snowboard, ho imparato le stelle e le  favole berbere, che belli sono questi uomini disegnati, che sorrisi e che occhi profondi e saggi e così rispettosi e colti e sapienti, sanno le cose che si devono sapere in un posto come questo, mi chiamano madame e servono il thè con una maestria semplice di mille anni fa, che nemmeno so copiare, che non ho mai visto, che solo qui.
L'Erg Chebbi è tutt'intorno e anche dentro le mie scarpe, in tasca, è una sabbia così fine che non ho mai sentito e toccato, è sabbia ma sembra acqua per come scorre, per come scende, tra il rosso e il turchese tra sole e sabbia, e sabbia e sabbia.  Berremo thè alla menta seduti per terra, mangeremo omelette berbére che guai a chiamarla frittata, perchè si mangia con le mani e mai gesto mi è sembrato più naturale, più antico. Il tempo sembra non esserci, su queste dune, non sai se passa o se si ferma, non te ne accorgi, non sai, siamo in marcia da ore o da un minuto, non so.
Quello che so è che è stato così bello che nemmeno lo so dire, e che mi ha fatto migliore, ecco, questo lo so dire. E che strano Natale, e che splendido Natale, che mi fa dire quale altro Natale mai, quale altra esperienza mai potrà essere più piena di questa, più incredibile di questa, più perfetta di questa.
Sono in ritardo a dire Buon Natale, lo dico come l'hanno detto a me Joyeux Noel Madame, sorridendo, anche se non abbiamo lo stesso Dio. Il mio Natale è stato questo qui, colori e sabbia, couscous e incantatori di serpenti, la confusione di Marrakesh e la pace antica di Merzouga. Non lo leggeranno mai, non lo sapranno mai, ma quanto vorrei dire a tutti quelli che ho incontrato che hanno lasciato un segno in me così prezioso, così speciale, che è stato per me un vero, magnifico, indimenticabile regalo di Natale. Insciallah.

17 dicembre, 2010

Nooooooooooooooooooooooo!!!!

Alla fine, non li posso portare. Cioè, sì, in realtà potrei, ma mi hanno spiegato che se trovassi l'omino noioso, quello precisino e un pò tignoso potrebbe veramente farmi passare un brutto quarto d'ora. Riflessioni di fine sera, di un giorno rutilante, dove mi è stato comunicato con estrema chiarezza che i ferri circolari, quelli di legno, signora mia, non quelli dritti di alluminio che vende ancora la Sciura Pinuccia e che usava mia madre quando lavorava sulla seggiolina in giardino o in piedi col gomitolo infilato nella tasca del grembiule, io a volte ci knitto in piedi, c'ho anche una foto che mi ci ritrae, per dire, che mi hanno fatto a Manualmente il giorno del mio compleanno,io il grembiule non ce l'ho e alla fine ok, ho capito, i miei circolari di legno in aereo non ce li posso portare, e fine. E' vero, sono uguali a una matita, me l'ha detto anche Clarissa che lei c'ha l'abbonamento e sù e giù dagli USA, ma un bel niente, fine. In più, vorrei proprio capire chi è stata la sciagurata che ha detto tutta compita, Quest'anno Solo Regali Fatti Da Me, non spenderò un centesimo e bla e bla, la stessa sciagurata che ora si trova con delle cose da finire e non potere, perchè qui si è deciso di fare i bagagli e voilà, e di confusione coi pacchetti ne ho fatta abbastanza, ho scritto sbagliato i nomi, ho lasciato il prezzo sui guanti di gomma coi cuoricini che ho regalato alle mie amiche, e ho ragione di credere di aver confuso, scambiandolo con un altro, il pacchetto per Biancaneve, e vabbè, ne riceverà un altro. Ma tutto funziona a meraviglia lassù nella Casa in Collina, devo chiedere quanti coperti stasera, che qui fra cene di classe e di Natale e aperitivi che fanno da cene, e cori e zampogne e cammelli e ReMagi, non si sa mai bene quanti siamo, non lo sa nessuno, figurarsi se lo so io, che siamo tanti, finalmente tutti, è l'unica cosa che so, la più bella, alla fine, e allora, va bene tutto.

16 dicembre, 2010

Lovely Day.

Posso dire di farne una collezione, di lovely day, di giorni un pò speciali, come ieri, come oggi, come domani. Del gelo chissenefrega, mi piace in fondo, è un freddo bello che profuma di buono, di attesa, di cose belle. In casa e fuori. Ieri è già stata una festa, pacchetti e pacchettini, e baci e inchiostri e libri e lane preziose e profumi di ciliegia. E oggi, ancora, l'atteso ritorno del Figliolo da Londra, e poi il Christmas Knit, l'ultimo del 2010, e poi grande festa alla corte di Francia per il compleanno dell'Amica delle Perle, evento mondiale per il quale sono attesi personaggi di spicco del jet set internazionale, leggi, Paola da Milano, e non so se mi spiego. Si farà tardi, già lo so. Lassù, nella Casa in Collina, tutto è di un bel disordine rassicurante, ci sono cose ammonticchiate qua e là, posate lì un attimo, un secondo e le porto via, non sono stato io a metterle lì, non è roba mia, e altre risposte del genere. Chissenefrega, si disse Ella scavalcando il contenuto di una borsa da allenamento posata un attimo sul pavimento in attesa di essere portata in lavanderia. Fuori, gli alberi di bianco vestiti, và il bianco quest'inverno, il color burro, il mastice chiaro, il coloniale appena appena. Dentro, al canale 701 di Sky un'infilata di canzoni natalizie che posso mettere a tutto volume in assenza del mio Sposo Illustrissimo Che Adoriamo e Glorifichiamo, e che devo obnubilare ed ottundere al suo arrivo, pena l'annullamento della Sacra Rota, ma quale Sacra Rota se siamo sposati in Comune, non importa, già che ci siamo. Pochi giorni a Natale, ognuno faccia di questo giovedì un meraviglioso giovedì di semplici cose e di vetrine scintillanti, o di camini accesi e di parole buone, un giorno chiaro e gelato,  un bel giorno frizzante, al quale prepararsi con grande cura e sollùcchero, puro visibilio, cremosa felicità. E i macigni e le cose di tutti, ammonticchiate in un angolo, non sono stato io, non è roba mia. Funzionerà.

14 dicembre, 2010

A manciate.



Mi sono fatta prendere dall'estro, o forse nemmeno tanto, nel senso che sono tutti uguali, ma a fare le corse in serie ci si trova una specie di tranquillità, si collezionano delle belle sensazioni di una certa sicurezza, vedi? non devo nemmeno più contare, li faccio a memoria, so già esattamente quanti intrecci ci vogliono, e quandi punti e quanto filo per cucire. L'omino del mercato ha sbarrato gli occhi ieri mattina, Ma Cosa Se Ne Farà, ha pensato di sicuro quando ho comprato una manciata di cerchietti tutti uguali. Ne faccio questo, cerchietti glamour molto Prada, che però sono griffati FragoleInfinite, eggià che c'hanno pure l'etichetta, siamo draghi del marketing non ce lo scordiamo mai. La questione è che, nonostante ne produca in continuazione, per me non ne rimane nessuno, nel senso che si serve la Princi per i suoi pensierini natalizi, se ne serve l'amica che passa di qua,  ne hanno comprato uno persino da NY, non so se mi spiego, che si faranno un giro al Rockfeller Center con il mio cerchietto a trattenere i riccioli, e scusate se è poco. Fuori il sole lucente di un bel dicembre gelato, dentro una sorta di piccola gioia, boule de neige e babbinatale discreti, l'albero bianco e nero, le tende di stelle alle finestre. E pensieri arrotolati, impacchettati per bene, pensieri tranquilli appesi come palline, progetti famigliari che si compiranno tra un pò, tutti insieme fra qualche giorno. Nel frattempo, si preparano cose, c'è una festa giovedì e  alla fine, in questa calma accesa di quasi Natale forse riuscirò a salvare un cerchietto,  meglio nasconderlo. 

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...