29 giugno, 2011

Bangles!

Sembra una specie di rumore, bangles!| e invece, altro non sono che i braccialetti rigidi. Questi qua, nuovi nuovissimi, acquistati nel buio pomeriggio di oggi, al negozio di Cristina, quello in fondo al vicolo o all'inizio del vicolo, a seconda da dove arrivi, se al di qua del vicolo o al di là del vicolo. Il pomeriggio buio è quando sta per piovere e invece dicono che non pioverà, che ci saranno temporali e anche con la grandine e che belli sono i temporali con la grandine, mi piace il rumore che fa la grandine sul terrazzo. Mi piacciono i rumori delle cose che ho addosso, i campanellini che ho al polso e alla caviglia, che oramai non li sento nemmeno più, rumore di ferraglia quando ho quei tremila braccialetti, e poi il rumore di questi due che sono di plastichissima tuttatempestata di pietre preziose. L'estate in città è fatta di piccole soddisfazioni personali, così diverse da quelle che si prendono al mare. Un caffè al volo con le Avvocate Nostre, ma come, scellerate, avete allestito lo studio qui sotto, all'ombra di un dehor in piano centro? Alcune commissioni, giri in giro per questa o quella faccenda e poi, un regalino, che di cose lucenti non ce ne sono mai abbastanza, Ho fatto un patto con me, mi sono data la mia parola d'onore, è così che si dice, e lo so che ho cercato di farlo mille volte, ma una parola data è una parola data e allora non si discute e non ci sono scuse, adesso. Ho deciso che voglio stare bene, anzi benissimo, e che la prossima volta che mi verranno ancora quei magoni e quella paura e quell'ansia e quella cosa che non so come si chiama, la prenderò a calci, e gli anzi le tirerò dietro qualcosa, che ne so, un sasso o una scarpa, qualcosa che faccia male, magari un sandalo con la zeppa, ecco. Nel frattempo mi beo del sordo tintinnio che fanno questi bangles, che è un bel rumore. Il buio pomeriggio si è intanto trasformato nel più spettacolare dei temporali mai avuti negli ultimi cinque anni, la collina con la nebbia, gli alberi imbizzarriti, i fiorellini dei vasi spettinati, le rose sdraiate. La meraviglia. Ho un'amica a cena, c'è un bel vento e un bell'odore, e un bel rumore, di bangles lucenti e di temporale, che cosa potrei mai desiderare di più.




26 giugno, 2011

Cincischio.

Giorni. Giorni e sere. E pomeriggi. E giorni interi, composti da mattine, pomeriggi e sere. E giorni invece che non sai nemmeno da che parte cominciano e dove finiscono, beh, quello sì,  finiscono che svieni nel letto e nemmeno ti sei lavata i denti, alla fine e non riesci a dormire se non ti lavi i denti e non hai nemmeno voglia di rialzarti perchè a lavarsi i denti il sonno passa, ma dai, che lo sapevi anche tu. Infine, è vacanza, passata in città, almeno fino verso la fine del mese, forse, è tutto così, bello e improvvisato, non ho voglia di programmi e  questo rende liberi e leggeri, si partirà, certo ma non si sa quando e nemmeno in quanti, chi prima, chi dopo, certo è che quest'anno l'Isola si farà in lungo e in largo, più in lungo che in largo, in una parte di Isola che non si conosce, vedremo. Il sole è luminoso e chiaro, il sole di fine giugno che scotta ed asciuga, ed è bello osservarlo da qui, le spighe del grano che hanno già tagliato, perfino la fioritura massima delle rose. Io cincischio. Leggo, mi agito, ricopro barattoli, faccio progetti, invento, e pensopensopenso che mi fa male al cuore e allo stomaco, forse anche al cervello. Mi piace il verde verdissimo del pratino e i fiori caduti del gelsomino, mi piace il clima vacanziero che ha la mia casa in momenti come questi, solo i due Grandi han da studiare ancora, gli ultimi due sono liberissimi e ciarlieri, i libri delle scuole medie già ammonticchiati da qualche parte per essere testè eliminati, pic nic al fiume del Liceale, Amiche from Australia in visita pastorale, grigliate in terrazzo, tonnellate di focaccine sfornate con rara maestria. Ma cincischio. Ho come il freno a mano tirato, qualcuno mi ha legato al ciliegio con una corda invisibile e non riesco a liberarmi e forse nemmeno ci provo. Ho le scarpe incollate al pavimento, ho tacchi 15 che non mi permettono di camminare sulla ghiaia, ho i polsi incrociati col nastro adesivo, uno zaino pieno di sassi, gambe a mollo in un torrente impetuoso e non vado nè avanti nè indietro, sabbie mobili e acqua bassa, ma dove vado, dove andrò. Cincischio. Dovrò imparare a scegliere con cura i pensieri da pensare, così come si scelgono i film al cinema, con la sola differenza che all' uscita non puoi dire Che Cazzata, i pensieri che hai sono strane creature, si offendono se non stai a pensarli, anche se ci stai male, ma male, a loro non importa granchè. E si ribellano facendosi trovare sempre lì, facendosi pensare anche se non vuoi, e si ribellano, colla sul pavimento, sabbie mobili, una corda invisibile legata al ciliegio.
Tumblr: Sunshine&Pearls

22 giugno, 2011

Ode all'Autogrill.

Ma che bello l'Autogrill. A me l'Autogrill, piace. Cioè, non proprio lui in sè, secondo il mestiere che facevo un tempo, Autogrill, detto così, senza articolo, era da considerarsi un acerrimo nemico, un competitor, come si chiamava. Adesso invece è tornato ad essere l'Autogrill, con l'articolo e la cosa mi piace di più perchè è più normale e meno da invasati. Mi piace da quando era la mia sosta anelata nel tragitto casa mia - Varigotti, ma allora si chiamava Pavesi e ci si fermava lì per comprare una bottiglia d'acqua, andare in bagno e vedere vomitare mio fratello. All'epoca non vendeva tutte le cose che vende ora, non c'erano i prosciutti, per esempio, e nemmeno il Camogli, ma solo panini di gomma avvolti nel tovagliolino, nemmeno con la pellicola e brioscine stantie. Mia nonna ci comprava sempre le Brioss Ferrero, quelle rettangolari e mollicce, con un velo di marmellata, che io ho sempre detestato e detesto tuttora. Non sono mai riuscita a capire se mio fratello vomitasse per le curve o per le Brioss Ferrero. Glielo chiederò. Quello che amo dell'Autogrill di adesso è il fatto che, a fermarcisi, ti senti già come in viaggio, come un pò in vacanza. E poi c'è sempre un bel profumo di brioche appena sfornate, che va bene che sono surgelate, e si sa, ma che fa subito una bella impressione, diciamolo, non come le Brioss che si sbriciolavano solo a guardarle. Quando mi fermo all'Autogrill cerco sempre di non avere fretta, e guardo. I cioccolati, le caramelle, le paste assurde che vendono soltanto lì e che mi sono già domandata mille volte Ma Chi Mai Le Comprerà? Forse i pullman di pellegrini da e per i santuari o magari i turisti tedeschi che si illudono di aver comprato una pasta buonissima e invece sarà tremenda, lassù, una volta tornati nella Ruhr. Si salta a piè pari il reparto salumi & formaggi, nel senso che, col cappuccino in mano il profumo del Pecorino di Pienza anche se sei poco lontano dal casello di Cremona, non è che sia proprio il massimo.  Poi ci sono i libri. E qui mi ci perdo. Una volta ho fatto un figurone con un amico di amici, perchè avevo letto tutti i titoli della TopTen sullo scaffale Novità.. Sì, quella volta me la sono proprio tirata, devo dirlo. Anche oggi, all'Autogrill, sosta obbligata con Afef. Un caffè, un pò di chiacchiere con le bariste perchè si sa, noi si chiacchiera anche coi muri, e poi via, verso nuovi orizzonti. Fermarsi all'Autogrill dà un senso al tuo viaggiare, ti fa sentire un pò come un viandante che si ferma all'oasi per ristorare il suo cammello, ad essere romantici e fantasiosi. E poi puoi sfogliare le riviste, scoprire che vendono ancora i CD di Massimo Ranieri e il DVD del Gladiatore a 9,90. Puoi comprare la Nivea al doppio o quasi del suo prezzo reale. Puoi scoprire  con orrore che se dài 20 centesimi alla signora del bagno, ti guarda male. In ogni caso è un bel posto e mi piace. Nessuna vacanza, nessun viaggio, nessuna transumanza può dirsi tale senza la sua brava sosta all'Autogrill. Non per vomitare, però. Che è già una gran cosa.

21 giugno, 2011

Strano Solstizio.

Brutti scherzi fa l'estate, e pensare che è appena cominciata. Brutte sensazioni, cioè non proprio, solo difficili da dissipare, da gestire, come si fa a dire, non è che si stia bene, non è che si stia male, ma è la mente, sempre lei, un cervello svirgolo, un'anima strana, un giorno oro, un giorno sabbia, ormai mi ci devo abituare, sono anni che è così, come, non è da sempre? Non eri tu che giocavi a rialzo nel cortile con la ghiaia e ti sentivi il mondo in mano e dopo cinque secondi eri seduta sulle scale, un pò persa, il muso mai, ma persa, sì, con le braccia a stringerti le ginocchia, i calzini rossi e i sandalini blù, quelli coi buchi, li ho comprati anche ai miei figli e poi alla fine han detto basta, Ma Come, Li Avevo Anche Io. Ecco, Appunto Mamma. Sarà il solstizio, io non ci vado mica d'accordo coi pianeti, sarà che sono loro a non capire bene me e a mettersi sempre di traverso e di lato e contro, come Saturno. Sarà che nemmeno ho voglia del mare, questa volta, e questo mi dà ansia, ma và? come se non ne avessi già abbastanza e aggiunge ansia all'ansia, finchè non straborda, il vaso delle rose che riempi per intero e anche di più, e lasci sotto al rubinetto finchè non viene fuori e stai lì a guardarlo, ecco, ansia su ansia, acqua sull'acqua, vuoi smetterla o no. La sera del solstizio d'estate Ella era così, nè torto nè ragione, nè mela nè pera, nè pane nè focaccia. spossata dalla giornata inquieta, inconcludente, insulsa. Un concerto di Cicale suonava per lei una  melodia dal palcoscenico in fondo al giardino, il Grillo accordava gli strumenti, e la Civetta stava zitta, per non turbare un così perfetto equilibrio. Fra poco dormirò, si disse, ma la sera del Solstizio non si può andare a dormire se prima non si è fatto un giro alle rose, se prima non si sono riordinati per bene tutti i pensieri, se prima non ci si è tolti di dosso questo mantello a schiacciarti, questo velo a coprirti gli occhi e quest'acqua che straborda dal vaso, uno straccio per asciugarla, stolta che sei se non capisci che basterebbe chiudere il rubinetto, o spostare il vaso. Solstizio d'estate, bene non mi fa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...