09 ottobre, 2013

Lo spietato attacco del piccione Oreste.

Il piccione Oreste era un tipo strano.
Abitava la cassetta dell'Enel al civico 15 di una via del centro e  non dava confidenza a nessuno.
Non alla coppia che portava a spasso il bulldog, non alle studentesse del Socio, nemmeno a quel gruppetto di signore che si trovavano ogni tanto proprio lì sotto.
Men che meno a quelle.
Il piccione Oreste se ne stava tutto il giorno appollaiato sulla cassetta dell'Enel e non gliene importava un fico secco del mondo circostante.
Ma alle signore che ogni tanto si trovavano al civico 15, un pochino di lui importava eccome.
Soprattutto quando si trovavano armate fino ai denti di stracci, alcool, disinfettanti e candeggine millesimate per pulire le vetrine del civico 15 della testimonianza tangibile della presenza del piccione Oreste.

Non erano contente.
Non sovvenivano però soluzioni immediate.
Si pensò di offrire al piccione Oreste una merenda a base di grano, ma di un grano un pò speciale, saporito, come dire. Le partecipanti alla riunione all'uopo convocata si guardarono allibite Avvelenarlo? Giammai.
Si pensò allora di fare dei rumori molesti che inducessero il piccione Oreste ad abbandonare la sua postazione, di spostarsi anche solo di qualche metro più in là, o di fronte, magari al civico 10, proprio sopra un negozio sfitto e deserto, non prospiciente alle vetrine linde con le tendine ricamate e i ciclamini. Ma si vociferava che il piccione Oreste fosse completamente sordo e che far rumore non sarebbe servito a un bel nulla.
Si pensò a fionde, carabine, fucili ad aria compressa, ma nessuno ebbe il coraggio di dirlo.
Si pensò e basta.
La faccenda era alquanto complicata.
Alla fine, la riunione all'uopo convocata decise di scrivergli un biglietto.

"Caro Piccione Oreste, vorresti cortesemente andare a fare i tuoi bisogni un pò più in là che siam stufe di pulire la vetrina e la strada e il muro e che insomma non va bene che sporchi sempre dove siamo noi?"

Lasciarono il biglietto sul cartello stradale di Senso Unico e attesero.
La risposta non tardò ad arrivare.
Anzi, tardò eccome.

Le signore del civico 15, che sanno tutto sui ferri circolari, sulle lane e sui bambini, c'è una cosa che non sanno: i piccioni non sanno leggere.

il piccione Oreste continuerà a fare quello che vuole, con licenza parlando, e le signore poco o nulla potranno fare. o forse sì.

Procurarsi un avvoltoio e liberarlo al civico 15.
Hai detto niente.





02 ottobre, 2013

Oggi.

                                    ph. by helenawantsmore
Oggi compio 6 anni.
E’ il mio secondo giorno di scuola. Ho una cartella rossa di cui vado fiera, le scarpe lucide e due trecce lunghissime. Il colletto me lo ha fatto mia madre a chiacchierino e ho il grembiule nero stiratissimo e un fiocco rosa e lo scudetto con scritto I sul braccio sinistro. Diventerò bravissima coi pensierini. Il quaderno a quadretti, invece, non l’ho amato mai.

Oggi compio 15 anni e faccio una festa. A casa di Patrizia, dalla quale mi separano solo pochi giorni.  Abbiamo fatto i panini,  studiato attente la lista degli invitati anche se a me ne interessa uno soltanto. Non mi degnerà di uno sguardo per tutta la festa.

Oggi compio 17 anni e la mia casa è buia e silenziosa, mia nonna sgrana in rosario in cucina e io non posso nemmeno accendere la radio. Mio padre è in ospedale, niente di grave, mi dicono, solo qualche controllo. Morirà 5 giorni dopo, senza che io possa salutarlo, senza che possa prepararmi a vederlo andare via. Il dolore, incredulo e sordo, non passerà.

Oggi compio 23 anni e ho un fidanzato a Parigi. Viaggerò per ore sui TGV, Imparerò tante cose, a dire putain!, a bere caffè assurdi e a contrattare libri sul lungo Senna. Finirà presto, ma Parigi resterà per me la città che più amo al mondo.

Oggi compio 30 anni e abito una casa bellissima con i tigli, le nocciole e il glicine. Faccio una festa nel salone coi tendoni rossi.  In fondo al corridoio, la tata sorveglia i miei bambini, che sono 2. Il più grande ha 3 anni, Il secondo solo 3 mesi. Amerò questa casa così tanto che, dopo averla lasciata, non ci passerò più davanti, mai.

Oggi compio 33 anni e vivo da pochi giorni in una città nuova e non conosciamo nessuno.  La casa è tutta sottosopra e festeggio con mio marito e i miei bambini in una cucina viola che mi piace un sacco. La torta di mele è bruciacchiata ma sembra non accorgersene nessuno. Sono incinta di tre mesi. Sarà una bimba e si chiamerà Emma.

Oggi compio 40 anni e faccio una festa grandissima, con tanti amici. L’invito era stampigliato sull’etichetta di un 45 giri spedito a casa di ognuno. Ho un abito nero uguale a quello di Colazione da Tiffany, balliamo e cantiamo fino a notte fonda in un locale in collina. Metà di quegli amici non li vedo quasi più.

E oggi.
Oggi compio 50 anni.
Ho la vita che volevo e l’amore della vita.
Vivo curiosa, rido spesso, piango anche, forse non sono ancora cresciuta come si deve,  forse mi sono fermata anni fa e adesso sono i miei figli a crescere me. Diciamo che cresciamo insieme. Se guardo indietro, vedo tutti i dolori che ho mescolato, come si fa con la minestra, qualcuno se ne è andato qualcuno rimane, qualcuno ricompare ogni tanto.
E vedo le cose belle, che sono di più, vedo le gioie, le meraviglie, i momenti cremosi che racconti e racconti, quelli che ti rimangono appiccicati addosso come la sabbia, le cose che amo.
Oggi compio 50 anni e fino a ieri l’idea non mi piaceva.
Oggi invece sì.
Sono diventata quello che sono  per tutti i compleanni che ho passato, per tutte le cose che ho imparato fin qui e per tutte quelle che ancora ho da imparare.
Oggi mi piaccio.
Mi piace la vita che ho, i suoi passaggi in ottovolante, quel suo farmi sentire sulle stelle e in fondo al mare in un secondo. Mi piace la mia famiglia, era così che la disegnavo alle medie, e ce l’ho avuta. Non so a chi devo dire grazie.
Forse, soltanto a me.
Ecco, ho già imparato qualcosa.


Mi sorrido nello specchio e mi dico Buon Compleanno.

30 settembre, 2013

L'autunno che piove.

non mi dispiace.
che sia arrivato l'autunno, intendo. 
Anche se a me piace l'autunno tiepido, quello rosso, e arancione e marroncino, quello dei tappeti di foglie che scricchiolano sotto i passi nel viale, quello che raccogli le castagne contro il raffreddore, quello che si esce col maglione e basta, quello bello. Ma anche questo, non è male.

Sono stata fuori casa 5 giorni per un evento di Cuore di Maglia e che bello che è stato essere ospite di un figliolo e della sua Fidanzata Che Sorride, la pizza dal cartone e quella casa così speciale, un pò Torino un pò New York, la bicicletta in ingresso, cuori sparsi e bigliettini e foto e ricordi che sono anche i miei, perchè c'ero, ci sono stata sempre nella vita di questo figlio del cuore, e un pò mio lo è sul serio.

Sono stati giorni di fatica, fisica e mentale, e dell'anima anche.
La fatica dell'anima non ti fa salire il magone, no, è quella che ti fa scoppiare in un pianto dirotto che non controlli, ovunque tu sia, con chiunque tu sia, con chiunque tu stia parlando mai.
Sono certi dolori che vengono fuori ogni tanto, che se ne stanno buoni in un angolo per un pò, e poi ad un tratto saltano fuori, sbattono le ali come certi corvi sul filo, e lì te ne accorgi, Ma Come, Incomprensibile Dolore Che mi Squassi Ogni Volta, Ci Sei Ancora?

Sono stati 5 giorni faticosi e bellissimi, la stanchezza si sente appena se ad abbracciarti sono le Amiche di sempre, e quelle del passato più recente, e quelle che dividono con te passioni e sentimenti, e quelle che ti mandano bigliettini in reception perchè proprio non ce l'hanno fatta a passare, e quelle che non conosci e che ti dicono, Scrivi, Scrivi Sempre, Fallo Per Me. Tante, bellissime, tutte insieme.

E' un autunno che piove, ho così tante cose da fare che non so da che parte cominciare, piove e mi piace, avrò cinquant'anni fra due giorni e la cosa comincia a sorridermi, e i dolori passano, passano sempre o li faremo passare, mi allenerò meglio per tenerli lontani, non posso dannarmi ogni volta a chiedermi perchè.

e se sbatto le ali, sarà per volare.


26 settembre, 2013

Costì vi si aspetta.

Da oggi e fino a domenica, Manualmente al Lingotto di Torino.
Un appuntamento irrinunciabile che per il sesto (sesto?!) anno vede impegnato Cuore di Maglia e una squadra affiatata e collaudatissima in questa maratona affascinante e piena di sorprese.
Molte le novità di quest'anno a partire dal nuovo padiglione che ospita l'evento, all'allestimento dello stand ma anche e soprattutto per un evento speciale da non perdere per niente al mondo.
Colà mi trovo e colà vi aspetto.
Non fate tardi.

24 settembre, 2013

L'avventuroso viaggio della Lumaca Lia.

Non era quel che si dice una bellezza.
Anzi, a guardarla bene faceva anche un pò schifo, con licenza parlando.
Lunga, marroncina, molliccia e lucida, con le sue cornine grigiastre,  la lumaca Lia abitava da qualche settimana il Regio Orto lassù, nella Casa in Collina.
Si poteva scorgere fra le foglie rattrappite dei pomodori, oppure a sorpresa, posata a oziare su una foglia di cavolo.
Non era quel che si dice un ospite gradito.
La Lumaca Lia aveva preso possesso di quella parte di orto dove poteva agire non vista, farsi scorpacciate di cavolo o di insalata e poi riposarsi all'ombra, non importa se sulla terra o dietro la staccionata, in santa pace.
Non piaceva a nessuno.
La Princi Liceale, inviata speciale una sera al crepuscolo a controllare lo stato di maturazione delle zucchine, rientrò con un'espressione tra il disgustato e il terrorizzato, al pari avesse visto, che so, uno pterodattilo in mezzo alla lattuga.
Ma la Scrivente sapeva.
Avevo infatti adocchiato da giorni la Lumaca Lia nel regio Orto e non ne avevo fatto parola con nessuno.
L'avevo presa con delicatezza e posata oltre la siepe,  sono maschiaccio in queste cose e a prendere lumache e lucertole, seppur con smalto Mysterious Chanel n. 601 non mi fa nè caldo nè freddo. 
Ma la Lumaca Lia amava il regio Orto ed era tornata.
Non solo, si era portata una serie di amiche sue, fors'anche un fidanzato rimediato lì per lì, e l'allegra combriccola banchettava allegra nel fogliame.
Ben comprendo che le lumache sono calamità per orti casalinghi, ancorchè appena insediati.
Mi era stato suggerito di ubriacarle con la birra ed eliminarle tutte in un colpo solo, ma non ho avuto cuore di attuare una tale carneficina.
E poi, le foglie del cavolo avevano dei bei ghirigori, tanti buchini delicati che davano al regio orto un'aria retrò, come centrini al chiacchierino, quelli che si mettevano sul televisore sotto alla gondola recante la scritta Saluti da Venezia.
La Lumaca Lia può stare nel Regio Orto quanto vuole, se vuole. Lei e le sue ancelle. 
E andare e tornare, andare e tornare, dalla siepe all'Orto, ogni volta che vuole, coi suoi tempi, si capisce.
Che non se ne accorga lo Sposo, però.
Dalle urla di quest'oggi a pranzo, per tutt'altra vicenda, s'intenda bene, ma sempre di urla si tratta, Egli potrebbe decretare lo sterminio delle lumache in meno di un secondo, magari con un potentissimo battericida a base di soda caustica o di qualche altro intruglio malefico, come per la talpa, per dire.
Non è periodo questo di sottoporre all'attenzione dell'Illustrissimo la pratica Lumache nell'Orto.

Nasconderò la Lumaca Lia, cercherò di portarla fuori dal Regio Orto ogni volta che la incontro.
In cambio, lei ricamerà per me eleganti centrini per il mio centrotavola.

Come, foglie di cavolo per centrotavola? Perchè no, alla fine.
Senza gondola, però. Quella mi manca.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...