06 maggio, 2015

Fior di Robinia.


Ovunque, ce n'è.
Sul sentiero, dopo la siepe, sulla strada nascosta.
Ogni tanto, i rovi ci provano ad abbracciarla, a soffocarla, seducendola con foglioline vellutate e promesse di bacche lucide e perfette.
Non ce la fanno.

E' Fior di Robinia, quello che cresce in questi giorni.
Puoi chiamarlo Acacia, se vuoi, ma Robinia è più bello.
E' profumo di miele e di pulito, sono grappoli candidi, belli a vedersi, morbidissimi da accarezzare. 
Impossibili da trattenere, non durano molto, nemmeno si possono mettere in un vaso, per dire. Ci ho provato, sfioriscono subito.

Il Fiore di Robinia va tenuto lì dov'è, guardato e basta, non colto, lasciato lì.
Bearsi del suo profumo e della sua innocenza seducente, sfiorandolo appena, guardandolo da lontano per la nuvola che fa, osservandolo da vicinissimo, fino a farsi accarezzare un pò, è come lavarsi la faccia col miele, ma appìccica di meno.

Voglio fiori di robinia ogni giorno sulla mia strada.
voglio siepi candide e candidi pensieri e candida la borsa e candidi i  pantaloni leggeri, ballerine luccicanti, sandali glamour che ci si può anche andare al mare. Già, il mare.

Fiori di Robinia che sanno di bello e di buono, che riempiono di miele le mani e la testa.
Guardare  e non toccare.
Filastrocche a memoria, Ogni Cosa al Suo posto e Un Posto ad Ogni cosa.

Il mio, è vicino al miele.

I rovi non vincono, non vincono mai.


28 aprile, 2015

Mattine che piove.

Mattine così.
Che piove e piove e ancora piove e dopo piove e poi piove e torna a piovere, e smette di piovere e riprende a piovere.
Piove e basta.

Prudente, avevo ritirato l'Abiurato Stendino, avventata lo avevo rimesso fuori, me lo sono dimenticato sotto gli scrosci.
Lo guardavo dalla finestra, come a sfidarlo, col cavolo che vengo a prenderti, resta lì, a riempirti di petali persi del ciliegio, che stupido albero, resta regale e fiorito quattro giorni al massimo, poi arriva la pioggia e ciaone proprio.
Lo stendino resta lì.
A prendersi tutta la pioggia del mondo, le fodere dei divano stese e inzuppate, più pulite di così.
E i petali che cadono

Lascia che piova ogni cosa, lascia che venga giù dal cielo quello che vuole.
Non ci sono grandi soluzioni, non ci sono incantesimi da fare, se non darsi un andare e tirarsi fuori, provando a tentoni la strada migliore, come quando manca la luce e cerchi le candele.

Lascia che tutto vada come deve andare, non so se da qualche parte è scritto, non so se qualcuno ha fatto un disegno divino per me, qualcuno o Qualcuno, non lo so bene, c'è chi dice di sì, che ognuno di noi obbedisce a un progetto più alto, che ognuno di noi ha una strada ben definita e da lì non si scappa, che abbiamo una parte stabilita in una storia gigantesca.

Io faccio lo stendino.

sono in un angolo del giardino, vicino al lillà e alla siepe della Regia Salvia. Da lì vedo cose meravigliose, le colline, gli arcobaleni, i fulmini gli aerei e le nuvole.
Mi girano intorno talpe e micini, e gatti e cani e ricci e lumache. Una volta, una biscia.

Mi scaldo col sole alto
Mi piove addosso quando mi dimenticano qui.

Un giorno pioggia.
Un giorno i petali rosa del ciliegio.
Qualche volta tutt'e due,

Meglio i petali.




22 aprile, 2015

Cambio borsa.

E' una specie di rito
è un momento cui ci si deve dedicare con concentrazione, senza nessuno intorno.
Un atto che non si riduce a prendere  le cose da una borsa e metterle nell'altra. 
E' di più.

le borse delle donne sono universi paralleli, contengono il mare, il mondo, gli scontrini degli ultimi 4 anni, rossetti senza tappo che fanno danni, burrocacao, penne che non scrivono mai e stilografiche senza cartuccia.
e fogli.
e appunti
e briciole
e monetine
e cibalgine senza scadenza, e queste di quando saranno?

cambio borsa.
lo faccio spesso, ho una busta con un kit di sopravvivenza, ed è la sola cosa che sposto senza pensarci sù.
Il resto, lo esamino.
questo serve ancora, questo no, qui ero, qui facevo, qui avevo detto, un pò come scorrere le fotografie, c'è la vita dietro uno scontrino, un biglietto del cinema, una carta d'imbarco, una multa, la lettera di un'amica scritta a mano, ho ancora amiche che mi scrivono lettere con la penna e le conservo tutte.

Rifletto.
Se buttare tutto o no, se tenere tutto a memoria, ci sono cose che hai scolpite dentro, non serve mica il documento per ricordartene.
Si deve avere il coraggio di buttare via, ogni tanto.
Non solo dalla borsa.

Nella mia di stamattina ho trovato di tutto, ho avuto borse ben più confusionarie e disordinate, ciucci e bustine di camomilla, briciole, merendine, leccalecca mezzi succhiati e avvolti alla meglio nella loro carta di origine. Il guaio è stato quando il Chupa alla cocacola si appiccicò al cellulare, un pomeriggio al parco. E quella volta che un bibe di camomilla si aprì, e lo addormentò per sempre.

Stamattina niente Chupa, ma caramelline sparse, bollettini pagati di gite scolastiche, un gomitolino di lana avanzato, un uncinetto viola, infinite liste della spesa, perline. Perfino un cacciavite a stella.

Cambio borsa per fare ordine.
Per riordinare me, le cose che ho, le cose che sento
per dire, questo lo tengo, questo lo butto, si fa così anche con i cassetti, ma i cassetti basta scegliere di non aprirli.
la borsa, invece, ce l'hai sempre lì. 
e sono cose che ti porti in giro sempre, che sono sempre con te.
e ci frughi spesso, riordinare la borsa non è come riordinare il portafoglio, quello si fa alla posta, soprattutto se hai il P234 e sono al P200. E' successo. E quando è stato il mio turno avevo appena finito.

Avrò una borsa color fragola nuova di zecca, stamattina, ordinatissima, senza nulla che sia fuori posto.
L'unica a sentirsi fuori posto, sono io.

Cominciamo dalla borsa.
Il resto, verrà.


08 aprile, 2015

Ma Sì.


                                ph. LaDouleurExquise


Non che sia una risposta.
Stai bene? Ma Sì.
Il sì non vuole congiunzioni.
Il sì, sta bene da solo.

Stai bene,
Sì. Benissimo.
Ecco, così dovrebbe essere.

Invece, Ma Sì.

Ma Sì è una somma.
Io che con le somme non ci so fare, che col pratico, il preciso, proprio non c'entro niente.

Sono stata in una bolla per un pò.
La cioccolata, la tovaglia grande, le sedie tutte, i bicchieri belli, mazzi di chiavi da distribuire.
E sveglia ogni momento, tornavano e ridevano piano, mica tanto, i miei figli lo sanno che mi sveglio sempre, che dormo con le galline ma mi sveglio mille volte, e forse, un pò lo fanno apposta a farsi sentire, che ridono in cucina, che quando cerchi di ridere piano e fai ssssshhhhh all'altro per farlo star zitto, beh, è proprio lì che fai più casino. Casino si può dire. 
E finalmente, tutto al loro posto, la mia famiglia tutta, il mio Sposo stanco, la mia vita, eccola qui.
La normalità straordinaria. Il mio privilegio assoluto.

Le bolle non durano.
Volano e volano per un pò, si pavoneggiano coi loro colori bellissimi in trasparenza, volano raso il prato, fanno le sceme col ciliegio che sta per fiorire, gli girano intorno come a dirgli Prendimi! e poi, puff! si trasformano in mille goccioline, una di qua, l'altra di là, com'è giusto che sia.
Ma mica tanto, alla fine.

La somma di tutte queste cose, del mio divano strapieno, della partita con le urla come allo stadio, con parole irripetibili, con cori da curva nel salone.
La somma di chiacchiere fitte, di progetti ambiziosi, Smettila di Dire Ti Ricordi, della tavola apparecchiata per tutti.

Non ci si perda d'animo.
Non si stia lì a far la scema.
Non si stia lì a dire, sì però.
Forti abbastanza, duri abbastanza, magoni ricacciati chissaddove, respiri profondi e camminare.

Non si può andare da nessuna parte,  se si risponde Ma Sì.




24 marzo, 2015

L'improvvisa visita dello Scoiattolo Giangiacomo.

Non era quella che si potesse facilmente definire Una Gran Mattina.

Non si capiva se piovesse oppure no, se ci fosse la nebbia oppure no.
Certo, a guardar fuori dalla finestra della cucina, il luogo deputato a raccogliere i pensieri freschi della mattina presto, non c'era di che stare allegri.
Si consumava così una colazione lenta ma senza sentimento, di quelle che stai un pò con la tazza a mezz'aria, che nemmeno ci avevo messo attenzione a sceglierla, la tazza, ritrovandomi così, in procinto di festeggiare la Santa Pasqua, a bere il caffelatte nella tazza con l'agrifoglio.
Errore madornale, ma che la dice lunghissime sullo scazzo del martedì mattina.
(Scazzo si può dire?)

Com'è, come non è, si era lì a guardar fuori, il vuoto, il nulla cosmico, l'eventuale, quando qualcosa di rosso planò con un balzo sul tronco dell'Acero.

E no che non era un gatto.
E no che non era un uccellino.

Uno scoiattolo mai visto prima d'ora era giunto da chissà dove e chissà perchè, nell'Acero Grande del Pratino.
A visite improvvise, noi qui, ci si è abituati.
Ma a memoria, nessuno scoiattolo mai aveva varcato il cancelletto verde.

Avvicinandomi con fare sornione alla finestra, lentamente per non spaventarlo, ho potuto osservarlo meglio.
Non che fosse una bellezza, ma aveva un musino dolce, due occhietti furbi e due manine minuscole, che usava per tenersi ben saldo al tronco. Nel frattempo, mi guardava. Non scappava, non faceva niente. Mi guardava e basta.

Lo scoiattolo Giangiacomo vive oltre la siepe, insieme ai suoi cugini scoiattoli, e la sua mamma Agnese gli ha insegnato che mai mai mai deve intrufolarsi nei giardini degli umani, perchè gli umani, si sa, sono esseri bizzarri e non hanno dimestichezza con gli scoiattoli impauriti e sprovveduti e l'unica cosa che sanno fare con essi è impagliarne qualcuno da tenere in salotto sopra a un centrino di pizzo.
Per questo, Giangiacomo aveva gli occhi terrorizzati.

Tranquillo Giangi.
Non ti impaglierò.
Non conosco la ragione per la quale tu sia arrivato fino a me, forse perchè il noce del Prato Grande ancora non ha frutti per te e sei in cerca di cibo, e al Prato Grande si mormora che qui, in questo giardino con le sedie colorate e un sacco di gatti, gli uccellini hanno una casetta lilla e scorte di semi appesi ai rami, alle quali magari chissà, avresti potuto attingere anche tu.

Non ti farò del male, Scoiattolo Giangiacomo che mi guardi con gli occhi a palla, sono contenta di trovarti qui in questa mattina grigissima. Metterò per te qualche semino, studierò per bene cosa mangiano gli scoiattoli, ho giusto qualche mandorla e qualche gheriglio, pensi che possano bastare?

Domattina, più o meno a quest'ora, ti aspetterò.
Avrò un pigiama ben stirato e non questa maglia sgualcita che ho trovato in fondo al letto, sarò carina per te, e avrò pensieri meno confusi, meno limacciosi, avrò idee brillanti e belle storie in testa.
Torna a trovarmi, Scoiattolo, e non scappare,
Resta un pò sul tronco davanti a me e fatti guardare bene, quanto bello sei.

Cercherò di esserla anche io.
A cominciare dalla tazza.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...