Scrivo da una finestra spalancata sulle colline, su un pomeriggio fermo di pioggia a tratti, di cicale.
Scrivo da una piccola festa, da una stanza colorata di verde acido, scrivo da un tavolo pieno di nastrini e cuoricini e bottoni, matite e pennarelli. E una stilografica.
E' una domenica lentissima di ritorni, di lavatrici che non asciugheranno, di progetti, pensieri, canzoni a memoria cantate piano, cose.
C'è un fascino speciale nei giorni d'estate che estate non è, quando il sole si è nascosto chissà dove, nei giorni fermi come questo, dove si fanno programmi che due giorni dopo non valgono più, dove hai sempre torto, dove nuvole e goccioloni sembrano essere la sola cosa plausibile, attuabile, certa.
Cercherò.
Da qualche parte ci sarà, lo troverò, vedrò di trovarlo, vedremo, vedremo, sono belli i verbi al futuro, farò, sarò, andrò, da qualche parte deve essersi nascosto, piova pure tutto quello che vuole, faccia un caldo feroce o un bel vento, o anche niente, andrò a buttare il vetro, mi attarderò sulla salitina verso casa, guarderò dalla parte della luna, non importa se sarà gigante o no, se sarà rossa o no, se piena o no, se ci sarà oppure no, se sarà giorno o notte fonda, che mistero la notte quando è estate, troverò il modo, non posso avere torto, non voglio più avere torto, da qualche parte deve esserci, mi siederò sotto al nocciòlo, da lì vedo la città lontanissima, il Duomo e le colline ancora più in là, che dopo c'è il mare.
Da qualche parte ci sarà.
L'arcobaleno, intendo.
E allora, sarà bello aver avuto ragione.
1 commento:
ciao che carino e ricco di cose belle il tuo blog, ti ho scoperta grazie ad una ricerca e ne sono felice perchè ho ritrovato un mondo di parole coinvolgente e ricco di emozioni ti sei conquistata una nuova fans a presto rosa di kreattiva
se ti va vienimi a trovare nel mio mondo ;-)
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