23 ottobre, 2012

La luna mi guarda.

Di solito leggo dei libri prima di dormire Stasera invece no. Stasera avevo ancora i giornali da leggere, stamattina non ce l'ho fatta, ed è così strano leggere i giornali la sera, è come se leggessi qualcosa di già passato, anche se li leggi sul web, per dire. Poi ho alzato gli occhi un secondo. La luna mi guardava, da dietro gli alberi, fuori dalla mia finestra, dal pezzo di cielo che vedo da qui, appena prima di dormire. La luna mi guarda, trova il modo per dirmi tante cose, è stata una bella giornata, come le vorrei sempre, è scivolata via come la sabbia nella clessidra, io ne avevo una di clessidra, una volta, con la sabbietta rosa che scendeva piano, era quella della scatola del Rischiatutto, lo avevo trovato sotto l'albero a Natale, in realtà il regalo era più per mio fratello, il filosofo di casa è sempre stato lui, a me quel Natale avevano regalato una bambola, ma guarda un pò, una bambola normale, invece io volevo la Michela La bambola Che Cammina, e mai, mai, mai che me l'abbiano regalata, quando hai uno zio che ha una fabbrica di bambole non è che stanno lì a comprarti la Michela. La luna mi guarda, in questa sera che mi vengono in mente delle cose così strane, ma belle, in questa sera che chiude una giornata normale e speciale, dove tutto è andato liscio, dove le cose hanno presa la piega che dovevano prendere, l'ho detto poco fa, inutile che tu ti sbatta, succede sempre quel che vuole, alla fine. Così, la filosofia spicciola di una sera in pigiama, che un pò filosofa la sono anche io e non soltanto mio fratello, che domani non ho grandissime cose da fare se non le solite di sempre ed è già un lusso. Starò così, come oggi, a ridere come una scema con le mie amiche, a spiegare a mia figlia chi è Bob Dylan, a cantarle Mr. Tambourine Man e a scoprire che ancora la so a memoria. Se è stata una bella giornata, sarà una bella notte, di quelle che ancora non si arrendono all'autunno, stasera faceva un tiepido gradevole fuori in giardino, sarà una notte calma e farò dei sogni chiari, non schiaccerò il mio cuore sul cuscino ma  mi addormenterò sorridendo se la luna mi guarda.

22 ottobre, 2012

L'abito di tulle.

Vorrei un abito di tulle, stamattina. Anzi, in un certo senso ce l'ho, Me lo immagino cucito addosso, colorato non so come, forse verde forse lilla. Voglio un abito di tulle che mi faccia leggera, trasparente, come ad una festa, come ad un ballo di quelli che non si fanno nemmeno più, quelli dei film, delle favole, quelli che le bambine immaginano ma lo immaginano ancora? non so. Oggi, voglio essere leggera e trasparente, voglio un pò ballare mentre stendo, canticchiare come ho fatto scendendo le scale per darmi coraggio, io il coraggio non ce l'ho mai, nemmeno la mattina presto, anzi, men che meno la mattina presto, poi magari mi viene ma la mattina presto io il coraggio non lo trovo da nessuna parte, non sotto il cuscino, non dentro la tazza del caffelatte, nemmeno lungo le scale. Col mio abito di tulle sarei fata e ballerina, passerei il Folletto in punta di piedi per darmi un tono, mi spierei nello specchio quando ci passo davanti, e ci sorriderei dentro, divertita e buffa. Il tulle non è una stoffa vera, è una stoffa che da sola fa festa e allegria, è tulle un abito da sposa, il sacchetto dei confetti, il fiocco su un regalo. Il tulle ha tanti buchini invisibili da cui lasciar passare le cose che oggi non vuoi, che chiudi fuori dalla porta facendo l'inventario delle cose belle, di questo bel fine settimana che è passato e ti ha lasciato così bene, perfino bella, le amiche del sabato e la famiglia alla domenica, la casa nuova di un Figliolo che ha iniziato una vita nuova, un cammino bello di cose morbide e luminose, che bello vedere i tuoi figli felici, specchio riflesso, fan felice anche te. Il mio abito di tulle mi farà pronta per la festa di oggi, non ce n'è nessuna ma me la faccio da sola, nessuna ricorrenza e un bel niente ma oggi non voglio pesi sul cuore, non voglio menate, non voglio trovarmi a  respirare lungo guardando fuori dalla finestra, non voglio  storie e malinconie, oggi farò le cose che devo fare una in fila all'altra, coi miei tempi e le mie ragioni, con il ritmo lento e acceso che ha questa casa, non voglio star ferma a guardarmi stare male, a pensare e adesso?, e poi? e fra cent'anni? voglio raccontarmi solo cose belle, voglio solo cose belle, normali, di magoni ne ho già troppi e li chiudo tutti nell'armadio con i maglioni pesanti e i piumini che ancora non servono, oggi serve solo un abito di tulle, una bella musica per ballarci sopra, per un giro di valzer con il gatto in braccio, attento a non sgualcirmi, micio, il tulle è così delicato.



18 ottobre, 2012

I giorni da torta.

Non sono una gran cuoca. O forse sì, la sono e non lo so. Perchè la sono a tratti. Ci sono volte che cucino per reggimenti e non me ne accorgo quasi: ragù come mi ha insegnato mia mamma, torte salate, arrosti e selvaggina, no, selvaggina proprio mai ma ci stava bene, risotti e timballi. Altre invece che anche le spinacine mi fan fatica. Ieri è stata una giornata difficile. Credo di essermi beccata il raffreddore a Udine, buuuuu, e la fai tanto lunga per un raffreddore? Beh, non è proprio così ma facciamo finta di niente. Le giornate difficili sono quelle giornate che ti senti come impantanata, che hai le gambe pesanti e la testa anche, e vabbè, c'hai pure mal di testa, ma non è che passa con il moment rosa, è un mal di testa da sovraffollamento. I pensieri sgomitano e si spingono all'interno della tua testolina, ci sono quelli morbidi che vengono schiacciati da quelli pesanti e odiosi, cosicchè i pensieri morbidi si fanno piccini piccini e stanno in un angolo e quelli orrendi invece spadroneggiano,e si fan vedere belli tronfi e prepotenti e tu non puoi farci niente. O forse sì. Puoi fare una torta. E' quello che ho fatto ieri, infatti, e devo dire che in parte ha funzionato. Ho fatto una torta semplice, con ingredienti semplici, una torta che faccio al mare, è lì che l'ho imparata, e poi la faccio quando non ho voglia di prendere i libri di cucina e leggere gli ingredienti perchè tanto la so a memoria. E' una specie di comfort food, che consola e rassicura, non so come dire. Si fa veloce, ma è bello farla lentamente, guardare le uova che girano e girano nel Kitchen Aid, poi metterci lo zucchero e il rumore del KA è un ronzio piacevole, che ripete sempre la stessa frase, lo faccio per te, lo faccio per te, lo faccio per te.

CI metti tutte le cose che devi, inforni e già a guardare dallo sportello l'impasto che diventa torta stai già un pochino meglio. Sai che quando la Princi tornerà da coro la torta sarà prontissima e ancora tiepida sul tavolo e lei ne ruberà un angolino prima di salire in camera sua. Sai già che il tuo Sposo dirà subito Hai Fatto La Torta appena entrato dalla porta di casa, perchè è il profumo  che fa di una casa qualunque la tua casa.

E' una torta semplice e farla non è la stessa cosa di comprarla.

Nei giorni magnifici mi compro un paio di scarpe.
Nei giorni difficili faccio una torta.

Questo spiega perchè,  da un pò di tempo in qua, il mio armadio delle scarpe è sempre uguale.
In compenso, faccio molte torte.

17 ottobre, 2012

Le belle sere.

Le belle sere càpitano, qualche volta, quando non te l'aspetti, o magari te lo immagini ma non osi pensare che possa essere  proprio così. Ogni tanto, ci si prende dei piccoli lussi, una specie di piccola festa privata dopo una giornata pesante e bellissima. Qualcuno ha organizzato per me una sera bellissima, di quelle che non si dimenticano, di quelle che quando sei lì ti fanno sentire beata, privilegiata, fortunata, e tutte le questioni le hai chiuse lì, fuori dalla porta a vetri, sulla ghiaia del cortile, tutti i pensieri li lasci infradiciare sotto la pioggia battente e tu te la scialli, felice. Ho passato una sera speciale con persone che vedevo per la prima volta ma che sapevano così tanto di me che in fondo, forse, eravamo un pò cugine. Sono persone che leggono qui le cose che mi passano per la testa, un pezzo della mia vita, il pezzo che racconto che è la buona parte, leggendo qui si capisce benissimo se sono felice o se ho la luna storta, se sono in pace col mondo o se mi sento soffocare. Che bella sera. Che belle cose che succedono qualche volta, che bel parlare, che bei momenti perfetti di chiacchiere e condivisione, che regali della vita sono questi. La cosa straordinaria è che loro sono proprio come me. Hanno figli coi quali si confrontano, coi quali urlano senza convinzione, hanno magoni grossi come macigni che ogni tanto saltano fuori, hanno questioni e risate, sono belle nel cuore, di quella bellezza chiara e luminosa, sorridono come sorride la gente buona, ti guardano per capirti, ridono delle stesse cose che fan ridere me, hanno gli stessi gesti, gli stessi atteggiamenti,perfino lo stesso modo di ascoltare, di vedere il mondo, la stessa ostinata forza per non farsi schiacciare, per nuotare e nuotare fino a sfinirsi, tanto sanno che l'abbraccio di un'amica renderà il loro cuore ancora leggero, perfetto, come prima, fino alla prossima nuotata. Che belle  sono le mie Amiche delle Fragole, che trovano un pò di loro stesse nelle parole che rovescio qui per stare a galla, per non farmi prendere dai magoni, per continuare a nuotare. A Sabrina, Michela e Anna Paola, per la bella sera che è stata l'altra sera, per quelle lacrime nemmeno tanto nascoste di una di loro, per quell'abbraccio forte che mi ha detto tante cose, per quella loro emozione che era come la mia, che bello emozionarsi ancora così nonostante le cose della vita ti allenino ad essere cinica e distaccata, che bello quel ridere di gusto, come a scuola, come in chiesa quando ridere non si può, che belle quelle scemenze e quelle cose tremende dette con lo stesso vigore,la stessa forza, la stessa dignità che solo le persone speciali hanno e solo pochi capiscono davvero. Grazie a voi tre, di questa festa che mi avete regalato, di questo sapere un pò della mia vita e farla un pò vostra, perchè la vostra è così simile alla mia e, ne sono certa, simile a quella di altra centinaia di donna che ogni giorno passano di qui. Non è molto, per qualcuno non sarà niente. Per me, è il regalo più bello del mondo, una carezza che non ti aspetti, l'inusuale certezza di non essere soli, il piacere sottile di stare con Genti Strane come me, che non è cosa di tutti i giorni. A voi, un bene speciale che non si spiega, un pò sopra e un pò di lato alle cose, che non in molti han la fortuna di provare,  che non in molti capiranno, ma sono sicura che voi invece sì.

10 ottobre, 2012

La Leggenda delle Rose senza Spine.

Non è tanto vero, le rose senza spine non esistono. O, se esistono, mi sa che non sono così facili da incontrare. A me le rose non piacevano, una volta. Le trovavo saccenti e pretenziose, vuoi mettere una bella margherita, un anemone viola violissimo, un grappolo di glicine? Il mio amore per le rose è sbocciato tardi, da quando ne ho incontrate sulla mia strada di quelle bellissime, profumate di limone e di vaniglia, dai petali sottili e dalla fioritura sfacciata. Mi fermo a guardare anche quelle delle aiuole della città, ho un debole per quelle arancioni, mi sa che ne staccherò un rametto, qualche volta, non vista, per averle anche io nel mio giardino, nella mia aiuola davanti a casa, così da vederle sempre, e non solo quando scendo in città. Anche in numero esiguo, tre o cinque possono bastare, infilate con grazia in un vaso, sia esso un Lalique o un vasetto riciclato della marmellata, le rose danno il meglio di sè, rendendo regale anche il più triste dei tavoli e delle scrivanie, un centrotavola da giorno di festa, un regalino per un'amica, anche se avvolte nella stagnola, che ci fa. Ma per le rose si paga pegno. Non è raro pungersi, nel coglierle. Bisogna aver mestiere, metterci tutta la calma e tutta l'attenzione possibile, è cosa da nulla, certo, ma la puntura improvvisa di una spina di rosa non è certo un regalo.

Le Rose senza Spine crescevano selvatiche e bellissime nell'aiuola accanto al tiglio, proprio vicino a una panchina di legno scrostata, lì da chissà quanto, dove tanti amanti avevano inciso le loro iniziali per dire che sì, il loro amore sarebbe durato per sempre. Le Rose senza Spine avevano petali profumati, di quel profumo che si sente solo se socchiudi un pò gli occhi, e sorridi piano, come a non perderne nemmeno una nota, nemmeno un soffio. Crescevano, abbarbicate le una alle altre come in un lunghissimo, intricato abbraccio, boccioli e fiori, foglie e rami. Coglierle sarebbe stato uno sgarbo a tanta bellezza a tanta impareggiabile, profumatissima armonia. Ma quella mattina c'era bisogno di loro. A rendere colorato un risveglio, sistemate con cura accanto alla scatola dei biscotti, le Rose senza Spine con loro portamento regale davano alla giornata che stava iniziando il profumo dolce della vaniglia, il frizzante discreto del limone, perfino la seduzione dell'aroma della liquirizia. Coglierle, in fondo fu semplice. Le Rose senza Spine nascondevano un segreto. Le spine le avevano eccome, solo, col le loro foglioline coriacee, piccole ma robuste, facevano in modo che nessuno al mondo mai potesse pungersi, per regalare al mondo la loro bellezza senza far soffrire nessuno. Così, chi avesse voluto bearsi della loro vista e del loro profumo, doveva solo avere l'accortezza di schivare le spine, nascondendole sotto le foglie, e non si sarebbe ferito.

Spine e rose del giardino di ognuno, spine e rose nella vita di tutti.
Trovate nel vostro giardino rose profumate. Se hanno spine, e ce le avranno di sicuro, coglietele con delicatezza, avendo cura di nasconderle, ignorarle , prendendo i fiori dal verso giusto, dal gambo più in cima, vicino alla corolla.


La Rose senza Spine sorridevano dall'aiuola accanto al tiglio. 
Ancora una volta, qualcuno aveva scoperto il loro segreto.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...