06 luglio, 2012

Girasole.



Nel campo in discesa alla fine della collina, quello davanti alla casa coi tanti cani tutti uguali, quello stesso campo dove d'inverno più di una volta ci si era scapicollati giù con il bob e i bambini, c'era una sterminata distesa di girasoli. Non saprei dire quanti, anche se non sarebbe così difficile contarli. Ordinati, perfetti, soldatini impettiti al cospetto del sole, i girasole hanno un'aria semplice eppure così nobile, rustica eppure così fiera, in fila per uno, fotocopiati, quasi, da quanto sono così uguali l'uno all'altro. Il Girasole era il primo della fila di destra, sembrava il più bello, forse perchè era il più a portata di mano, il più vicino, si poteva vedere anche una coccinella che banchettava sulla sua corolla, non so mai se le coccinelle siano infestanti o meno, se sia bello oppure no vederne una che si divora qualcosa, come il fiordaliso, che è così bello eppure nessuno ha mai pensato che fosse un'erbaccia da estirpare e debellare, tanto che adesso sfido chiunque a trovare nel grano un fiordaliso. (pensieri contorti).  Era l'ora del tramonto e il Girasole era un pò confuso, e così tutti i suoi amici girasoli, che non sapevano bene bene bene da che parte guardare, non come a mezzogiorno, il sole è lì, bella scoperta, ci giriamo tutti così e amen. Adesso no. Al tramonto, il Girasole mi risulta appannato, con le  idee non così chiare, e adesso, si diceva, Dove Diavolo Guardo? In più, nuvole minacciose si affacciavano da dietro l'altra collina. Manteneva però intatto il suo splendore, il suo essere giallissimo, quei suoi petali a lance definite, come un guerriero pronto a scagliarsi contro qualcuno, come uno scudo a difendersi dagli attacchi di chissà chi. Sono girasole anche io, mi giro dove c'è la luce e il bello e il sole, sia il pratino o la spiaggia più mozzafiato del mondo intero. Sono girasole perchè sto lì fino al tramonto a guardare lontano e al mattino presto sono già lì a guardare dalla stessa parte, cosa importa se non è la collina ma quello che si vede dalla finestra e che non sono nel campo in discesa ma nel mio letto, o su una sedia della cucina, o in queste sere calde sul terrazzo, ancora innamorato del sole del pomeriggio e perciò tiepido a camminarci sopra. Sono girasole perchè anche io ho petali appuntiti che sembrano lance e sono pronte a diventare carezze o schiaffi, sputi o baci, a seconda di come gira, di come va, di come mi sento e sono. Sono girasole perchè a volte quando piove chino la mia corona dorata e abbasso lo sguardo e sembra che tutto il resto non mi appartenga più e guardo solo la parte di terreno dove è piantato il mio stelo ruvido, perchè ruvide ho le foglie e non è che mi puoi cogliere così, c'è bisogno della forbice, nessun girasole mai si farà cogliere dal primo che passa.
Girasole, girasole, che bel nome che hai, che bel nome avete tutti, amici gialli del campo in discesa, tornerò a trovarvi col sole di mezzogiorno, sarete bellissimi e fieri di guardare avanti, tutti dalla stessa parte, tutti uguali e perfetti, lance morbidissime e graziose, un campo pieno di corone dorate, ordinate, di cose belle e di sorrisi, i girasoli non piangono mai.



02 luglio, 2012

Tutte le volte.

Le volte che ho scommesso. Le volte che ho perso e quelle che invece ho vinto, contro ogni previsione logica. Le volte che ho sbagliato e quelle che invece ho fatto bene, non molte in realtà, ma c'è chi dice che io sia troppo rigida con me e lo dico agli altri, di perdonarsi e invece non mi perdono mai e non sono mai soddisfatta e penso sempre che si possa fare meglio e che gli altri facciano meglio di me sempre e comunque, e questo dimostrare dimostrare dimostrare mi accompagna da sempre, non è che una si liberi a quasi cinquantanni, scritto tutto attaccato, fra un anno e mezzo avrò cinquantanni e non so se la cosa mi piaccia oppure no, forse no, che cosa brutta è avere degli anni e sentirsene una trentina, forse 35, non sono mica tanti alla fine. Le volte che mi sono sentita a disagio e le volte che posto migliore non poteva esserci per me. Le volte che ho avuto paura, oh ma quante, quante sono state. E le volte invece che ho fatto coraggio agli altri, coraggio, finirà, passerà, non è niente, non fa male, non è vero, non è buio, non è nessuno, era solo la finestra che sbatteva. Le volte che era presto e quelle invece che sono arrivata troppo tardi. Le occasioni che ho perso e quelle che ho inventato, che mi sono regalata, le volte che sono scappata e quelle che invece mi sono fatta trovare, seduta su una panchina, in una piazza, alla stazione. In un aeroporto, lato arrivi. Le volte che mi sono stupita e quelle che mi sono disperata, le volte che ho avuto fiducia e le volte che mi sono lasciata cadere sfatta su un letto più sfatto di me e lì sono rimasta per ore a guardare il soffitto e poi fuori e poi di nuovo il soffitto finchè non ho capito che non era quello il posto giusto per far cambiare le cose. Le volte che ho pianto silenziosa e quelle che invece mi sono squassata il cuore con i singhiozzi, quelli che vengono fuori a sorpresa che li senti ma non sai se sei davvero tu. e le volte, quante volte che ho riso così tanto da sembrare ubriaca e il cielo sa che non mi sono ubriacata mai mai nella vita, anche se i miei figli non ci credono. Le volte che mi verrebbe voglia di fare un pò la scema e poi mi dico, Sei Donna Fatta, Ma Smettila, ma a volte la faccio sul serio, ma come si fa a fare la scema sul serio, o sei scema o sei seria, ma che razza di problema. Le volte, tutte le volte che ho fatto una cosa e poi l'ho disfatta, e altre invece che sono andati avanti anche se sapevo benissimo che era sbagliata. Tutte queste volte, le mie volte e le volte di tutti gli altri, tutte le volte messe in fila fanno miliardi e miliardi di volte, e miliardi di cose e di situazioni che se messe tutti insieme, raccolte a mazzi e in pacchettini, fanno la vita di tutti, la mia, anche, e quando le mie volte si son intrecciate con le volte degli altri hanno fatto sfracelli o meraviglie, delizie o deliri, a seconda delle volte. E ci saranno altre mille volte in cui mi sentirò in un posto che migliore non ce n'è, o mi sentirò perfetta o inadeguata, e andrò a vedere se è davvero solo la finestra che sbatte, e vorrò restare e scappare, o vorrò farmi trovare da qualche parte, a una stazione o a un aeroporto, ma stavolta lato partenze.

27 giugno, 2012

Come Parigi.

Ho tutto. Tutto e il suo contrario. Forse, è meglio il tutto. Sono giorni di belle cose, di molte cose nuove e molte cose, invece, che sono sempre state lì e nemmeno me ne sono accorta. Che non sono cambiate. Sono giorni di una specie di vacanza, di gite fuori città in giorni feriali, che lusso davvero, di fughe innocentissime con le amiche della mia vita di prima, quella in un altro posto, in un altro mondo, una vita fa. Insieme, le amiche di ora, del posto di adesso, di figli e di cose di tutti i giorni. Che bello vederle insieme. La mia vita di prima fusa con la vita di adesso. Emozionante, ho avuto il magone tutto oggi a ripensarci, e chissà come mi hanno visto le mie amiche di adesso con le mie amiche di prima, se sono la stessa sempre, forse no, è solo l'accento che cambia, quando parlo con loro ho la cadenza diversa, ma loro quali, quelle di prima o quelle di adesso? Che bella la piazza le sere di giugno, che bella la fontana dei miei giorni più belli, della mia bicicletta rossa, del motorino, dei castighi più inverecondi, degli amori più grandi e tremendi perchè gli amori dei quindici anni mica ti passano mai, o forse sì, certo che sì, ma li tieni lì e non vorresti che passassero mai, davvero, e fai finta di averceli ancora, così ti sembri ancora la Laura di quindici anni, i capelli lunghi e tutti i pensieri di allora, averli ancora è un lusso cui non si può rinunciare, vorrebbe dire arrendersi e arrendersi al tempo che passa non si può. Che bello il mio paese che guardo come si guarda Parigi, che mi accorgo di aver amato così tanto e di amarlo ancora di un amore struggente e malinconico, e quanto amo le persone che si ricordano di me e che mi parlano della mia famiglia, di mio padre, nessuno lo fa, e parlare di lui mi fa pensare che forse non è mai andato via del tutto, non certo da me. Che bello il cielo del mio paese, i tigli del viale, la stazione ancora intatta dove ho preso mille treni verso la scuola, verso lontano, verso altri mondi. e che belle le mie amiche di lì, quelle che sono passate per vedermi anche solo un momentino, un momentino è un'unità di misura che sento solo lì, un momentino, che mi hanno chiamato da Milano, Ma Fino a Che Ora Resti? Mescolare le mie amiche di qui alle mie amiche di lì è stato un esperimento che mi ha deliziato, che mi fa commuovere e sentire bene, sanno di me tutta la mia vita e io la loro, così belle e vicine che alla fine, fra quelle di qui e quelle di lì non c'era più differenza, Il cuore differenze non ne fa.

22 giugno, 2012

So tired.

Stanca, sì. Tanto, troppo, non ricordo di essere stata più stanca in vita mia, è una frase che non dico mai, Sono Stanca, mai, ma in questi ultimi due giorni, immotivata ed improvvisa, una stanchezza diffusa e pesante è passata a trovarmi, di quelle che non ti danno la forza di fare un bel niente, e le cose che fai le trascini e sospiri e sbuffi e dicci Cheppalle, non mi piaccio stanca, non  mi sopporto stanca, mi dico che sarà il caldo, le mille cose, che è stato un inverno pesante e che adesso non c'è più, c'è il sole e i fiori e le cose belle, eppure tutto mi fa fatica. Forse, ad essere stanca non sono io ma la mia testa, il mio cervello, e anche l'anima, un pò, ma come diavolo può stancarsi un'anima, che cosa bizzarra, l'anima non si stanca, l'anima va avanti e corre e corre e non si ferma nemmeno se lo vuoi, così come il cuore, corrono insieme come agli argini, non ne vogliono sapere di fermarsi, nemmeno alla fontana, vanno avanti e nessuno riesce a star loro dietro. Sì, ho la testa stanca per i mille pensieri che l'hanno abitata nei mesi passati, che non è stata una passeggiata di salute, nemmeno un week end sulla costiera amalfitana, per dire, ma adesso è passato e allora che vuoi. Ho i pensieri che scivolano fuori, che scappano da tutte le parti, appiccicosi e piatti, come me. Sono un cumulo di contraddizioni e di fatica, sono di una noia mortale, sono una qualunque seduta su una panchina qualunque, che non sa se prendere l'autobus o rimanere lì seduta, le mani in grembo, lo sguardo vuoto, irriconoscibile e un pò scema, inconcludente e ferma, il niente totale. Mi passerà, non foss'altro per il sapiente mix di vitamine e intrugli e integratori e Supradyn e cose, dormirei sempre e la cosa mi spaventa, mi preoccupa e mi fa male, che cosa sono, che cosa ho, se fino a ieri l'altro stavo benissimo e ora sembra che mi abbiano rovesciato un pentolone di brodo bollente sulla testa, che mi abbiano schiacciato con lo schiacciasassi, passata nel mixer, frullata, ho mille cose da fare e la voglia di non farne nessuna, rimango qui, con la paura di sbagliare, con la paura di tutto, con la paura di me, donna qualunque e un pò scema, seduta su una panchina qualunque, a guardare passare gli autobus e a non prenderne nessuno. Per andare dove poi.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...