24 gennaio, 2012

A matita.

Così non sbagli. E se sbagli, cancelli. E rifai. Così, all'infinito. Scrivere a matita non mi è mai piaciuto granchè, mi ha sempre dato l'idea di precario, di leggero, di non definitivo. Io scrivo con la stilografica e se non ce l'ho, con la Bic Celebration, che non è una penna Bic come tutte le altre, di quelle che trovi anche alla posta, cioè sì ma è speciale. Si ha voglia di cose lievi, di cose semplici più del solito, di far cose sì, ma di farle con calma, leggere, a matita, appunto. Lassù nella Casa in Collina si è da poco scoperta la bellezza del far le cose a matita, senza troppi pensieri e retropensieri che detta così sembra una menata mondiale ma che alla fine lo sanno tutti che gran parte della fatica viene da come le cose le affronti e se lo fai con leggerezza e con un minimo di spirito le stesse cose sembrano più leggere, come dire. C'è della filosofia teoretica nelle riflessioni di una mattina come questa. Cretinate, perlopiù. Ci si accinge come ogni mattina a darsi una sveglia, a concentrarsi sul pezzo, e sui mille pezzi che salteranno fuori durante la giornata, ci si accorgerà che il tempo stimato per fare tutto sono circa 34 ore e io ne ho solo un paio, ma chissenefrega, alla fine, oggi non ho voglia di correre di qua e di là, farò le cose leggermente, ove l'avverbio significa con leggerezza e non con incuria o peggio con disinteresse. Tradotto vuol dire che non mi dannerò l'anima e che farò le cose con studiata lentezza, cercherò di metterci passione e sentimento. Qualcuno sa che sentimento si può reperire nel raccattare ceste di panni sporchi e sistemarli con grazie nella lavatrice? oppure che poesia si possa mai trovare in una coda oceanica alla posta, insieme a gente che sorridi loro e ti guardano come se fossi marziana? Attendo lumi. Nel frattempo, inizio questo martedì, filosofia elevata e biechi, umilissimi lavori di casa, più tardi un giro alla posta, chissà che oggi non trovi tutti sorridenti e ciarlieri e magari chissà, pure la Bic Celebration per compilare i  bollettini. Che donna stolta sarò mai.

20 gennaio, 2012

Tuttobianco.

Bianco, bianchissimo. Un pò di porcellana, un pò di cristallo. E neve e zucchero, detersivo in polvere, latte rovesciato e  panna, e ancora zucchero, e farina, ogni tanto, lanciata sui prati da un mugnaio distratto. Gemme preziosissime, brillanti minuscoli e lucenti, un'opera magistrale, uno spettacolo che ti lascia così, ammirato, a guardare. Il bianco è un bel colore, la purezza, la grazia, non mi ci vesto mai ma è bello, e poi, questo è un bianco più bianco, è bianco accecante, viene dal cielo, per forza che è così. I giorni bianchi sono i giorni dell'inverno inoltrato, di quelli che ti basta guardar fuori per rabbrividire, è di quel freddo che si vede,  anche quando non si sente. I giorni bianchi sono bianchi come i fogli da disegni, quelli con diecimila sigle diverse, per i figlioli ho comprato fogli da disegno per anni, A4 coi margini, senza margini, a quadretti, a righe, a fiorellini, ruvidi e lisci, e quasi mai che ci azzeccassi. I fogli da disegno sono come le squadre, quelle per misurare, che ne compri sempre vagoni e non ne hai mai, come i compassi, ne avrò comprati 30, giuro, il compasso è quella cosa che non manca mai nelle liste scellerate delle cose da comprare per la scuola a inizio anno, e si cerca e si fruga nella Scatola delle Scorte, matite e gomme e righelli, non è come i pastelli, loro hanno il loro posto, privilegiato. Farò di questa giornata bianchissima un bel foglio, per disegnare sopra quel che pare a me, colori, magari ma nemmeno troppo sgargianti, per non turbare questo candore perfetto che visto da qui dà pace. E' bello aver davanti  sè un foglio bianchissimo, poggiare il mento su una mano e chiedersi, Cosa Disegno, guardando un pò di lato. Non sono brava a disegnare, ma ci farei dei fiori. E dei palloncini che volano. Un pò troppi spigoli nei miei ultimi giorni, e allora, disegno onde di mare di un bel blù cobalto, un bel sole che sorride, coi raggi uno corto e uno lungo come faccio di solito, e una casa con due strade e 6 finestre, che da sempre la disegno così. E già che ci sono, ritaglio gli angoli barbari di un foglio e faccio un bel tondo in mezzo, voglio un foglio rotondo per i miei disegni di oggi, verrà bellissimo, un tondo perfetto, lo faccio col compasso, almeno uno lo troverò.

18 gennaio, 2012

La Mattina dei Bottoni.

Così l'ho chiamata. Di solito il mercoledì è una di quelle mattine in cui faccio la donna di casa, che salgo e scendo le scale mille volte, che la lavanderia è il mio habitat naturale, che spazzo e stendo e cucino e riordino e piego e riordino, riordino, riordino, che è la cosa che si deve fare in un ambiente dove la maggior parte della popolazione è non disordinata, no, ma diciamo con un senso dell'ordine molto personale, ecco, diciamo. Doveva essere una mattina in cui scrivevo delle cose e telefonavo ma solo fino alle 9 e dopo avrei dovuto mettermi in pista e fare e fare, fare le cose che una donna vera fa di solita, quella donna che diceva sempre mia nonna, efficiente, attenta, pronta e sul pezzo, che si alza presto e mai, mai , mai dopo il marito, che non resta in pigiama per più di 13 secondi dalla sveglia, che accudisce amorevolmente i figlioli, che fa trovare sempre un pasto caldo e abbondante al proprio Sposo e che lo accoglie sulla porta senza grembiule, ordinata e pettinata (!), la tavola già apparecchiata e magari con un giro di collana. Ecco, mia nonna Teresa, classe 1896, così ragionava.  Stamattina ho oziato. Se oziare si intende scrivere una trentina di mail, fare 10 telefonate, vedere le ultime su Pinterest ( che Is The new Fashiolista) ottimo per rimanerci sotto), twittare con grazia, telefonare a una nuova scelleratissima Amica, disquisire con grande precisione e accortezza di un mio costume da bagno di trenta quaranta anni fa con amiche lontane ma  mai scordate. In più, mi era anche punta vaghezza di farmi una collana, una collana di bottoni, sissignori, dacchè l'altro giorno sistemando la piccionaia ho colà rinvenuto un otre pieno di bottoni scuri, marroni e madreperla. A metà mattina poi, sono arrivati messaggi che mi avvertivano che nessuno riederà al desco per il pranzo e che quindi non mi devo addentrare nella nebbia fitta e raggiunger la città, me ne sto a casa ancora per un bel pò, a lavorare, si fa per dire, e ad organizzare una serie di cose che mi piacciono tanto. Il riordino può aspettare, anche se mi toccherà, presto o tardi. Vedi nonna, non che non ne abbia voglia e che sia diventata una donna da Grand Hotel, nel senso di rivista, ma proprio stamattina, la nebbia e  la caldaia in blocco, me la sono presa scialla, e ho perso di vista il tempo e lo spazio, e mi sono coccolata un pò con le cazzate, lo so che non si dice, nonna, ma insomma. Non ho da cucinare, ma se il mio Sposo mai tornasse all'improvviso, lo accoglierò sulla porta, ben in ordine  con la collana. Di bottoni, va bene uguale?

17 gennaio, 2012

Mescola.

Più fermo del fermo, il cielo bianco latte, non un fruscio, nessun rumore nel giardino incantato della Casa in Collina. Le foglie sfinite, il gelo, la nebbia, la tazza sul tavolo e le briciole e pensieri confusi, che non si fanno pensare, che scappano da tutte le parti, che svaniscono come lo zucchero nel latte se stai ore a mescolare.  Così tu mescola, mescola e andrà via, mescola, urtando il cucchiaino contro la tazza, è una specie di musica che fa compagnia, mescola, non importa se lenta o compulsiva, se vigile e guardando nel nulla come ti succede spesso, gli occhi puntati sul giardino, anzi no, è da quel che guardi che si capisce come stai, se la collina sei al massimo, se il giardino insomma, se il terrazzo stai da cani. Non importa come e non importa dove, guarda fuori da questa finestra, vedrai che nulla si complica, vedrai che tutto rimane così com'è, immbile e silenzioso, niente succederà, tutto andrà come deve andare. Rimani ancora lì, se vuoi, al tavolo della cucina ancora pieno di cose, tazze e briciole, arruffata e già stanca, di una stanchezza che non è quella che passa dormendo, invèntati una bella giornata di sole solo per te, a scacciare la nebbia che si è posata dovunque, persino nel cervello, ma da dove è passata, forse ne hai mangiata troppa ieri, non si corre nella nebbia, fa troppo freddo e quando torni hai male agli occhi, è da lì che passa la nebbia, dagli occhi, gli stessi che stamattina nemmeno hanno il coraggio di guardare il terrazzo ma si fermano ai vasetti dei mini cactus che di sicuro moriranno e tu mescola e mescola e bevi il caffelatte tutto d'un fiato e alla fine, in fondo alla tazza lo zucchero non si è sciolto, lo vedi, è ancora lì.

13 gennaio, 2012

Cos'è mai la grazia.

E la bellezza poi. E il sentimento, la calma, una pace piccola e racchiusa, scaldata con il respiro, come si fa per appannare i vetri e poi disegnarci sopra. Cos'è l'odore di questa casa, i pensieri aggrovigliati dei giorni scorsi li ho nascosti sotto al tappeto, forse avrei dovuto buttarli dalla finestra ma ancora non ci riesco, forse ci sono affezionata, chi lo sa. Guardo dentro le cose, cerco di mettere ordine, di lucidarli un pò, come quel liquido miracoloso che mi hanno detto, basta che ce li tuffi dentro e via, sono così lucidi che non ci credi, e in un attimo poi. Solo che ho pensieri fatti di un metallo strano, che non è oro e non è argento e forse quel liquido non funziona con me, con i fatti miei, e forse adesso nemmeno ci voglio pensare, non adesso, è calma profumata oggi pomeriggio qui, è calma che nemmeno sembra venerdì 13, ho una borsa nuova cucita apposta per me e dovrò ordinarci con grazia  tutti i miei ferri, i gomitoli, schemi e stitchmarker, e tutti i bigliettini che ho tenuto, conservato anche stropicciati, anche un pò rovinati, questi li tengo sì, oggi è grazia e armonia, oggi nemmeno ci passo vicino al tappeto, figuriamoci se ci guardo sotto.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...