25 gennaio, 2011

La regola.

La regola è che di regole non ce ne sono. Anzi, qualcuna. Non troppe però. Regola per stare bene, per iniziare bene il giorno che è qui, per aver finalmente voglia di uscire e camminare e guardare le vetrine o andare per saldi, ce ne sono un sacco ed è vero che non mi serve niente ma i saldi sono fatti apposta per comprare cose che non servono, ma che costano così poco che proprio non puoi lasciare lì. Ma sono diventata oculata e morigerata e ancora non ho fatto nessun giro di saldi da nessuna parte, perchè ci vuole metodo, cura ed esperienza, non è che si va a così, a caso. E' un giorno bianco, una mattina senza capo nè coda, ma c'è la musica in cucina e questo è un bel segno, i ragazzi stropicciati sono usciti da un pò, merende e foglietti per ripassare cose e ancora pensieri della notte conservati con cura sotto la sciarpa di lana pesante. La scrivente si bea ancora dei venti minuti a sua disposizione per farsi i fatti propri, ciondolare in camicia da notte e vestaglia a quadretti rossi tipo picnic, ecco, questo fu un acquisto nei saldi, e quando ho questa vestaglia un pò country, ma così calda e avvolgente, vuol proprio dire che sto bene e che mi prendo il mio tempo, e che non schizzo fuori per accompagnare i ragazzi e che c'è tempo. Che strane creature sono le donne normali, da quali semplici, sofisticatissimi, microscopici, banali marchingegni sono azionate, rotelline e fili, ingranaggi e minuscoli bulloni. Ci vuol poco a danneggiarle e pochissimo a ripararle, un niente a tenerle funzionanti, allegre e solari come solo le donne che conosco sanno essere. Oggi, un buongiorno speciale alle donne che so e che ammiro e apprezzo, alle donne intelligenti e forti e bellissime, a quelle che mi leggono ogni mattina, forse ancora in pigiama, o dall'ufficio o dall'iPhone, a quelle che andranno per saldi e forse compreranno una vestaglia rossa a quadri, per avvolgersi le mattine d'inverno, che non sono ancora i giorni della merla ma che fa un freddo becco uguale, quelle che si ritagliano momenti perfetti da vivere piano perchè durino di più. Quindi buongiorno, fra poco un altro caffè e poi via, sarà un bel giorno di gelo, faccende e questioni. Ma si cerchi di fare almeno tre cose che ci piacciono, tre cose che ci rendono felici, tre cose che fanno bene al cuore. Tre cose, è la regola.

23 gennaio, 2011

L'aperitivo della domenica.

La Furetta è venuta ad aprirmi ballando, come fa di solito, nonostante i 38 di febbre. Mi serviva un foglio di carta da forno, dacchè le mie focaccine vanno a ruba e sono state richieste nonostante quest'oggi non fossero comprese nella carta, alla voce Sfiziosità. Noi qui si fa così, se manca un qualchecosa, noi si va dalla vicina di casa, che non è che sia la dirimpettaia, o quella del piano sotto o sopra al tuo. Essere vicini di casa qui vuol dire che la tua Casa in Collina è proprio appiccicata alla sua, di Casa in Collina. Io sovente vado a mendicar cose, nel senso che se m'acchiappa di fare una cosa e non ho l'ingrediente giusto ed è domenica ed è la una suonata, che problema c'è, io mi intabarro in qualcosa ed esco, cosìcomemitrovo, e suono al campanello. C'hai un limone, un uovo, un pò di farina gialla, il lievito per dolci? Così fan tutte. Non tutte però fanno come la Cicolita, che, pronti via, organizza in cinque e tre otto un aperitivo al volo, dove il Furetto e la Furetta aiutano a versare i salatini nelle ciotole, dispongono per bene i bicchieri, portano i tovaglioli ad uno ad uno. Noi qui ad ingegneri non stiam male, che ce n'abbiamo dovunque, in loco e fuori loco, vicini, appiccicati, che anche lei è Ingegnera assai, che mi domando come faccia ad essere amica con me se dispone con tale geometrica precisioni i contenitori delle carte, della pellicola e dell'alluminio, che le mie sono slabbrate e schiacciate e quando le prendo è matematico che mi cada e che ci faccia delle strade di alluminio per terra, e allora cerco di riarrotolarlo ma è tutto come già usato e non sta più nel cartoncino e della pellicola invece non trovo mai il capo giusto e ci sto le ore a grattarci sopra e a trovare il bandolo. Fatt'è che gli aperitivi improvvisati della domenica verso ora di pranzo sono i più belli del mondo, perchè un attimo prima eri in camicia da notte e subito dopo eri lì, vestita da casa,certo, perchè sei a meno di due metri da casa tua e c'è la regola che quando c'è qualcosa che non va noi si batte sul muro, lo stesso che  fa sentire a me quando lei si imbizzarisce coi Furetti e a lei quando segna la Juventus. 

L'aperitivo al volo della mia Regia Vicina di Casa in Collina c'è piaciuto assai, appollaiati nella sua arancio cucina dove presto troneggerà un Kitchen Aid ugualeuguale al mio, così il vino che mi ha fatto riedere mezza ubriaca ridendo ridendo ridendo in quei dieci passi, mentre la lista delle cose che le devo consta di un numero imprecisato di uova e litri di latte, di sale fino e grosso senza differenza, e ora anche un rotolo di carta da forno. E poi, questo alzare i bicchieri col vino rosè che ti prende subito alle gambe, è stato il modo migliore per salutare con un bel Ciao Cocca, la nostra Ester. Che bello, però.

22 gennaio, 2011

Cupcakes!



Non è un gran sabato quassù, nella Casa in Collina. Nel senso che tutti se ne sono andati un pò dovunque, di qua e di là, c'è anche chi studia e tossisce all'ultimo piano e perciò non è minimamente disturbabile, anche se ci ho provato, sono andata sù con una scusa, mi ha sorriso di quel sorriso che vuol dire, Cortesemente, e io so già tutto, so decifrare i movimenti delle ciglia dei miei figli, figuriamoci gli occhi. Così, come spesso succede, ho pensato di metter mano alla dispensa e cucinare per plotoni e reggimenti, mi porto avanti per la colazione di domani, per la merenda, che ne so.  Così, ho provato i cupcakes, che sono velocissimi da fare e fanno la loro bella figura anche nei  pirrottini natalizi, vale ancora, no? Un bel piatto prezioso, che era un regalo per le nozze di mia madre, ed eccoli qua.
E' vero, cucinare distende, soprattutto fare dolci, mi piace il profumo di buono che si sente adesso, fuori ci sono bei colori rassicuranti, dentro un pò meno, dentro dentro, intendo.Ci sono pensieri che non si amalgamano, che non si fondono insieme come lo zucchero con le uova, ci si deve lavorare sodo per appiattirli per bene, per mescolarli a tutto il resto e farne una torta profumata. Nel frattempo, nel mood fra l'isterico e l'annoiato di questo sabato qualunque, che niente sembra essere dove è stato un secondo fa, voilà i cupcakes, ben disposti sul piatto di cristallo pesante sixty style, pronti per un thè da offrire con cura, da pucciare nel caffelatte domattina, o da portare a scuola lunedì. Un sole dorato và giù fin troppo veloce, la lavastoviglie ronza diligente, porto un dolcetto al mio figliolo studioso, è ora di merenda, non può dirmi di no.

21 gennaio, 2011

Ode all'sms.

Errori di ortografia già nel titolo, non si mette mica l'apostrofo prima della s, ehi, tu del terzo banco, tu coi codini e il fiocco rosa, sì, tu con il colletto di pizzo candido, scrivi quattro paginate e ripeti, Non Si Mette L' Apostrofo Prima della S. Già, ma c'è forse un altro modo per scriverlo? La mattina è questa qua, è venerdì e si aspettava un mucchio di neve lassù nella Casa in Collina, ma non due fiocchi e via come già si era detto, un mucchio proprio, da non riuscire ad aprire la porta, da non poter uscire per giorni e giorni ,perchè, le domandò, non è quello che hai fatto in questa ultima settimana, non uscire, non mettere il naso fuori dalla porta se non in collina coi cani? Giàggià. Sono uscita di rado, non ne avevo voglia, non ne avevo nè prosa nè poesia nè sentimento, ho fatto cose qui, mi sono appiccicata ai muri, incollata al divano, spiaccicata contro la finestra, sotterrata sotto il  piumone la mattina presto, ho indugiato al tavolo da pranzo prima di sparecchiare, quando tutti se ne sono andati per i fatti loro, e sul tavolo sono rimaste le briciole, la carta, la grattugia, e la buccia delle arance, ci faccio delle cose bellissime con le bucce, quadratini bellissimi, ghirigori, forme. La mattina sembrava così, piatta, ovale, oblunga, spiaccicata come me, ed invece. Il mio telefono fa glong, che è il segnale che qualcuno da qualche parte nel mondo ha qualcosa da dirmi e vuole dirmelo veloce, non per mail o cosa. DI solito, verso quest'ora sono i miei figli che mi dicono Ho Mal Di Testa, oppure Esco a Mezzogiorno, oppure Ho Scordato il Libro Sul Tavolo. Stamattina invece no. Era un bel messaggio, di quelli bellibelli, di quelli che fanno virare la giornata nel giusto senso, che ti fanno sorridere mentre li leggi, cambiare un pò, anche se non dicono nulla di specialissimo, solo un pensiero, una cosa carina, vedi? ero qui a fare altro e ho pensato di dirti ciao, sei contenta? Eccome se sì. In realtà anche ieri sera me ne è arrivato uno, Quante Punte Hai? che se l'avesse intercettato il mio Sposo Illustre Adorato DH, come dice Clarissa, avrebbe potuto pensare  che forse la sua Adorabile Sposa  intrattenesse  relazioni sado e anche maso con sconosciuti avventori, che so, l'Ingegnere Vicino di Casa, per puro esempio, o il Regio Architetto, e li prendesse a punteruolate sul nuziale talamo, così, per ingannare il tempo e aggiungere un pò di brivido. Ben si tranquillizzi, l'Adorato e Glorificato, le punte in questione erano punte da maglia e me lo chiedeva la mia Amica Strega, non so bene per quale motivo. Così, tra punte e colli, tra la Silvia che mi dice che per colpa mia ha la casa invasa di neckwarmer storti di ogni foggia e colore, e la Manu che si informa sulle mie punte,  inizia il fine settimana di una settimana che cancellerei. Così come cancello gli sms del tipo Mi Insegni il Magic Loop? Vàllo a spiegare all'InCegnere che di cosa innocentissssssima si tratta.
GrazieManuGrazieSIlvia

20 gennaio, 2011

Accesa e spenta.

Senza soluzione di continuità, senza continuità e anche senza soluzione. Entro ed esco, prendo e poso, faccio e disfo, intermittente, come le luci difettose delle insegne dei motel, nei film americani. Mi accendo e mi spengo, così, senza un motivo, senza una ragione, mi sento in cielo e sottoterra in un secondo netto, mi succede ogni tanto, quando il cielo mi schiaccia, lo stesso cielo dove volavo un secondo fa, salgo e scendo, senza strade o sentieri, mi ci trovo e basta, ho un sorriso luminoso e un attimo dopo ho  la faccia del passaporto, la faccia da dissidente, da rifugiata politica, da scema. Esco, apparecchiata che manco ai Golden Globe e il giorno dopo sono sciatta e confusa, disordinata, storta, impacciata, Ugg e pigiama, capelli elettrici e la solita faccia da scema. La fortuna è che non c'è un giorno che sia uguale all'altro, la sfiga è che non sai mai, quando apri gli occhi, che giorno ti tocca vivere, a quale giro stiamo, come sarai, e ci vuole poco a capirlo, un minuto, forse meno. Non si chiamano sbalzi d'umore, io sono sempre io, ma è il mood che cambia, la percezione del sè, come dicono quelli che parlano bene, il sentimento, la ragione non c'entra, credo, io che di ragione non ho granchè, io, giri di giostra da far girar la testa, il pianto e il riso, la Torino-Milano e le curve dello Stelvio, la nausea e l'euforia, il nulla, il complicato, la quiete e l'angoscia, che sono due vetri della stessa finestra, dipende ben da che parte vuoi guardare. Cammino a tentoni, radente il muro, tasto per cercare un interruttore che accenda un giorno così, una stanza così, una strada così, e mi sento onnipotente a pensare che sarò io a decidere come sarà quest'oggi, ma onnipotente dove e come e in quale film, se non sai niente, se non sei niente e che non c'è l'interruttore o forse sì, ma prima devi trovare il contatore, è da lì che l'han staccata.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...