Che Te ne Fai Del Sole, gli aveva detto un giorno, da Instagram, passando di lì.
Che strano albero era mai, secco, allampanato, altissimo, senza una sola foglia, senza un solo fiore, senza nulla.
A metà del sentiero, proprio di fronte al CampoDiGrano, se ne stava lì, come ad abbracciare tutto il cielo, con quei buffi rami senza niente.
Aveva tutta l'aria di voler essere lasciato in pace.
Lo vedeva ogni volta che passava e ogni volta si domandava, MaChe TeNeFai.
Quel giorno, volle avvicinarsi un pò di più.
Come a dire, vengo a vederti da vicino, vengo a studiarti un pò, mi ti siedo accanto e parliamo un pochino, non c'è nulla di male a parlare con un albero, ancorchè senza nemmeno un fiorellino, così, giusto per fargli un pò di compagnia, dacchè nessuno si sognerebbe mai di parlare a un albero del genere.
Certo, lui ci metteva del suo.
Non sembrava uno che volesse dare confidenza, ma nessuno al mondo è fatto per stare da solo.
Non è mica da tutti parlare con un albero così.
Agli alberi fioritissimi e carichi di ciliegie o di albicocche, o alle querce secolari, sono capaci tutti. Di parlarci, intendo.
Così, iniziò a chiacchierare.
Gli raccontò di quella volta che, e poi di quando, e poi ancora che buffo era stato quel giorno e che spavento quel pomeriggio che...quando all'improvviso, posò lo sguardo meglio sui rami.
Invisibilissime, appena accennate, come appena uscite da non so dove, nuove nuove, lucide lucide, impercettibili quasi, che bisognava strizzare un pò gli occhi per vederle meglio, eccole lì: gemme.
Si chiese se le avesse mai notate prima e si rispose di no.
Si domandò se magari ci fossero anche il giorno prima, ma era pronta a giurare di no.
Niente. Il SeccoAlbero, quello cui sembrava non importare un bel niente del sole e della pioggia e dell'ineluttabile passare dei giorni e delle notti, e delle lune piene e delle mezzelune, e del cambiare delle stagioni e dei solstizi, si era arreso.
Che cosa sarebbero diventate quelle gemme invisibili nessuno poteva saperlo, anzi, probabilmente solo foglioline tenerissime e magari qualche sparuto fiorellino candido, cui nessuno avrebbe saputo dare un nome, ma finiva lì.
L'importante, era che ci fossero.
Ora, non restava che capire per bene che cosa avesse dato origine al miracolo delle Gemme Invisibili.
Nessuno al Prato Grande sapeva al momento darsi una risposta, e tutti si interrogavano ed era un gran allargare di braccia e dirsi Mah! con fare dubbioso e meravigliato, un gran scuotere di teste, ChiLoSa.
ma c'era chi sapeva.
Poco distante da lì, in un'aiuola di rose inglesi non ancora fiorite, un tappeto di viole meravigliose era nato nella notte, e nella notte prima e nella prima ancora, a formare un angolo perfetto di dolcezza e profumo buono.
Il SeccoAlbero, che tanto secco proprio non era, ne aveva sentito le note da lontano e aveva fatto suoi quei bottoncini viola scuro, quei gambi ricurvi verdi di perfezione sottile, quelle foglioline a forma di cuore che tanto aveva rifuggito, chissà poi perchè.
Quell'aroma di caramella, quei colori e quell'impertinenza, nascere così poco distante in un'aiuola delle rose, avevano conquistato il cuore fermo del SeccoAlbero, che aveva deciso di fiorire, non si sa come e non si sa di cosa.
Il SeccoAlbero si era arreso.
Perciò, aveva deciso di mettere alcune gemme, pochissime, appena appena.
A memoria d'uomo, nessuno al PratoGrande aveva mai resistito al richiamo delle viole, fossero esse nell'aiuola o nel muro, fossero lilla chiaro o violissime, fossero in cespuglio o due a due.
Anche il SeccoAlbero non poteva dire di no a un profumo buono, alle piccolissime allegrie che sapevano dare quelle violette semplici, di un'invadenza gentile e lucida che vedeva da lontano e che per niente al mondo mai sarebbero andate colte.
Ora, al PratoGrande, tutti attendevano la fioritura del SeccoAlbero, che sarebbe arrivata di lì a poco.
Le Viole dell'Aiuola, nel frattempo, sorridevano.
2 commenti:
Lessi, compresi e meditai.
Difficile resistere alle viole,anche se si è un SeccoAlbero!Baci Alda.
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